Al ritorno da Istanbul



Conferenza stampa

Firenze 21.12.2001

Delegazione italiana ad Istanbul dopo le violenze poliziesche a Kucuk
Armutlu



Mercoledì 12 Dicembre è tornata da Istanbul la delegazione italiana  reduce
da  un calendario di tre giorni fitto d'incontri. Nel corso degli incontri è
stato possibile  constatare la situazione dopo i raid della polizia nel
quartiere periferico di Kucukarmutlu di Istanbul, dove è stato stroncato lo
sciopero della fame in solidarietà con i detenuti politici,  e dopo le
incursioni  in tutte le sedi del partito filo-kurdo HADEP ed in quelle
delle organizzazione democratiche.

Nel corso della permanenza la delegazione ha  avuto la possibilità di
riannodare i fili della solidarietà e della speranza con gli organismi della
società civile turca e con le organizzazioni  con le quali si sono
costituiti in questi anni progetti di sostegno ai detenuti politici, ai loro
familiari ed ai profughi.

Della delegazione hanno fatto parte :
o	tre giuristi fiorentini: il docente di Sociologia del Diritto Emilio
Santoro insieme a Monia Coralli ed Alessio Scandurra, tutti esponenti dell'
associazione "Altro Diritto", centro di documentazione su carcere,
marginalità e devianza
o	il giornalista Edoardo Semola
o	il sindacalista della CGIL di Alessandria Antonio Olivieri
o	la fotografa alessandrina Mara Mayer
o	Grazia Lecconi esperta di comunicazione sociale
o	Claudio Pedretti del Comitato Kurdistan Firenze

Ad Istanbul il consolato italiano ha  comunicato al professor Santoro il
rifiuto del Ministero della Giustizia turco di consentire un incontro con i
rappresentanti dei detenuti delle nuove carceri d'isolamento di tipo "F". Lo
stesso rifiuto era stato opposto un anno fa ad un altro giurista fiorentino,
Alessandro Margara,   ex direttore  del Dipartimento Amministrazione
Penitenziaria italiano.

Le testimonianze sulla situazione carceraria sono state  raccolte nel corso
degli incontri avvenuti  con le organizzazioni turche per la difesa dei
diritti umani, con  le associazioni dei familiari dei detenuti,Tayad e
Tuad-Der, con gli avvocati della Tohav(Giuristi Democratici) e del Baro
(Ordine degli Avvocati).

Mehmet Guwel, appena uscito dal carcere,  ha parlato  nella sede della Tiyad
(Associazione Familiari dei Detenuti) della situazione dei detenuti in
sciopero della fame iniziato ad ottobre 2000 e tuttora in corso contro il
regime d'isolamento di tipo"F" per 13000 prigionieri politici.
Ad oggi il bilancio delle vittime risulta di 84 morti, il tragico dato dell'
ostinato rifiuto dello stato turco a trattare con i detenuti politici e le
loro famiglie:
trentadue persone morirono nella repressione dello sciopero della fame
operata dall'esercito il 19 dicembre 2000 in ventuno prigioni
altri 44 detenuti e parenti si sono lasciati morire di fame in tredici mesi
di digiuno dentro e fuori le carceri
quattro persone arse vive il 5 novembre e altri 4 suicidi per protesta

Sono quattro le persone che attualmente stanno proseguendo lo sciopero della
fame ad oltranza (death fast: digiuno alla morte) al di fuori del carcere(1
ad Istanbul,2 ad Ankara,1 ad Izmir), 173 sono i detenuti politici ancora in
sciopero della fame dentro il carcere, 6 donne sono sottoposte ad
alimentazione forzata nell'ospedale di Bayrampasa ad Istanbul.

Sulla collina che domina il corno d'oro, nel quartiere di Kucuk Armutlu,
sconvolto dalle recenti e violentissime incursioni della polizia e  fitto di
agenti, blindati e  cecchini della polizia appostati sui tetti, la
delegazione italiana ha potuto fortunosamente incontrare  e raccogliere  la
testimonianza di una scioperante della fame arrestata, torturata e
sottoposta ad alimentazione forzata.
Nel quartiere di Sisli, quattro giovani facenti parte dei 340 detenuti posti
in libertà per sei mesi lo scorso Luglio per "incompatibilità con il
 carcere" e reduci da 130 a 150 giorni di sciopero della fame, ci hanno
raccontato  storie di soprusi, di arbitrio e di ordinaria violenza vissute
nel carcere (All.1)nonché le rivolte e gli



scioperi della fame da quello del  1996 quando morirono in quattro a quello
del  1996 in cui morirono in 12 ed a cui  partecipò Cafer(v.All.1)  adesso
invalido, a quello del 2001 tuttora in atto.

La visita della delegazione ha coinciso con le iniziative programmate dall'
Associazione turca dei Diritti Umani(IHD) in occasione della giornata
internazionale dei diritti dell'uomo del 10 dicembre, la cui ricorrenza è
stata ricordata con conferenze stampa, manifestazioni ed una mostra
fotografica inaugurata presso la sede dell'IHD.
La stessa tensione al rispetto dei diritti umani ed alla diffusione di una
cultura di pace la delegazione l'ha constatata  nelle parole vibranti delle
madri della pace, un'associazione di madri di guerriglieri uccisi in guerra
e di militanti scomparsi,  intente a tessere legami con altre madri colpite
dalla guerra quali sono le madri dei soldati turchi.

