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R: ART. 18
- Subject: R: ART. 18
- From: "francesco" <ultrared at libero.it>
- Date: Sat, 16 Mar 2002 01:08:50 +0100
sono pienamente d'accordo con le osservazioni di Giorgio Nobili in merito all'importanza strategica della mobilitazione contro i tentativi del governo neofascista di cancellare il fondamentale diritto di ogni persona a non perdere senza alcuna ragione il proprio posto di lavoro. giova ricordare che l'art. 18, come lo statuto dei lavoratori che lo contiene, nasce come norma di legge nel 1970, a ridosso delle straordinarie mobilitazioni operaie della fine degli anni '60 che hanno stravolto i rapporti di forza nelle fabbriche e nella societa'. in realta', la tutela reale si riflette nei rapporti intersindacali (lavoratori-imprenditori) perche', limitando il potere di licenziamento, pose le basi per la modifica dei consolidati equilibri di potere nell'impresa. la legge in tale circostanza aveva recepito contenuti creati dalla contrattazione collettiva, elaborando strumenti di tutela generalizzati prendendo spunto da istituti gia' introdotti in sede di contrattazione in alcuni settori piu' avanzati (cioe' caratterizzati da rapporti di forza piu' favorevoli ai lavoratori). da cio' emerge il salto all'indietro di oltre un trentennio nelle tutele del lavoro, che rischia di ripercuotersi (data la centralita' e la forza trainante di questo campo nel novero delle piu' ampie tutele sociali) sul complesso dei diritti di cittadinanza nel nostro paese. quindi l'accento va messo proprio e innanzitutto su questo punto. non mi pare che *i buoni siano scappati*: la battaglia non e' certo persa in partenza (non c'e' nulla che ce lo dica), e fino a prova contraria un referendum c'e' gia' stato proprio sulla stessa norma ed e' stato respinto in modo pressoche' unanime dagli elettori. lasciamo perdere, invece, la questione dei lavori atipici, part-time ecc. non c'entra proprio nulla. da qualche tempo non solo a destra, ma anche nella *sinistra* liberale (P. Ichino ecc.), circola il luogo comune che vede le tutele della stabilita' del lavoro in antitesi con i diritti dei lavoratori precari. non voglio dire che alcuni in questa lista sposino queste sciocchezze, tuttavia certe ridondanze sono frutto di confusioni che vanno assolutamente dissipate. non e' un caso che quegli stessi autori (destra, confindustria e lib-lab) concludano le loro lagnanze sulle scarse tutele dei precari non certo con l'intento di estendere loro le tutele dei lavoratori *stabili*, ma al contrario con l'obiettivo di estendere la precarizzazione anche ai lavoratori oggi *stabili*. cosi' tutti sarebbero piu' *uguali* (al ribasso). non e' vero che la maggior parte dei lavoratori siano atipici, le rilevazioni del censis e del cnel danno le giuste dimensioni al fenomeno (1-15 circa). non e' vero che i contratti privino i lavoratori della condizione di ricorrervi: innanzitutto un pregio dello statuto e' di trasformare in legge cio' che prima era solo norma contrattuale, quindi la legge prevale su (ogni) contratto, che sarebbe illegittimo se limitasse le tutele previste dal legislatore. chi ha esperienza forense, inoltre, sa bene quanto basilare sia la tutela reale (reintegrazione) sia per controbattere gli arbitrii datoriali (innumerevoli), sia per contrastare davvero le discriminazioni (altrimenti difficilissime da provare), sia per conservare la presenza del sindacato (e quindi del contropotere sociale al potere datoriale) nei luoghi di lavoro, senza cui ogni conquista ed ogni tutela diventano davvero impossibili. senza dubbio occorre approfittare della straordinaria (e sacrosanta, proprio per niente *patetica*) mobilitazione contro la cancellazione dell'art. 18 per estendere la battaglia anche al lavoro precario (lavoro parasubordinato, a termine ecc.), per riprendere progetti di legge (vedi la bozza Smuraglia) che avevano iniziato a ragionare sullo statuto dei lavori atipici, anche se con scarsi risultati (il centro-*sinistra* doveva preparare il terreno al messia berluska, mica poteva perdere tempo!). ma non c'e' alcun dubbio che o si parte dalla resistenza sull'art. 18 o si perde su tutta la linea. per questo bisogna essere in *tantissimissimi* a roma il 23 e nelle piazze in questa primavera. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ Francesco Fanizzi - Bari - ultrared at libero.it ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ ----- Original Message ----- From: Sabina Rollo <huambo53 at hotmail.com> To: <dirittiglobali at peacelink.it> Sent: Wednesday, March 13, 2002 11:13 AM Subject: Re: ART. 18 > > Cari compagni credo che nessuno vi può dare torto in merito alla > Confindustria che in finale fa il "lavoro" suo. > Ma non sarebbe il caso di mettere l'accento su altre cose? > In effetti questo gran can-can che si sta facendo sull'art.18 a me sembra > tanto il chudere la stalla quando i buoi sono scappati, e rientra tanto bene > nel gioco delle parti da governo "sinistro" o destro e sindacalismo > cosidetto, e in questa fase è un giocare di rimessa. > Se noi pensiamo che la maggior parte dei lavoratori sono atipici, a termine, > a perte-time,precari e tutti gli aggettivi che qualificano il fatto "il > posto garantitio ve lo scordate, non c'è più spazio per questa oscenità, nel > senso che il mercato richiede che siate schiavi e basta", dico dopo aver > ingoiato questi rospi le cui leggi, guarda un pò, proprio dai sinistri di > governo sono state fatte, non vi pare patetico piangere sull'articolo 18? > dico, a breve i contratti saranno tutti del tipo che se pure lasciano > l'articolo 18 nessuno è nella condizione contrattuale di potervi ricorrere. > Nemmeno il pubblico impiego si salva dalla precarità. > E allora non sarebbe il caso invece di giocare di rimessa di alzare il tiro? > e magari incominciare a lottare contro tutto il lavoro a termine? > Vittoria
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- Re: ART. 18
- From: "Sabina Rollo" <huambo53 at hotmail.com>
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