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Foglio di Collegamento interno n. 98
- Subject: Foglio di Collegamento interno n. 98
- From: "Comitato Paul Rougeau (RM)" <prougeau at tin.it>
- Date: Thu, 18 Jul 2002 18:30:30 +0200
Cari amici, vi invio nel corpo di questo messaggio il numero 98 del nostro Foglio di Collegamento. Vi raccomando caldamente di partecipare subito all'appello contro l'esecuzione di T. J. Jones e di Toronto Patterson, entrambi minorenni all'epoca del delitto (v. terzo articolo). Il prossimo numero del bollettino, contenente le informazioni di luglio e di agosto, verrà spedito a settembre dopo la pausa estiva. Cordiali saluti e auguri di buone vacanze Giuseppe Lodoli ********************* FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO DEL COMITATO PAUL ROUGEAU Numero 98 - Giugno 2002 Sommario: 1 ) Evolvono gli 'standard di decenza': No all'esecuzione dei ritardati 2 ) Il prossimo passo: bandire la pena di morte per i minorenni 3 ) Salviamo due giovanissimi nelle mani del boia texano ! 4 ) Annullate centinaia di condanne a morte comminate dai giudici 5 ) Favorevoli per Tommy Zeigler i primi risultati dei test del DNA 6 ) Svolta positiva nell'interminabile iter giudiziario di Burdine 7 ) Comincia a mordere l'attacco dell'Arizona contro i pen pal 8 ) L'assassino della porta accanto 9 ) Riunione del gruppo di Torino del 2 giugno 2002 10) Notiziario: Oklahoma. Pakistan, Texas, Usa 1) EVOLVONO GLI 'STANDARD DI DECENZA': NO ALL'ESECUZIONE DEI RITARDATI Il 20 giugno 2002 è stata finalmente resa nota una sentenza attesa da più di un anno che rimarrà nella tormentata storia dell'abolizione della pena di morte negli Stati Uniti: la Corte Suprema federale ha deciso che la pena di morte per i ritardati mentali costituisce al giorno d'oggi una pena 'crudele ed inusuale' ed è pertanto proibita dall'Ottavo Emendamento della Costituzione. In base ai dati disponibili, si valuta che i ritardati mentali 'giustiziati' negli USA dal 1977 ad oggi siano almeno una quarantina, alcuni di essi erano minorenni all'epoca del crimine. Tra i 3700 ospiti attuali dei bracci della morte, probabilmente alcune centinaia sono coloro che possono rientrare nella categoria dei ritardati mentali. L'80% dell'opinione pubblica americana è contraria alla loro esecuzione L'attuale pronunciamento capovolge la sentenza emessa a stretta maggioranza nel 1989 a proposito del ricorso di Penry contro Lynaugh: Alla fine degli anni ottanta si era in un'epoca in cui, secondo la massima corte americana, mancava un universale consenso sul fatto che la pena di morte per i ritardati costituisse una pena eccessiva, in contrasto con la Costituzione. Allora gli stati che proibivano la pena di morte per i ritardati erano soltanto 2, oggi si è arrivati a 18, cui si aggiungono i 12 stati completamente abolizionisti. In altri stati sono passate in almeno uno dei rami del parlamento leggi che bandiscono la pena di morte per i ritardati. Ma non è soltanto la posizione dei vari stati a motivare la sentenza del 20 giugno, è anche la presa d'atto dell'affermarsi in tutto il paese di un'univoca tendenza. La Corte Suprema si riferisce al ritardo mentale come ad una condizione clinica già presente in età minorile caratterizzata non soltanto da un funzionamento intellettuale inferiore alla media, ma anche da difficoltà adattive. Le persone mentalmente ritardate spesso capiscono la differenza tra azioni giuste e sbagliate e sono capaci di partecipare ad un processo, ma hanno difficoltà a recepire ed a utilizzare le informazioni, a comunicare, a imparare dall'esperienza, a ragionare logicamente, a controllare i propri impulsi e a comprendere le reazioni altrui. La Corte riconosce che per i ritardati mentali vengono meno gli scopi della retribuzione e della deterrenza della pena di morte. Infatti la retribuzione è relativa al grado di colpevolezza che nei ritardati risulta obiettivamente diminuito mentre il potere deterrente è certamente scarso in coloro che non sanno valutare appieno le conseguenze delle proprie azioni. Inoltre per i ritardati mentali vi è un incremento del rischio di ingiuste condanne a causa della minore capacità degli imputati di organizzare la propria difesa legale e di contrastare le pressioni accusatorie. Infine il loro comportamento può creare una ingiustificata impressione di mancanza di rimorso per i crimini compiuti. L'attuale sentenza presa dalla maggioranza di 6 giudici ha suscitato la fiera opposizione degli altri 3 giudici, i più conservatori, tra cui il Presidente William H. Rehnquist e il cattolico Antonin Scalia. Per costoro la decisione della maggioranza non si rifà alla legge ma guarda a fattori non giuridici come i sondaggi di opinione e il punto di vista degli osservatori nazionali ed internazionali. La sentenza del 20 giugno segna il punto di arrivo di un processo evolutivo avvenuto nella società americana e all'interno della Corte Suprema negli ultimi 13 anni. Essa segna anche un punto di partenza per un cambiamento nel sistema della pena di morte nell'intera nazione e soprattutto nei 20 stati che fino ad oggi non hanno bandito la pena di morte per i ritardati mentali. Il fatto che la sentenza si riferisca al ritardo mentale in termini clinici, ma non fornisca alcuna precisa direttiva su come questa condizione debba essere accertata processualmente, lascia il sistema giuridico degli stati in una grande confusione. Dovranno essere formulate leggi che riguardino l'accertamento del ritardo mentale nei casi capitali, nel frattempo la sorte di molti prigionieri rimarrà nella massima incertezza. I numerosissimi commenti fatti a proposito della sentenza del 20 giugno sono in maggioranza positivi, a cominciare dagli editoriali del New York Times e del Washington Post. Non mancano tuttavia feroci contestazioni della decisione presa dalla massima corte statunitense, accusata di favorire l'allargamento delle maglie della rete che stringe i condannati a morte. Dianne Clements, famosa presidente dell'associazione texana Justice For All, ha dichiarato che la sentenza del 20 giugno "E' come il vaso di Pandora, profondo e largo". Secondo i conservatori, i criminali già condannati e gli imputati di reati capitali potrebbero evitare il patibolo avanzando la pretestuosa richiesta di essere riconosciuti mentalmente ritardati. Le minoranze conservatrici e gli apparati di potere più inclini ad un uso inflessibile della pena di morte già tentano di ottenere l'esecuzione dei ritardati mentali come se nulla fosse avvenuto, semplicemente argomentando per ciascun accusato che esso non è in realtà un ritardato mentale. Ne è chiara dimostrazione la possibile nuova condanna capitale di Johnny Penry, il cui caso nel 1989 aveva dato l'avvio alla discussione sulla costituzionalità della condanna a morte dei ritardati mentali. Penry è chiaramente un handicappato, ma l'accusa, nel terzo processo cui è stato sottoposto, arrivato alle ultime battute in questi giorni, non ha lesinato gli sforzi e le risorse per persuadere la giuria che l'imputato non è un vero ritardato mentale ma solo un 'sociopatico', un mostro di efferatezza capace di simulare una condizione di handicap pur di sfuggire alla morte. In Texas la battaglia per ottenere l'applicazione della sentenza della Corte Suprema sarà dura. Non dimentichiamoci che l'attuale governatore Rick Perry, non meno che il suo predecessore George Bush, pur dichiarando contro ogni evidenza che in Texas non vengono messi a morte ritardati mentali, si è frontalmente opposto ad una legge che esentasse questa categoria di persone dalla pena di morte. In particolare Perry, sotto la spinta dei conservatori, l'anno scorso ha posto il suo veto in extremis, nell'ultimo giorno utile, ad una legge approvata dai due rami del parlamento che esentava i ritardati mentali dalla pena capitale. Neanche lo stesso Daryl Atkins, il cui ricorso ha prodotto la sentenza del 20 giugno, è sicuro di sfuggire alla pena capitale nel forcaiolo stato della Virginia. 