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Fabiocchi NEWS 30 Gen 2003
- Subject: Fabiocchi NEWS 30 Gen 2003
- From: "F A B I O C C H I::" <fabiocchi at inwind.it>
- Date: Thu, 30 Jan 2003 14:19:14 +0100
Newsletter Eco-Internazionalista www.ecquologia.it
-Gay/USA: I soldati omosessuali vengono licenziati per il loro orientamento -Nicaragua: Tre multinazionali condannate a pagare 490 mln di dollari
-Finlandia: Il governo vuole tagliare la foresta vergine di Malahvia
-Turkmenistan: Un ambientalista arrestato e un oppositore politico
condannato
-ONU: Rapporto Unep sullo stato ambientale dei Territori Occupati
-Global: Gli USA si starebbero preparando ad ostacolare un trattato
sul mercurio
-Australia: WWF: C'e' un legame tra la siccita' e i cambiamenti
climatici
-ONU: Rapporto Unep sullo stato ambientale dell'Afghanistan
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orientamento
23 Gennaio 2003 - Secondo Human Rights Watch, la politica
dell'esercito Statunitense che prevede il licenziamento dei soldati gay che
rivelano il loro orientamento sessuale viola i diritti umani. Qualsiasi persona
appartenente al personale militare che riconosca la sua omosessualita' a parole
o nei fatti viene congedata. Tra il 1994 e la fine del 2001, oltre 7800 persone
sono state espulse dall'esercito a causa di tale politica. HRW ha chiesto al
Presidente Bush di mettere fine a questi congedi basati sull'orientamento
sessuale e di lavorare con il Congresso per annullare la legge del 1993 che
codifica questa politica discriminatoria. I gay e le lesbiche sono congedati
senza riguardo alle loro capacita' o impegno, e sono solo vittime di timori
irrazionali e di stereotipi che gli eterosessuali hanno nei loro riguardi.
Coloro che sostengono questa politica dicono che permettere ai gay e alle
lesbiche dichiarati di servire nell'esercito indebolirebbe la coesione e quindi
l'efficacia dell'esercito. Ma non ci sono prove che supportano tale tesi. Gli
altri membri della NATO e molti alleati degli USA che hanno partecipato
all'operazione Enduring Freedom permettono agli omosessuali di servire
nell'esercito con le stesse regole degli eterosessuali. Nell'ultimo decennio,
molti alleati degli USA come la Gran Bretagna, la Germania, il Canada e Israele
hanno cambiato le politiche discriminatorie accettando i gay e le lesbiche
nell'esercito senza che quest'ultimo abbia perso efficacia. Un tempo, i
sostenitori delle unita' militari separate in base alle razze insistevano nel
dire che l'integrazione razziale in ambiente militare avrebbe distrutto
l'esercito. Gli stessi argomenti indifendibili vengono fatti per i gay e le
lesbiche. Secondo HRW, tra l'Ottobre 2001 e il Settembre 2002, l'esercito ha
congedato 10 linguisti perche' erano gay. Nel solo 2001 ben 1,256 persone sono
state congedate per il loro orientamento sessuale - il doppio dei congedati del
1992, l'anno prima della promulgazione della legge. Questa politica e' costata
all'esercito circa 218 milioni di dollari per reclutare e addestrare nuovo
personale al fine di sostituire coloro che erano stati congedati per
il loro orientamento. HRW sostiene che tale politica ha perpetuato il
pregiudizio contro i gay e le lesbiche che lavorano nell'esercito. La violenza
contro i gay rimane comune: i gay nell'esercito sono sottoposti a minacce e
attacchi fisici e psicologici. Il pentagono ha fatto poco per proteggere i gay e
le lesbiche da trattamenti ostili o violenze, e i colpevoli godono di totale
impunita'. Molti scelgono di continuare a essere vittime della violenza in
silenzio per il timore che la denuncia dei fatti porterebbe alla divulgazione
del loro orientamento sessuale e quindi al congedo. Sebbene il Pentagono abbia
annunciato nel 2000 un piano di azione per combattere le violenze contro i gay,
