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Re: R: libertà per Ahmad Saadat!
- Subject: Re: R: libertà per Ahmad Saadat!
- From: "glr" <glr.y at iol.it>
- Date: Sat, 19 Jan 2002 17:29:22 +0100
- Priority: normal
* On: 11 Jan 02, at 0:20 * Subject: R: libertà per Ahmad Saadat! * francesco <dirittiglobali at peacelink.it> wrote: > non mi pare che Arafat e i suoi collaboratori possano considerarsi fedeli > alleati di tel aviv e bush, credo che molta parte dell'attenzione generale verso > il problema palestinese e l'ulteriore degenerazione sanguinosa della situazione > in medio oriente sia dovuta alla lotta *nonviolenta* dell'intifada, che ha > sempre intelligentemente fatto a meno di armi, bombe e dei loro interessati > venditori. non mi pare che chi si prodighi in simili inni alla sbornia di sangue > c'entri proprio nulla con le lotte palestinesi sul campo. e' una mia sensazione. > prediligo chi si adopera, in palestina ed in israele, con gravissimi sacrifici e > costi personali, per il dialogo interculturale e la pace. sarebbero più graditi > argomenti seri piu' che slogan, comunque. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ > Francesco Fanizzi - Bari - ultrared at libero.it Se c'è qualcuno che storicamente in Palestina 1. rifiuta e combatte la "sbornia di sangue" e la "degerazione sanguinosa" di cui sono autori quotidiani l'esercito israeliano, il governo israeliano e i suoi protettori internazionali, grandi produttori di armi, guerre e costruzione del consenso; 3. sostiene l'Intifada come lotta *politica* contro l'occupazione sionista della Palestina, ne denuncia il carattere imperialista ponendola come questione internazionale e ne chiede la soluzone secondo le norme del diritto internazionale e delle risoluzioni ONU; 3. rifiuta e combatte quotidianamente lo stragismo cieco del fondamentalismo che oggi "contamina" perfino Al Fatah (Arafat); questo è proprio l'FPLP di Moustafa e di Saadat e che proprio per questo oggi è attaccato sia da Israele che dall'ANP nella persona di Arafat che per difendere la sua leadership sta cedendo ai diktat Israele-Usa, mettendo a rischio l'unità della lotta all'occupazione e smobilitando e delegittimando le organizzazioni politiche storiche della resistenza palestinese, cacciando così il suo popolo nel vicolo cieco del fondamentalismo (per fortuna ancora rifiutato dalla maggioranza degli attori dell'intifada: le manifestazioni contro l'arresto di Saadat sono state unitarie e partecipate e nessun atto "terroristico" è stato compiuto in rapporto a tale arresto). Che la lotta all'occupazone in Palestina si possa condurre senza la resistenza armata bisogna provare a raccontarglielo ai sopravvissuti di Tal el-Zaatar e di Sabra e Shatila, o a Hezbollah che anche con l'artiglieria ha cacciato l'esercito israeliano dal Libano occupato. Lunga vita all'unità del popolo palestinese per la vittoria dell'Intifada. Giorgio Ellero <glr.y at iol.it> ----------------------------------------------------------- Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina - F.P.L.P. movimento fondato da George Habash nel ’67 di Giancarlo Lannutti - LIBERAZIONE - 19 ottobre 2001 Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina è una delle organizzazioni “storiche” dell’Olp, la seconda - in ordine di tempo, ma anche di importanza politica - dopo Al Fatah; e dunque la sfida lanciata con l’uccisione del ministro Zeevi (1) alla linea e all’autorità di Yasser Arafat, seppure non nuova, è per il presidente dell’Anp particolarmente delicata e difficile da gestire. Fondato nel dicembre 1967 da George Habash, intellettuale cristiano nativo di Lod, laureato in medicina all’Università americana di Beirut, il Fplp ha fatto fin dai suoi inizi professione di marxismo, con una certa tenenza al dogmatismo dottrinario che gli ha fruttato in passato la etichetta di “filo-cinese” (Habash era solito del resto autodefinirsi “un marxista asiatico”). Profondamente convinto che la rivoluzione palestinese avrebbe potuto affermarsi solo nel contesto di una più vasta rivoluzione araba, il gruppo dirigente del Fplp ha sempre assunto posizioni intransigenti, rifiutando le cosiddette “tappe intermedie”. Il suo slancio rivoluzionario e la sua collocazione a sinistra gli hanno assicurato - e gli assicurano tuttora - una effettiva base popolare; nei territori occupati ha potuto costruire fin dagli anni ’60 una solida rete clandestina di guerriglia, seconda solo a quella di Al Fatah, soprattutto nella striscia di Gaza. Sul piano operativo più generale, il Fplp ha perseguito la lotta a oltranza con ogni mezzo, incluso il terrorismo e per molti anni la sua azione è stata caratterizzata da quelle che venivano definite le “operazioni esterne”, cioè al di fuori del territorio palestinese occupato (ivi incluso Israele), con particolare riferimento ai dirottamenti aerei. (2) Tra le più clamorose azioni del Fronte ricordiamo la strage all’aeroporto di Lod nel maggio 1972, con 24 morti e 77 feriti, ad opera di tre terroristi dell’Armata rossa giapponese con la quale - come del resto con la Banda Baader-Meinhof in Germania - il Fplp aveva rapporti di collaborazione; il dirottamento su Entebbe nel giugno 1976 di un aereo della Air France con oltre cento passeggeri israeliani, cui fece seguito il famoso blitz nella capitale ugandese delle forze speciali di Tel Aviv; ed anche il dirottamento simultaneo, nel settembre 1970, di quattro aerei della Pan Am, Swissair, British Airways ed El Al, che fu uno dei motivi scatenanti dell’attacco alla Resistenza palestinese da parte di re Hussein passato alla storia come il “Settembre nero”. In linea con la visione strategica sopra accennata, infatti, il Fplp (ma non solo esso) teorizzava la necessità di “fare di Amman la Hanoi della rivoluzione palestinese”, il che non poteva ovviamente non provocare la reazione del regime hascemita. Da tutto ciò è scaturito un costante confronto con Al Fatah e con Arafat, che ha portato più volte il Fplp ad uscire, o ad essere sospeso, dagli organismi esecutivi dell’Olp. Dopo l’esodo dei palestinesi da Beirut - estate 1982 - il Fplp e le altre organizzazioni critiche verso Arafat si insediarono a Damasco; qui alla fine del 1993 il Fplp fu tra i promotori del cosiddetto “cartello dei dieci”, contrario agli accordi di Oslo e al quale aderivano altri gruppi della sinistra palestinese e filo-siriani, insieme agli integralisti di Hamas e della Jihad islamica; per questo ha sempre rifiutato di partecipare alle istituzioni dell’Autorità nazionale palestinese. Nell’aprile 2000 Habash si è ritirato per ragioni di salute e gli è succeduto Abu Ali Mustafa, ucciso dagli israeliani due mesi fa. Da due successive scissioni del Fplp sono nati il Fronte democratico per la liberazione della Palestina e il Fronte popolare - comando generale. Quest’ultimo nato nell’ottobre 1968 e diretto dall’ex-ufficiale siriano Ahmed Jibril, è sempre stato sostanzialmente uno strumento della politica di Damasco. Il Fdlp invece (denominato all’inizio Fronte democratico popolare) venne fondato nel febbraio 1969 da Nayef Hawatmeh, anch’egli cristiano, nativo di Salt in Giordania; di orientamento ufficialmente marxista- leninista, è stata la prima organizzazione palestinese a ricercare un rapporto con la sinistra non sionista in Israele, e nel 1974 Hawatmeh fece scandalo (in campo palestinese) rilasciando una intervista al giornale israeliano “Yedioth Aharonot”. Anche il Fdlp ha aderito al “cartello dei dieci”, criticando tuttavia non il dialogo con Israele quanto il contenuto troppo limitato degli accordi di Oslo e la loro gestione. Ha anch’esso base a Damasco. Fino al 1982, quando si ricostituì formalmente il Partito comunista palestinese (Pcp), il Fdlp di Hawatmeh si considerava la “casa naturale” dei comunisti in seno all’Olp. Oggi che il Pcp si è trasformato (con il congresso del 1991) in Partito del popolo palestinese, continuando però a chiamarsi al socialismo scientifico, fra le due organizzazioni - come anche con il Fplp - esistono positivi rapporti di collaborazione, soprattutto a livello di base, benché il Pcp sia per così dire “interno”, pur in modo marcatamente critico, alle strutture dell’Anp. Giancarlo Lannutti