La delegazione inoltre ha trattato le questioni attinenti alla solidarietà
concreta con le associazioni che in Turchia fanno da garanti rispetto ai
progetti di cooperazione, le modalità di espressione della solidarietà con i
carcerati, con le vittime della repressione, coi profughi scacciati dai loro
villaggi, nonché la situazione dei richiedenti asilo dalla Turchia, spesso
rispediti nel loro paese d'origine da molti paesi europei tra i quali anche
l'Italia.

Una parte della delegazione ha visitato la baraccopoli kurda di Ayalma alla
periferia di Istanbul: baracche, cinquecento famiglie in mezzo al fango, ai
liquami, gente che è fuggita non solo dalla guerra, ma soprattutto dalle
persecuzioni e dalla pulizia etnica.

E' proposito della delegazione quello di riordinare i materiali raccolti e
di curare la redazione di un opuscolo.





All.1

Testimonianze raccolte dalla delegazione italiana


Trattamento degli oppositori, torture nelle carceri

Nel seguito vengono presentate  le testimonianze di 4 ex detenuti incontrati
dalla delegazione italiana, che hanno partecipato allo sciopero della fame,
liberati per sei mesi lo scorso luglio in seguito ad una circolare del
Ministro della Giustizia per incompatibilità sanitaria col carcere,
sottoposti ad alimentazione forzata e torturati.A metà gennaio dovranno
rientrare in carcere, sono decisi a riprendere lo sciopero della fame fino
alla morte.

I  testi sono le traduzioni di quanto sottoscritto dai medesimi.


Hulya Turuç, donna :

Ho trenta anni. In 1994 sono stata arrestata nella manifestazione fatta
contro la disoccupazione e sono stata guardata  vista. Sono rimasta 8 giorni
nel Centro di lotta contro il terrorismo. Durante questi 8 giorni, i
poliziotti mi hanno torturata. Dopo, sono stata deferita alla Corte di
Sicurezza di Stato e  messa in prigione. Sono rimasta 5 anni nella prigione
di Buca (a Izmir). Dopo, sono stata deferita alla prigione di Burdur. Li,
sono rimasta 8 mesi. Poi, sono stata trasferita alla prigione di Usak con un
operazione. Li, dopo un anno, ho cominciato a fare il sciopero di fame.
Quando mi sono avvicinata alla morte, mi sono stata liberata per 6 mesi
secondo l'articolo no. 399.


Metin Günay:

Ho 31 anni. In 1995 sono stato arrestato presso la sede  della stazione di
sanitaria a Karaman (a Konya = una citta nell centro di Turchia) e sono
stato guardato a vista. Dopo sono rimastato 5 giorni all'agenzia di lotta
contro il terrorismo d'Antalya e vi ho subito la tortura durante 5 giorni.
La Corte di Sicurezza di Stato mi ha condannato a 12,5 anni di prigione e mi
ha accusato di essere un membro di un'organizzazione terrorista. Sono
rimasto 1 anno alla prigione di Buca (a Izmir), 4,5 alla prigione di
Çanakkale, 4 mesi alla prigione di Gebze. Dopo Gebze, sono stato deferito
alla prigione di tipo F  di Tekirdag.  Li, dopo 6 mesi, al 192°  giorno di
sciopero di fame sono stato liberato per 6 mesi secondo l'articolo no. 399.



Cafer Gürbüz:

In 1994 sono stato arrestato e sono stato guardato a vista. Sono stato
arrestato mentre entravo in una pasticceria con i miei amici. Sono stato
portato all'agenzia di lotta contro il terrorismo d'Istanbul. Li, ho subito
la tortura durante 14 giorni. Sono stato condannato per essere un membro de
L'Unità  dei Communisti Rivoluzionari della Turchia (TIKB). Sono rimasto
alla prigione di Bayrampasa di Istanbul.  Nel  1996, ho fatto uno  sciopero
della  fame che ha durato 96 giorni. Sono stato liberato a febbraio del
1999.  Nel  2000 sono condannato a 12,6 anni di prigione.


Ismail Alpdiç:

Sono nato a 15.1.1970. Ho 31 anni. Sono stato condannato a 12,5 anni. Sono
stato in diverse prigioni:  Ulucanlar a Ankara, Prigione di Bursa di tipo
speciale e Prigione di Edirne di tipo F.
A Edirne   ho fatto lo sciopero di fame per  129 giorni. Il 129.simo giorno
sono stato portato in  ospedale. Ho perduto  conoscenza. Non so quanti
giorni sono rimastato nel'ospedale. Dopo, ho saputo  che i dottori erano
intervenuti su di me  due volte. Dopo l'ospedale, sono stato rinviato al
prigione di Edirne. Finalmente, sono stato liberato per 6 mesi seconda al
articolo no.399 dopo  il ricorso fatto dai  miei genitori.



                A cura della delegazione






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