Comunicato dalla Turchia sui bambini curdi



BAMBINI NEMICI DELLO STATO

Per le strade di Diyarbakir abbiamo incontrato decine di bambini che
vivono attorno ai bidoni dell`immondizia alla ricerca di qualche avanzo
o di qualche oggetto da rivendere per poche lire turche. Sono i figli
dei profughi che nel corso della guerra si sono ammassati ai margini
delle citta`. Oltre tremila villaggi sono stati saccheggiati e bruciati
dall`esercito, i contadini sono stati stretti dalla morsa della violenza
del PKK e delle milizie del governo. Per le citta` si incontrano anche i
bambini che lucidano le scarpe ai passanti, sniffano una colla che esala
un gas profumato che gli attenua i crampi della fame.
Nell` Agosto 1999 assistemmo ad un processo di 5 minorenni dagli 8 ai 16
anni piu un maggiorenne di 24 anni accusati di separatismo per avere
scritto piu volte sui muri della scuola di Diyarbakir frasi del tipo
`basta con la guerra vogliamo la pace`. I ragazzi erano stati
incarcerati preventivamente per oltre un anno e avevano subito torture
con scariche elettriche al fine di costringerli a firmare una
autocondanna. Ancora oggi a distanza di 7 mesi il giovane di 24 anni si
trova in carcere mentre i bambini sono stati liberati qualche mese fa.
Non hanno pero` concluso la loro vicenda giudiziaria, infatti il 14
Aprile si terra` nel tribunale speciale di Diyarbakir l` ultima udienza
che portera` sicuramente ad una sentenza definitiva si presume una
condanna al minimo della pena ovvero tre anni e nove mesi di carcere
assieme ai normali prigionieri politici e delinquenti comuni. E` questa
la situazione di centinaia di bambini, i dati ufficiali forniti dal
Ministero della Giustizia stimano per l`anno 99 solo nella regione del
SudEst della Turchia 221 casi di bimbi condannati per reati di vario
genere, ma quello che piu` e` sconcertante e` il trattamento subito da
coloro che hanno commesso i cosidetti reati politici come il caso sopra
menzionato. Un bambino dagli otto ai sedici anni puo` essere incriminato
per motivi politici con diversi capi d` accusa ad es. per avere parlato
o cantato in pubblico in lingua curda oppure per avere distribuito
volantini o giornali proibiti in Turchia, tutto cio` che puo essere
ricondotto alla politica e all`opposizione del regime di Ankara e
perseguibile anche se chi ha commesso tale reato e` un minorenne. Sono
68 i bambini condannati a morte dal tribunale di Diyarbakir, la loro
pena e` stata commutata in 20 anni di carcere. Nella fase istruttoria
del processo non hanno diritto ad un avvocato ma si devono difendere da
soli, vengono incarcerati nelle celle degli adulti e spesso subiscono le
stesse torture. La forma di tortura piu` usata e` la scarica di corrente
elettrica perche`  non lascia segni sul corpo ma vi sono altre forme di
pressioni psicologiche come la denudazione dei prigionieri sottoposti ad
interrogatori che durano fino a 15 giorni e per un bimbo i segni di
queste violenze anche se non si vedono sul corpo rimangono impressi
nella memoria per il resto della loro vita. Al rientro nelle famiglie
presentano problemi di insonnia, ogni volta che qualcuno bussa alla
porta temono di essere ripresi dalla polizia. Chissa` se un giorno babbo
natale arrivera` anche a casa loro.

Diyarbakir 26 Marzo 2000
per l`associazione Papa Giovanni XXIII
Daniele Tramonti e Giovanni Grandi




Samuele Filippini
Rimini
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII