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Foglio di Collegamento n. 106



Cari amici,
                  vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word
il numero 106 del nostro Foglio di Collegamento.

Vi prego di notare la convocazione della nostra Assemblea dei Soci alla
quale sono invitati anche i simpatizzanti e i membri di altre associazioni
abolizioniste.

Per ragioni organizzative, i soci e soprattutto i non soci che desiderano
partecipare sono invitati a mettersi subito in contatto con me (tel. 055
485059).

Cordiali saluti
Loredana Giannini

N. B. Si puo' chiedere in qualsiasi momento la cancellazione dalla lista
per l'invio del F. d. C.
Se non volete ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in poi, fatecelo
sapere

*****************************************
FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 106   -   Aprile 2003

Sommario:

1 )  Convocazione dell'Assemblea ordinaria dei Soci
2 )  La lettera di Kenneth di aprile
3 )  A Cuba fucilati tre oppositori
4 )  Ucciso Scott Hain minorenne all'epoca del delitto
5 )  Terza esecuzione federale
6 )  Ucciso in Oklahoma Walanzo Robinson "Shabaka"
7 )  Esecuzione con la sedia elettrica in Virginia
8 )  Spietati con i malati di mente
9 )  Così nasce una condanna a morte in Texas
10) Imminente l'insediamento delle Commissioni militari ?
11) Aspri conflitti sulla segretezza nel processo di Moussaoui
12) Esplode lo scandalo sui test del DNA fatti dalla Polizia di Houston
13) In pieno svolgimento il tour di Dale Recinella
14) Sono tornata da Anthony
15) Niente pena capitale per i bianchi che uccidono persone di colore
16) Crisi nei bilanci statali, compromessa l'assistenza sociale
17) Restrizioni nella carta igienica, nella posta e nelle foto
18) Elevato il numero delle esecuzioni quest'anno negli Usa
19) Amnesty rende noti alcuni dati sulla pena di morte nell'anno 2002
20) Torniamo a scuola
21) Notiziario: Alabama, Texas, Usa, Usa/Inghilterra


1) CONVOCAZIONE DELL'ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI

L'Assemblea ordinaria dei Soci del Comitato Paul Rougeau è convocata per
domenica 8 giugno 2003 alle ore 10. L'Assemblea si terrà in Firenze presso
l'abitazione di Loredana Giannini, Via Francesco Crispi, 14.
L'ordine del giorno è il seguente:
1. Relazione sulle attività svolte dopo l'Assemblea del 5 maggio  2002;
2. relazione sulla permanenza di Dale Recinella in Italia nel mese di
aprile 2003 e sulle iniziative tenutesi in Friuli e in Piemonte durante
tale permanenza;
3. situazione iscritti al Comitato;
4. illustrazione ed approvazione del bilancio per il 2002;
5. rinnovo del Consiglio direttivo;
6. iniziative e proposte per il prosieguo delle attività (editoriali,
telematiche, interventi nelle scuole, rapporti con i detenuti, campagne
abolizioniste ...)
7. progetto "Non uccidere" di coordinamento tra enti e associazioni per
iniziative abolizioniste;
8. rapporti  con le altre associazioni/gruppi ed eventuali interventi di
Ospiti dell'Assemblea esterni al Comitato Paul Rougeau;
9. varie ed eventuali.
Firmato: Loredana Giannini, Presidente del Comitato Paul Rougeau

AVVERTENZE: La fine dei lavori è prevista per le ore 17 circa. Il luogo
dell'Assemblea è raggiungibile dalla Stazione di Santa Maria Novella anche
a piedi in 15'.  Percorso consigliato: Stazione, Via Nazionale, P.zza
Indipendenza, Via S. Caterina d'Alessandria. Arrivati all'incrocio col
Viale S. Lavagnini lo si attraversa al semaforo e si prosegue lungo Via A.
Poliziano che si percorre interamente, fino a sboccare in Viale Milton, in
corrispondenza con un ponte sul Mugnone. Lo si attraversa e si giunge in
Via XX Settembre;  si gira a sn costeggiando il Mugnone fino ad incrociare,
sulla ds, Via Crispi. Si gira dunque a ds e si percorre Via Crispi fino ad
arrivare al n°14.
Per chi preferisse l'autobus, dalla stazione  le linee utili sono:
4 (direzione Poggetto, scendere in Via dello Statuto, parallela alla vicina
Via Crispi );
13 (dir. Piazzale Michelangelo, scendere in Via XX Settembre);
28 (dir. Sesto), scendere in Via dello Statuto
Tutti fermano vicino all'uscita della stazione lato sinistro, lato dove si
trova la farmacia dalla stazione
Pernottamento: Chi pensa di arrivare a Firenze sabato 7 è necessario che
informi quanto prima della propria venuta in maniera da riservare per tempo
le camere necessarie.
Per una migliore organizzazione, è bene preavvertire della propria
partecipazione anche se non si intende pernottare a Firenze.
Per tutte le informazioni organizzative e per prenotare il pernottamento a
Firenze contattare subito Loredana Giannini: tel. 055 485059 - email:
paulrou@tin.it


2) LA LETTERA DI KENNETH DI APRILE

Cari amici italiani, questo mese di aprile ha un grande significato per il
movimento abolizionista e per la lotta per condizioni migliori alla
Polunsky Unit. Durante tutto questo mese di aprile, famiglie, amici,
sostenitori e abolizionisti effettueranno marce di protesta davanti al
carcere ogni sabato dalle 14 alle 15. Queste marce costituiscono la
continuazione di una protesta (all'interno e all'esterno) sorta contro le
deplorevoli condizioni di vita all'interno di questa unità che durano da
quando siamo stati trasferiti qui tre anni fa. C'è un'ampia gamma di
ragioni che determinano queste condizioni di vita attuali nel braccio della
morte e mentre la storia di queste è piuttosto vasta, io spiegherò soltanto
brevemente le motivazioni: si tratta di una sorta di punizione voluta, di
oppressione e di umiliazione generata dalla fuga avvenuta nel novembre 1998
di sette condannati a morte dalla Ellis One Unit. A seguito della mancata
conoscenza di questo fatto da parte delle persone libere (in America e
oltre oceano) ho di recente creato una sezione del mio sito intitolata
"L'Inferno d'Acciaio: Dentro al Braccio della Morte" Questa sezione non
parla soltanto di questo evento, ma descrive le conseguenze che ebbe nelle
nostre condizioni. C'è anche una breve storia del braccio della morte in
Texas ed è accompagnata da illustrazioni delle nostre celle. E'
assolutamente necessario che tutto il pubblico conosca come questo sistema
agisce. Leggendo queste informazioni nel sito capirete meglio le ragioni
delle proteste.
   Ciò che noi stiamo vivendo qui è esattamente una guerra che ha lo scopo
di distruggere completamente la nostra essenza di esseri umani, dal punto
vista mentale, fisico e spirituale. Il Texas ha assorbito l'idea che siamo
qui per morire, per cui non c'è alcuna ragione per trattarci come esseri
umani. Questi maltrattamenti hanno provocato una energica protesta da parte
di coloro che si battono contro la pena di morte. Questo non ha solo
coinvolto i gruppi abolizionisti, ma anche madri, padri, fratelli e figli
dei detenuti.
   Nel mese di marzo dell'anno scorso ci fu una protesta simile. La
mancanza di cure mediche per i prigionieri malati, la costante privazione
del sonno, il cibo avariato e scarso che veniva servito furono le cause
scatenanti. La gente scese in strada a protestare arrivando persino davanti
alla casa del Direttore (che vive a pochi isolati dalla prigione) chiedendo
con un altoparlante che egli stabilisse condizioni migliori per la vita qui
dentro. Ciò che accadde dopo fu una cosa meravigliosa. I prigionieri le cui
celle si trovavano sul lato frontale del carcere iniziarono a guardare
attraverso le loro finestrelle e osservarono queste persone (la nostra
gente) che protestava per noi. Le persone vennero un sabato dopo l'altro,
anche sotto la pioggia. I cuori furono toccati dalla compassione dimostrata
e così si levò una protesta all'interno del carcere. Dovevamo fare qualcosa
per dimostrare che anche noi eravamo disposti a sacrificarci e che queste
condizioni erano inaccettabili. Ciò che sapevamo era che il sistema sarebbe
stato contento se noi ci fossimo comportati in modo violento perché così
avrebbero potuto giustificare le loro tattiche sadiche; in questo modo
avrebbero potuto impedirci per sempre di ottenere ciò che volevamo. Noi non
volevamo cadere in questa trappola. Così un prigioniero ebbe un'idea e
iniziò la nostra protesta all'interno. Dal primo maggio al primo luglio
molti di noi rifiutarono di uscire dalle celle per la ricreazione, per la
doccia o per fare la lista delle cose da acquistare. Questa protesta era un
messaggio per la direzione e per la società: ci sottoponevamo volentieri a
questo perché non c'era in nessun caso nulla che valesse la pena di avere.
Volevamo anche che la nostra gente fuori sapesse che ci sacrificavamo
volentieri come avevano fatto loro. Quando la notizia di questa protesta
interna arrivò alle famiglie, agli amici e ai sostenitori, essi tornarono a