2) IL PROSSIMO PASSO: BANDIRE LA PENA DI MORTE PER I MINORENNI La Coalizione Nazionale americana per l'Abolizione della Pena di morte (NCADP) negli ultimi anni si è giustamente posta come obiettivo prioritario la proibizione della pena di morte per coloro che sono minorenni all'epoca del crimine. Questo obiettivo viene ora strettamente collegato alla decisione di proibire la pena di morte per i ritardati mentali. "La Corte Suprema ha riconosciuto che uccidere le persone ritardate mentali viola gli standard di decenza che evolvono segnando il progresso della società - ha dichiarato Steve Hawkins, direttore della NCADP - il prossimo passo sarà quello di applicare gli stessi standard all'esecuzione dei giovani criminali". In effetti se la pena di morte viene ritenuta una punizione eccessiva per coloro che non hanno il pieno possesso delle facoltà mentali ed adattive, la stessa cosa dovrebbe valere per i minorenni il cui sviluppo intellettuale, emotivo e sociale non è ancora compiuto. Questa tesi ha il supporto scientifico dell'autorevole Associazione Psichiatrica Americana. La ovvia improponibilità della pena di morte per i minorenni è ormai riconosciuta universalmente al di fuori degli Stati Uniti, con pochissime eccezioni che si verificano in paesi assai arretrati per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani. I ceti conservatori che ostacolano il bando della pena capitale per i minorenni all'epoca del crimine si ricollegano ad una lunga storia nazionale di linciaggi e di orribili supplizi (v. ad es. n. 96) piuttosto che ad una qualsiasi logica di politica criminale. Purtroppo la pressione dei conservatori ha fino ad ora frenato la maturazione dell'opinione pubblica americana su questo problema, anche se il numero degli stati che bandisce la pena di morte per i minorenni (16) è all'incirca uguale a quello che l'ha bandita per i ritardati mentali (18). Ciò non vuol dire che, almeno in alcuni stati, non evolvano gli 'standard di decenza' anche su tale problema: in quest'ottica è da valutare molto positivamente la sospensione della condanna a morte di Christopher Simmons da parte della Corte Suprema del Missouri, condanna che doveva essere eseguita il 28 maggio (v. n. 97). Gli avvocati di Simmons avevano chiesto una sospensione argomentando che l'attesa sentenza della Corte Suprema federale contro l'esecuzione dei ritardati mentali avrebbe potuto indicare l'inaccettabilità della pena di morte per i minorenni. L'ultima sentenza della Corte Suprema riguardante la liceità costituzionale della condanna a morte dei minorenni risale a 14 anni fa. Nel 1988 a stretta maggioranza (5 contro 4) la massima corte aveva sentenziato che la Costituzione non proibisce la pena di morte per coloro che hanno 16 o 17 anni all'epoca del crimine. Questa sentenza - che non stabilisce nulla di definitivo per quanto riguarda l'età minima per essere condannati a morte - ha fatto sì che da allora in poi si evitasse di infliggere la pena capitale a persone che commisero i delitti loro contestati in età inferiore ai 16 anni (anche se non sono mancate proposte di imporre la pena di morte a ragazzi di 13 anni). Da una statistica fatta sulle 196 condanne a morte di minorenni all'epoca del delitto pronunciate tra il 1973 e il 2000 è risultato che 13 dei condannati avevano 15 anni all'epoca del crimine, 47 ne avevano 16 e il resto 17. Oltre la metà di tali condanne sono state poi annullate o riviste. Sono stati fino ad ora uccisi 18 diciassettenni (di cui 11 in Texas) e un sedicenne all'epoca del crimine. Attualmente ci sono 83 condannati 'giovanili' nei bracci della morte, per due dei quali è stata programmata in Texas l'esecuzione entro agosto (v. articolo seguente). 3) SALVIAMO DUE GIOVANISSIMI NELLE MANI DEL BOIA TEXANO ! Il prossimo mese di agosto potrebbe molto facilmente essere ricordato dalle generazioni future in America come uno dei mesi in cui il Texas ha dato il peggio di sé: per l' 8 e il 28 agosto sono infatti programmate le esecuzioni di due ragazzi afro-americani, entrambi minorenni all'epoca del crimine. T.J. Jones, che ha un nome formato dalle due sole letterte iniziali, accusato di aver ucciso a 17 anni un anziano durante un tentativo di furto, dovrà morire l'8 agosto. Questo ragazzo, che non aveva altri precedenti penali, ha infine rinunciato ai suoi ultimi ricorsi e, pertanto, ha accelerato il suo cammino verso la camera della morte. La socia Gigliola Cortelli, che corrisponde con lui dal 1996, lo descrive come una persona mite, che non voleva si segnalasse il suo caso all'opinione pubblica o si facessero per lui appelli alle autorità 'per non peggiorare la sua posizione e accelerare la sua esecuzione' Il 28 agosto, poi, lo stato del Texas ucciderà Toronto Patterson, di soli 24 anni, anch'egli minorenne all'epoca del crimine. Egli fu incriminato per l'omicidio di sua cugina e delle due figliolette di lei, di 6 e 3 anni. Il suo crimine è orrendo, ma durante il processo non si tenne conto dell'infanzia infelice di Toronto, figlio di una madre nubile minorenne, alcolizzata e tossicodipendente. Egli subì abusi nell'infanzia e fu lui, a 9 anni, a doversi occupare di una sorellina cerebrolesa, che morì all'età di due anni, lasciando il fratello undicenne traumatizzato e sconvolto. I casi di T.J. Jones e Toronto Patterson non hanno raggiunto la notorietà di quello di Napoleon Beazley, e la loro morte potrebbe passare quasi inosservata, fissata in modo opportuno dallo stato del Texas nel mese in cui la maggior parte della gente pensa alle vacanze. Non dobbiamo permettere che una simile nefandezza passi sotto silenzio e vada ad aggiungersi a tutte le altre mostruosità che rendono il Texas tristemente famoso in questi anni! Non dobbiamo permettere che lo Stato del Texas creda, fissando le esecuzioni più sconvolgenti (come sono quelle dei minorenni all'epoca del crimine) nei periodi di ferie estive, di riuscire a nascondersi davanti all'opinione pubblica mondiale. Non dobbiamo permettere al Governatore e alla Commissione delle Grazie del Texas di lasciar compiere altri due omicidi legalizzati senza ricordar loro ancora una volta in modo pressante la gravissima responsabilità che si assumono! Vi invitiamo a scrivere, SUBITO, dati i tempi strettissimi, inviando per posta prioritaria (affrancatura: 0,77 euro fino a tre fogli) o fax, la seguente petizione in inglese (occorre stamparla, completarla con nome, cognome, indirizzo postale completo dei sottoscrittori, firmarla e spedirla). Per chi non ha tempo di utilizzare la posta o il fax c'è la possibilità di inviare UN BREVE messaggio al Governatore tramite la sua PAGINA WEB. Mettete come stato di partenza il Texas oltre al vostro indirizzo completo con alla fine '- Italy'. Compilate dunque la pagina al seguente indirizzo (che deve essere scritto esattamente tutto di seguito su una sola riga) (che deve essere scritto esattamente tutto di seguito