secondo HRW, ha fallito nell'implementarlo. Il primo caso di congedo di
militari gay negli USA si e' verificato nel 1778, ma la legislazione
non ha espressamente escluso i gay dall'esercito fino alla prima guerra
mondiale, a partire dalla quale la sodomia nell'esercito e' stata
criminalizzata. Nel 1993, Clinton chiese di riformare la legislazione, ma
incontro' una forte opposizione sia in parlamento che in ambiente militare.Cosi'
si arrivo' ad un compromesso: i gay e le lesbiche possono servire
nell'esercito finche' non riconoscono la loro omosessualita' a parole o nei
fatti. Questa politica e' chiamata "don't ask, don't tell" perche' i
soldati non devono dire di esser gay, e l'esercito non deve chiedere se lo
sono. Fonte: Human Rights Watch; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
Nicaragua: Tre multinazionali condannate a pagare 490 mln di
dollari
6 Gennaio 2003 - Lo scorso Dicembre, un giudice Nicaraguense
ha condannato tre multinazionali (Dow Chemical, Shell Oil Company e
Dole Food Company) a pagare 490 milioni di dollari di risarcimenti a 583
lavoratori di piantagioni di banane danneggiati dal Nemagon, un pesticida
tossico che ha sterilizzato migliaia di lavoratori del Centro America. Il
prodotto, usato per controllare i nematodi, causa anche impotenza, depressione e
probabilmente aumenta i casi di tumore allo stomaco. L'ingrediente attivo del
Nemagon e' il DBCP (dibromocloropropano), classificato come "obsoleto e da
eliminare" dall'Organizzazione Mondiale della Sanita'. Il pesticida era stato
prodotto alla fine degli anni '50 dalla Dow e dalla Shell, che avevano condotto
test di tossicita' prima della registrazione negli USA. Quei test preliminari
rivelarono che il DBCP riduceva lo sperma e atrofizzava i testicoli dei conigli
e scimmie; tuttavia, ne' la Dow ne' la Shell resero pubbliche quelle
informazioni al governo. Nel 1964, il governo statunitense approvo' il DBCP per
uso commerciale, e le multinazionali procedettero a metterlo nel mercato senza
divulgare informazioni sulla sua tossicita' ne' raccomandare l'uso di
protezioni. Le compagnie producevano circa 11 mln kg di Nemagon all'anno negli
anni '60 e '70. La Dole era il maggior utilizzatore del pesticida in Centro
America. Nel 1977, i lavoratori dell'impianto di fabbricazione in California
identificarono i primi casi di sterilita' umana riconducibile al DBCP. Dopo
che il caso era diventato pubblico, il prodotto fu vietato negli USA, ma le
esportazioni continuarono. Due delle tre piu' grandi multinazionali produttrici
di banane passarono ad altri pesticidi piu' costosi, ma la Dole continuo' ad
usare il Nemagon. Questa non e' la prima volta che i lavoratori del Centro
America chiedono risarcimenti per i danni causati dal DBCP. All'inizio degli
anni '90, oltre 16 mila lavoratori di piantagioni di banane dal Costa Rica,
Ecuador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Filippine presentarono una causa
giudiziaria in Texas contro una serie di multinazionali statunitensi chiedendo
di essere risarciti per la sterilita' causata dal DBCP. Nel 1997, le compagnie
che producevano il DBCP accettarono di pagare 41.5 mln di dollari a patto che i
lavoratori avessero ritirato l'accusa nei loro confronti, mentre il caso contro
le societa' produttrici di banane e proprietarie delle piantagioni (Dole,
Chiquita e Del Monte) e' ancora in corso. Fu possibile mandare avanti la causa
degli anni '90 perche' allora il Texas non riconosceva la dottrina legale del
"forum non convenies" che permette ai giudici di rifiutare la giurisdizione su
un caso se ritengono che un altro tribunale in un altro luogo o stato sia
piu' "conveniente" alle parti. Gli avvocati delle multinazionali hanno usato
questa dottrina per sfuggire alle accuse di responsabilita' nelle corti
statunitensi, rifugiandosi in tribunali di paesi con legislazioni piu' deboli.
