chi invita a disobbedire



LEGGE ANTI-CRISTIANA
Sulla rivista «Mosaico di Pace» il missionario comboniano Alex Zanotelli
stigmatizza una legge che «mette tra parentesi la persona». E auspica «un
rifiuto sdegnato» da parte della Chiesa ufficiale
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Il Gazzettino
Venerdì, 12 Luglio 2002


DALLE MISSIONI
Padre Zanotelli: sono norme certamente anti-cristiane

 La legge sull'immigrazione è «senza mezzi termini, anti-cristiana: non mi
sarei mai aspettato di ritornare in Italia dopo 12 anni ed essere accolto
con una legge come la Bossi-Fini». È l'inizio dell'articolo di padre Alex
Zanotelli, missionario comboniano sulla rivista «Mosaico di pace». «La cosa
più preoccupante della legge è che mette fra parentesi la persona: quello
che interessa è che l'immigrato lavori, non che esista come essere con una
propria cultura o come cittadino».
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Liberazione, 12 luglio 2002

La Bossi-Fini varata definitivamente ieri dal Senato. Rifondazione abbandona
l'aula al momento del voto. La società civile annuncia resistenza, scioperi
e referendum

Una legge da disobbedire
Che. Ant.

Da ieri «siamo tutti clandestini, anche noi». Col voto della maggior parte
dei senatori, la Bossi-Fini è legge e i migranti sono ufficialmente
manodopera da sfruttare a piacimento. «E' l'altra faccia dell'attacco
all'articolo 18» e per questo i senatori di Rifondazione comunista hanno
lasciato, al momento del voto, l'aula di Palazzo Madama e ora chiedono al
presidente Ciampi di non firmare il ddl che manda in soffitta la pur brutta
Turco-Napolitano. Il Quirinale, che entro 30 giorni promulgherà la nuova
legge, potrebbe anche rinviarla alle camere.
La diserzione del voto è il via simbolico ad una disobbbedienza di lunga
durata auspicata da larghi settori di società civile. Gigi Malabarba,
capogruppo del Prc al senato, chiede anche al presidente di Palazza Madama
Pera di invitare per un'audizione Ibrahim del coordinamento immigrati
bresciano, attivissimo nella lotta per i diritti di cittadinanza,
nell'ambito degli incontri dei senatori con significative personalità
italiane e internazionali (del calibro di Kissinger o del presidente
messicano Fox). Nella sua dicharazione di (non) voto Malabarba ricorda
l'incostituzionalità della legge, che viola i diritti di accoglienza,
convivenza civile e solidarietà, e promette: «Ci adopereremo con ogni
strumento democratico per abrogarla e, comunque, per renderla inapplicabile
in nome di valori morali superiori a qualsiasi legge e questo è uno di quei
casi, come la guerra. Metteremo in atto "santuari" (come negli Usa) di
protezione e di tutela per assistere legalmente, dare istruzione e cura a
chi ne ha bisogno».

Da Milano, anche Fausto Bertinotti, interviene segnalando il parallelismo
tra l'attacco all'articolo 18 e l'attacco della Bossi Fini. Il filo
conduttore in entrambi i casi è il ricatto del lavoro. «Ora manca solo la
legge sulla fecondazione assistita e alla fine il quadro sarà chiaro: questa
maggioranza punta solo a cancellare i diritti», dirà nel pomeriggio alla
Festa provinciale di Liberazione il segretario nazionale del Prc.


Un insulto all'umanità
E' questa la legge delle impronte digitali per tutti, delle corvette della
marina militare contro le carrette del mare, della confisca dei contributi
versati dagli immigrati, dei ricongiungimenti familiari pressoché
impossibili e del soggiorno legato al contratto di lavoro. «Senza mezzi
termini anticristiana - la definisce Alex Zanotelli, missionario comboniano
nell'editoriale del prossimo numero di Mosaico di pace - perché avalla la
mentalità secondo la quale l'immigrato è legalmente riconosciuto finché
serve al capitale e poi può essere rispedito al mittente. Come credenti e
come uomini non rimane altro che rifiutare questo insulto sia all'umanità,
sia alla fede». Le impronte sono, una «misura ingiustificata e
intollerante - commenta Luigi Ciotti, presidente di "Libera", coordinamento
di 1054 associazioni della società civile contro le mafie - perché anche
prima chi non era in grado di provare la propria identità veniva sottoposto
a rilievi segnaletici e perché disconosce i principi di uguaglianza e
libertà, ritagliando per lo straniero un'immagine di potenziale
delinquente». In segno di protesta, i responsabili di "Libera" consegneranno
migliaia di impronte alla questura di Roma. Ciotti e Zanotelli, preti
scomodi, sono la voce più esplicita di un malumore che coinvolge anche la
chiesa ufficiale (vedi a fianco l'intervista con un esponente della
Caritas). «La Bossi-Fini - aggiunge Dino Frisullo di "Senzaconfine" -
istituzionalizza l'apartheid nel mercato del lavoro e nella società». La
resistenza dell'associazionismo, che a gennaio ha visto 200mila persone in
piazza, andrà dall'obiezione di coscienza, alla realizzazione di un
osservatorio sulle violazioni dei diritti umani e costituzionali, dalla
disobbedienza al referendum: «Perché il paese - per Frisullo - è meno
xenofobo dei suoi governanti». Come già a Vicenza e a Reggio Emilia, sarà
chiesto ai sindacati di indire insieme nuovi scioperi contro una legge che
evoca le famigerate gabbie salariali. Azioni di disobbedienza in
contrapposizione alla logica della "tolleranza zero" vengono annunciate
anche da Tom Benetollo, presidente nazionale dell'Arci: «Le norme
precarizzano anche chi è in regola e rendono inattuabili le procedure di
entrata regolare». Amnesty international, l'Ics e Medicine sans frontieres
denunciano una legge che «ignora la condizione dei rifugiati, in fuga da
situazioni atroci e costretti a chiedere asilo e si oppongono alla nuova
norma che ne stabilisce il trattenimento generalizzato e l'espulsione
immediata, in caso di mancato riconoscimento, che nega loro il diritto alla
difesa».

Industriali perplessi
Livia Turco, ex ministra diessina del governo Amato e autrice della legge
soppiantata dalla Bossi Fini, punta il dito sulla sanatoria strisciante
(l'impegno a regolarizzare i "clandestini" impiegati nelle industrie sulla
scia di quanto fatto per colf e badanti): «E' una legge dannosa all'economia
e foriera di insicurezza».

A destra, intanto, si fa a gara nella rivendicazione della paternità. An,
Lega e i centristi delll'Udc strepitano con toni diversi per la «vittoria
delle nostre idee» ma per tre senatori leghisti - Monti, Agoni e Vanzo - la
Bossi-Fini sarebbe «troppo permissiva». Gli "sponsor" più autorevoli del
governo, invece, i datori di lavoro, sono perplessi su quanto costerà loro
l'apartheid sancito da Palazzo Madama. Gli agrari della Cia ricordano a
Maroni che servono subito 20mila stagionali extracomunitari, gli industriali
del Veneto temono tempi lunghi di attuazione in un'area dove servono altri
20mila nuovi addetti ogni anno per fronteggiare il turn over di chi va in
pensione, e gli artigiani considerano «pesanti» le procedure sulla
precedenza agli extracomunitari di origine italiana.