su una sola riga) www.governor.state.tx.us/contact%20%20information/email/email_the_governor.htm Potete selezionare i primi 5 capoversi della petizione e incollarli nell'apposito spazio. Traduzione della petizione: Caro Governatore Rick Perry,Cari Membri della Commissione delle Grazie. L'8 e il 28 agosto due minorenni all'epoca del crimine, entrambi Afro-Americani, verranno uccisi dallo Stato del Texas.Vi prego di fermare queste esecuzioni! T.J. Jones, diciassettenne all'epoca del crimine, senza altri precedenti penali, ha rinunciato ai sui appelli, accelerando in questo modo il suo cammino verso la camera della morte, e dovrebbe morire l'8 agosto. Oltre ad alcuni amici, morendo egli lascerà una figlia di 7 anni. Toronto Patterson ha adesso solo 24 anni e ne aveva 17 all'epoca del crimine. I tre omicidi da lui commessi furono orrendi, ma al suo processo non fu presa in alcuna considerazione la sua infanzia estremamente travagliata. Egli dovrebbe essere ucciso il 28 agosto. Questa petizione non intende in alcun modo scusare i crimini di questi minorenni o sminuire la sofferenza provocata alle famiglie delle loro vittime.Ciò che voglio sottolineare è che lo Stato del Texas sta per uccidere altri due prigionieri che erano minorenni quando commisero il loro crimine, e questa è una punizione che nessun'altra nazione civile applica ancora nel 21° secolo! Infatti, gli Stati Uniti sono l'unica nazione in cui un gran numero di minorenni viene "giustiziato", in seguito ad un'orrenda tradizione nazionale. Delle 31 esecuzioni di minorenni all'epoca del crimine, effettuate nel mondo negli ultimi dieci anni, 16 hanno avuto luogo negli U.S.A., una in Congo, sette in Iran, una in Nigeria, quattro in Pakistan, una nell'Arabia Saudita e una in Yemen. La maggior parte di queste nazioni, eccetto gli Stati Uniti, ha successivamente proibito l'esecuzione di minorenni.Due terzi dei minorenni messi a morte negli Stati Uniti sono Afro-Americani. I minorenni condannati a morte negli USA denunciano un fallimento sociale. La grande maggioranza proviene da ambienti estremamente poveri, degradati e corrotti, ha subito seri abusi durante l'infanzia e dimostra scarse capacità intellettive. In conclusione la società uccide senza pietà coloro che non è stata in grado di proteggere di sottrarre dal sentiero della criminalità. E' pertanto nel nome della civiltà e del mantenimento dei diritti umani basilari, che vi chiedo rispettosamente di sospendere le esecuzioni di questi due minorenni e di considerare la possibilità di conceder loro clemenza. Governor Rick Perry Attn: Office of General Counsel P.O. Box 12428 Austin, Texas 78711 - 2428 Fax: 001 512 463-1849 Texas Board of Pardons and Paroles Attn: Executive Clemency Section 8610 Shoal Creek Blvd Austin, Texas 78757 Fax: 001 512 463-8120 Dear Governor Rick Perry, Dear Members of the Board of Pardons and Paroles, On August 8 and on August 28 two juveniles at the time of the crime, both Afro-Americans, are scheduled to be killed by the State of Texas. I beg you to stop these executions! T.J. Jones, 17 at the time of his crime, with no other prison record, has given up all his appeals, thus accelerating his path towards the death chamber, and should die on Agust 8. Beyond some friends, if he dies he'll leave a 7 years old daughter. Toronto Patterson is now only 24 and was 17 at the time his crime. The three murders he committed were horrible, but at his trial his extremely troubled childhood was not taken into consideration. He should be executed on August 28. This petition in no way attempts to excuse these juveniles' crimes or belittle the distress caused to the victims' families. What I want to point out is that the State of Texas is going to kill two more offenders who were under age when committing their crime, and this is a punishment which no other civilized nation goes on applying in the 21st century! Actually, the United States are the only nation where a number of executions of juveniles takes place, following a monstrous national tradition. Of the 31 executions of juveniles at the time of the crime, carried out in the world in these last ten years, 16 have taken place in the USA, one in Congo, seven in Iran, one in Nigeria, four in Pakistan, one in South Arabia and one in Yemen. Most of these nations, except the United States, have afterwards forbidden the execution of juveniles. Two thirds of the juvenile offenders put to death in the USA are black. The juveniles condemned to death in the USA denounce a serious social failure. The great majority of them come from an extremely poor, disrupted and sick environment, they have undergone serious abuses during their childhood and show low intellective capabilities. In the end society kills without mercy those whom it has not been able to protect and to avert from the path of criminality. It is therefore in the name of civilization and of the preservation of the basic human rights that I respectfully request you that these juveniles' executions be stayed and consideration is given to granting them executive clemency. Best regards 4) ANNULLATE CENTINAIA DI CONDANNE A MORTE COMMINATE DAI GIUDICI Alcuni osservatori hanno salutato le decisioni prese nel mese di giugno del 2002 dalla Corte Suprema federale come le più favorevoli al movimento abolizionista dell'ultimo quarto di secolo. Quattro giorni dopo la sentenza che proibisce la pena di morte per i ritardati mentali è stata pubblicata un'altra storica sentenza in materia di pena capitale: devono essere le giurie popolari e non i giudici a determinare gli aspetti di un crimine che danno luogo ad una condanna capitale. La decisione della Corte Suprema federale - conseguente al ricorso di Timothy Stuart Ring contro l'Arizona - resa nota il 24 giugno, tende a salvaguardare il diritto degli Americani di essere giudicati da 'giurie di propri pari' previsto dal Sesto Emendamento della Costituzione. Questa sentenza invalida le procedure in vigore in cinque stati (Arizona, Colorado, Idaho, Montana, Nebraska ) in cui la condanna a morte viene comminata da uno o più giudici. La stessa sentenza pone un interrogativo riguardo alla liceità costituzionale del procedimento adottato da altri quattro stati (Alabama, Delaware, Florida, Indiana) in cui la colpevolezza viene stabilita da una giuria ma nei quali la pena di morte viene imposta successivamente da giudici che possono non tener conto della proposta di pena avanzata dalla giuria. Come avevamo previsto (v. nn. 93 e 94 ), la sentenza del 24 giugno, ancor più di quella del 20 dello stesso mese, genera grande confusione nel sistema della pena capitale. Si può infatti prevedere che i 168 imputati che furono condannati a morte dai giudici senza l'intervento delle giurie debbano essere di nuovo processati dopo una radicale riforma delle regole di procedura penale, a meno che non vi sia per tutti una commutazione automatica della loro pena in condanna a vita (come avvenne nel 1972 quando il sistema della pena di morte fu messo in mora dalla Corte Suprema federale). Più incerta è la sorte dei 629 condannati rinchiusi nei bracci della morte dei quattro stati che hanno un sistema giudicante misto. Ad esempio in Florida, che ha 383 condannati a morte, già si fronteggiano le opinioni di chi ritiene che debbano essere invalidate tutte le condanne capitali e chi, come il governatore Jeb Bush, opta soltanto per la revisione delle sentenze dei 9 detenuti (tra cui il