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Lettera aperta elezioni amministrative: consiglieri stranieri aggiunti
- Subject: Lettera aperta elezioni amministrative: consiglieri stranieri aggiunti
- From: aercoli at mail.pelagus.it (sandro ercoli)
- Date: Sat, 4 Mar 2000 12:07:28 +0100
Lettera aperta del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo alle coalizioni, le liste e i partiti impegnati su posizioni non razziste nelle elezioni amministrative dell'aprile 2000 Inserite nel vostro programma elettorale l'istituzione dei consiglieri stranieri aggiunti come primo concreto passo per far cessare l'apartheid elettorale in Italia Egregi signori, in aprile si voterà per molte Regioni ed enti locali. Alle coalizioni, le liste ed i partiti che ritengono di caratterizzarsi in senso non razzista, formuliamo una richiesta precisa: che nel loro programma elettorale inseriscano l'impegno ad istituire la figura dei consiglieri stranieri aggiunti, come primo concreto passo verso il riconoscimento del diritto di voto per tutti i residenti nelle elezioni amministrative. a) La proposta dei consiglieri stranieri aggiunti Consiste nell'istituire e successivamente procedere all'elezione di consiglieri stranieri aggiunti eletti direttamente dagli stranieri regolarmente residenti nel territorio amministrato ai quali è tuttora assurdamente negato il diritto di voto anche nelle elezioni amministrative, nonostante in altri paesi europei esso sia acquisito da decenni, e nonostante la Convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale del 5/2/1992 lo preveda esplicitamente al suo Capitolo C -mai ratificato dal Parlamento italiano- (in Italia solo gli stranieri residenti provenienti da paesi della comunità europea hanno il diritto di voto amministrativo dal 1996). Tali consiglieri stranieri aggiunti hanno il diritto di partecipare a tutti i lavori dei consigli (circoscrizionali, comunali, provinciali e regionali) in cui sono stati eletti: partecipano ai lavori delle commissioni e dei consigli, prendono la parola sulle proposte di delibera, sono titolari del diritto di presentare interrogazioni, interpellanze, proposte di deliberazione, e svolgono altresì ogni altro atto proprio del consigliere eletto, ad eccezione del voto finale sulle proposte di deliberazione. Tale esperienza è già in corso in Italia a partire dal Comune di Nonantola (MO) dal 1994. Noi proponiamo l'istituzione dei consiglieri stranieri aggiunti in tutti gli enti locali come atto di rafforzamento delle istituzioni democratiche di base, di progresso civile in sé, ed anche come azione propositiva e sollecitatrice nei confronti del Parlamento affinché al più presto anche l'Italia, come gli altri paesi europei che la hanno da tempo preceduta, riconosca il diritto di voto per le elezioni amministrative a tutte le persone legalmente residenti nel territorio amministrato dall'ente locale per cui si vota. b) L'obiettivo legislativo: il riconoscimento del pieno diritto di voto per tutti i residenti stranieri nelle elezioni amministrative Da tempo riteniamo che occorra un impegno comune di tutti i democratici per un obiettivo limitato ma concreto, il cui conseguimento potrebbe a sua volta produrre sviluppi assai rilevanti: il riconoscimento del diritto di voto per le elezioni amministrative a tutti i residenti così da permettere al più presto ad oltre un milione di immigrati residenti in Italia di far sentire la loro voce come elettori e come eletti negli enti locali, così da poter anche contribuire ad orientare in senso democratico l'azione delle amministrazioni locali. In Italia vi sono oltre 1.250.000 stranieri legalmente residenti. Con la loro presenza, la loro umanità, essi contribuiscono all'economia, alla cultura, alla vita civile di questo paese; ma a tutti loro è negato il diritto di voto per le elezioni amministrative (con la limitatissima eccezione di quelli provenienti da paesi membri dell'Unione Europea). Per il diritto di voto nelle elezioni amministrative il Parlamento potrebbe procedere con relativa celerità, essendovi riferimenti giuridici e precedenti significativi. Il riferimento giuridico fondamentale è la Convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale del 5/2/1992, che al capitolo C (ancora non ratificato dal Parlamento italiano) prevede appunto il diritto di voto -elettorato attivo e passivo- per le elezioni amministrative. In altri paesi tale diritto è da tempo vigente; il caso forse più significativo è quello dell'Irlanda, in cui tale diritto fin dal 1963 è riconosciuto a tutti gli stranieri che ivi risiedono da almeno tre mesi. Il precedente significativo fondamentale è il riconoscimento del diritto di voto amministrativo per gli stranieri residenti provenienti da paesi membri dell'Unione Europea, già in vigore in Italia dal 1996. Il significato politico del riconoscimento del diritto di voto nelle elezioni amministrative agli stranieri residenti è evidente: un notevole rafforzamento della democrazia; ed anche un rafforzamento ed una riqualificazione delle istituzioni democratiche di base in quanto rese così più rappresentative. A ciò si aggiunga che la presenza negli enti locali degli stranieri residenti porta nelle istituzioni di base cultura, sensibilità ed impegno nella lotta al razzismo ed alla discriminazione. Infine, ciò aiuterebbe a "mondializzare" la coscienza e l'azione delle istituzioni democratiche di base, a dare loro una corretta prospettiva, non rattrappita nel provincialismo, ma aperta alle problematiche complessive che non possono essere delegate ai soli governi nazionali ed alle sole istituzioni internazionali. c) la prospettiva: costruire la nuova cittadinanza, passando dallo jus sanguinis allo jus soli Con l'istituzione, l'elezione e l'attività dei consiglieri stranieri aggiunti pensiamo che si realizzino le premesse pratiche e gli esempi persuasivi che possano indurre il Parlamento a legiferare al più presto il recepimento del Capitolo C della Convenzione di Strasburgo del 5/2/1992; e con tale secondo passaggio riteniamo si costruiscano le premesse per persuadere tutti della necessità ed opportunità che al più presto si vada ad una riforma della cittadinanza passando dal criterio arcaico e patriarcale dello jus sanguinis al criterio moderno e democratico dello jus soli, talché la cittadinanza non si acquisisca pressoché solo "per diritto di sangue" ma semplicemente e logicamente per diritto di residenza, ovvero di concreta presenza sul suolo, sul territorio. Distinti saluti, Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo Viterbo, 26 febbraio 2000 Per contatti: str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532
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