Libertà per Alessandro Geri!



18 maggio

LO STATO DI POLIZIA  BECCATO IN FLAGRANZA DI REATO
Libertà per Alessandro!

La vicenda dell'arresto del compagno Alessandro, accusato sulla base di
labili indizi di essere stato il telefonista delle Brigate Rosse, ci
obbliga, per ragioni sia etiche che politiche, a prendere una netta
posizione di condanna del suo arresto e a chiederne l'immediata e
incondizionata scarcerazione.

Coloro che hanno subito, anche di recente, le attenzioni degli inquirenti,
accusati di associazione sovversiva, inquisiti a vario titolo come
rivoluzionari e antagonisti, detenuti e poi sbattuti come mostri sulle prime
pagine, sanno che non c'è nulla di peggio dell'isolamento, dell'indifferenza
proprio da parte dei compagni e di ciò che resta del movimento
rivoluzionario. Questi compagni sono infatti, per lo Stato di polizia,
anzituttto capri espiatori: lo Stato fa pagare a loro il prezzo della nostra
stessa esistenza, della nostra resistenza. C'è troppo silenzio tra i
compagni sul caso di Alessandro. Lasciarlo solo è già, di per sé, un atto di
ingiustizia politica, che può solo essere d'aiuto a quella giudiziaria. La
nostra indifferenza sarebbe già, e avrebbe lo stesso peso, di una condanna
passata in giudicato.
Le forze di polizia dello Stato, quelle inquirenti, si muovono sulla base di
un palese pregiudizio: che tutti coloro che sono comunisti rivoluzionari,
antagonisti, anarchici, in quanto suoi nemici, sono tutti potenziali
terroristi. Che anche quando agiamo alla luce del sole, siamo
cripto-brigatistirossi. In questo clima inquisitorio da "guerra fredda" lo
Stato non si stupirà se noi, simmetricamente, sulla base non di indizi
soltanto, ma di fatti provati, condanniamo lo Stato come Stato di polizia,
come guardiano di una democrazia totalitaria che vuole ridurci al silenzio
violando le sue stesse leggi, ciò che viene chiamato con eufemismo "civiltà
giuridica" o "stato di diritto". Noi non lascieremo solo Alessandro, non
permetteremo che la sua vita venga distrutta da anni di ingiusta detenzione.
La nostra convinzione della sua innocenza è fondata, quanto la certezza che
questo Stato di polizia è illegittimo e che fa dell'abuso di potere il suo
modus operandi. La nostra certezza sulla sua innocenza è inversamente
proporzionale alla attendibilità del castello  di carte accusatorio con cui
gli hanno messo le manette.
Su la testa compagni! Qui le BR non c'entrano niente! Qui c'è di mezzo
l'agibilità politica del movimento anticapitalista, c'è di mezzo il nostro
diritto a fruire dei residui spazi di democrazia che questo Stato di polizia
calpesta nella tenace e sorda volontà di normalizzare la società
azzittendoci per sempre.
Alessandro siamo tutti noi, dato che ognuno di noi potrebbe trovarsi nelle
sue tristi e infernali  condizioni. Se lo strappiamo dall'incubo, se lo
riconsegneremo ai suoi familiari e ai suoi compagni, avremo difeso non solo
la sua libertà, ma anche i nostri diritti e forse, come quando si sciopera,
pure quelli dei crumiri.
In soccorso a quanto diciamo ci sono le inquietanti indiscrezioni che stanno
filtrando sui media: Alessandro è in galera non perché ci siano indizi seri
a suo carico, ma per la sorda e sotterranea lotta tra i poteri dello Stato,
fors'anche per la indecente smania di protagonismo del Ministro degli
Interni. Una tessera telefonica passata di mano più volte, la testimonianza
fallace di un adolescente ... Ciò nonostante il suo arresto è diventato,
anche a rischio di "depistare le indagini", necessario, inevitabile. Così
Alessandro non è solo un capro espiatorio, un ostaggio nelle mani dello
Stato per spaventarci (mentre ci apprestiamo a contrastare il sumnit della
NATO Firenze, TE.BIO a Genova, il vertice OCSE a Bologna) , è una metafora
del fradiciume di Stato, un diversivo per occultare le trame e gli intrighi
incoffessabili che si svolgono da tempo al suo interno e che hanno come
posta in palio il suo assetto futuro, le sue gerarchie e le relative
atribuzioni di poteri.

A maggior ragione dobbiamo batterci per la immediata e incondizionata
scarcerazione di Alessandro Geri! E se riusciremo a tirarlo fuori allora
vorrà dire che dovranno andarsene, dimettersi, cambiare mestiere, non solo
coloro che hanno coordinato le indagini e ordinato l'arresto, ma lo stesso
Ministro dell'Interno Enzo Bianco. E se, come riteniamo doveroso, Alessandro
verrà scarcerato per mancanza di indizi, come è accaduto per i carcerieri di
Sassari, non dovremo fermarci ma chiedere che chi gioca a dadi con la
libertà e la vita dei nostri compagni, vada lui a toccare con mano come si
viene "rieducati" nelle patrie galere!

VOCE OPERAIA

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