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Privatizzazioni?



"Milano sempre anticipa", diceva Salvemini un secolo fa. Forse è vero anche
oggi. Per questo può essere utile a tutti, meneghini e non, accendere una
lampadina da 100 watt e far luce sulla privatizzazione "sostanziale"
dell'Aem, l'azienda elettrica milanese.
Il sindaco Albertini è senza soldi, Silvio non gli sgancia neanche un
nichelino e quindi ha deciso di vendere un ulteriore 17,6% del gioiello di
famiglia (il 49% è già stato ceduto cinque anni fa).  Il Comune diventerà
socio di minoranza ma, attraverso una serie di modifiche statutarie da
approvare con il consenso dei due principali azionisti privati
Atel e Edison, manterrà ugualmente la maggioranza nel Consiglio di
amministrazione.
Il centrosinistra ha espresso compatto il proprio dissenso:
1. non serve intaccare il patrimonio, il bilancio del Comune permette altre
manovre, è meglio emettere un bond;
2. le modifiche statutarie  sono un modo artificioso di manipolare  i
principi fondamentali della democrazia azionaria, in aperto contrasto con
la normativa interna e comunitaria.
Più in profondità,  noi rosabianchisti di "persona e comunità" - segnatevi
questa sigla! - abbiamo colto l'occasione per riproporre alcuni dubbi
sull'intero processo di privatizzazione dei servizi pubblici locali.
a. Se queste attività, gestite da manager in gamba con criteri di
efficienza e di efficacia, producono utili, perché tale rendita deve finire
nelle tasche dei privati? Perchè non deve rimanere  nelle casse della
collettività, in modo da evitare aumenti delle tasse e/o tagli dei servizi
comunali?
b. In una fase particolarmente difficile per l'industria italiana, perché
vendere un altro pezzo pregiato che volerà quanto prima all'estero? Perché
l'energia italiana deve finire nelle mani dei francesi o degli svizzeri?
c.Siccome ci sentiamo più poveri e insicuri,  e il deficit elettrico del
giugno scorso e il black-out di fine settembre  hanno posto in chiara
evidenza la situazione di estrema fragilità e vulnerabilità in cui versa il
nostro sistema elettrico (situazione mai capitata dal dopoguerra in poi),
non è il caso di prevedere che la gestione di questo servizio pubblico
fondamentale resti in mano pubblica?
Domande secche che chiedono risposte nette, a livello nazionale, da parte
dell'Ulivo new look (che non può ridursi ad una destra light).
Nel nostro album di famiglia resta lì, ben in vista,  il ritratto di Enrico
Mattei. Cinquant'anni fa fondò l'Eni, impostò una politica di autonomia
energetica dell'Italia e instaurò nuovi rapporti con i paesi petroliferi
mediorientali e nordafricani in contrasto con la politica delle grandi
compagnie americane. Morì il 27 ottobre 1962 in un incidente aereo e le
cause non furono mai chiarite. Ora vive e lotta insieme a noi!

Un saluto affettuoso
g.

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Giovanni Colombo
presidente nazionale della Rosa Bianca
consigliere comunale di Milano - indipendente ds

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