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Libertà per Alessandro Geri!
- Subject: Libertà per Alessandro Geri!
- From: VOCE OPERAIA <voceoperaia at tin.it>
- Date: Sat, 20 May 2000 15:08:08 +0200
18 maggio LO STATO DI POLIZIA BECCATO IN FLAGRANZA DI REATO Libertà per Alessandro! La vicenda dell'arresto del compagno Alessandro, accusato sulla base di labili indizi di essere stato il telefonista delle Brigate Rosse, ci obbliga, per ragioni sia etiche che politiche, a prendere una netta posizione di condanna del suo arresto e a chiederne l'immediata e incondizionata scarcerazione. Coloro che hanno subito, anche di recente, le attenzioni degli inquirenti, accusati di associazione sovversiva, inquisiti a vario titolo come rivoluzionari e antagonisti, detenuti e poi sbattuti come mostri sulle prime pagine, sanno che non c'è nulla di peggio dell'isolamento, dell'indifferenza proprio da parte dei compagni e di ciò che resta del movimento rivoluzionario. Questi compagni sono infatti, per lo Stato di polizia, anzituttto capri espiatori: lo Stato fa pagare a loro il prezzo della nostra stessa esistenza, della nostra resistenza. C'è troppo silenzio tra i compagni sul caso di Alessandro. Lasciarlo solo è già, di per sé, un atto di ingiustizia politica, che può solo essere d'aiuto a quella giudiziaria. La nostra indifferenza sarebbe già, e avrebbe lo stesso peso, di una condanna passata in giudicato. Le forze di polizia dello Stato, quelle inquirenti, si muovono sulla base di un palese pregiudizio: che tutti coloro che sono comunisti rivoluzionari, antagonisti, anarchici, in quanto suoi nemici, sono tutti potenziali terroristi. Che anche quando agiamo alla luce del sole, siamo cripto-brigatistirossi. In questo clima inquisitorio da "guerra fredda" lo Stato non si stupirà se noi, simmetricamente, sulla base non di indizi soltanto, ma di fatti provati, condanniamo lo Stato come Stato di polizia, come guardiano di una democrazia totalitaria che vuole ridurci al silenzio violando le sue stesse leggi, ciò che viene chiamato con eufemismo "civiltà giuridica" o "stato di diritto". Noi non lascieremo solo Alessandro, non permetteremo che la sua vita venga distrutta da anni di ingiusta detenzione. La nostra convinzione della sua innocenza è fondata, quanto la certezza che questo Stato di polizia è illegittimo e che fa dell'abuso di potere il suo modus operandi. La nostra certezza sulla sua innocenza è inversamente proporzionale alla attendibilità del castello di carte accusatorio con cui gli hanno messo le manette. Su la testa compagni! Qui le BR non c'entrano niente! Qui c'è di mezzo l'agibilità politica del movimento anticapitalista, c'è di mezzo il nostro diritto a fruire dei residui spazi di democrazia che questo Stato di polizia calpesta nella tenace e sorda volontà di normalizzare la società azzittendoci per sempre. Alessandro siamo tutti noi, dato che ognuno di noi potrebbe trovarsi nelle sue tristi e infernali condizioni. Se lo strappiamo dall'incubo, se lo riconsegneremo ai suoi familiari e ai suoi compagni, avremo difeso non solo la sua libertà, ma anche i nostri diritti e forse, come quando si sciopera, pure quelli dei crumiri. In soccorso a quanto diciamo ci sono le inquietanti indiscrezioni che stanno filtrando sui media: Alessandro è in galera non perché ci siano indizi seri a suo carico, ma per la sorda e sotterranea lotta tra i poteri dello Stato, fors'anche per la indecente smania di protagonismo del Ministro degli Interni. Una tessera telefonica passata di mano più volte, la testimonianza fallace di un adolescente ... Ciò nonostante il suo arresto è diventato, anche a rischio di "depistare le indagini", necessario, inevitabile. Così Alessandro non è solo un capro espiatorio, un ostaggio nelle mani dello Stato per spaventarci (mentre ci apprestiamo a contrastare il sumnit della NATO Firenze, TE.BIO a Genova, il vertice OCSE a Bologna) , è una metafora del fradiciume di Stato, un diversivo per occultare le trame e gli intrighi incoffessabili che si svolgono da tempo al suo interno e che hanno come posta in palio il suo assetto futuro, le sue gerarchie e le relative atribuzioni di poteri. A maggior ragione dobbiamo batterci per la immediata e incondizionata scarcerazione di Alessandro Geri! E se riusciremo a tirarlo fuori allora vorrà dire che dovranno andarsene, dimettersi, cambiare mestiere, non solo coloro che hanno coordinato le indagini e ordinato l'arresto, ma lo stesso Ministro dell'Interno Enzo Bianco. E se, come riteniamo doveroso, Alessandro verrà scarcerato per mancanza di indizi, come è accaduto per i carcerieri di Sassari, non dovremo fermarci ma chiedere che chi gioca a dadi con la libertà e la vita dei nostri compagni, vada lui a toccare con mano come si viene "rieducati" nelle patrie galere! VOCE OPERAIA voceoperaia at libero.it voceoperaia at tin.it
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