nostro amico Tommy Zeigler) per i quali la giuria suggerì una condanna a vita e il giudice impose la pena di morte. Per di più sembra che la Florida tenti di far eseguire al più presto le condanne capitali di Linroy Bottoson ed Amos King che erano state sospese in attesa della decisione sul caso di Timothy Ring. La sentenza del 24 giugno, in sé non completamente chiara, si inserisce in un contesto di pronunciamenti complesso e contraddittorio della stessa Corte Suprema. Essa consegue direttamente ad una sentenza di due anni fa (Apprendi contro il New Jersey) in cui la massima corte aveva annullato la decisione di un giudice di aggravare una pena detentiva decisa dalla giuria. Per lo più gli abolizionisti considerano con favore la sentenza del 24 giugno osservando che, rispetto alle giurie, i giudici (eletti) sono più inclini alle condanne a morte per ragioni politiche. C'è anche la speranza che l'annullamento di centinaia di condanne già pronunciate contribuisca a destabilizzare il sistema della pena capitale in molti stati. Osserviamo però che tale sentenza, approvata 7 contro 2 con il concorso di giudici rertrogradi come Antonin Scalia, si rifà ad una tradizionale concezione della giustizia che demanda 'al popolo' anziché allo stato la facoltà di infliggere le pene e in particolare di togliere la vita ai colpevoli. Questa concezione della giustizia, cara ai conservatori americani, è meno evoluta di quella che vede nello stato un'entità 'super partes' che dovrebbe giudicare obiettivamente, libera dalle spinte emotive e dal desiderio di vendetta. 5) FAVOREVOLI PER TOMMY ZEIGLER I PRIMI RISULTATI DEI TEST DEL DNA All'inizio di giugno sono stai resi noti i primi risultati dei test del DNA richiesti dalla difesa legale di William Zeigler. Tali risultati sono stati commentati in modo sprezzante dall'accusa e presentati alla stampa come sfavorevoli per il condannato. In realtà essi corrispondano perfettamente alla versione dei fatti da sempre fornita da Zeigler. Il caso sconcertante di William "Tommy" Zeigler 'ospite' da 26 anni del braccio della morte della Florida è ben noto ai nostri lettori. Grazie anche ai numerosi appelli del Comitato Paul Rougeau e del Coordinamento 'Non uccidere' inviati alle autorità della Florida a partire dal febbraio del 2001 (v. n. 83) il 27 agosto 2001 fu concesso al condannato di far eseguire dei test del DNA sui numerosi reperti ematici rinvenuti nell'emporio di Tommy dopo la strage della notte di Natale del 1975 nella quale furono uccisi la moglie, i suoceri e un uomo del posto, tale Charlie Mays, mentre lo stesso Tommy fu ferito gravemente all'addome (v. n. 88). Tommy Zeigler ha sempre sostenuto di essere rientrato al buio nel suo negozio e di essere stato assalito da Charlie Mays con cui ha lottato strenuamente rimanendo ferito e riuscendo infine ad uccidere quest'ultimo. Tommy, prima di svenire, telefonò per chiedere soccorso. Secondo Tommy i suoi congiunti furono sterminati da Charlie Mays e da un suo complice, una persona che testimoniò contro di lui al processo. La ricostruzione degli eventi fatta dall'accusa presenta molte incongruenze e si basa sul presupposto che Zeigler, dopo aver lottato col suocero, aver compiuto la strage, si sarebbe sparato in pancia con una pistola di grosso calibro per simulare una rapina. Ebbene il sangue di cui è impregnata la maglietta di Zeigler è quello di Charlie Mays e NON quello del suocero Perry Edwards. Inoltre il sangue trovato sui pantaloni di Charlie Mays è quello di Perry Edwards e non quello dello stesso Charlie Mays. La difesa attende che vengano completati i test per un commento ufficiale su di essi, non così la pubblica accusa che ha imbeccato la stampa. Oltre ai risultati dei test del DNA e i ricorsi ancora a disposizione del detenuto, la sentenza della Corte suprema federale del 24 giugno di cui abbiamo parlato più sopra potrebbe essere l'ultima istanza di salvezza per Zeigler. Infatti la giuria che lo dichiarò colpevole nel lontano 1976 propose per lui il carcere a vita e fu il giudice a imporre la pena di morte. 6) SVOLTA POSITIVA NELL'INTERMINABILE ITER GIUDIZIARIO DI BURDINE Per la Corte d'Appello federale del Quinto circuito non era stato facile ammettere che l'avvocato difensore di Calvin Burdine aveva dormito durante fasi decisive del processo capitale del 1984 in cui quest'ultimo fu condannato a morte (v. nn. 81, 88 ed anche 82, 83 ) ma alla fine il 13 agosto 2001 gli abolizionisti avevano tirato un sospiro di sollievo: la Corte al completo aveva deciso che il processo doveva essere rifatto o il condannato lasciato libero entro tre mesi. Come accade nei migliori 'thriller' non era però mancato un colpo di coda inaspettato dell'accusa che rimetteva tutto in discussione con un ricorso alla Corte Suprema federale. L'accusa ancora una volta ribadiva che - in osservanza alla giurisprudenza vigente - i momenti di disattenzione dell'avvocato non inficiavano la validità del processo. La Corte Suprema ha aspettato molto a rispondere sul caso di Burdine ma 3 giugno ha lasciato cadere il ricorso dell'accusa. Si ritorna dunque alla situazione del 13 agosto 2001 ed ora il Texas, se non vuole rilasciare il condannato, deve organizzare per lui un nuovo processo. In alcuni casi l'accusa rinuncia a chiedere la ripetizione di un processo dopo che sono passati molti anni dal precedente processo annullato. Ciò accade quando lo stato ritiene di non riuscire ad ottenere di nuovo una condanna perché nel frattempo sono cambiate le norme oppure è mutato l'insieme delle circostanze probatorie: possono essere emersi elementi a favore dell'imputato, le prove a carico essersi deteriorate (alcuni testimoni hanno cambiato versione o sono morti)... A volte anche l'attenzione dell'opinione pubblica o una migliore difesa legale dell'imputato possono scoraggiare un nuovo processo. Tuttavia, per il famoso caso di Calvin Burdine, l'accusa ha subito chiesto un nuovo processo dichiarando di essere in possesso di abbondante materiale probatorio per ottenere di nuovo una condanna a morte. Ricordiamo che a Burdine, un omosessuale, fu contestato di aver ucciso il suo ex compagno. In un primo tempo egli confessò alla polizia di essere colpevole ma poi ritrattò accusando, molto verosimilmente, un complice. Quest'ultimo dopo otto anni di carcere ha riacquistato la libertà. Durante il breve processo Burdine fu offeso a causa della sua tendenza sessuale e infine condannato a morte. L'attuale avvocato di Calvin Burdine, Robert L. McGlasson, ha chiesto al giudice federale distrettuale David Hittner il rilascio del prigioniero in attesa del nuovo processo. L'accusa ha preannunciato che si opporrà al rilascio. 