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Una campagna contro la schiavitù in Italia
- Subject: Una campagna contro la schiavitù in Italia
- From: aercoli at mail.pelagus.it (sandro ercoli)
- Date: Sat, 4 Mar 2000 12:03:43 +0100
Alle principali agenzie di stampa Una campagna contro la schiavitù in Italia Dal 1998 il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha promosso una campagna contro la schiavitù in Italia. Di seguito se ne riassumono i termini essenziali, invitando istituzioni, movimenti democratici e singoli cittadini ad impegnarsi affinché cessi in Italia la mostruosa pratica dello schiavismo, oggi diffusa anche grazie ad una vera e propria complicità di massa (nel caso delle persone soggette a schiavitù a fini di sfruttamento sessuale, ciò è particolarmente, atrocemente evidente). 1. I termini essenziali della campagna contro la schiavitù in Italia I termini essenziali dell'iniziativa sono i seguenti: l'abominevole pratica della schiavitù è ovviamente illegale in Italia (cfr. gli articoli 600, 601, 602 del Codice Penale) ma, come dimostrano le cronache, è evidentemente tuttora diffusamente presente nel nostro paese, e di essa sono vittima particolarmente uomini, donne e bambini immigrati. Noi proponiamo un piano globale di lotta contro la schiavitù e chiediamo un preciso impegno del governo, del Parlamento e degli enti locali. Fulcro dell'iniziativa la richiesta di un intervento sia amministrativo che legislativo che, attraverso il combinato disposto di normative già in vigore (valorizzando in particolare l'art. 16 della recente legge 40/98 sull'immigrazione [ora art. 18 del D. Lgs. 286/98]) e la loro eventuale integrazione in uno specifico indirizzo di intervento che potrebbe altresì concretizzarsi in una legge ad hoc, preveda in primo luogo un'azione efficace per la liberazione delle persone attualmente in condizioni di schiavitù in Italia, garantendo loro -a titolo di risarcimento per le violenze subite nel nostro paese- il diritto di permanenza legale nel nostro paese qualora lo desiderino, un'adeguata protezione rispetto al pericolo di rappresaglie da parte delle organizzazioni criminali schiaviste, il pieno riconoscimento di diritti civili, assistenza sociale ed un sostegno economico sufficiente per vivere e protratto nel tempo, aiuto nella ricerca di un lavoro legale. Sottolineiamo che particolarmente nel caso delle persone in condizioni di schiavitù oggetto di sfruttamento sessuale, una iniziativa da parte delle istituzioni democratiche sarebbe immediatamente praticabile ed efficace. Gli enti locali potrebbero intervenire efficacemente fin d'ora con programmi di riduzione del danno e di percorsi assistiti di liberazione, valorizzando ed estendendo esperienze già in corso da parte sia di esperienze di volontariato sia di servizi sociali di enti pubblici. 2. Alcuni recenti libri utili Recentemente sono stati pubblicati alcuni utili libri, tra cui segnaliamo particolarmente: Pino Arlacchi, Schiavi, Rizzoli, Milano 1999; Oreste Benzi, Una nuova schiavitù, Paoline, Milano 1999; Alessandro Dal Lago, Non-persone, Feltrinelli, Milano 1999. 3. Un semplice ragionamento Proponiamo questo ragionamento: la "Comunità Papa Giovanni XXIII" presieduta da don Oreste Benzi, con le sue sole forze ha liberato circa 1.200 ragazze straniere dal racket della prostituzione in Italia. Ordunque, poiché le immigrate tenute in condizioni di schiavitù a fini di sfruttamento come oggetti sessuali in Italia sono circa 26.000 secondo stime attendibili, è evidente che basterebbe che 20-25 esperienze pubbliche o associative intervenissero con efficacia analoga a quella dispiegata da don Benzi e dalla "Comunità Papa Giovanni XXIII", per liberare tutte le persone che subiscono questa specifica condizione di schiavitù, e per dare un duro colpo ai poteri criminali che questo mercato schiavista gestiscono. 4. Altri interventi necessari Naturalmente questo non basterebbe: occorrono anche altri interventi di carattere sia contingente che strutturale: 4.1. occorre colpire il mercato schiavista sul versante della domanda di schiavitù, ovvero colpire i cosiddetti "clienti": ed a tal fine servono interventi sia educativi e di sensibilizzazione, sia anche e soprattutto repressivi. Non è ammissibile che si tolleri che qualcuno fruisca di beni prodotti e di servizi resi da esseri umani in condizioni di schiavitù, tale "cliente" deve essere considerato pienamente complice dello schiavista e compartecipe degli "utili" della schiavitù, ed in quanto tale punito; 4.2. occorre colpire i poteri criminali che traggono enormi profitti dalla schiavitù: la specifica fattispecie di reato è prevista e punita dal Codice Penale, si tratta di intervenire con decisione; 4.3. occorre colpire tutte le complicità che in vario modo favoreggiano la schiavitù, e tali complicità sono molte: - delle istituzioni che la schiavitù permettono e che sovente intervengono contro le vittime invece che contro gli schiavisti (sfruttatori e clienti); - dei mass-media e degli apparati ideologici che sostengono tale pratica presentandola come normale, ovvia, socialmente accettabile; - dei poteri e meccanismi economici locali ed internazionali che producendo povertà e disperazione, fondandosi su logiche e dispositivi di sfruttamento fin disumani e su finalità di profitto che per realizzarsi costitutivamente reificano e fin annientano gli esseri umani, con ciò favoriscono, propugnano e fin impongono pervasivamente la schiavitù come forma di relazione economica e sociale. 5. Una strategia integrata Contro la schiavitù occorre una strategia integrata; si tratta di lavorare a più livelli e coinvolgendo in un'azione convergente e coordinata più soggetti: 5.1. interventi con unità di strada per prestare soccorso materiale immediato alle vittime ed offrire loro relazioni umane significative e prospettare autentiche e persuasive possibilità di alternative reali; 5.2. interventi per sottrarre le vittime ai loro aguzzini; 5.3. azione delle forze dell'ordine e della magistratura per liberare le vittime, e per perseguire e condannare schiavisti e complici; 5.4. azione degli enti locali e dei servizi sociali per realizzare interventi ed alternative; 5.5. produzione di un nuovo quadro normativo efficace contro la schiavitù, con interventi legislativi ed amministrativi specifici, espliciti, coordinati e coerenti; 5.6. mobilitazione della società civile, delle esperienze di solidarietà e di volontariato, delle reti sociali della "welfare community" oltre che delle agenzie del "welfare state" e del cosiddetto terzo settore; 5.7. mobilitazione dei mass-media democratici e dell'intellettualità per una adeguata e ragionata sensibilizzazione e mobilitazione dell'opinione pubblica contro la schiavitù e di aiuto alle vittime; 5.8. promozione di un piano nazionale di lotta contro la schiavitù che sia discusso e legificato dal Parlamento ed adeguatamente finanziato dallo Stato con l'obiettivo di cancellare la schiavitù in Italia entro quest'anno. 6. Materiale disponibile Coloro che volessero impegnarsi nella campagna contro la schiavitù in Italia possono richiedere al nostro indirizzo il materiale da noi predisposto, e particolarmente il testo della proposta di delibera che può essere adottata dagli enti locali che intendessero impegnarsi a tal fine. Campagna contro la schiavitù in Italia promossa dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532 Viterbo, 17 febbraio 2000
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