protestare ancora per il mese di maggio. Si crearono dei legami in questa
lotta (interna ed esterna) e fu chiara la convinzione che solo insieme
possiamo vincere questa battaglia.
  Devo ammettere che ci furono anche aspetti deludenti. Uno fu che questi
sforzi determinarono pochi cambiamenti. Il più grande cambiamento fu che
l'attenzione fu attirata sulla brutalità delle guardie. Alcune guardie
furono colte dalla videocamera mentre picchiavano detenuti ammanettati.
Molti attacchi vennero alla luce e fu sostituita una parte del personale.
Questa fu soltanto una piccola vittoria dal momento che molte altre
violazioni continuano. E' ovvio che dovrà esserci una maggiore pressione
politica su coloro che supervisionano il sistema carcerario texano e questa
pressione non deve scemare. Fu inoltre molto seccante vedere la mancanza
del sostegno da parte dei condannati a morte. Su 450 uomini, 150 circa
parteciparono. Perché accade questo? Sono arrivato alla conclusione che la
risposta è la disperazione. La disperazione si insedia a causa delle
condizioni (nessun contatto umano, 23 ore al giorno trascorse nelle nostre
celle, cambiamenti di regole sempre opprimenti, e altro) e del massacro
delle esecuzioni. Sembra non esserci modo di vincere. Sembra che il Texas
sia lo stato più sadico e questo ha effetti giganteschi. Il sistema si
rende conto che quando riesce a spezzare le nostre menti e la nostra forza
può mantenere sottomessa ogni forma di resistenza.
   E' molto difficile avere una visione ottimistica, ma la lotta non deve
cessare. Perché siamo tutti condannati a morte, tutti noi, senza tener
conto di chi siamo o di come siamo arrivati qui, siamo soggetti a queste
condizioni. Quando la gente chiede perché dovrebbero riservarci un
trattamento migliore, la risposta è ovvia: tutti meritano un trattamento
migliore sia perché non tutti coloro che sono chiusi qui sono colpevoli (a
giudicare dagli oltre 100 condannati a morte adesso liberi direi che questa
è una conclusione molto ragionevole) e sia perché comunque nessun essere
umano dovrebbe essere sottoposto a simili trattamenti. Per capire questo,
prendete per esempio gli attacchi dell'11 settembre. Coloro che criticano
l'America diranno che gli Americani si sono meritati quanto è successo, ma
di fatto si tratta di un punto di vista crudele, perché non tutte queste
3.000 persone uccise avevano una mentalità razzista, capitalista e
oppressiva. Ci sarebbero state alternative a quanto successe e a quanto sta
accadendo adesso, per cui il punto è virtualmente identico.
   Dobbiamo renderci conto come Razza Umana che se desideriamo un mondo
migliore dobbiamo trattare meglio le persone e venire incontro alle
necessità degli altri a ai loro problemi. Durante il mese di aprile
concentreremo nuovamente i nostri sforzi su queste due cose. Anche se noi
prigionieri cerchiamo già di aiutarci l'un l'altro qui dentro, le
manifestazioni in Texas e nel mondo devono continuare. Si devono educare i
media e si devono presentare lamentele politiche. Ci sono moltissimi gruppi
attivi in questo movimento e dobbiamo continuare noi dall'interno a
comunicare con voi fuori. Se volete unirvi a gruppi e organizzazioni attive
in questi campi, collegatevi al mio sito web e andate alla mia sezione
"Link-up": troverete un elenco di questi gruppi e il collegamento diretto
ai loro siti. Nei siti della TCADP e della TDPAM potrebbero esserci
articoli relativi a questa manifestazione. Per favore approfondite questi
argomenti. Sono un uomo che subisce questi maltrattamenti tutti i giorni,
per cui voglio portare in luce la lotta. Chiedo le vostre preghiere e i
vostri sforzi perché possano avvenire dei cambiamenti. Concludo con una
citazione su cui tutti dovremmo meditare:
   "Mutilare e distruggere il corpo di un uomo è un atto che non merita
riconoscimento di valore, sia in guerra che in un combattimento mortale.
Invece, salvare un corpo, che è il tempio dell'anima, è un gesto compiuto
da chi è a immagine di Dio".