7) COMINCIA A MORDERE L'ATTACCO DELL'ARIZONA CONTRO I PEN PAL Negli Stati Uniti la associazioni per 'i diritti delle vittime del crimine' in genere si battono per l'estensione della pena di morte e per accelerare le esecuzioni capitali. I congiunti di coloro che furono assassinati, con poche ammirevoli eccezioni, considerano i condannati esseri privi di umanità la cui sopravvivenza costituisce una prolungata tortura, un impedimento per raggiungere la pace del cuore. Si spiega pertanto l'indignazione causata da qualunque gesto di solidarietà nei confronti dei condannati a morte, la diffidenza e l'ostilità per i rapporti di amicizia che si creano tra i detenuti e i loro pen pal. All'inizio del 2000 la campagna della Benetton che fece erigere enormi cartelloni con i volti dei condannati a morte provocò proteste ufficiali delle autorità e una rappresaglia commerciale nei riguardi della nota azienda italiana di abbigliamento (v. n. 74). In quello stesso periodo le storie dei condannati a morte pubblicate nel sito della Coalizione Canadese Contro La Pena Di Morte (CCADP) e le loro richieste di corrispondenza con l'esterno del carcere scatenò le pressioni di alcuni parenti delle vittime del crimine sul Parlamento dell'Arizona (v. nel n. 75 l'ampio commento: "Parte dall'Arizona l'offensiva contro i pen pal') per ottenere una legge che cancellasse da Internet ogni traccia dei condannati 'in cerca di interessata pubblicità' ai danni dei parenti delle loro vittime. La risposta dei legislatori dell'Arizona fu immediata e in men che non si dica arrivò alla firma del Governatore la legge 2376 che proibiva ai detenuti dell'Arizona qualsiasi contatto diretto od indiretto con Internet. L'opposizione delle organizzazioni dei diritti civili contro tale legge, che contrasta col diritto di parola e di comunicazione, sacro per gli Americani, così come le difficoltà pratiche di farla rispettare, hanno avuto l'effetto di mantenere inattiva la legge fino al mese di giugno di quest'anno. Con un messaggio e-mail inviato a tutti gli abolizionisti il 2 giugno la Coalizione Canadese Contro La Pena Di Morte ha reso noto che - prendendo a pretesto il fatto (non confermato e non correlato al problema) che alcuni detenuti avevano scritto ai parenti delle loro vittime - l'Amministrazione carceraria dell'Arizona ha proibito esplicitamente a diversi detenuti del braccio della morte di scrivere alla CCADP per chiedere di mettere informazioni 'on line' nonché di permettere a parenti e amici di farlo in vece loro. L'Amministrazione carceraria sta esplorando il Web: cerca i nomi dei detenuti nei siti e poi notifica ai prigionieri l'ordine di essere 'off line' entro una certa data, sotto minaccia di accuse penali e di provvedimenti disciplinari come il taglio dei collegamenti radio e TV e dell'elettricità nelle celle, la proibizione di effettuare acquisti allo spaccio del carcere, un più elevato livello di isolamento. Questa è la tipica lettera scritta da un prigioniero alla CCADP: "Oggi ho ricevuto una lettera dall'Unità di investigazione criminale della prigione in cui mi si avverte che sto violando una nuova legge dello stato che proibisce ai detenuti l'accesso ad Internet. Mi hanno imposto di scrivervi per ingiungervi di togliere ogni informazione e richiesta di pen pal che voi avete inserito su di me, se non lo faccio sono soggetto a provvedimento disciplinare e a sanzioni penali. Pertanto vi chiedo di rimuovere immediatamente (...). Solo io e non l'Amministrazione carceraria ho il diritto di chiedervi di eliminare ogni cosa che mi riguarda dal vostro spazio Web (...) Ovviamente sia la CCADP che le associazioni per i diritti civili, in particolare l'Unione Americana per i Diritti Civili (ACLU) non hanno intenzione di accondiscendere senza combattere alle ingiunzioni dello stato dell'Arizona e sono decise ad adire le Corti di giustizia. In una lettera dell'ACLU all'Amministrazione carceraria dell'Arizona leggiamo tra l'altro: "(...) anche prima della promulgazione della legge i prigionieri dell'Arizona non avevano accesso diretto ad Internet, dal momento che non avevano accesso a computer collegati alla rete. Ma la legge 2376 va molto oltre e attenta alla libertà di parola di persone che sono fuori dal carcere. I prigionieri possono essere puniti se 'corrispondono o tentano di corrispondere con un fornitore di comunicazioni Internet (...)' e forse è anche più rilevante che un prigioniero possa essere punito se 'una qualsiasi persona accede ad un fornitore di comunicazione Internet a richiesta di un detenuto'(...) Riteniamo che la legge 2376 e la sua implementazione da parte dell'Amministrazione costituisca una chiara violazione del Primo Emendamento della Costituzione. Non vi è dubbio che il proposito e l'effetto della legge è quello di sopprimere il flusso delle informazioni tra i prigionieri e il mondo esterno e di raggelare il supporto fornito dalla CCADP e da altre organizzazioni contrarie alla pena di morte e per la salvaguardia dei diritti dei prigionieri. Questo non può essere considerato un legittimo obiettivo di un governo e siamo sicuri che tale legge verrà rapidamente invalidata dalle corti. (...) Vi scriviamo per chiedervi di sospendere immediatamente l'applicazione della legge 2376. Se codesta Amministrazione si rifiuterà di farlo e continuerà a violare i diritti assicurati dal Primo Emendamento ai prigionieri e ai loro corrispondenti (...), noi opporremo subito un ricorso per invalidare la legge (...)" Nel frattempo la CCADP, man mano che le pervengono richieste di prigionieri che chiedono di togliere da Internet il materiale che li riguarda, scrive all'Amministrazione carceraria e ai prigionieri dicendo che non intende adeguarsi alla richiesta ricevuta ritenendola frutto di una coercizione. 8) L'ASSASSINO DELLA PORTA ACCANTO Riceviamo dall'amica Bianca Cerri il seguente contributo sul caso di Anthony Graves. Il pezzo è stato scritto con cura da Bianca elaborando le informazioni in suo possesso. Anthony è stato accusato di complicità in un'orrenda strage avvenuta in Texas, senza che alcuna prova fisica lo legasse al delitto, solo su testimonianza di un certo Robert Carter. Quest'ultimo fu certamente un crudele assassino. Come è stato possibile condannare Anthony - e condannarlo a morte - sulla base della testimonianza di costui? Carter a maggio del 2000, due settimane prima di essere 'giustiziato', ha ritrattato le sue accuse contro Graves in una dichiarazione giurata, tuttavia per la Corte criminale d'Appello del Texas è ormai tempo di uccidere Anthony Graves ponendo fine ai suoi 'pretestuosi' appelli. La messa in stato d'accusa Anthony Graves era un uomo dalla vita tranquilla. Aveva 29 anni ed era già padre di tre figli. Come succede per tanti lavoratori, i suoi pensieri si concentravano spesso sulle bollette da pagare e sull'educazione dei figli. Non poteva immaginare che una strage avvenuta il 18 agosto del 1992 nella città in cui abitava, cambiasse la sua vita e mettesse fine per sempre alla sua tranquillità. Sei persone erano state uccise e la loro casa era stata incendiata. Cinque delle sei vittime erano minorenni. L'incubo per Anthony Graves comincia il 22 agosto del 1992, quando imbocca il vialetto che lo conduce sino a casa al termine di una regolare giornata di lavoro. Davanti a casa sua, Anthony vede una macchina della polizia. Viene invitato a salire. Giunto al comando, lo informano che un uomo, Robert Earl Carter, lo ha denunciato come complice nella strage mostruosa di cui Anthony ha soltanto sentito parlare nei telegiornali. La polizia ora sospetta di lui: lo ritengono capace di aver straziato ed ucciso una donna di 45 anni, una ragazza di 16 e quattro fanciulli tra cui una bambina che è probabilmente figlia di Carter. Anthony dice di non conoscere nessun Robert Carter, è terrorizzato, non capisce che cosa voglia la polizia da lui e perché nessuno gli creda. Non ricorda quel nome, con ogni probabilità gli agenti si sbagliano, non possono veramente credere che lui abbia partecipato all'omicidio di tante persone. La polizia non gli dà ascolto e, anzi, lo chiude in una cella. L'incubo diventa sempre peggiore. In quel momento si accorge che davanti alla sua cella ce n'è un'altra