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Devastazione razzista contro sede Opera Nomadi Milano



Devastazione razzista contro sede Opera Nomadi Milano


Purtroppo la fine del 2003 per il popolo dei Rom e dei Sinti non è stata di
buon auspicio per il nuovo anno.
Abbiamo pianto  ancora una volta la scomparsa di giovani vite strappate ai
propri cari da incendi e da morti per problemi respiratori nei famigerati
Kampi.
A queste - purtroppo - ripetute tragedie che colpiscono il popolo dei Rom e
dei Sinti, quest'anno si è aggiunta la devastazione razzista della nuova
sede dell'Opera Nomadi di Milano e del Centro di Documentazione Nazionale
sul "Porrajmos" (l'Olocausto patito dai Rom e dai Sinti ad opera della
barbarie nazifascista).
Facciamo appello a tutte le realtà antirazziste e a chiunque è sensibile ai
destini degli "ultimi", dei "diversi" e degli emarginati affinchè siano
contrastati con fermezza i rigurgiti di razzismo e l'indifferenza verso le
condizioni di vita insopportabili in cui versano molti nostri fratelli Rom
e Sinti.
A questo proposito invitiamo tutti alle celebrazioni della Giornata della
Memoria - il 27 gennaio 2004 - e a dare il giusto risalto all'Olocausto
patito tra gli altri anche dal popolo dei Rom e dei Sinti affinchè la
memoria di quel tragico evento sia da monito contro tutti i razzismi:
vecchi e nuovi.  Opera Nomadi Presidenza nazionale
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RASSEGNA STAMPA
Tratto da "Il Manifesto" 31 dicembre 2003

MILANO
Vandali contro i Rom

La nuova sede dell'Opera Nomadi di Milano è stata scassinata e danneggiata
nella notte tra lunedì e martedì. Gli atti vandalici sono stati firmati con
scritte razziste contro i Rom, svastiche e croci celtiche. I teppisti hanno
ammucchiato il poco materiale che sono riusciti a trovare, libri e
fotografie e gli hanno dato fuoco: un piccolo falò che ha danneggiato
l'impianto elettrico. La sede che si trova in un negozio nel quartiere
Barona è stata affittata dal Comune ed avrebbe dovuto essere inaugurata il
prossimo 27 gennaio. " Non c'era mai successo niente di simile - racconta
Maurizio Pagani dell'Opera Nomadi - purtroppo a Milano cresce un'avversione
diffusa contro i nomadi, atteggiamenti aggressivi che registriamo anche da
parte di cittadini comuni".
Tratto da "l'Unità" 31 dicembre 2003

Tratto da "La Repubblica 31 dicembre 2003

Sconosciuti hanno devastato di notte la sede del centro di documentazione
sui Rom e i Sinti. Scritte naziste e svastiche sui muri