3) A CUBA FUCILATI TRE OPPOSITORI

L'11 aprile il Governo cubano ha reso nota la fucilazione di tre uomini
facenti parte di un commando di 10 persone che aveva sequestrato un
traghetto una settimana prima. Le condanne a morte, fulmineamente imposte
ed eseguite in base ad una legge 'antiterrorismo' risalente al 1991,
costituiscono una risposta alle asserite gravi minacce alla sicurezza
nazionale messe in atto da parte degli Stati Uniti d'America.
   In un comunicato del 14 aprile Amnesty International ha stigmatizzato
con particolare durezza le tre esecuzioni capitali che interrompono una
moratoria di tre anni. Esse sono state inflitte ed eseguite in un lasso di
tempo troppo breve per permettere una adeguata difesa legale degli
imputati. Le condanne a morte si aggiungono alle pesanti condanne detentive
inflitte ad altri 75 oppositori del regime di Fidel Castro, arrestati e
processati sommariamente nel periodo in cui gli Stati Uniti erano impegnati
nella guerra in Iraq. Nel braccio della morte dell'Avana sono rinchiuse
oltre 50 persone.
   Il 2 aprile i tre 'giustiziati', Lorenzo Enrique Copello, Bárbaro Leodán
Sevilla and Jorge Luis Martínez, insieme ad altri sette compagni, dopo aver
sequestrato un traghetto cubano con una trentina di passeggeri a bordo,
avevano fatto rotta verso la Florida ma erano rimasti in panne per
l'esaurimento del carburante. Il sequestro, il terzo dopo due dirottamenti
aerei verificatisi nell'arco di due settimane, si era concluso dopo lunghe
trattative, senza spargimento di sangue, con la resa del commando alle
forze di sicurezza cubane.