In risposta a una petizione presentata dalle aziende, lo stato del Texas cambio'
la sua legge e adesso riconosce la dottrina del "forum non convenies". La Dow
Chemical ad esempio ha usato questa dottrina legale per proteggersi dalle accuse
dei sopravvissuti di Bhopal in India presentate presso un tribunale Americano.
Da quando la Dow ha acquistato la Union Carbide nel 2001, la compagnia ha
accettato la responsabilita' per le cause della Union nel Texas, ma non per i
crimini commessi fuori degli USA e quindi in India. Il caso dei lavoratori
Nicaraguensi dimostra l'urgente necessita' di punibilita' (accountability)
internazionale per le multinazionali. Fonte: PANNA; traduzione di
Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it
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Finlandia: Il governo vuole tagliare la foresta vergine di
Malahvia
20 Gennaio 2003 - L'azienda statale Finlandese Metsahallitus
sta progettando di cominciare le operazioni di taglio nelle foreste vergini
di Malahvia, nella parte nord orientale del paese vicino al confine con la
Russia. Quattro organizzazioni ambientaliste (Greenpeace, BirdLife Finland, FNL
e FANC) hanno criticato il progetto perche' frammenterebbe l'ecosistema della
foresta boreale che ha un alto valore biologico. Anche gli abitanti locali si
sono appellati al governo e alla campagna statale per chiedere di lasciare
queste foreste al di fuori delle operazioni di taglio. Tuttavia, i bulldozer
hanno aperto due strade forestali nell'area gia' lo scorso Dicembre e le
operazioni di taglio dovrebbero cominciare presto. La foresta vergine di
Malahvia si estende per quasi 4,000 ettari ed ospita paludi, corsi d'acqua,
laghi e stagni. Vi si trovano molte specie animali in via d'estinzione che
dipendono dall'ecosistema forestale come la ghiandaia Siberiana o il picchio
dalle tre dita che stanno scomparendo ad un ritmo allarmante dagli anni '40.
Solo una parte dell'area e' stata inclusa nella rete Europea di aree
protette di Natura 2000, ma le operazioni di taglio
dovrebbero coinvolgere anche quella parte, secondo i piani della
Metsahallitus. La Finlandia mantiene solo il 5% delle foreste boreali vergini
che una volta coprivano gran parte del paese. Le 4 organizzazioni ambientaliste
hanno chiesto al governo di non cedere alle pressioni dell'industria del legname
e proteggere la foresta. Greenpeace ha anche lanciato una petizione per chiedere
ai maggiori clienti della Metsahallitus di rifiutare la distruzione delle
foreste vergini Finlandesi. E' possibile firmare su questo sito http://act.greenpeace.org/ams/e?a=475&s=for Fonte:
Greenpeace Int.; ENS; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
Turkmenistan: Un ambientalista arrestato e un oppositore
politico condannato
Dicembre 2002 - Human Rights Watch ha chiesto al governo
Turkmeno il rilascio immediato dell'ambientalista Farid Tukhbatullin
arrestato il 23 Dicembre nella citta' di Dashauz e portato ad Ashgabat dove e'
tenuto presso la sede centrale del Ministero per la Sicurezza Nazionale.