e, in quella cella, cammina avanti ed indietro Robert Carter. Carter è stato arrestato dopo aver partecipato, coperto di ustioni, al funerale delle vittime. Anthony, alla fine, lo riconosce: è l'uomo che ha sposato una sua cugina, lo ha visto a malapena una volta. Disperato, Anthony Graves urla a Carter: "perché?" Perché si è accanito su di lui con un'accusa tanto tremenda? Poi, tornano gli agenti per interrogarlo di nuovo. Uno di loro gli dice durante l'interrogatorio che già lo vede con un ago infilato nel braccio, sul lettino dell'esecuzione. Agli agenti non interessano le sue proteste, cercano di farlo crollare per ottenere una confessione. Dopo tre settimane, c'è una seduta del Gran Giurì dove sono presenti Anthony Graves e Robert Carter: in quella occasione Carter scagiona Anthony e dice che è stato lui a compiere quel delitto brutale e nessuno lo ha aiutato. Aveva paura ed ha tirato fuori il primo nome che gli è venuto in mente. Un agente gli aveva detto che se avesse rivelato il nome dell'assassino lo avrebbero rilasciato e Carter gli aveva creduto, sapeva che la polizia era convinta che gli assassini erano stati più di uno, avevano arrestato sua moglie e Carter non voleva fosse incriminata. Davanti al Gran Giurì, Anthony Graves ribadisce la propria innocenza. Non ha bisogno di un avvocato, dice, perché gli innocenti non devono difendersi da nulla. Inoltre, ha una testimone: Yolanda Mathis che è rimasta con lui per tutta la notte quando sono avvenuti gli omicidi. Due settimane dopo, c'è un'altra udienza del Gran Giurì: un poliziotto, inaspettatamente, dice che Anthony non ha negato di avere una parte di responsabilità nell'uccisione delle sei vittime. A seguito di questa affermazione, ad Anthony viene negato il rilascio su cauzione. Il processo Poche settimane dopo le udienze presso il Gran Giurì, su Anthony piomba l'accusa di aver commesso un crimine capitale. Dovranno passare due anni prima che inizi il processo. Quello di Carter si tiene nell'aprile del 1994. Robert Carter viene riconosciuto colpevole. Il 20 ottobre del 1994, si apre il processo contro Anthony Graves. Carter viene portato in aula come testimone, dove fornisce una nuova versione dei fatti. Questa volta dice che la strage era stata un'idea di Graves, desideroso di vendicarsi di una delle vittime che aveva ottenuto una promozione sul lavoro che, secondo lui, sarebbe spettata di diritto a sua madre. Nessuno nota che questa nuova versione dei fatti è estremamente diversa dall'accusa originaria mossa da Carter verso Graves. E di nuovo, i poliziotti diranno che Graves non aveva negato quelle accuse. La polizia non ha rinvenuto nessuna arma che ricolleghi Graves alla strage. In casa sua, la polizia non ha trovato altro che un coltellino da boy-scout, che Graves aveva avuto in regalo anni prima da un suo operaio. La pubblica accusa afferma che nulla esclude che il coltellino da scout potrebbe essere servito a massacrare le vittime. Ad Anthony resta solo la speranza che Yolanda Mathis riesca a provare la sua innocenza. Quando arriva il momento della testimonianza di Yolanda, la pubblica accusa chiede di potere conferire con la testimone in privato. Il giudice ritiene lecita quella richiesta. La pubblica accusa informa la testimone che anche lei è sospettata di complicità nella strage. La donna è terrorizzata: abbandona il tribunale addirittura fuggendo. Bada persino di non mettere piede nell'aula dove si sta celebrando il processo. In molti la vedono uscire di corsa dall'edificio piangendo. L'unico testimone ammesso è il fratello di Anthony, ma la sua testimonianza è contestata dall'accusa per via del grado di parentela. Lo stesso avviene quando testimonia la sorella di Anthony, Dieter. Alla fine del processo, Anthony Graves è condannato a morte. La sentenza viene confermata in appello nel 1997. Giustizia sommaria Che si sia arrivati alla condanna a morte di tutti gli accusati (Robert Carter, sua moglie ed Anthony Graves) è una diretta conseguenza del forte impatto emotivo suscitato dalla strage. Uno dei parenti delle vittime aveva detto che era stato un delitto atroce, uno di quegli avvenimenti che non dovrebbero mai succedere nelle società umane. Un delitto così sanguinario non aveva quasi precedenti in Texas. Sei esseri umani massacrati e poi ridotti in cenere. Durante i funerali, la vista delle sei bare allineate aveva commosso e fatto infuriare molte persone. Tutti avevano commentato che solo la pena di morte poteva vendicare quelle sei vittime innocenti. Anzi, un buon numero di cittadini invocava una morte dolorosa e lenta. Non si può avere pietà per chi mette a morte delle piccole vittime innocenti. I bambini avevano riportato orrende mutilazioni. Carter era stato tradito dalle fasciature e dai suoi legami con la famiglia sterminata ma il discorso non era lo stesso per Graves. Nessuna prova fisica legava Graves al delitto. Lo ha affermato anche Jay Burnett, ex-giudice della corte criminale. Oggi, Burnett è avvocato difensore di Graves. Secondo Burnett, aver consentito alla seconda versione di Carter di prevalere sulla prima è una grave violazione di legge. Burnett ha espresso il proprio dissenso sul comportamento della pubblica accusa. Ma, all'accusa, che lodò Carter per aver consentito di "assicurare un omicida alla giustizia", la verità non interessava. Ritrattazione totale Il 18 maggio del 2000, Robert Carter ha voluto rilasciare una dichiarazione giurata durante la quale ha scagionato Graves da ogni accusa. In quella deposizione, Carter afferma chiaramente di essere stato guidato dalla pubblica accusa a coinvolgere per la seconda volta Anthony Graves. Due uomini erano andati a cercarlo lo avevano convinto che una nuova accusa nei confronti di Graves sarebbe stata benefica per la sua situazione. ( Vedi: http://www.geocities.com/deathrow_interview/Q_A_1_.html ) Robert Carter era un agente di polizia penitenziaria prima di finire nel braccio della morte. E' stato 'giustiziato' il 31 maggio 2000. Prima di morire, già legato al lettino dell'esecuzione ribadì di aver ucciso da solo. Davanti ai famigliari delle vittime chiese perdono per il dolore causato loro. Poi dichiarò che Anthony Graves non era mai stato con lui sul luogo del delitto, che non aveva partecipato alla strage. Carter augurò alla famiglia delle vittime di poter trovare pace. Chiuse gli occhi chiedendo perdono a Dio. Respinto un importante ricorso avanzato da Anthony Lo scorso 2 gennaio, la Corte criminale d'Appello del Texas ha respinto il ricorso avanzato Anthony Graves in merito alla "scarsa qualità della difesa" fornitagli dall'avvocato d'ufficio in occasione dell'appello per la richiesta di habeas corpus a livello statale. La Corte ha argomentato che la riforma dell'iter giudiziario nei casi capitali (voluta nel 1995 dal governatore George Bush per accelerare le esecuzioni) prevede soltanto che venga fornito ai condannati a morte un avvocato per la richiesta di habeas corpus a livello statale ma non prescrive che l'avvocato faccia un lavoro efficace (v. n. 93). Con una maggioranza di 6 contro 3, la Corte ha respinto il ricorso di Anthony Graves anche se il suo avvocato omise di presentare la dichiarazione giurata di Robert Carter, che scagionava completamente l'imputato. "Ci deve essere un momento - ha scritto per la maggioranza la giudice Caty Cochran - in cui una condanna criminale diventa definitiva, un momento in cui la necessità della deterrenza e della certezza e