4) UCCISO SCOTT HAIN MINORENNE ALL'EPOCA DEL DELITTO

Nonostante le veementi proteste di Amnesty International, delle altre
organizzazioni umanitarie e per i diritti umani, degli abolizionisti di
tutto il mondo, delle istituzioni internazionali, lo stato dell'Oklahoma ha
infine ucciso Scott Hain.
   Nel n. 104 abbiamo lanciato una petizione in favore di Scott Allen Hain,
minorenne all'epoca del delitto, la cui esecuzione era programmata per il 3
aprile. Scott insieme a Robert Lambert, un ragazzo più grande di lui
ritardato mentale, aveva partecipato al crudele omicidio di un uomo e di
una donna nel 1987. Sul suo caso si attendeva una sentenza rivoluzionaria
da parte della Corte Suprema federale che invece rese nota l'intenzione di
non intervenire il 27 gennaio.
   La sorte di Scott Hain è rimasta incerta fino all'ultimo soprattutto
perché il cambiamento del Governatore e il rinnovo della composizione delle
Commissione per le Grazie dell'Oklahoma non permettevano di valutare la
probabilità di una grazia per il condannato. In precedenza il Governatore
Keating tendeva a misconoscere sistematicamente le proposte di grazia che
pur venivano avanzate dalla Commissione (v. n. 103).
   Purtroppo la nuova Commissione il 28 febbraio ha votato con un secco 5 a
0 per negare la grazia a Scott. Tuttavia la Corte federale d'Appello del
Decimo circuito aveva sospeso l'esecuzione con un giorno di anticipo sulla
data fissata e si pensava che per il condannato ci potesse essere una
speranza o per lo meno qualche mese di vita.
   Lo stato dell'Oklahoma ha però chiesto immediatamente alla Corte Suprema
federale di annullare la sospensione. Alle 19 del 2 aprile, due ore prima
del momento fissato per l'esecuzione, la massima corte votando a stretta
maggioranza (5 contro 4) ha accolto la spietata richiesta dello stato
lasciando mano libera al boia. La votazione della Corte Suprema riflette la
profonda spaccatura creatasi sul problema dell'inflizione della pena dei
morte ai minorenni (v. n. 101 ).
   L'avvocato difensore di Scott,  Steven Presson, divenuto un caro amico
di Hain, una affettuosa figura paterna per il condannato, ha diffuso una
appassionata nota dopo l'esecuzione del suo assistito (la potete trovare
nel nostro sito Web). Lo scritto di Presson si conclude con le parole: "Per
favore non rispondete a questo messaggio con frasi del tipo 'Oh, Steve, che
cosa triste!', 'Oh, Steve, sei così buono!'. Limitatevi ad assorbire gli
ultimi commenti di Scott e continuate con le vostre normali occupazioni.
Lasciate che le parole di Scott penetrino in voi e magari decidetevi a
combattere con più forza contro la pena di morte."
   In una nota diffusa da Amnesty International sull'esecuzione di Scott
Hain troviamo una sarcastica domanda retorica: "Presentando il Rapporto del
Dipartimento di Stato sui diritti Umani negli altri paesi, Powell lunedì
scorso ha dichiarato che il Presidente Bush è garante di 'un solenne patto
degli Stati Uniti che si ergeranno sempre - senza condizioni - in difesa
della dignità umana'. Segregare un delinquente minorenne per 15 anni per
poi legarlo e iniettargli del veleno - in che modo promuove la dignità umana?"
   Hain è il quarto minorenne all'epoca del delitto ad essere 'giustiziato'
negli ultimi 12 mesi. Tutte e quattro queste esecuzioni sono avvenute negli
Usa. Egli è stato il diciottesimo di tali condannati ad essere ucciso negli
ultimi sei anni, solo cinque di essi sono stati uccisi al di fuori degli
Stati Uniti, per lo più in paesi che poi hanno bandito la pena di morte per
i minorenni.
   Dalla ripresa dell'uso della pena di morte avvenuto nel 1977, si
registrano negli Stati Uniti 22 esecuzioni di condannati che erano
minorenni al momento del crimine.


5) TERZA ESECUZIONE FEDERALE

L'esasperata promozione della pena di morte a livello federale da parte del
Presidente George Bush e del Ministro della Giustizia John Ashcroft (v.ad
es.n.104) ha interrotto una moratoria di fatto di 38 anni e in poco più di
due anni ha portato a tre esecuzioni: quella del dinamitardo Timothy
McVeigh, quella dello spacciatore di droga omicida Raoul Garza e, infine,
quella del veterano decorato Louis Jones.
   Jones nel 1995 violentò ed uccise Tracie Joy McBride, una ragazza
soldato di 19 anni che prestava servizio in una base dell'Aeronautica. E'
stato 'giustiziato' nel penitenziario di Terre Haute nel-l'Indiana il 18
marzo non senza che il Presidente Bush avesse 'esaminato con la dovuta
attenzione' una richiesta di clemenza. Nella domanda di grazia, respinta da
Bush, gli avvocati di Jones avevano sottolineato le attenuanti costituite
dagli abusi subiti dal condannato nell'infanzia e i danni cerebrali
conseguiti all'esposizione a gas nervini durante la prima guerra del Golfo.
Jones, nero, fu condannato a morte per l'uccisione di una donna bianca da
una giuria composta da 11 bianchi e un nero. I bianchi fecero pressione
sull'unico giurato di colore affinché egli si decidesse a votare una
sentenza di morte.


6) UCCISO IN OKLAHOMA WALANZO ROBINSON "SHABAKA"

Come abbiamo detto nel numero 103, pubblicando una petizione in suo favore,
Walanzo Deon Robinson, entrato a 18 anni nel braccio della morte
dell'Oklahoma, ha compiuto un serio cammino di riabilitazione. Ha ritrovato
una dignità umana, sociale e politica, si è dato il cognome "Shabaka" ed è
diventato "ministro" laico della  religione islamica.  (v. sito
http://ccadp.org/walanzoshabaka.htm ) Walanzo è stato anche capace di
mantenere una forte corrispondenza con amici al di fuori del carcere che si
sono battuti per salvarlo dal famelico boia dell'Oklahoma. Tutto inutile.
Walanzo è stato ucciso il 18 marzo come programmato.
   Ringraziamo i lettori che hanno partecipato alla petizione in favore di
Walanzo Shabaka.


