Appello a causa delle persecuzioni che i curdi subiscono in GERMANIA



RECHTSHILFEFONDS
für Kurdinnen und Kurden in Deutschland e.V.R
AZADI





06.11.01

Cari amici,

l'associazione AZADI Vi rivolge questo appello a causa delle persecuzioni
che i kurdi subiscono in Germania.
Il 18 settembre scorso si è aperto davanti alla Corte di Duesseldorf il
processo a carico del 44enne politico kurdo Mehmet Tanboga, detenuto
dall'agosto del 2000 per indagini preliminari dopo aver già trascorso
sedici anni in prigione in Turchia per motivi politici, anche nel
tristemente noto penitenziario di Diyarbakir. Il procedimento dovrebbe
prolungarsi fino al 19 dicembre, per essere poi presumibilmente rinviato
all'anno prossimo.
Nella convinzione che il suo caso debba essere portato all'attenzione
dell'opinione pubblica, Vi chiediamo di assistere ad una delle sessioni
della Corte di Duesseldorf, che si tengono di solito di martedì' e
mercoledì alle 9:15 a.m.
La pubblica accusa ha imputato Mehmet Tanboga del reato di appartenenza ad
organizzazione illegale. In qualità di responsabile regionale del PKK
(Partito dei Lavoratori del Kurdistan), è anche accusato di aver coordinato
l'occupazione del Consolato greco di Duesseldorf il 19 febbraio 1999, nel
periodo in cui la deportazione del leader del PKK Abdullah Ocalan dal Kenya
alla Turchia dette luogo a numerose proteste in tutto il mondo, Germania
inclusa.

Alla messa al bando del PKK, dell'ERNK (Fronte di liberazione nazionale del
Kurdistan) e di altre organizzazioni kurde già esistenti o di nuova
creazione, è seguita in Germania una politica di deliberata
criminalizzazione del popolo kurdo. In base alla legislazione
anti-terrorismo numerosi attivisti sono stati incarcerati o privati per
legge del diritto di riunione e di manifestazione.

Nel 1996 il PKK in una dichiarazione pubblica affermò la sua volontà di
rispettare le leggi della Repubblica federale di Germania e la sua rinuncia
ad ogni forma violenta di protesta. In risposta a quest'annuncio,
all'inizio del '98 il Procuratore capo dello Stato affermò che il PKK non
sarebbe più stato considerato un'organizzazione terroristica ma
un'organizzazione illegale. Questa definizione tuttavia ha reso ancora più
facile perseguirlo e moltiplicare i capi d'imputazione.
Purtroppo l'attuale governo tedesco non ha dimostrato alcuna intenzione di
abolire il bando nei confronti del PKK, nonostante l'evoluzione di questo
partito. Gli effetti di queste scelte nei confronti dei kurdi si evincono
dai nostri dati: fra l'ottobre 1999 e l'ottobre del 2000 si contano 71
arresti, undici casi di detenzione e175 perquisizioni di case private e
sedi d'associazioni. La somma delle sentenze già comminate ammonta a 59
anni e 9 mesi, di cui dieci anni e quattro mesi già esecutivi.
Nella sua dettagliata deposizione il signor Tanboga accusa la Procura
generale dello Stato di rimuovere completamente non solo il retroterra
storico e culturale della questione kurda e la scelta del PKK di rinunciare
alla lotta armata, ma anche le motivazioni specifiche della protesta kurda.
Un cenno alla nostra organizzazione: AZADI esiste dal 1996 e sostiene
attivamente i kurdi perseguiti in Germania a causa dell'attività politica
finalizzata all'autodeterminazione del loro popolo.

Nell'attesa di un cortese riscontro, porgiamo i migliori saluti.

Monika Morres


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