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Vietato l'ingresso agli italiani
- Subject: Vietato l'ingresso agli italiani
- From: Daniele Barbieri <barbieri at carta.org>
- Date: Tue, 26 Nov 2002 10:47:11 +0100
Vietato l'ingresso agli italiani Emigranti italiani, gente sgradevole, sporca, violenta, povera. "L'orda" di Gian Antonio Stella per l'editore Rizzoli. Storie esemplari e dimenticate di quando eravamo noi i clandestini del mondo (articolo di ASTRIT DAKLI) Le storie che si raccontano in questo libro - L'orda, Rizzoli, E 17,00 - non sono in realtà recentissime, no. Risalgono a diverse decine di anni or sono, a volte più di un secolo fa. Eppure ci sembra di averle appena sentite da altri in questi stessi giorni, ieri, stamattina; di averle addirittura appena viste con i nostri occhi: storie brutte, di gente sgradevole, sporca, violenta; storie di criminali, prostitute e accattoni che vengono da fuori, da un mondo diverso e incomprensibile, e che non vogliamo avere tra le scatole - anche se magari ci rimorde un po' la coscienza e sappiamo benissimo che i nostri pensieri non sono davvero politically correct, tutt'altro. Storie di emigranti, si capisce: e non storie di emigranti "buoni", poveri ma onesti e volonterosi, da tutti ben accetti per la loro operosità e modestia, la signora filippina tanto cara e tanto brava che si accontenta di un salario tanto basso per pulirci la casa. No, storie di emigranti cattivi, che vengono da noi a rubare e a spacciare droga, che schiavizzano e sfruttano prostitute, che organizzano bambini e ne fanno traffico. Quelli che si trovano continuamente sulle pagine di cronaca nera, continuamente coinvolti nelle peggiori imprese; quelli che proprio non gradiamo, e che vengono presi dalla destra - la Lega, An - a modello universale del "migrante povero", "contaminante", da tenere a tutti i costi lontano dalla nostra terra, perché "noi" no, non siamo così, siamo diversi, siamo migliori e sempre lo siamo stati. Be', non proprio sempre. Le storie raccolte da Gian Antonio Stella, bravissimo giornalista che firma sul Corriere della sera, sono uguali o peggiori di quelle che troviamo tutti i giorni sulla cronaca nera, ma i protagonisti non sono albanesi - o rumeni, o marocchini - bensì italiani emigrati all'estero e raccontati non seguendo l'epica tradizionale deamicisiana (dagli Appennini alle Ande) o il folklore tutto pizza e mandolini, ma con l'occhio di chi quegli emigranti italiani ha accolto - meglio sarebbe dire "subìto" - dalla metà del XIX secolo fino ad anni recenti, i Sessanta e i Settanta del secolo da poco finito. Sono articoli di giornali, libri, pamphlet e manifesti, verbali di sedute parlamentari o consiliari, sentenze di tribunali, ma anche lettere di migranti e indagini di istituti indipendenti: un grande materiale documentario che in ultima analisi è un unico gigantesco atto d'accusa contro l'italiano povero. Quello che emigra. Accuse a volte vere, spesso inventate, o tratte da generalizzazioni estreme del comportamento di alcuni elementi criminali: ma quel che ci interessa di più, accuse assai simili nello spirito, se non nella forma, a quelle che circondano l'immigrato povero, il clandestino, in Italia. Il lavoro di Stella colpisce allo stomaco. Il modo in cui gli italiani sono stati considerati per decenni se non per secoli nei paesi in cui si recavano - tutti "criminali", "subumani", "scimmie", "locuste" o nel migliore dei casi, con l'ipocrita definizione in uso negli Stati uniti di fine Ottocento, "non visibilmente negri" - dovrebbe davvero far riflettere coloro che oggi si scagliano contro gli immigrati che arrivano da noi. Se avessero il coraggio di leggere le pagine di questo libro, il che probabilmente non si dà. Eppure alcuni di essi sanno benissimo che le parole da loro usate nei confronti degli immigrati che arrivano in Italia dall'Albania, dal Marocco o dal Bangladesh sono identiche a quelle usate nei confronti dei nostri connazionali che arrivavano negli Usa o in Svizzera un po' di anni prima... Prendiamo il caso - citato da Stella - di Egidio Sterpa, oggi deputato di Forza Italia sostenitore della Bossi-Fini, ma trentatré anni fa inviato del Corsera in Svizzera in occasione di uno dei tanti referendum anti-stranieri (e specificamente anti-italiani) promossi dal razzista Schwarzenbach. Si indignava Sterpa, allora, per l'idea di cacciar via dalla Svizzera metà degli immigrati (che erano il 21% della popolazione, non il 2% come oggi in Italia); si indignava per la legislazione elvetica che impediva ai nostri lavoratori di stabilirsi in Svizzera se non avevano lavorato per almeno due anni nello stesso cantone e nella stessa azienda; si indignava per le parole di Schwarzenbach che definiva i familiari degli immigrati "braccia morte che pesano sulle nostre spalle, che minacciano il benessere dei cittadini svizzeri". E adesso... Adesso sentiamo dire degli immigrati che sbarcano sulle nostre coste quel che il Century Magazine diceva nel 1913 di noi: "Molti italiani del sud sbarcano qui con idee piuttosto stravaganti su ciò che gli capiterà. Subito sembrano cercare soccorso con l'aria di chi dice: `Eccoci qui. Che cosa avete intenzione di fare per noi?'. E addirittura insistono sull'aiuto come se gli fosse dovuto". Mentre invece, come si leggeva sul New York Times nel 1891, "Questi spioni e vigliacchi siciliani, discendenti di banditi e assassini, che hanno portato in questo paese gli istituti dei fuorilegge, le pratiche degli sgozzatori, l'omertà delle società del loro paese, sono per noi un flagello senza remissione". Altro che brava gente laboriosa e ben inserita. Ecco il parere de La Suisse, nel 1898: "Il quartiere di Spalen, a Basilea, è diventato negli ultimi anni una vera colonia di operai italiani. La sera soprattutto, queste strade hanno un vero profumo di terrore transalpino. Gli abitanti si intasano, cucinano e mangiano pressoché in comune in una saletta rivoltante. Ma quel che è più grave è che alcuni gruppi di italiani si assembrano in certi posti dove intralciano la circolazione e occasionalmente danno vita a risse che spesso finiscono a coltellate. Non ci sono misure da prendere, forse difficili ma urgenti, da parte della polizia?". E un rapporto della commissione parlamentare americana sull'immigrazione, nel 1911: "Noi protestiamo contro l'ingresso nel nostro paese di persone i cui costumi e stili di vita abbassano gli standard di vita americani e il cui carattere, che appartiene a un ordine di intelligenza inferiore, rende impossibile conservare gli ideali più alti della moralità e civiltà americana".
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