7) ESECUZIONE CON LA SEDIA ELETTRICA IN VIRGINIA

Da ora in poi, con tutta probabilità, negli Stati Uniti d'America l'unico
metodo usato per eseguire le sentenze di morte sarà l'iniezione letale, a
meno che gli stessi condannati non scelgano metodi alternativi più cruenti
e dolorosi. Ciò può avvenire per diversi motivi: masochismo, strategia
legale, denuncia dell'apparente umanità della procedura di somministrazione
dell'iniezione letale.
  Earl C. Bramblett, di 61 anni, condannato a morte nel 1997 per lo
sterminio di una famiglia di quattro persone avvenuto nel 1994 in Virginia,
ha sempre sostenuto di essere stato incastrato, innocente, da prove false
costruite dalle autorità corrotte. Come ultimo atto della sua denuncia ha
scelto di morire sulla sedia elettrica per sottolineare il carattere di
'assassinio premeditato' che aveva la sua esecuzione: "Non voglio giacere
su una barella mentre mi infilano un ago nel braccio facendo apparire che
abbia luogo una procedura asettica a conclusione di un processo giusto."
   Bramblett è stato accontentato. Alle 9 di sera del  9 aprile una scarica
di corrente a 1.800 volt lo ha irrigidito in un lungo spasmo mortale sulla
vecchia sedia elettrica del penitenziario di Jarrett che fu costruita dai
detenuti. Aveva appena ribadito: "Non ho ucciso la famiglia Hodges. Non ho
mai ucciso nessuno. Muoio con la coscienza pulita."


8) SPIETATI CON I MALATI DI MENTE

"James Colburn bevve una soluzione delle proprie urine in un detersivo
(...). Dopo di ciò il Texas lo giudicò abbastanza in sé da poter essere
giustiziato" ha dichiarato William Schulz di Amnesty International il 21
marzo scorso.
   Il 26 marzo in Texas è stato ucciso con un'iniezione letale James
Colburn, un uomo affetto da grave malattia mentale fin dall'infanzia. Il
sistema sanitario non gli aveva più fornito praticamente alcuna assistenza
medica da quando compì 18 anni e non ebbe più una copertura assicurativa.
Il 26 giugno del 1994, dopo vari episodi di schizofrenia paranoide e
diverse aggressioni, dopo essere entrato e uscito più volte da ospedali e
carceri, James uccise Peggy Murphy, una donna di 55 anni che faceva
l'autostop e che egli aveva invitato ad entrare in casa per bere un
bicchier d'acqua.
   Più tardi quella sera James chiese ai vicini di chiamare la polizia e
disse agli agenti di aver udito una voce che gli diceva di uccidere la
donna perché questo l'avrebbe fatto tornare in carcere, un luogo che ben
conosceva e in cui si sentiva al sicuro.
   Alla giuria del processo capitale non fu detto che James era gravemente
malato di mente, sofferente di allucinazioni visive ed auditive. Per
tenerlo tranquillo durante le udienze, egli fu sedato in modo così pesante
che dormì per molte fasi del processo. Negli appelli successivi la sua
infermità mentale non fu accettata come valida circostanza mitigante perché
non era stata presa in considerazione nel primo processo, così egli
continuò a pagare, fino alla morte, per gli errori dei suoi primi difensori.
   La Commissione per le Grazie del Texas (che nome inadatto!) il 24 marzo
ha rifiutato con 16 voti contro 1 ed un'astensione di concedere clemenza a
James. Perciò, dopo averlo legato ad un lettino, gli hanno iniettato le
sostanze atte a far scomparire per sempre questo scomodo individuo dalla
civilissima società texana.
   L'avvocato di Colburn, James Rytting, ha dichiarato di non aver avuto
molte speranze di ottenere una grazia e ha confermato il suo scetticismo
per la clemenza dello stato del Texas, dicendo: "Speriamo che ad un certo
punto, quando i cadaveri formeranno una montagna abbastanza alta,
l'atteggiamento delle persone cominci a cambiare".
   James aveva scampato la morte per un soffio lo scorso anno, grazie ad un
intervento, avvenuto esattamente un minuto prima di essere portato nella
stanza dell'esecuzione, da parte della Corte  Suprema degli Stati Uniti, la
quale però aveva successivamente rifiutato di affrontare la problematica
dell'opportunità di giustiziare persone malate di mente come Colburn,
permettendo così allo stato del Texas di fissare una nuova data di
esecuzione per James.
   Lo stato del Texas, che non ha ritenuto opportuno curare questo
gravissimo malato di mente, evitando così di fare l'unica cosa davvero
utile per prevenire suoi possibili crimini, lo ha giudicato colpevole di
reato capitale, lo ha condannato a morte e lo ha ucciso.
   Oltre a Colburn, altri quattro malati mentali sono stati recentemente
'giustiziati' in Texas. Ritenere che in tal modo si eserciti la 'giustizia'
e si prevenga il crimine è un pensiero illogico e perverso, frutto di una
malattia mentale collettiva. (Grazia)


