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Al ritorno da Istanbul
- Subject: Al ritorno da Istanbul
- From: <kurdistanfirenze at tin.it>
- Date: Wed, 26 Dec 2001 09:39:00 +0200
Conferenza stampa Firenze 21.12.2001 Delegazione italiana ad Istanbul dopo le violenze poliziesche a Kucuk Armutlu Mercoledì 12 Dicembre è tornata da Istanbul la delegazione italiana reduce da un calendario di tre giorni fitto d'incontri. Nel corso degli incontri è stato possibile constatare la situazione dopo i raid della polizia nel quartiere periferico di Kucukarmutlu di Istanbul, dove è stato stroncato lo sciopero della fame in solidarietà con i detenuti politici, e dopo le incursioni in tutte le sedi del partito filo-kurdo HADEP ed in quelle delle organizzazione democratiche. Nel corso della permanenza la delegazione ha avuto la possibilità di riannodare i fili della solidarietà e della speranza con gli organismi della società civile turca e con le organizzazioni con le quali si sono costituiti in questi anni progetti di sostegno ai detenuti politici, ai loro familiari ed ai profughi. Della delegazione hanno fatto parte : o tre giuristi fiorentini: il docente di Sociologia del Diritto Emilio Santoro insieme a Monia Coralli ed Alessio Scandurra, tutti esponenti dell' associazione "Altro Diritto", centro di documentazione su carcere, marginalità e devianza o il giornalista Edoardo Semola o il sindacalista della CGIL di Alessandria Antonio Olivieri o la fotografa alessandrina Mara Mayer o Grazia Lecconi esperta di comunicazione sociale o Claudio Pedretti del Comitato Kurdistan Firenze Ad Istanbul il consolato italiano ha comunicato al professor Santoro il rifiuto del Ministero della Giustizia turco di consentire un incontro con i rappresentanti dei detenuti delle nuove carceri d'isolamento di tipo "F". Lo stesso rifiuto era stato opposto un anno fa ad un altro giurista fiorentino, Alessandro Margara, ex direttore del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria italiano. Le testimonianze sulla situazione carceraria sono state raccolte nel corso degli incontri avvenuti con le organizzazioni turche per la difesa dei diritti umani, con le associazioni dei familiari dei detenuti,Tayad e Tuad-Der, con gli avvocati della Tohav(Giuristi Democratici) e del Baro (Ordine degli Avvocati). Mehmet Guwel, appena uscito dal carcere, ha parlato nella sede della Tiyad (Associazione Familiari dei Detenuti) della situazione dei detenuti in sciopero della fame iniziato ad ottobre 2000 e tuttora in corso contro il regime d'isolamento di tipo"F" per 13000 prigionieri politici. Ad oggi il bilancio delle vittime risulta di 84 morti, il tragico dato dell' ostinato rifiuto dello stato turco a trattare con i detenuti politici e le loro famiglie: trentadue persone morirono nella repressione dello sciopero della fame operata dall'esercito il 19 dicembre 2000 in ventuno prigioni altri 44 detenuti e parenti si sono lasciati morire di fame in tredici mesi di digiuno dentro e fuori le carceri quattro persone arse vive il 5 novembre e altri 4 suicidi per protesta Sono quattro le persone che attualmente stanno proseguendo lo sciopero della fame ad oltranza (death fast: digiuno alla morte) al di fuori del carcere(1 ad Istanbul,2 ad Ankara,1 ad Izmir), 173 sono i detenuti politici ancora in sciopero della fame dentro il carcere, 6 donne sono sottoposte ad alimentazione forzata nell'ospedale di Bayrampasa ad Istanbul. Sulla collina che domina il corno d'oro, nel quartiere di Kucuk Armutlu, sconvolto dalle recenti e violentissime incursioni della polizia e fitto di agenti, blindati e cecchini della polizia appostati sui tetti, la delegazione italiana ha potuto fortunosamente incontrare e raccogliere la testimonianza di una scioperante della fame arrestata, torturata e sottoposta ad alimentazione forzata. Nel quartiere di Sisli, quattro giovani facenti parte dei 340 detenuti posti in libertà per sei mesi lo scorso Luglio per "incompatibilità con il carcere" e reduci da 130 a 150 giorni di sciopero della fame, ci hanno raccontato storie di soprusi, di arbitrio e di ordinaria violenza vissute nel carcere (All.1)nonché le rivolte e gli scioperi della fame da quello del 1996 quando morirono in quattro a quello del 1996 in cui morirono in 12 ed a cui partecipò Cafer(v.All.1) adesso invalido, a quello del 2001 tuttora in atto. La visita della delegazione ha coinciso con le iniziative programmate dall' Associazione turca dei Diritti Umani(IHD) in occasione della giornata internazionale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre, la cui ricorrenza è stata ricordata con conferenze stampa, manifestazioni