( Associazione Volontarie del Telefono Rosa Via Assietta 13/a – 10128 Torino Telefono 011.530666/5628314 – fax 011.549184 Internet: http://www.mandragola.com/tel_rosae.mail: tel_rosa at show.it – telefonorosa at mandragola.comComunicato Stampa
Il recente fatto di cronaca di Casale che ha visto
un uomo uccidere la moglie al termine di una udienza per la separazione non fa
che allungare la lista degli efferati delitti che colpiscono le coppie italiane.
Con un importante distinguo: però. Che nella maggior parte dei casi gli autori
sono uomini e le vittime donne: dato inconfutabile, dimostrato da statistiche
giudiziarie, sociali e delle varie associazioni.
Non bisogna, a nostro parere, strumentalizzare i
fatti per sostenere una legge. La posizione del Telefono Rosa di Torino è ben
chiara: ed è assolutamente critica nei confronti della legge 66. Non perchè,
come associazione di donne, si cerchi di delimitare o peggio annullare i diritti
paterni, ma perchè l'affido condiviso non è la norma che risolve i
problemi.
Ci sia però consentito (tenendo conto che la nostra
posizione è contenuta in un comunicato stampa diffuso agli organi di
informazione) chiarire un fatto essenziale nei confronti dei rappresentanti del
Genitori dei Figli Sequestrati. Pur rispettando il legittimo dolore di chi
ritiene che i propri diritti siano stati negati (ma per questo, ci sia
consentito, le norme attuali consentono ampi margini di manovra - giudici, forze
dell'ordine, centri di consulenza - non possiamo tacere un fatto di tutta
evidenza e del tutto negato.
Non conosciamo nei dettagli la vicenda che ha
anticipato il recente fatto di sangue. Però possiamo dire con assoluta certezza
che se un uomo si reca da un Giudice con l'intento di far valere i propri
diritti, non porta in tasca una pistola. Anzi, dubitiamo della competenza
genitoriale di questo padre, che, a quanto pare, avrebbe potuto insegnare al
figlio una modalità di soluzione dei problemi che appartiene più al leggendario
Far West che ad una società che si ritiene civile.
Non si vengano quindi a scomodare diritti negati o
dolori paterni: avere con sè un revolver significa aver bene in mente l'idea di
poterlo usare. Cosa che è stata fatta e che forse sarebbe diventato uno degli
argomenti educativi nei confronti dei figli.
Se questa è la paternità che si vuole realizzare,
forse è meglio rimanere dove siamo.
Lella Menzio (Presidente Telefono Rosa
Torino)
|