9) COSI' NASCE UNA CONDANNA A MORTE IN TEXAS

A Fort Worth (la città del Texas gemellata con Reggio Emilia, città
italiana che proprio a causa della pena di morte ha minacciato di
interrompere il gemellaggio) il 4 aprile è stato condannato a morte Nelson
Gongora, un ispanico di 23 anni, accusato di un omicidio avvenuto due anni
fa a Dallas nel corso di una tentata rapina.
   La polizia ha dichiarato che al di fuori del tribunale vi sono stati
episodi di minacce e di intimidazione nei riguardi dei testi, alcuni dei
quali sono criminali detenuti, e dei giurati. Due giovanissime sorelle
dell'imputato - sospette autrici di minacce - sono state arrestate in aula.
Rilasciate su cauzione non sono state ammesse al banco dei testimoni.
L'accusa ha descritto il giovane imputato come un membro incallito e
spietato di una gang.
   La mamma di Nelson, venuta a testimoniare in suo favore, ha raccontato,
tramite un interprete che traduceva le sue parole dallo spagnolo, di essere
immigrata dal Messico molti anni fa con un primo figlio, di aver poi
incontrato un colombiano e di aver avuto da lui altri cinque figli, tra i
quali Nelson Gongora. Suo marito la tradiva spesso e faceva frequenti
viaggi in Colombia, a Miami e a New Orleans. Non le rivelò mai come si
guadagnava da vivere. Nel 1989 Nelson era in Colombia con suo padre quando
le comunicarono che il marito era stato assassinato insieme ad altre due
persone sotto gli occhi di suo figlio. Nelson non raccontò mai alla madre i
particolari della tragedia a cui aveva assistito a dieci anni di età.
Indubbiamente questo fatto, unito all'estrema povertà che seguì (la
famiglia, a cui venne a mancare completamente il sostegno economico, fu
costretta a cambiare residenza decine di volte, andando persino a
condividere abitazioni in cui 17 persone utilizzavano lo stesso bagno),
segnarono profondamente il carattere e l'animo di Nelson.
   A 14 anni Nelson Gongora incontrò Mary Cuestas, che, nonostante avesse
solo sedici anni, era già madre di un bimbo. Questa ragazzina e suo figlio
andarono poco dopo a vivere con la famiglia di Nelson. Da lei Nelson ebbe 4
figli. Poco dopo la nascita del quarto figlio, a 21 anni, Nelson fu
arrestato e accusato di omicidio.
   La madre di Nelson ha detto, rivolta alla giuria: "Per favore, non
togliete la vita a mio figlio, i suoi bambini hanno bisogno di lui... ve lo
chiedo con tutto il cuore".
   Dopo la madre, anche la moglie dell'imputato ha ribadito la supplica di
risparmiare la vita del marito, che ama, riamato, i suoi bambini.
   Da ultimo, fra lo stupore generale, l'avvocato difensore ha chiamato a
testimoniare il maggiore dei figli di Nelson, Andrew, di soli nove anni.
Piangendo sommessamente, il bambino ha detto che va spesso in carcere a
trovare il papà, che gli dice di volergli bene e gli raccomanda di
prendersi cura della mamma e dei fratellini più piccoli.
   Se non fossimo in Texas simili testimonianze avrebbero potuto intenerire
la giuria, inducendola a usare clemenza nei confronti di un giovane uomo la
cui vita è stata lacerata da tante esperienze amare e che, se lasciato
vivere, avrebbe potuto continuare, sia pure dall'interno del carcere, a
dare un po' d'amore e di sicurezza ai suoi figli ancora così piccoli. La
giuria ha invece condannato a morte Nelson.
   Se Nelson è diventato un criminale anche perché a soli 10 anni ha
assistito all'assassinio di suo padre, viene da chiedersi che cosa
diventeranno i suoi figli, che - ancora più piccoli - assistono al
procedimento spietato che porterà all'uccisione a freddo del loro genitore
da parte dell'intera comunità.
   Ricordo un famoso film, in cui Clint Eastwood era "Il Texano dagli occhi
di ghiaccio": probabilmente il ghiaccio è davvero uno degli elementi
presenti nel corpo e, soprattutto, nel cuore dei Texani. (Grazia)


