Poveri al nord



armando gnisci

Poveri al nord

Comincio col raccontare due vicende sventurate e lacrimose che mi sono
capitate nei primi due mesi del nuovo anno. La prima: metto benzina sempre
(o quasi) ai distributori della ESSO, per via di una raccolta di punto
premio annuale; la mia nuovissima piccola Mercedes, comprata a rate e
leasing (affittata?), a metà di gennaio si ferma. I tecnici della Mercedes
la tengono una settimana in officina; la diagnosi è benzina annacquata che
ha invaso motore, carburatore ecc. Pago 400 euro di manodopera, non essendo
l'evento coperto dalla garanzia. La seconda: prenoto e pago subito due
biglietti aerei molto convenienti per Parigi a Pasqua; andiamo, mia moglie
ed io, a trovare nostra figlia che vive in quella città. La Lib Air
fallisce il 6 febbraio. Soluzione? L'Air France "offre una protezione"
(sic) agli sfigati: chiede 200 euro a persona per farci volare sui suoi
aerei, rilevando i biglietti Lib Air. Sollievo. O meglio, depressione.
	In un mese e mezzo abbiamo perso 800 euro. Un residuo prezioso,
risparmiato dalla tredicesima e destinato all'acquisto di un soprabito e
alla gita famigliare di 4 giorni a Parigi. Lacrimevole, vero? Indisponente,
invece, se non ripugnante, per quelli che in Italia sono più poveri di noi.
Eppure, basta pagare: i ricchi da parte dei poveri, che quelli che pagano
sempre si impoveriscono: materialmente e al tempo stesso scoprono di essere
non-poveri solo per illusione. È così che il mondo nord ridiventa
costantemente equilibrato, temperato e "regolare" (come si dice in gergo
romano). Noi poveri impoveriti al nord, paghiamo per vivere. Viviamo nel
mondo che ci è dato vita natural durante in affitto.
	I miei amici e colleghi universitari dell'Europa dell'Est,
dell'America latina e dell'Africa, con i quali ho rapporti quotidiani
attraverso la posta elettronica, mi ricordano sempre, che nonostante la mia
"poetica decoloniale, creola e ribelle", io comunque vivo in Europa, che è
l'altro mondo, rispetto ai loro. Concordo e aggiungo.
	Noi siamo poveri al nord, che ci sentiamo poveri non perché
vogliamo essere più ricchi, ma perché subiamo la miseria e l'oppressione
diretta e feroce dello sfrenato capitalismo liberista del XXI secolo. E,
oltre che vittime, alcuni tra noi riusciamo anche a diventarne coscienti.
Poveri al nord non sono solo i barboni e i pensionati al minimo, i
cassintegrati e i disoccupati, i vecchi che abitano nei paesi
dell'Appennino e i giovani senza speranze del sud; siamo anche noi,
borghesi piccoli e senza fede partitica, in balìa del clima sempre mutante
e turbinoso del capitale planetario: i petrolieri che annacquano; i
venditori di auto che ti rovinano la mesata; le compagnie aeree che
falliscono e quelle che "ti proteggono". Ogni giorno, ogni attimo, miliardi
di queste "sfortune" ci assediano, asfissiano, deprimono,  nella
squadernata lavagna immensa delle diverse disgrazie. In un mondo dove
regnano la rapina e lo spettacolo, la menzogna e il successo, i soldi che
si riesce a rubare.
	È questo il mondo unico che hanno creato per noi poveri, al sud e
al nord: per l'88% della specie. Dopo la vittoria della democrazia
liberale, che sa fare solo affari e guerre, questo è l'inferno terrestre
che ci detiene. Irak, Cuba, Somalia e Africa, maya e koori (aborigeni
australiani), mapuche e siberiani, italiani e slovacchi, migranti da tutti
gli angoli.
	Per questo i politici di sinistra a noi poveri ci fanno piangere,
quando appaiono in televisione, fanno i girotondi, gigionano la pronuncia,
invocano i movimenti, muovono le mani come vescovi, stanno in prima fila
alle manifestazioni e si fanno intervistare ecc.
	Per questo, anche noi poveri al nord, siamo pronti ad insorgere:
sì, insorgere. Se troviamo la via del riscatto dalla nostra inerzia. Per
questo, siamo più disgraziati dei maya e dei mapuche, dei Sem Terra e degli
afro-americani. Siamo come l'umanità coatta di "Matrix". Siamo gli ultimi.
Ma almeno sappiamo chi sono i nostri alleati.