Tukhbatullin e' un membro delle Guardie Ecologiche di Dashauz, una
organizzazione dedicata alla protezione ambientale e a iniziative civiche
stimolanti. Secondo una fonte attendibile, l'ambientalista Turkmeno e' accusato
di aver oltrepassato il confine con l'Uzbekistan. HRW crede che Tukhbatullin sia
stato arrestato per la sua partecipazione ad una conferenza sullo stato dei
diritti umani in Turkmenistan tenutasi a Mosca in Novembre. Solo un governo
repressivo come quello Turkmeno, afferma HRW, puo' arrestare un individuo per
aver partecipato ad una conferenza. La repressione in Turkmenistan e' aumentata
dopo il tentato omicidio del presidente (praticamente vitalizio) Niazov avvenuto
il 25 Novembre da parte di 25 uomini che hanno aperto fuoco contro la sua
macchina. Dopo che Tukhbatullin e' tornato dalla conferenza di Mosca, e'
cominciata la pressione del governo sull'ambientalista. La crisi generale
scaturita dal tentato omicidio puo' aver incoraggiato le autorita' a
perseguitare i partecipanti della conferenza. Il 25 Dicembre e' stato arrestato
anche il leader dell'opposizione ed ex ministro degli esteri Boris
Shikhmuradov. La sentenza e la condanna del tribunale sono
arrivate dopo soli 4 giorni dall'arresto: accusato di tentato omicidio e tentato
colpo di stato, Shikhmuradov e' stato condannato a un massimo di 25 anni di
prigione assieme ad altri tre leader di opposizione che vivono all'estero in
esilio. Il giorno seguente, l'organismo rappresentativo supremo Turkmeno ha
aggravato la condanna con un ergastolo per tradimento. Secondo HRW, il processo
giudiziario e' stato iniquo e non ha rispettato gli standard
internazionali minimi. Shikhmuradov e' il leader del Movimento Popolare
Democratico del Turkmenistan. Egli ha vissuto in esilio fino al Novembre 2001.
La polizia lo ha arrestato il 25 Dicembre nella capitale Ashgabat. Shikhmuradov
sostiene di esser stato nel paese per organizzare un movimento di disobbedienza
civile. Il 28 Dicembre, la televisione Turkmena ha trasmesso la "confessione" di
Shikhmuradov nella quale ammetteva di aver organizzato il tentato omicidio e di
aver usato narcotici, e ha definito il movimento d'opposizione come un gruppo di
"banditi". Shikhmuradov Ha poi detto che Niazov e' un "regalo al popolo
Turkmeno". Coloro che hanno visto la trasmissione hanno detto che Shikhmuradov
chiaramente leggeva un testo preparato. Le autorita' Turkmene dicono di aver
arrestato 48 persone in relazione al tentato omicidio. Secondo HRW, gli
arrestati sono in grave pericolo di tortura; la comunita' internazionale
dovrebbe insistere per garantire loro processi equi. Il governo Turkmeno e' uno
dei piu' repressivi al mondo: non tollera alcuna opposizione e schiaccia il
pensiero critico. In Turkmenistan non esiste liberta' di stampa, e il governo ha
vietato balletti, opere liriche, circhi e le orchestre filarmoniche; ha chiuso
l'Accademia delle Scienze; e la religione ortodossa Russa assieme all'Islam
controllato dallo stato sono le uniche religioni permesse. Le organizzazioni di
cultura non-turkmena sono vietate. Fonte: Human Rights Watch; traduzione di
Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it
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ONU: Rapporto Unep sullo stato ambientale dei Territori
Occupati
24 Gennaio 2003 - Uno studio dell'UNEP (United Nations
Environment Programme) ha valutato lo stato del degrado ambientale nei Territori
Palestinesi, e ha fatto 136 raccomandazioni per proteggere l'ambiente. Il
rapporto sottolinea come la pressione della popolazione sia raddoppiata con la
scarsita' di terra, mancanza di infrastrutture ambientali e inadeguatezza di
risorse per la gestione ambientale; inoltre la desertificazione e i cambiamenti
climatici stanno degradando le risorse naturali della regione. La principale
raccomandazione dell'Unep e' di tenere l'ambiente fuori dal conflitto.