dell'immediatezza della pena diventano più importanti del diritto del prigioniero di avanzare una serie di appelli senza fine." La grave sentenza che ha respinto il ricorso di Graves ha influito negativamente sull'iter giudiziario di altri condannati a morte, a cominciare da Napoleon Beazley che è stato ucciso il 28 maggio u. s. Solidarietà ad Anthony Ormai sono dieci anni che Anthony Graves si trova nel braccio della morte. Una delle sue visitatrici abituali è la tredicenne Bonnie Caraway, che vive poco lontano dal braccio della morte. La ragazza, che tutti chiamano Lil per distinguerla dall'omonima nonna, visita Anthony proprio in compagnia della madre di suo padre. Lil e Bonnie sono convinte dell'innocenza di Anthony Graves. Il padre di Lil aveva avuto una condanna a 25 anni per un omicidio mai commesso. Per lei è stato un incubo e la nonna è quasi morta di dolore. La famiglia è stata rovinata finanziariamente. Dopo un anno il signor Caraway è stato scagionato perché il vero assassino ha confessato. Bonnie Caraway ha deciso di rispondere alla richiesta di aiuto di Anthony. Sito web : http://www.oranous.com/texas/graves/Graves.html Raccolta fondi per l'assistenza ad Anthony Graves: Anthony Graves Defense Fund C/O Bonnie Caraway - President - P.O. Box 545- Hardin, Texas 77561 Scrivete ad Anthony: Anthony Graves #999127 - Polunsky Unit -3872 FM 350 South - Livingston, TX 77351 (USA) 9) RIUNIONE DEL GRUPPO DI TORINO DEL 2 GIUGNO 2002 Presenti: Cristina Curoso, Irene D'Amico, Anna Maria e Giovanni Esposito, Grazia Guaschino, Secondo Mosso, Francesca Peira. Si è cominciato con l'esposizione della splendida ricerca sulla pena di morte fatta da Francesca Peira per la prova di esame di terza media. Francesca, oltre a effettuare un'indagine approfondita ed esauriente in Internet, ha realizzato il suo lavoro in modo armonico e dettagliatissimo, corredandolo di illustrazioni, di allegati inerenti alle associazioni abolizioniste e di altre notizie che ne fanno un'opera davvero degna di nota. Ha poi collegato l'argomento ad una ricerca sulla Turchia e ad una sulle sostanze letali usate in America per le esecuzioni capitali. Il gruppo si è sinceramente complimentato con lei per l'ottimo lavoro svolto (davvero incredibile per una ragazzina così giovane) ed ha espresso il desiderio di avere una fotocopia della ricerca da conservare nel materiale letterario del Comitato. Grazia ha poi brevemente relazionato il lavoro svolto a Firenze, durante l'Assemblea dei soci del Comitato, illustrando le decisioni prese sui vari punti oggetto dell'assemblea stessa. Si è parlato della possibilità di avere Dale Recinella in Italia nella primavera 2003, invitato dal Comune e dall'Università di Udine, e si è deciso di intervenire presso le amministrazioni comunali, a Torino e a Novara, con congruo anticipo, nella speranza di ottenere qualche finanziamento e, soprattutto, un gran numero di ascoltatori di Dale in queste città. Si è anche detto di organizzare la possibile visita di Dale in collaborazione con altre associazioni, come la Comunità di Sant'Egidio e Amnesty International, che sicuramente dispongono di maggiori mezzi divulgativi e possono quindi più facilmente ottenere ascolto da parte delle autorità e dei media. Si è proposto di realizzare una versione molto abbreviata della videocassetta relativa all'interevento di Dale Recinella nel gennaio scorso. Ci sono state delle obiezioni sulla scelta del contenuto della versione ridotta: secondo Irene e Anna Maria, la parte della descrizione della "Death Belt", con tutte le implicazioni politiche e sociali, non avrebbe dovuto essere tolta. Infatti alcuni ascoltatori forse preferirebbero addirittura questo tipo di orientamento del discorso contro la pena di morte, piuttosto che quello, molto più coinvolgente sul piano emotivo, dell'esperienza vissuta da Dale come assistente spirituale nel braccio della morte. Di questa proposta si parlerà con il resto del Direttivo, prima che la videocassetta venga realizzata con la collaborazione della Comunità di Sant'Egidio. Sempre a proposito di oratori americani in visita in Italia, Secondo, Anna Maria e Giovanni hanno riferito le loro impressioni sulla visita di Bill Pelke a Torino e a Novara. In particolare Secondo si è dichiarato soddisfattissimo della conferenza e ha detto che sua figlia, che pure vi ha assistito, ne è rimasta entusiasta. Secondo ha sottolineato il fatto che per lui è stato positivo che sua figlia abbia assistito a questa conferenza piuttosto che a quella di Dale, perché Bill, contrariamente a Dale, ha fatto un discorso ottimistico e meno drammatico, parlando soprattutto di tutte le cose positive che sin qui sono state fatte nel cammino verso l'abolizione della pena di morte. Anna Maria e Giovanni detto di essere stati colpiti positivamente dal discorso di "conversione" avvenuto nell'animo di Bill dopo la condanna a morte dell'assassina di sua nonna. La profonda fede religiosa è stata determinante nell'evoluzione morale di Bill. Si è parlato, in relazione a questo, di come in America la religione influenzi molto le scelte personali e politiche della società, nel bene e, purtroppo, anche nel male (per esempio Bush, riferendosi alla guerra al terrorismo, parla di combattere le Forze Oscure del Male, oppure la stessa "Death Belt" è legata ad una interpretazione della Bibbia). Si è poi parlato degli interventi nelle scuole: Anna Maria ha portato numerosi temi svolti dai suoi allievi dopo la conferenza tenuta da Irene e da Grazia, dai quali si evince un chiaro successo del nostro lavoro. I ragazzi sono stati profondamente colpiti dai nostri discorsi e anche l'uso della "cella virtuale" sembra abbia destato il loro interesse. Anna Maria preparerà nel corso dell'estate un articolo sull'argomento, riportando anche citazioni dai temi dei ragazzi. Questo articolo verrà pubblicato sul bollettino che uscirà nel mese di settembre. In questo modo, l'articolo costituirà un'ottima partenza per invogliare i soci, che vorranno farsene carico, ad avviare un nuovo ciclo di conferenze da portare nelle varie scuole d'Italia. Irene ha suggerito che in futuro si potrebbe anche realizzare un libro con le frasi tratte dai temi di ragazzi che hanno assistito alle conferenze: ne verrebbe fuori un lavoro che potrebbe essere al contempo interessante, istruttivo, commovente e arguto. Grazia ha mostrato una lettera del suo corrispondente, detenuto in Florida, che egli ha voluto dedicare ai ragazzi delle scuole. La lettera originale è stata plastificata, per poterla passare in giro fra gli ascoltatori, mentre il relatore leggerà ai ragazzi la sua traduzione riassunta. Si tratta di uno scritto delicato e commovente, che certo sortirà un effetto positivo tra i giovani. Si è deciso di scansire la lettera originale e di inviarla anche alle altre sedi del Comitato per coloro che volessero dedicarsi alle conferenze nelle scuole. Si è anche pensato di darne stralci in anteprima alle insegnanti che cureranno il lavoro preparatorio presso le rispettive classi, affinché la illustrino ai ragazzi. In conclusione dell'incontro, Grazia ha letto ai presenti l'ultima dichiarazione di Napoleon Beazley, il giovane ucciso dallo stato del Texas il 28/5 u.s., nonostante la fortissima mobilitazione in suo favore da parte di autorità civili e religiose, di moltissimi gruppi umanitari e di alcuni Premi Nobel. (Grazia) 10) NOTIZIARIO Oklahoma. Legge 'antiterrorismo' che espande l'uso della