Dichiarazione congiunta Cgil-Legambiente



Qui potete trovare i percorsi della manifestazione del 23:
http://www.unita.it/flash/percorso.swf

Qui potete inviare un appello per Sharon:
http://www.emergency.it/





Legambiente aderisce alla manifestazione Cgil del 23 marzo
Dichiarazione congiunta Cgil-Legambiente

La qualità sociale, i sistemi di diritti e garanzie frutto di decenni di
lotte sindacali, costituiscono un patrimonio prezioso non soltanto per i
lavoratori, ma per l'Italia, un patrimonio la cui salvaguardia e il cui
miglioramento sono, prima di tutto, una risorsa irrinunciabile per il
futuro del nostro Paese.

D'altra parte, anche la qualità ambientale, il "paesaggio culturale" come
tratto caratteristico del territorio, il segno di convivialità e di
coesione sociale così presente in tanti settori economicamente rilevanti
(dal turismo all'enogastronomia), sono elementi costitutivi di questo
stesso modello, pilastri dell'identità culturale, sociale, economica
italiana.

Di tale ricchezza la stessa economia italiana può solo giovarsi, visto che
essa è parte insostituibile di quell'immagine complessiva di qualità che,
insieme ad un impegno forte sul fronte dell'innovazione e della conoscenza,
può diventare il principale valore aggiunto su cui puntare per competere
con successo nel mondo sempre più globalizzato.

Questa comune consapevolezza ha portato già nel 1996 Legambiente e
sindacati confederali a siglare un protocollo d'intesa nel quale veniva
affermata con forza l'esigenza di trasformare in positivo il rapporto tra
economia e ambiente, superando i conflitti del passato e individuando nella
qualità ambientale e nella qualità sociale ingredienti fondamentali di uno
stesso progetto di sviluppo.

Oggi quella intuizione assume un valore e una portata ancora maggiori per
il futuro dell'Italia e dell'Europa, impegnata a definire i tratti
fondamentali del proprio assetto sociale e civile. Nel mondo sono sempre di
più quanti rifiutano d'intendere lo sviluppo, il benessere in una
dimensione meramente mercantile. Quanti respingono il "pensiero unico" che
pretende di elevare il mercato e il profitto a categorie ideologiche, di
ridurre anche le relazioni umane e sociali ad una dimensione monetaria, di
merce, di orientare la globalizzazione come un processo che omologhi tutte
le economie e le culture ai modelli e agli interessi del mondo ricco.

Anche in Italia questa spinta si è manifestata con grande forza, attraverso
una sensibilità sempre più diffusa che chiede di costruire un mondo
diverso, più giusto e più civile.

Ciò rende tanto più inaccettabili i tentativi per ridurre i diritti e le
garanzie legate al lavoro e alla cittadinanza, come quelli per restringere
l'impegno dell'Italia sui temi dell'ambiente globale e locale.

Di queste pericolose derive della politica italiana si possono citare
numerosi esempi: dal progetto di riforma dell'istruzione che penalizzerebbe
il ruolo della scuola come luogo di formazione collettiva e di scambio
sociale e costringerebbe i ragazzi ad una scelta prematura e socialmente
discriminatoria tra istruzione liceale e avviamento al lavoro, alle
scarsissime risorse impegnate per ridurre le emissioni dannose per il clima
incentivando il risparmio energetico e lo sviluppo delle fonti rinnovabili,
al generale abbassamento della guardia nella lotta a tutte le forme di
illegalità comprese quelle, come l'abusivismo edilizio, che colpiscono
l'ambiente, alla legge sull'immigrazione che sancisce un collegamento
inaccettabile tra perdita del lavoro e perdita del permesso di soggiorno.

Tra queste scelte negative, una delle più rilevanti anche in termini
simbolici è il proposito del governo di stravolgere l'articolo 18 dello
Statuto dei Lavoratori, fondamentale garanzia contro i licenziamenti
arbitrari e illegittimi.

La difesa dell'articolo 18 non nasce dal rifiuto di confrontarsi con i
cambiamenti in atto nel mercato del lavoro. E' invece il rifiuto dell'idea
che per aumentare l'occupazione si debbano ridurre i diritti di chi lavora,
che di fronte alla diffusione dei rapporti di lavoro cosiddetti atipici la
risposta sia non già di immaginare nuove forme di tutela per questa nuova
tipologia di lavoratori, ma di ridurre la tutela per i lavoratori
dipendenti.

Noi rifiutiamo questo orientamento, e ad esso opponiamo un'idea di futuro
diversa, un'idea per la quale la società e la stessa economia progrediscono
se rispondono meglio ai bisogni e tutelano meglio i diritti delle persone.
In Italia, l'affermazione di questa idea passa oggi per la difesa
dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, e per un rapporto più forte
e più dinamico tra mondo ambientalista e mondo sindacale, alleati nella
convinzione che non vi sia vero progresso senza miglioramento della qualità
sociale e della qualità ambientale.





SERGIO COFFERATI
segretario generale Cgil

ERMETE REALACCI
presidente nazionale Legambiente