R: cancellatemi ma in fretta e ditemi come fare



[...] nel frattempo purtroppo che nessuno ha avuto il coraggio di rispondere
cosa avrebbe fatto nei panni del poliziotto assediato e ad un passo dal
proprio linciaggio? [...]
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Non volevo cadere nella provocazione di rispondere a questa lettera (quando
ho visto che c'era gia una risposta mi era sembrato piu' che sufficiente),
pero', visto che quella risposta sembra non essere esaustiva, do il mio
contributo.

Non sono un militare ma penso che:

1. Una persona che impugna un'arma deve saperla usare in qualsiasi
situazione.
1.1. Questo poiche' una volta uccisa una persona non vi e' possibilita' di
ripensamenti di nessun genere. Credo che quel povero militare vivra'
alzandosi tutte le mattine con un peso sulla coscienza enorme quando si
dira' <<io ho ucciso un mio coetaneo>> e pensera' che la situazione poteva
tranquillamente essere invertita, ovvero essere lui il manifestante e
l'altro ragazzo il militare. Anche se assolto non penso vivra' serenamente.
1.2. Io vedo come diretti responsabili di questo fatto chi ha permesso che
una persona non in grado di assumere decisioni sotto forte stress impugnasse
un'arma dove la probabilita' di adoperarla era molto alta.

2. Chi assegna le mansioni alle risorse umane di cui dispone?
2.1. Chi ha permesso che militari di leva ricoprissero posti che spettavano
a graduati con almeno 10 (dieci) anni di esperienza.
2.2. Voglio aggiungere una nota personale: tutte le forze di polizia, per
operare su strada, dovrebbero avere almeno un figlio. Questo e' fondamentale
per riflettere due volte prima di premere il grilletto.
2.3. Se le cose si fossero svolte rispettando la nota 2.2. e' altamente
probabile che quel colpo di pistola sarebbe stato sparato alle gambe. In
fondo era sufficiente immobilizzare l'aggressore, non eliminarlo per
salvaguardare la propria incolumita'.

3. Per non concludere (Peppe Sini dixit)
3.1. Prima di digitare il tastino [Invia] rileggi sempre quanto hai scritto,
pensa che verra' recapitato a migliaia di persone le quali, anche se la
pensano diversamente da te (questa cosa va data per scontata), forse non
apprezzano la violenza verbale; ne abbiamo gia vista troppa nelle strade.
3.2. Se vuoi partecipare ad un gruppo di discussione e' buona norma, una
volta iscritti, leggere per circa due mesi i messaggi che vi circolano senza
aggiungere nulla di personale, cosi' da capire chi sono gli interlocutori.
Naturalmente vanno benissimo le opinioni contro corrente -guai se non ci
fossero, saremmo un branco di omologati anche noi-, ma le modalita' per
esprimerle devono rispettare i canoni della nonviolenza.
3.3. Chiudo con un consiglio: un'ottima lettura per tutti e' "La nonviolenza
contro la guerra" disponibile su
www.peacelink.it/tematiche/pace/non_violenza.rtf (770kb) oppure, in formato
compresso, www.peacelink.it/tematiche/pace/non_violenza.zip (140kb).

Giacomo Alessandroni
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