L'occupazione, le politiche di chiusura, coprifuoco e incursioni dell'esercito
Israeliano hanno avuto impatti ambientali negativi. I problemi ambientali devono
essere affrontati immediatamente, ma l'assenza di cooperazione minima tra le
parti sta peggiorando la situazione giorno dopo giorno, con impatti negativi su
ambiente e salute umana. Il direttore dell'UNEP ha espresso la speranza che il
rapporto contribuisca alle trattattive di pace e che la cooperazione
sull'ambiente possa servire come punto di partenza. Il team di studiosi che
ha compilato il rapporto era formato da 8 scienziati imparziali. Secondo il capo
del team, l'ex ministro Finlandese dell'ambiente, i problemi riscontrati nei
territori occupati erano stati rilevati anche nei passati studi
post-conflitto sullo stato ambientale condotti dall'Unep in altre aree:
distruzione di terra, ostacoli al trasporto di rifiuti, difficolta' ad ottenere
parti di ricambio per le infrastrutture ambientali, e danni alle infrastrutture
ambientali causate dalle azioni militari. I problemi di lungo termine sono
l'inquinamento delle risorse idriche di falda, la carenza di gestione
appropriata di rifiuti, e inefficacia dell'amministrazione e della legislazione
ambientale. Il rapporto solleva serie preoccupazioni sul degrado della qualita'
dell'acqua in molte aree, cosi' come la questione dell'eccessivo pompaggio di
acqua dalle falde. Nel Settembre 2002, le autorita' Palestinesi ed Israeliane
hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui promettevano di tenere le
infrastrutture idriche fuori dal ciclo della violenza. Tuttavia, le valutazioni
dell'UNEP considerano la qualita' e la quantita' dell'acqua usata una causa di
preoccupazione, cosi' come la contaminazione delle falde per l'acqua
di scarico e i rifiuti pericolosi. Ci sono solo poche infrastrutture per
depurare l'acqua di scarico nei Territori Occupati, e a causa del conflitto
e/o della gestione inadeguata molte di esse non funzionano in modo appropriato:
questa e' una questione preoccupante dato che l'acqua non depurata sta
inquinando le falde idriche e le coste. L'UNEP chiede urgentemente degli studi
sui siti industriali che stanno generando affluenti di acqua di scarico. Le
tubature che scaricano l'acqua di rifiuto nelle acque costiere e nelle
spiagge di Gaza devono essere chiuse, e vanno iniziate opere di miglioramento
nel trattamento delle acque. Lo scarico di acqua nel mare ha impatti negativi
sulla salute umana e minaccia lo sviluppo turistico di Gaza. L'Unep riconosce
che molte delle soluzioni di lungo termine ai problemi riscontrati non possono
realizzarsi senza un processo di pace nella regione. Il rapporto e' interamente
scaricabile da questo sito: http://www.unep.org/GoverningBodies/GC22/Document/Study-Nairobi.pdf Fonte:
ENS, UNNews; UNEP; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
Global: Gli USA si starebbero preparando ad ostacolare
un trattato sul mercurio
28 Gennaio 2003 - Secondo un documento segreto ottenuto da
una ONG, gli USA si starebbero preparando ad ostacolare i negoziati per la
formulazione di un trattato internazionale sulla produzione di mercurio. Il
documento trapelato fornisce ai diplomatici statunitensi le posizioni da
presentare durante i negoziati: i diplomatici dovrebbero opporsi ai limiti
internazionali sulle immissioni di mercurio o altre misure obbligatorie e
vincolanti atte a ridurre il rischio di esposizione al mercurio. Il
documento e' stato reso pubblico prima del meeting del Consiglio Governativo
dell'UNEP che si terra' a Nairobi la prossima settimana. Al meeting, il
consiglio dovra' valutare le raccomandazioni di un gruppo di scienziati
dell'UNEP secondo cui ci sono prove sufficienti dell'impatto negativo globale
del mercurio che giustificano l'attuazione di politiche internazionali per
ridurre i rischi, compresa l'adozione di un trattato vincolante per
diminuire o eliminare la produzione e il consumo di mercurio. Il documento
governativo americano afferma: "crediamo che negoziare una convenzione
vincolante sul mercurio non e' il modo piu' efficace per affrontare il problema,
e dovremmo bloccare ogni tentativo di andare verso questa direzione al
meeting di Nairobi. Negoziare una convenzione sarebbe costoso in termini di
tempo e denaro, oltre che estremamente difficile". Il documento propone la
creazione di un Programma per il Mercurio presso l'UNEP allo scopo di facilitare
e condurre assistenza tecnica per appoggiare gli sforzi dei paesi
sull'inquinamento da mercurio, ma si oppone all'idea di obiettivi
internazionali per ridurre le emissioni di mercurio, sconsiglia ulteriori
negoziati sulla questione, e suggerisce che il Programma sia finanziato con
contributi volontari e non obbligatori dai paesi. Gli scienziati UNEP hanno
consigliato anche l'incremento dei finanziamenti per la ricerca e per
l'assistenza tecnica ai paesi in via di sviluppo, oltre che il
monitoraggio e la raccolta di dati sulle alternative meno pericolose e sugli
impatti negativi del mercurio.