pena di morte. Il 6 giugno il Governatore ha firmato una legge antiterrorismo che prevede pene specifiche per i terroristi e per coloro che diffondono falsi allarmi, anche per scherzo. La legge prevede inoltre nuove fattispecie di reato passibili di pena di morte. Oklahoma. Il veto di Keating ad una legge contro l'esecuzione dei ritardati e ad una grazia. Il 7 giugno Governatore Frank Keating ha opposto il suo veto ad una legge gia approvata dal Parlamento che bandiva la pena di morte per i ritardati mentali. Il medesimo Keating, cattolico ultraconservatore e sostenitore della pena di morte, il 18 giugno ha respinto la proposta di commutare la condanna a morte di tale David Jay Brown. La Commissione delle Grazie dell'Oklahoma a stretta maggioranza aveva raccomandato al Governatore di usare clemenza, Keating ha ringraziato la Commissione ma ha negato la grazia. Pakistan. Annullata una condanna a morte per lapidazione. Zufran Bibi, una donna di 28 anni che era stata condannata alla lapidazione per adulterio all'inizio di maggio, è stata completamente scagionata da una corte d'appello federale islamica pakistana. Si era appellata contro la condanna a morte asserendo di essere stata violentata, il marito aveva deposto a suo favore e ai primi di giugno è stata riconosciuta la sua innocenza. Per Zufran si erano svolte centinaia di manifestazioni di donne, una delle quali era stata dispersa con la forza dalla polizia in osservanza alle norme che proibiscono le manifestazioni, norme vigenti dal 1999 dopo l'entrata in carica del presidente Musharraf . Texas. Il Ministro della Giustizia tenta di nuovo di far annullare la condanna di Saldano. Come abbiamo osservato più volte, John Cornyn, Ministro della Giustizia del Texas, un conservatore fedelissimo amico di George Bush, candidato dal Presidente ad un seggio nel Senato federale, si distinse due anni fa per aver 'confessato' alla Corte Suprema federale un errore giudiziario del Texas: nel 1996 l'accusa aveva ottenuto la condanna a morte per l'argentino Victor Saldano in seguito alla testimonianza di un esperto psicologo che ne prevedeva la 'futura pericolosità' anche in base al fatto che egli è di razza ispanica. La Corte Suprema il 5 giugno 2000 rinviò il caso Saldano alla Corte criminale d'Appello del Texas 'per un'ulteriore considerazione alla luce della confessione dell'errore'. Il 13 marzo questa corte ha confermato la condanna a morte. Dopo una reiterata confessione dell'errore da parte del Ministro della Giustizia, il caso pende ora davanti alla Corte federale distrettuale. Amnesty ha lanciato un'azione urgente, in appoggio alla presa di posizione di John Cornyn, per convincere l'accusatore Tom O'Connell a consentire un nuovo processo. Texas - Cina. Scambio di esperienze sul sistema delle carceri. Il manager di Huntsville Bob Hart e il Direttore esecutivo dell'Amministrazione delle carceri del Texas Gary Johnson, sono i membri più illustri di una delegazione partita il 7 giugno per una visita presso il Ministero della Giustizia cinese per un proficuo scambio di idee sui sistemi carcerari texano e cinese. Sembra che la delegazione del Texas avesse molto da insegnare ai cinesi dato il grande avanzamento delle carceri del Texas, le quali, a parere di Johnson, si sono conquistate una fama internazionale. Texas. In costruzione un grande museo sul sistema carcerario. Sarà presto completato ad Houston un museo che illustra lo sviluppo storico del sistema carcerario dello stato, a partire dagli umili inizi del 1848 fino ad arrivare all'enorme sistema attuale che 'ospita 150 mila detenuti ed ha un budget di due miliardi di dollari. Tra i padiglioni previsti, uno riguarda l'iniezione letale, un altro le donne carcerate con dettagli del caso di Karla Faye Tucker che il 3 febbraio 1998 fu la prima donna ad essere 'giustiziata' dal lontano Texas. Si avvia alla conclusione tra grande incertezza il terzo processo a Johnny Penry. Dopo l'audizione di un gran numero di esperti che hanno fornito i loro pareri sul ritardo mentale dell'imputato e le testimonianze sugli abusi da lui subiti nell'infanzia, l'accusa ha prodotto il massimo sforzo per convincere la giuria che Johnny Penry non ha attenuanti per l'orribile omicidio da lui commesso, che non è un ritardato mentale e che deve essere condannato a morte. Nella probabile evenienza di una nuova condanna capitale, si aprirebbe per Penry la possibilità di avanzare una serie di appelli soprattutto basandosi sulla sentenza del 20 giugno della Corte Suprema federale che bandisce la pena di morte per i ritardati mentali. Texas. Fine del monitoraggio federale, continuano gli abusi sui detenuti. Il 7 giugno il giudice William Wayne Justice ha terminato il monitoraggio federale della carceri texane - durato oltre vent'anni - originatosi da un ricorso scritto a mano dal detenuto David Ruiz il 29 giugno 1972. Ruiz denunciava la tremende condizioni dei detenzione di quell'epoca (v. nn. 85 notiziario, 91). Il monitoraggio ha dato luogo a miglioramenti e soprattutto a enormi spese per adeguare a determinati standard il sistema carcerario dello stato in grande espansione. La fine della supervisione federale, salutata con soddisfazione dalle autorità del Texas, lascia grandi problemi irrisolti per quanto riguarda il trattamento dei detenuti, soprattutto nelle unità di segregazione e nel braccio della morte. Alla fine gli avvocati difensori dei detenuti si sono accontentati di chiedere una supervisone esterna per due anni da parte dell'Istituto nazionale delle carceri, che fa capo al Ministero della Giustizia federale USA. I crimini tendono di nuovo ad aumentare. Un moderato aumento dei crimini violenti era già stato segnalato in alcune città americane l'anno scorso. In un rapporto dell'FBI del 24 giugno questa tendenza viene confermata: in particolare nel 2001 risultano aumentati del 3,1 % gli omicidi a livello nazionale. La ripresa della criminalità avviene nonostante il tasso elevatissimo di incarcerazione dei soggetti devianti che, insieme ad altri fattori, aveva prodotto negli ultimi anni una notevole diminuzione dei reati. ADERISCI AL COMITATO !!! Le quote associative annuali sono le seguenti: Socio Ordinario * 20,50 Socio Sostenitore * 41,00 Socio Giovanile (fino a 18 anni o a 26 anni se studente) * 13,00 Abbonamento al bollettino cartaceo (non soci) * 12,40 L'edizione email del bollettino è gratuita per soci e simpatizzanti, richiedetela a: prougeau at tin.it Per aderire al Comitato Paul Rougeau scrivici una lettera (o un e-mail a prougeau at tin.it) con una breve autopresentazione e con tuoi dati: indirizzo, numero di telefono e, se posseduto, indirizzo e-mail Le quote associative devono essere versate sul c.c.p. n. 45648003, intestato a: Comitato Paul Rougeau, Viale Pubblico Passeggio 46, 29100 Piacenza, specificando la causale. Responsabile dei contatti con i soci è Loredana Giannini (Tel. 055 474825). Il nostro indirizzo postale è: Comitato Paul Rougeau C.P. 11035, 00141 Roma Montesacro. Dalla redazione: il Foglio di collegamento di norma viene preparato nell'ultima decade di ogni mese. Pertanto chi vuole far pubblicare articoli, appelli, notizie, comunicati, iniziative, lettere o riflessioni personali deve far pervenire i testi in tempo utile a un membro del Consiglio Direttivo o, preferibilmente, inviare un mail a prougeau at tin.it Questo numero è stato chiuso il 30 giugno 2002
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