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chi invita a disobbedire
- Subject: chi invita a disobbedire
- From: Daniele Barbieri - Carta <pkdick at fastmail.it>
- Date: Sat, 13 Jul 2002 10:20:07 +0200
LEGGE ANTI-CRISTIANA Sulla rivista «Mosaico di Pace» il missionario comboniano Alex Zanotelli stigmatizza una legge che «mette tra parentesi la persona». E auspica «un rifiuto sdegnato» da parte della Chiesa ufficiale __________________________________________________________________________ Il Gazzettino Venerdì, 12 Luglio 2002 DALLE MISSIONI Padre Zanotelli: sono norme certamente anti-cristiane La legge sull'immigrazione è «senza mezzi termini, anti-cristiana: non mi sarei mai aspettato di ritornare in Italia dopo 12 anni ed essere accolto con una legge come la Bossi-Fini». È l'inizio dell'articolo di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano sulla rivista «Mosaico di pace». «La cosa più preoccupante della legge è che mette fra parentesi la persona: quello che interessa è che l'immigrato lavori, non che esista come essere con una propria cultura o come cittadino». _________________________________________________________________________ Liberazione, 12 luglio 2002 La Bossi-Fini varata definitivamente ieri dal Senato. Rifondazione abbandona l'aula al momento del voto. La società civile annuncia resistenza, scioperi e referendum Una legge da disobbedire Che. Ant. Da ieri «siamo tutti clandestini, anche noi». Col voto della maggior parte dei senatori, la Bossi-Fini è legge e i migranti sono ufficialmente manodopera da sfruttare a piacimento. «E' l'altra faccia dell'attacco all'articolo 18» e per questo i senatori di Rifondazione comunista hanno lasciato, al momento del voto, l'aula di Palazzo Madama e ora chiedono al presidente Ciampi di non firmare il ddl che manda in soffitta la pur brutta Turco-Napolitano. Il Quirinale, che entro 30 giorni promulgherà la nuova legge, potrebbe anche rinviarla alle camere. La diserzione del voto è il via simbolico ad una disobbbedienza di lunga durata auspicata da larghi settori di società civile. Gigi Malabarba, capogruppo del Prc al senato, chiede anche al presidente di Palazza Madama Pera di invitare per un'audizione Ibrahim del coordinamento immigrati bresciano, attivissimo nella lotta per i diritti di cittadinanza, nell'ambito degli incontri dei senatori con significative personalità italiane e internazionali (del calibro di Kissinger o del presidente messicano Fox). Nella sua dicharazione di (non) voto Malabarba ricorda l'incostituzionalità della legge, che viola i diritti di accoglienza, convivenza civile e solidarietà, e promette: «Ci adopereremo con ogni strumento democratico per abrogarla e, comunque, per renderla inapplicabile in nome di valori morali superiori a qualsiasi legge e questo è uno di quei casi, come la guerra. Metteremo in atto "santuari" (come negli Usa) di protezione e di tutela per assistere legalmente, dare istruzione e cura a chi ne ha bisogno». Da Milano, anche Fausto Bertinotti, interviene segnalando il parallelismo tra l'attacco all'articolo 18 e l'attacco della Bossi Fini. Il filo conduttore in entrambi i casi è il ricatto del lavoro. «Ora manca solo la legge sulla fecondazione assistita e alla fine il quadro sarà chiaro: questa maggioranza punta solo a cancellare i diritti», dirà nel pomeriggio alla Festa provinciale di Liberazione il segretario nazionale del Prc. Un insulto all'umanità E' questa la legge delle impronte digitali per tutti, delle corvette della marina militare contro le carrette del mare, della confisca dei contributi versati dagli immigrati, dei ricongiungimenti familiari pressoché impossibili e del soggiorno legato al contratto di lavoro. «Senza mezzi termini anticristiana - la definisce Alex Zanotelli, missionario comboniano nell'editoriale del prossimo numero di Mosaico di pace - perché avalla la mentalità secondo la quale l'immigrato è legalmente riconosciuto finché serve al capitale e poi può essere rispedito al mittente. Come credenti e come uomini non rimane altro che rifiutare questo insulto sia all'umanità, sia alla fede». Le impronte sono, una «misura ingiustificata e intollerante - commenta Luigi Ciotti, presidente di "Libera", coordinamento di 1054 associazioni della società civile contro le mafie - perché anche prima chi non era in grado di provare la propria identità veniva sottoposto a rilievi segnaletici e perché disconosce i principi di uguaglianza e libertà, ritagliando per lo straniero un'immagine di potenziale delinquente». In segno di protesta, i responsabili di "Libera" consegneranno migliaia di impronte alla questura di Roma. Ciotti e Zanotelli, preti scomodi, sono la voce più esplicita di un malumore che coinvolge anche la chiesa ufficiale (vedi a fianco l'intervista con un esponente della Caritas). «La Bossi-Fini - aggiunge Dino Frisullo di "Senzaconfine" - istituzionalizza l'apartheid nel mercato del lavoro e nella società». La resistenza dell'associazionismo, che a gennaio ha visto 200mila persone in piazza, andrà dall'obiezione di coscienza, alla realizzazione di un osservatorio sulle violazioni dei diritti umani e costituzionali, dalla disobbedienza al referendum: «Perché il paese - per Frisullo - è meno xenofobo dei suoi governanti». Come già a Vicenza e a Reggio Emilia, sarà chiesto ai sindacati di indire insieme nuovi scioperi contro una legge che evoca le famigerate gabbie salariali. Azioni di disobbedienza in contrapposizione alla logica della "tolleranza zero" vengono annunciate anche da Tom Benetollo, presidente nazionale dell'Arci: «Le norme precarizzano anche chi è in regola e rendono inattuabili le procedure di entrata regolare». Amnesty international, l'Ics e Medicine sans frontieres denunciano una legge che «ignora la condizione dei rifugiati, in fuga da situazioni atroci e costretti a chiedere asilo e si oppongono alla nuova norma che ne stabilisce il trattenimento generalizzato e l'espulsione immediata, in caso di mancato riconoscimento, che nega loro il diritto alla difesa». Industriali perplessi Livia Turco, ex ministra diessina del governo Amato e autrice della legge soppiantata dalla Bossi Fini, punta il dito sulla sanatoria strisciante (l'impegno a regolarizzare i "clandestini" impiegati nelle industrie sulla scia di quanto fatto per colf e badanti): «E' una legge dannosa all'economia e foriera di insicurezza». A destra, intanto, si fa a gara nella rivendicazione della paternità. An, Lega e i centristi delll'Udc strepitano con toni diversi per la «vittoria delle nostre idee» ma per tre senatori leghisti - Monti, Agoni e Vanzo - la Bossi-Fini sarebbe «troppo permissiva». Gli "sponsor" più autorevoli del governo, invece, i datori di lavoro, sono perplessi su quanto costerà loro l'apartheid sancito da Palazzo Madama. Gli agrari della Cia ricordano a Maroni che servono subito 20mila stagionali extracomunitari, gli industriali del Veneto temono tempi lunghi di attuazione in un'area dove servono altri 20mila nuovi addetti ogni anno per fronteggiare il turn over di chi va in pensione, e gli artigiani considerano «pesanti» le procedure sulla precedenza agli extracomunitari di origine italiana.
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