Fw: TULIA BLUES
- Subject: Fw: TULIA BLUES
- From: "Stefano" <stefano.manfre at libero.it>
- Date: Tue, 8 Apr 2003 19:48:17 +0200
| Forlì, 4 Aprile 
2003  Il 4 Aprile 1968 Martin 
Luther King viene assassinato a Menphis, Tennessee   Li lasceranno andare 
tutti.  Si concluderà così, a quattro anni dal 
suo inizio, uno dei casi più incredibili di malagiustizia americana: la retata 
di Tulia.    Il 23 luglio 1999 la 
cittadina texana di Tulia (5.000 abitanti) assistette ad una cinquantina di 
arresti. Il 20% della sua popolazione di colore si trovò dietro le sbarre, 
accusata di partecipare ad una vasta rete di spaccio di droga. Gli indiziati, 
uomini e donne, vennero ammanettati nel bel mezzo della notte e portati in 
prigione, sotto i riflettori delle telecamere, così com’erano: mezzi 
nudi. Nelle perquisizioni 
seguite alla retata non vennero trovate né droga, né armi, né denaro; ma questo 
inspiegabile fatto non impressionò minimamente le giurie che, nei processi 
approntati in fretta e furia, si basarono solo ed esclusivamente sulla parola 
del poliziotto infiltrato Thomas Coleman. La sua testimonianza fu molto 
convincente, visto che cominciarono a fioccare condanne a 60, 99 e 434 (si avete 
letto bene 434) anni di carcere. Questo massacro 
giudiziario convinse gli altri indagati a patteggiare pene più miti (20 anni) 
mentre Coleman veniva nominato “Poliziotto dell’Anno” (sotto gli auspici del 
Procuratore di Stato che verrà poi trionfalmente eletto al Senato degli Stati 
Uniti d’America).  Dopo qualche tempo però 
cominciarono a sorgere le prime perplessità visto che, in 18 mesi di indagini 
sotto copertura, Coleman non era stato in grado di corroborare la sua 
testimonianza con altro che non fosse la sua parola. Non c’erano né foto, 
né  riprese, né registrazioni, né 
testimonianze di altri poliziotti. Nulla. Niente di 
niente. Anche la sua memoria dava 
adito a dubbi: descrisse uno degli indagato come alto e con i capelli ricci, 
mentre questo era basso e calvo; ma il primo duro colpo all’indagine venne 
inferto dalla ferrea memoria di un cassiere di banca che si ricordò di avere 
cambiato, a centinaia di chilometri di distanza, un assegno ad un’accusata nel 
momento in cui questa, secondo Coleman, stava vendendo della droga. 
 Poi ci fu l’intervento 
del columnist nero del New York Times Bob Herbert e la storia diventò uno 
scandalo nazionale, anche perché si venne a sapere che il “Poliziotto dell’Anno 
” aveva tenuto dei comportamenti disinvolti nel suo precedente impiego. 
 Così, un po’ alla volta 
la squallida verità è venuta a galla: la retata di Tulia non è stata altro che 
un linciaggio legalizzato, un pogrom razzista che ha devastato un’intera 
comunità afro-americana.     Può 
darsi che qualcuno di voi sia finito per sbaglio nella mia rubrica. 
 FATE 
CIRCOLARE QUESTO MESSAGGIO!   COMITATO 
“3 LUGLIO 1849”  e-mail   comitato3luglio1849 at tiscali.it 
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