Milano, assalto fascista all'Opera Nomadi

di Laura Matteucci

Milano L'hanno devastata nella notte. Hanno divelto la cancellata che dà
sulla strada, rotto la porta a vetri, fracassato mobili e attrezzature.
Hanno ammassato suppellettili e libri, ne hanno fatto un mucchio in mezzo
alla stanza. E lasciato, come firma, scritte razziste sui muri, svastiche e
croci uncinate. Oltre alla scritta "Non vi vogliamo qui".
Assalto nella notte
La nuova sede dell'Opera Nomadi di Milano, aperta da poco più di un mese in
via De Pretis alla Barona, un quartiere della periferia sud-ovest, è stata
presa di mira da sconosciuti nella notte tra lunedì e martedì. Morale:
l'impianto elettrico non funziona più, i danni sono gravi per arredi,
attrezzature e per il materiale documentario dell'archivio.
"Siamo rimasti esterrefatti davanti alla devastazione, quando siamo
arrivati stamattina (ieri, ndr) - dice Maurizio Pagani, vicepresidente
dell'Opera Nomadi di Milano - Un fatto che dimostra, una volta di più, come
non esista alcun controllo del territorio. Non nel senso di
militarizzazione, ci mancherebbe, ma nel senso di visibilità".
"A questo punto - prosegue Pagani - dovremo valutare se sia il caso di
rimanere ancora nella stessa sede, o se provare a fare richiesta al Comune
per un altro luogo". Il che, comunque, non è semplice, vista anche
l'attenzione del Comune di Milano per progetti di questo tipo. "Valuteremo
la cosa più giusta da fare. Anche perché l'Opera è un luogo aperto, un
centro di documentazione cui si rivolgono Rom e Sinti". Che a Milano sono
circa 3.500, tra i l2Omila e i l30mila in tutta Italia.
Da notare che all'ingresso della sede non era stata affissa alcuna targa
che indicasse la presenza dell'Opera Nomadi, di cui però, negli ultimi
tempi, si era sparsa voce nel quartiere.
I locali della sede devastata l'altra notte erano stati concessi in affitto
dal Comune nel luglio scorso. L'apertura era stata realizzata grazie ad un
finanziamento dell'UCEI (l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), e
destinato alla creazione di un centro permanente di documentazione sulla
Porrajmos - la persecuzione contro i Rom durante il nazifascismo - e di un
osservatorio sulla discriminazione razziale.
Fortunatamente, buona parte del materiale relativo alle ricerche sulla
Porrajmos, incluse alcune interviste ai sopravvissuti ai campi di
sterminio, si è salvato dall'atto di vandalismo. Proprio in questi giorni,
infatti, si stava concludendo il montaggio di un documentario che l'Opera
Nomadi aveva commissionato in vista della Giornata della Memoria, il 27
gennaio. "Si tratta di un video - spiega Pagani - che testimonia della
persecuzione dei nomadi in Italia durante il regime fascista".
Presi di mira
Le precedenti sedi dell'Opera Nomadi non avevano mai dovuto subire atti di
questo genere. Quest'ultima, invece, per la verità, era già stata presa di
mira da qualche settimana, praticamente dalla sua apertura. Pa-gani,
infatti, parla di sassi conficcati nella vetrata, lanciati con delle fionde.
La devastazione dell'altra notte, certo, ha ben altra portata. "Anche
perché questa volta - riprende Pagani - la matrice è ben riconoscibile come
di destra, visto che i muri sono stati imbrattati da scritte razziste,
svastiche e croci uncinate".

Tratto da "L'Unità" 31 dicembre 2003

Distrutta la nuova sede alla Barona: svastiche e croci celtiche come firma

Assalto all'Opera Nomadi "Qui non vi vogliamo"

di Oriana Liso

Non c'era ancora la targa sulla porta, né c'era stata l'inaugurazione
ufficiale. Ma qualcuno aveva ugualmente individuato la nuova sede
dell'Opera Nomadi, trasferita da un mese in via De Pretis, alla Barona.
Sono entrati lunedì notte ed hanno devastato i tre locali: i mobili
sfasciati, libri e documenti bruciati, l'impianto elettrico manomesso. Come
firma svastiche croci celtiche e una scritta "Non vi vogliamo".
"Avevamo già avuto qualche avvisaglia - racconta Maurizio Pagani,
vicepresidente della fondazione - due sassate che avevano spaccato un
vetro, la prima quindici giorni fa, la seconda la settimana scorsa, e poi
una delle grate di protezione della vetrina divelta. Ma all'inizio
pensavamo fosse solo vandalismo". Un'ipotesi giustificata dal fatto che
intorno al centro non c'e molto movimento di negozi, e l'allestimento di
una nuova attività non sarà passata inosservata.
Prima di questi episodi, infatti, la presenza del centro era diventata più
visibile, grazie ad un video - documentario che avevano girato proprio in
quei locali. La nuova sede è nata in locali affittati dal Comune, grazie ad
un finanziamento dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Erano stati
rimessi a posto anche con l'aiuto delle Comunità Rom. L'idea è quella di
fare un Centro permanente di Documentazione sulla "Porrajmos", la
persecuzione nazifascista contro i Rom, oltre ad un Osservatorio sulla
Discriminazione. " Un luogo ideale per gli studenti universitari che ci
chiedono materiale per la Tesi, gli studiosi, i mediatori culturali",
aggiunge Pagani. Ma ieri, dopo pranzo, Pagani e alcuni collaboratori sono
arrivati al centro, per portare altro materiale d'archivio. Scoperta la
devastazione, hanno chiamato la polizia. Sono arrivate la Digos e la
scientifica per i rilievi: "La polizia ci ha detto che questo luogo è
indifendibile. Un atto come questo è anche figlio della politica del
Comune, che sfratta le associazioni dal centro e le manda in periferia "
denuncia Pagani.
Il primo messaggio di solidarietà è arrivato dal Centro di documentazione
ebraica contemporanea attraverso lo storico della Shoah Marcello Pezzotti.
Chi è entrato nella sede di via De Pretis, però, non è riuscito a
distruggere perché al sicuro in un altro luogo il materiale sull'olocausto
zingaro, tra cui interviste ai sopravvissuti ai campi di sterminio, che fa
parte del documentario che verrà presentato il 27 gennaio, in occasione
della Giornata della Memoria.