Il mercurio e' una sostanza chimica tossica che puo'
danneggiare il sistema nervoso, il rene e il fegato, e causare problemi allo
sviluppo sia negli umani che negli altri animali. Ogni uomo sulla terra ha
qualche traccia di mercurio nel proprio corpo perche' questa sostanza
circola nei sistemi idrici e nell'atmosfera e si accumula nei tessuti adiposi.
Durante lo scorso secolo, le concentrazioni di mercurio nell'atmosfera e negli
oceani e' aumentata di tre volte. In 41 stati degli USA le autorita' sanitarie
consigliano ai consumatori di limitare o evitare di mangiare certi tipi di
pesce a causa della contaminazione da mercurio, e 10 stati consigliano alle
donne incinte e ai bambini di limitare il consumo di tonno. Secondo la ONG che
ha ottenuto il documento interno degli USA, chiamata Ban Mercury Work Group
(BMWG), la posizione dell'amministrazione Bush sarebbe motivata dal fatto che
gli obiettivi di riduzione delle emissioni avrebbero un impatto pesante sugli
impianti energetici a carbone, la maggiore fonte di mercurio. Infatti il
documento governativo afferma che tra le fonti antropogeniche di emissione, gli
impianti energetici a carbone sono solo una piccola parte del problema. Lo
scorso Dicembre, L'Unione Europea rese pubblica la sua posizione ufficiale sulla
questione: l'UE raccomanda agli stati membri di appoggiare attivamente azioni
internazionali sul mercurio, compreso un trattato internazionale vincolante; e
propone uno studio globale anche su altri metalli pesanti come il piombo e il
cadminio. Invece, il documento americano si oppone ad uno studio sugli altri
metalli pesanti, come il nickel e il cadminio. Nel 2002, uno studio aveva
denunciato gli effetti delle emissioni di mercurio nelle regioni polari. Ogni
anno la combustione di carbone e petrolio immette nell'ambiente 6,500 tonnellate
di mercurio. Questi vapori rimangono nell'aria e sono trasportati in regioni
remote come quelle polari. Il metilmercurio (che e' il mercurio trasformato dai
batteri) e i vapori di mercurio raggiungono il cervello e possono
danneggiarlo permanentemente. Per maggiori informazioni: http://www.chem.unep.ch/mercury Fonte:
ENS; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
Australia: WWF: C'e' un legame tra la siccita' e i
cambiamenti climatici
13 Gennaio 2003 - Secondo un rapporto del WWF, l'effetto
serra provocato dagli uomini e' stato un fattore determinante della
grave siccita' del 2002 in Australia. Lo studio paragona la siccita'
del 2002 con le altre 4 grandi siccita' dal 1950, e afferma che le temperature
piu' alte hanno causato un aumento marcato dell'evaporazione dal suolo, dai
corsi d'acqua e dalla vegetazione. Le temperature piu' alte e le condizioni di
maggiore aridita' nel 2002 hanno creato condizioni ottimali per gli incendi piu'
che nelle altre siccita' prese in considerazione. La siccita' ha colpito in modo
piu' marcato anche il bacino del fiume Murray Darling, che produce il 40% dei
prodotti agricoli Australiani. Il rapporto afferma che le temperature di questa
siccita' sono senza precedenti dal 1950. Secondo i metereologi che hanno
condotto lo studio, queste alte temperature sono dovute all'aumento di gas
serra nell'atmosfera generati dalla combustione di combustibili fossili.
