BERLUSCA E LA RAI



Bologna, domenica 21 Aprile 2002

Trascrivo qui di seguito (vedi anche l'allegato) l'incipit di un articolo
di CURZIO MALTESE apparso su "Repubblica" di venerdì scorso 19 aprile 2002
e anche, sempre solo l'incipit, di analogo scritto di MICHELE SERRA
pubblicato su "Repubblica" di ieri sabato 20 aprile 2002. Personalmente
concordo in toto, anzi penso che questi due bravi giornalisti siano stati
"leggeri" nella loro analisi dell'incredibile fenomeno "Berlusconi e la TV".

Se fra tutti coloro (laici, cattolici, presbiteri ed episcopi, non ha
importanza) che hanno votato l'ineffabile "miliardario ridens" ci fosse
qualcuno che invece nonconcorda, è caldamente pregato di spiegarmene i
motivi, possibilmente con argomentazioni il più possibile razionali e
logiche, e non con le solite frasi "...abbiamo vinto le elezioni,
quindi..." "la maggioranza degli italiani la pensa così...".

Se le argomentazioni sono valide, potrei senz'altro anche cambiare idea.

Rimango in trepida e fiduciosa attesa. Grazie fin d'ora!

Shalom-salaam a tutti, ma proprio a tutti, anche e specialmente a chi non
si rende conto che l'arroganza del potere e "l'analfabetismo della
democrazia" sono quasi sempre alla base del sorgere delle dittature.
Domenico Manaresi

Mitt. Domenico Manaresi- via Gubellini, 6 - 40141 Bologna - tel&fax
051-6233923 - e-mail: bon4084 at iperbole.bologna.it





BERLUSCONI E LATV

ABUSO DI POTERECURZIO MALTESE (Prima pagina di "Repubblica" di venerdì 19
aprile 2002)

SOLTANTO un analfabeta della democrazia poteva, da capo del governo,
annunciare il licenziamento dalla tv pubblica di due giornalisti e un
comico colpevoli di non pensarla come lui. E quindi, in una logica da
giunta sudamericana, di fare un "uso criminoso" della loro professione.
Silvio Berlusconi 5l'ha fatto.

E per giunta, lo ha fatto durante una conferenza internazionale, a Sofia,
dove certi discorsi non si sentivano dalla fine del comunismo. Tanto per
dimostrare al mondo come parla il nuovo padrone d'Italia.

Non come uno statista democratico ma come un vendicativo dittatorello da
stato bananiero. Il premier ha citato nomi e cognomi, Biagi, Santoro e
Luttazzi, e ha ordinato al "suo" consiglio d'amministrazione Rai di
cacciarli tutti e tre ("E' un preciso dovere..."). Infine ha aggiunto un
tocco di personale e definitivo squallore, facendo seguire alle minacce il
ricatto: "Ove cambiassero, nulla ad personam, ma non cambieranno".

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Curzio Maltese (Prima pagina di "Repubblica" di venerdì 18 aprile 2002)

IL DEMONE DEL PREMIER

MICHELE SERRA (Prima pagina di Repubblica di sabato 20 aprile 2002)

LA STOLTA brutalità della sortita di Berlusconi sulla Rai ha un unico
merito (involontario): costringere anche gli ultimi distratti a sbattere la
fronte sul conflitto di interessi. Il premier del paese, nonché
proprietario di Mediaset, ha parlato da padrone della televisione pubblica,
chiudendo il cerchio del più surreale accumulo di potere politico e
mediatico mai visto in democrazia.

Che lo abbia fatto nella convinzione assoluta di essere nel giusto, e anzi
di riparare a un. torto "criminoso" (avere la Rai dato voce, fin qui, anche
ai suoi oppositori), è l'ennesima dimostrazione di una visione del mondo
faziosa e quasi paranoide.

Sia o non sia un regime quello che l'uomo di Arcore presiede, è comunque un
potere ingordo e al tempo stesso insicuro: perché solo l'insicurezza e la
paura possono spingere un capo di governo, per giunta forte di un solido
consenso elettorale e parlamentare, a sbocchi di prepotenza così maldestri
e trafelati.

Profittare di un microfono bulgaro per purgare i palinsesti non è una delle
tante gaffes o volgarità alle quali questo viaggiatore ciarliero ci ha
abituati (quando va all'estero perde le inibizioni, come gli impiegati in
viaggio-premio). E' uno sfregio che lo stesso Berlusconi infligge a se
stesso e al proprio ruolo istituzionale, un'auto umiliazione così stupida e
grave da far trasalire anche i suoi osteggiatori più acerrimi che non hanno
nemmeno la tentazione di divertirsi per l'inciampo, tanto pesante e
allarmante, questa volta, è l'impressione di debolezza e arroganza (l'una
conseguenza dell'altra).

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Michele Serra (Prima pagina di Repubblica di sabato 20 aprile 2002)





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Mi scuso con coloro che già conoscono questo testo, e con tutti
per l'arbitrio che mi prendo nel mandarvi questo tipo di documenti.
Domenico Manaresi
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E IN MODO CIVILE CIOE' FIRMANDOSI PER ESTESO. Grazie!
Domenico Manaresi
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