ed una mostra fotografica inaugurata presso la sede dell'IHD. La stessa tensione al rispetto dei diritti umani ed alla diffusione di una cultura di pace la delegazione l'ha constatata nelle parole vibranti delle madri della pace, un'associazione di madri di guerriglieri uccisi in guerra e di militanti scomparsi, intente a tessere legami con altre madri colpite dalla guerra quali sono le madri dei soldati turchi. La delegazione inoltre ha trattato le questioni attinenti alla solidarietà concreta con le associazioni che in Turchia fanno da garanti rispetto ai progetti di cooperazione, le modalità di espressione della solidarietà con i carcerati, con le vittime della repressione, coi profughi scacciati dai loro villaggi, nonché la situazione dei richiedenti asilo dalla Turchia, spesso rispediti nel loro paese d'origine da molti paesi europei tra i quali anche l'Italia. Una parte della delegazione ha visitato la baraccopoli kurda di Ayalma alla periferia di Istanbul: baracche, cinquecento famiglie in mezzo al fango, ai liquami, gente che è fuggita non solo dalla guerra, ma soprattutto dalle persecuzioni e dalla pulizia etnica. E' proposito della delegazione quello di riordinare i materiali raccolti e di curare la redazione di un opuscolo. All.1 Testimonianze raccolte dalla delegazione italiana Trattamento degli oppositori, torture nelle carceri Nel seguito vengono presentate le testimonianze di 4 ex detenuti incontrati dalla delegazione italiana, che hanno partecipato allo sciopero della fame, liberati per sei mesi lo scorso luglio in seguito ad una circolare del Ministro della Giustizia per incompatibilità sanitaria col carcere, sottoposti ad alimentazione forzata e torturati.A metà gennaio dovranno rientrare in carcere, sono decisi a riprendere lo sciopero della fame fino alla morte. I testi sono le traduzioni di quanto sottoscritto dai medesimi. Hulya Turuç, donna : Ho trenta anni. In 1994 sono stata arrestata nella manifestazione fatta contro la disoccupazione e sono stata guardata vista. Sono rimasta 8 giorni nel Centro di lotta contro il terrorismo. Durante questi 8 giorni, i poliziotti mi hanno torturata. Dopo, sono stata deferita alla Corte di Sicurezza di Stato e messa in prigione. Sono rimasta 5 anni nella prigione di Buca (a Izmir). Dopo, sono stata deferita alla prigione di Burdur. Li, sono rimasta 8 mesi. Poi, sono stata trasferita alla prigione di Usak con un operazione. Li, dopo un anno, ho cominciato a fare il sciopero di fame. Quando mi sono avvicinata alla morte, mi sono stata liberata per 6 mesi secondo l'articolo no. 399. Metin Günay: Ho 31 anni. In 1995 sono stato arrestato presso la sede della stazione di sanitaria a Karaman (a Konya = una citta nell centro di Turchia) e sono stato guardato a vista. Dopo sono rimastato 5 giorni all'agenzia di lotta contro il terrorismo d'Antalya e vi ho subito la tortura durante 5 giorni. La Corte di Sicurezza di Stato mi ha condannato a 12,5 anni di prigione e mi ha accusato di essere un membro di un'organizzazione terrorista. Sono rimasto 1 anno alla prigione di Buca (a Izmir), 4,5 alla prigione di Çanakkale, 4 mesi alla prigione di Gebze. Dopo Gebze, sono stato deferito alla prigione di tipo F di Tekirdag. Li, dopo 6 mesi, al 192° giorno di sciopero di fame sono stato liberato per 6 mesi secondo l'articolo no. 399. Cafer Gürbüz: In 1994 sono stato arrestato e sono stato guardato a vista. Sono stato arrestato mentre entravo in una pasticceria con i miei amici. Sono stato portato all'agenzia di lotta contro il terrorismo d'Istanbul. Li, ho subito la tortura durante 14 giorni. Sono stato condannato per essere un membro de L'Unità dei Communisti Rivoluzionari della Turchia (TIKB). Sono rimasto alla prigione di Bayrampasa di Istanbul. Nel 1996, ho fatto uno sciopero della fame che ha durato 96 giorni. Sono stato liberato a febbraio del 1999. Nel 2000 sono condannato a 12,6 anni di prigione. Ismail Alpdiç: Sono nato a 15.1.1970. Ho 31 anni. Sono stato condannato a 12,5 anni. Sono stato in diverse prigioni: Ulucanlar a Ankara, Prigione di Bursa di tipo speciale e Prigione di Edirne di tipo F. A Edirne ho fatto lo sciopero di fame per 129 giorni. Il 129.simo giorno sono stato portato in ospedale. Ho perduto conoscenza. Non so quanti giorni sono rimastato nel'ospedale. Dopo, ho saputo che i dottori erano intervenuti su di me due volte. Dopo l'ospedale, sono stato rinviato al prigione di Edirne. Finalmente, sono stato liberato per 6 mesi seconda al articolo no.399 dopo il ricorso fatto dai miei genitori. A cura della delegazione www.kurdistan.firenze.net
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