Uno dei metereologi sostiene che questa e' la prima siccita' in
Australia in cui l'impatto del riscaldamento globale causato dall'uomo
puo' essere chiaramente osservato. Il WWF raccomanda al governo Australiano di
ratificare il protocollo di Kyoto. Fonte: WWF Int.; traduzione di Fabio
Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it ONU: Rapporto Unep sullo stato ambientale
dell'Afghanistan
29 Gennaio 2003 - Due decenni di guerra in Afghanistan
hanno degradato l'ambiente tanto da renderlo una delle questioni piu' importanti
nel processo di ricostruzione nel paese. Un rapporto post-conflitto dell'UNEP
(United Nations Environment Programme) mostra come la guerra abbia
portato ad un collasso della governance locale e nazionale, distrutto le
infrastrutture, impedito l'attivita' agricola e spinto le persone verso le
citta' che gia' soffrivano della mancanza dei servizi
pubblici fondamentali. Tre anni di siccita' hanno portato al degrado delle
risorse, seccato paludi, denudato foreste, eroso la terra e colpito la fauna e
la flora. Nelle aree urbane, l'acqua pulita raggiunge non piu' del 12% della
popolazione. In nessuna discarica sono state prese misure per prevenire la
contaminazione dell'acqua di falda o l'inquinamento dell'aria causato dalla
combustione di rifiuti in plastica. A Kandahar e Herat le discariche sono
situate nei fiumi asciutti sopra le citta', con il pericolo che le future piogge
riporteranno migliaia di tonnellate di rifiuti nelle citta' attraverso il
sistema fluviale. Una delle discariche di Kabul e' situata a monte della citta'
e vicino ad una sorgente di acqua potabile. Il sistema di approvvigionamento
idrico a Kabul perde circa il 60% dell'acqua dalle tubature a causa mancanza di
manutenzione. Ad Herat, solo il 10% dei rubinetti pubblici funziona. Gli
studiosi dell'UNEP hanno documentato la presenza di rifiuti sanitari degli
ospedali (in alcuni casi anche organi e siringhe) anche lungo le
strade. Nelle industrie di riciclaggio di plastica a Kabul sono stati
trovati bambini che lavoravano senza neanche la protezione per le sostanze
chimiche tossiche. Le immagini satellitari mostrano che le foreste di conifere
in 3 province si sono ridotte della meta' dal 1978. Nel periodo dei Mujahadeen e
dei Talebani oltre 200 ettari di foresta al giorno venivano tagliati per essere
venduti ai mercati internazionali del Pakistan. Oggi le comunita' locali hanno
perso il controllo delle loro risorse dato che i despoti della guerra e i
commercianti esteri controllano le operazioni di taglio illegali. In altre 2
province non e' stato rilevato alcun albero dalle immagini satellitari del 2002,
mentre nel 1977 queste province avevano un area forestale che copriva
rispettivamente il 55 e il 37% del loro territorio. Secondo le persone
intervistate, le forze militari tagliavano gli alberi per ridurre i nascondigli
alle forze di opposizione. Nelle province settentrionali, l'UNEP ha identificato
i rischi potenziali per le grandi quantita' di pesticidi pericolosi e illegali
stoccati in depositi, e usati in passato per controllare insetti come le locuste
Marocchine. Al confine con il Tajikistan, il Pakistan e la Cina gli studiosi
dell'Unep hanno confermato la presenza di leopardi delle nevi, lupi, orsi bruni
e stambecchi Asiatici. Fonte: UNEP; traduzione di Fabio Quattrocchi fabiocchi at inwind.it www.ecquologia.it
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