NOTE 1. L'uccisione di Zeevi è stata decisa dichiaratamente dall'Fplp in risposta all'assassinio del proprio leader Abu Ali Mustafa ad opera di Israele, secondo la prassi terrorista delle 'eliminazioni selettive'; Zeevi era il rappresentante più oltranzista della compagine governativa israeliana, "parcheggiato" al Ministero - relativamente secondario - del Turismo un po' come da noi Bossi o Fini (n.d. G. Ellero) 2. Qui Lannutti "accusa" l'Fplp di "terrorismo": "Datemi i vostri F-16 e smetterò di dirottare aerei", avrebbe risposto Habash a Lannutti e a Sharon l'Fplp (n.d. G. Ellero) --------- Dichiarazione del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina In data 3 novembre 2001, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina scrive: traduzione: Di fronte alla delibera degli USA di includere il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, assieme al Movimento Islamico di Resistenza HAMAS, il Movimento Islamico JIHAD in Palestina, nonché l'organizzazione Hizbollah nel Libano nella lista delle organizzazioni terroriste, per poterlo trattare alla stregua dell'organizzazione Qa'idah (in Afghanistan, organizzazione di Ibn Laden: nota del traduttore), il Fronte per la Liberazione della Palestina dichiara che le organizzazioni colpite dalla delibera menzionata, sono organizzazioni per la liberazione nazionale. Si tratta infatti, di organizzazioni di resistenza all'occupazione e quindi, non di organizzazioni terroriste. Sia il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina che HAMAS, JIHAD e Hizbollah sono organizzazioni di resistenza ad un occupazione militare, coloniale e razzista. Il vero terrorismo invece, è costituito dagli atti del governo Sharon il quale, fedele alla politica condotta dai precedenti governi sionisti, occupa territori altrui, demolisce case altrui ed espropria terreni altrui per costruirvi insediamenti per coloni, espellere la popolazione indigena disperdendola verso differenti paesi. Supporto politico per tali attività è esso stesso terrorismo. Il popolo palestinese è il popolo più oppresso della storia, il suo paese essendo l'ultimo territorio coloniale della storia. Tutte le norme del Diritto Internazionale permettono al popolo palestinese di intraprendere ogni forma di lotta per liberarsi dall'occupazione e per ottenere la sua indipendenza nazionale. Tutto ciò è stato confermato dalle ripetute Risoluzioni delle Nazioni Unite, cui esecuzione continua ad essere ostacolata dagli Stati Uniti d'America così, come dall'Entità sionista. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina è un'organizzazione fondamentale dell'OLP stessa, l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina che gode del riconoscimento delle Nazioni Unite e, di conseguenza, della maggior parte dei Paesi del mondo, sicché la sua lotta per l'indipendenza nazionale gode della legalità sancita da tale riconoscimento. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina condanna le parole del rappresentante del US State Department David Satterfield le quali descrivono l'Intifada Palestinese un "terrorismo studiato". Questa dichiarazione da parte degli USA denuncia un allineamento assoluto all'Entità sionista e rispecchia la realtà della politica USA che è del tutto ostile nei confronti della causa del popolo palestinese, nonostante gli USA si sforzino a mascherare la loro ostilità con delle promesse che a tanta opinione pubblica potrebbero apparire sincere. L'Intifada del popolo palestinese è la resistenza di un popolo intero contro l'occupazione e la colonizzazione. L'Intifada del popolo palestinese è la lotta di un popolo intero per l'autodeterminazione e la costituzione di uno stato palestinese indipendente sul suo suolo nazionale, per il ritorno dei palestinesi dispersi nella loro patria, in adempimento a quanto sancisce il Diritto Internazionale. Ramallah, 3 novembre 2001 ------------------- END ----- Giorgio Ellero <glr.y at iol.it> - <glry at libero.it> http://digilander.iol.it/glry http://digilander.iol.it/zastavatrieste -----
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