''Ai padroni e allo stato non chiediamo nè vita nè perdon



Molti ricorderanno che subito dopo l'assassinio di Giuliani ci furono prese
di distanze, sconfessioni e scomuniche da parte dei no-global, quelli
fanatici della non violenza per quel giovane ammazzato mentre difendeva il
corteo dagli attacchi forsennati delle "forze dell'ordine".
Fu tacciato di essere anche un provocatore venuto da chissà dove, almeno
fino a quando un sindacalista, diessino per giunta, non lo riconobbe come
suo figlio.
A quel punto si decise di sconfessare Carlo non con l'attacco scomunicatore,
ma in modo più soft, appropriandosi del suo corpo, per sconfessare il suo
modo di essere, il suo modo di contestare i padroni del mondo.
E così gli scomunicatori della prim'ora fanno il programma per Genova un
anno dopo, invitando (si fa per dire naturalmente) tutti coloro che non
accettavano la non violenza ad ogni costo, tutti i Carlo Giuliani insomma, a
restarsene a casa, in modo che loro potessero fare la loro parata senza
essere disturbati.
Così a Genova un anno dopo sono stati finalmente riciclati i sinistri ex di
governo, quelli cioè che avevano cominciato ad allestire l'apparato
repressivo che Berlusconi , con qualche ritocco peggiorativo, mise poi in
campo.
Cosa vuol dire questo se non ammazzare Giuliani una seconda volta?
Non era una commemorazione, ha detto qualcuno, ma una celebrazione della
vita!
Ma quale vita? quella che vede i missili oliati contro l'Iraq? quella che
vede l'occupazione sistematica dei territori palestinesi? quella che vede
l'UE mettere fuori legge popoli interi come quello kurdo o palestinese?
quella che vede la legge sulle impronte per migranti e presto per tutti?
quella che vede l'accettazione dell'UE dei prodotti transgenici? quella che
che vede l'impunità garantita ai militi yankees per le violazioni dei
diritti dell'uomo nel mondo?
A noi sembra che questa era proprio la vita che Carlo era andato con
migliaia di altri compagni a contestare in quel di Genova, non con le parate
concordate fra pacifisti cosiddetti e forze dell'ordine, sempre cosiddette,
ma mettendo in gioco, VERAMENTE, il proprio corpo, la propria vita. Questo
non lo può cambiare nessuno, nemmeno se ha lo stesso cognome di Carlo.
Carlo è uno di noi, dicevamo un anno fa subito dopo il fatto, quando quasi
tutti prendevano le distanze, non perchè ci volessimo appropriare di quel
giovane ammazzato da uno stato "globalizzato" e cioè servo, ma perchè
pensavamo che Carlo era un'individualità con le sue idee, passioni,
comportamenti, che andava a protestare contro la schiavizzazione degli
individui e dei popoli alle leggi del dio-profitto.
Era un'individualità come noi e come migliaia e migliaia di altri Carlo del
mondo.
CARLO ERA, E' UNO DI NOI, appunto, e nessuno ce lo potrà mai togliere!!!
Noi non dimenticheremo nè chi lo ha ammazzato, nè chi vuole cibarsi della
sua memoria per chiedere allo stato giustizia e per continuare a fare parate
mediatiche.
Questo stato non ci darà mai giustizia nè per Carlo nè per gli altri Carlo
passati per le "questure" di Napoli e di Genova.
E i nostri mediatici non violenti non pensino di riuscire a mettere a frutto
(elettorale?) le loro sceneggiate concordate, come quella
dell'occupazione(?) della scuola Diaz.
Forse troveranno prima o poi qualche scranno gentilmente offerto da qualche
Rifo di turno, ma poi si scioglieranno come neve al sole.
Ma il movimento non dimentica e anche senza di loro, anzi forse di più,
continuerà la lotta
PER TUTTI I CARLO DEL MONDO.