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Passata la festa, gabbati i detenuti. Dopo i poveri, in carcere operai e attivisti
- Subject: Passata la festa, gabbati i detenuti. Dopo i poveri, in carcere operai e attivisti
- From: "Segio" <sergiosegio at libero.it>
- Date: Fri, 13 Dec 2002 13:39:17 +0100
----- Original Message -----
From: Ufficio Stampa
Sent: Friday, December 13, 2002 1:02 PM
Subject: Passata la festa, gabbati i detenuti. Dopo i poveri, in
carcere operai e attivisti Comunicato Stampa
Passata la festa, gabbati i
detenuti
Ora si incarcerano i poveri,
domani gli operai disoccupati
A un mese dalla richiesta di riduzione della
pena avanzata dal Papa alla Camera dei deputati, che così tanti applausi
riscosse da parte di tutti i parlamentari, non si può dire che non vi siano
stati gesti di attenzione nei confronti delle carceri.
Infatti, se pure latita o stenta
l’iniziativa parlamentare e il consenso politico sulle proposte di legge in
materia di indulto e amnistia depositate, si moltiplicano le circolari
riservate del Viminale e dell’Amministrazione penitenziaria per
rafforzare misure di vigilanza e di sicurezza.
Insomma, come già due anni fa, si
gioca con le speranze e i diritti dei detenuti, si sfilacciano i tempi, si
annacquano le proposte di legge e si punta al ribasso.
E, così facendo, grazie a una
corale e preoccupante disattenzione delle forze politiche, ci si avvia a un
drastico peggioramento della situazione.
Oggi il carcere è carcere dei poveri. Domani e sempre più sarà
anche il carcere degli operai, espulsi dalla produzione e di tutti coloro che si
battono perché un mondo diverso e migliore sia possibile.
Ci sono preoccupanti segnali di un clima
intorpidito a arte, a suon di circolari, di azioni, reazioni e provocazioni,
destinato ad avvelenare gli animi e la politica e a drammatizzare la situazione,
fuori e dentro le carceri.
L’indulto – senza diminutivi e senza scorciatoie – era
e rimane non solo e non tanto una risposta di umanità e di decenza alla
situazione delle carceri, alle intollerabili condizioni di vita dei reclusi,
alle umilianti condizioni di lavoro degli operatori e degli agenti, non
unicamente un riscontro alle sollecitazioni del Papa: era e rimane anche uno
strumento necessario per svelenire il clima fuori e dentro le carceri e impedire
una interessata drammatizzazione della situazione, con tutti i rischi che ciò
comporta proprio mentre cresce la protesta operaia e sindacale attorno alla
crisi della Fiat e mentre si approfondiscono le lacerazioni sociali. Davanti a
questi rischi occorre un soprassalto di attenzione e volontà politica
trasparente da parte del parlamento.
Un indulto senza “se” e senza
“ma” era e rimane la via maestra, necessaria e urgente cui di nuovo
sollecitiamo tutte le forze politiche. Senza dilazioni e senza
pastrocchi.
Sergio Segio e Sergio
Cusani
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