10) IMMINENTE L'INSEDIAMENTO DELLE COMMISSIONI MILITARI ?

Fonti dell'Amministrazione americana danno per imminente il varo delle
"Commissioni militari", cioè dei Tribunali speciali per detenuti stranieri
istituiti dall'Ordine Militare Presidenziale del 13 novembre 2001.
Sarebbero a buon punto i lavori per definirne la struttura, per compilare
la lista dei crimini da perseguire, per scegliere gli ufficiali che
comporranno le giurie, gli ufficiali che sosterranno l'accusa e di quelli
disponibili come avvocati difensori.
   Come risulta dalle dichiarazione delle autorità americane e dalle
analisi di esperti di legge, l'uso delle commissioni militari servirebbe a
proteggere le fonti di informazione e i metodi utilizzati dai servizi
segreti. Inoltre le 'commissioni' potrebbero utilizzare  'prove' e
testimonianze anonime o acquisite con mezzi illegali - per esempio con la
tortura - che non potrebbero essere presentate in una corte regolare.
   Il Pentagono lascia intendere che l'insediamento di un primo 'tribunale
canguro' nella base di Guantanamo Bay possa avvenire nell'arco di alcune
settimane.
   Verrebbe giudicato un gruppo di combattenti fatti prigionieri in
Afghanistan ma si ipotizzato un processo anche per due alti dirigenti di Al
Qaeda caduti recentemente nella mani degli americani: Khalid Shaikh
Mohammed, descritto dal Presidente Bush come l'ideatore degli attacchi
dell'11 settembre, e di Mustafa Ahmed al-Hisawi sospetto tesoriere di Al
Qaeda.
   Tutte queste voci non ufficiali in libera uscita hanno anche lo scopo di
sondare il terreno prima di rendere effettivi dei provvedimenti fortemente
osteggiati dai giuristi, dalle organizzazioni per i diritti umani,
dall'opinione pubblica più evoluta, da tutti coloro che negli USA e
all'estero si preoccupano della salvaguardia dello 'stato di diritto' e dei
diritti civili ed umani.
   A rendere lecito un 'sistema giudiziario parallelo' che aggira la
Costituzione degli USA non basta certamente l'affermazione sprezzante del
ministro Ashcroft del novembre 2001: "I terroristi stranieri che commettono
crimini di guerra contro gli Stati Uniti, a mio giudizio, non hanno titolo
e non possono essere tutelati dalle garanzie della Costituzione Americana."
   Tra l'altro è interesse della 'guerra coperta' combattuta
dall'Amministrazione statunitense mantenere a tempo indeterminato certi
prigionieri in un limbo legale. Limbo legale che verrebbe interrotto da un
processo. Quindi i tribunali potrebbero essere costituiti solo per
esercitare un supplemento di pressione sui prigionieri sotto
interrogatorio. "La priorità è quella di ricavare informazioni da questa
gente" ha affermato una fonte anonima. Il Pentagono spera che i prigionieri
accettino di patteggiare pene meno severe in cambio di informazioni.
Ricordiamo che ciò accadde per il giovane combattente 'talebano-americano'
John Walker Lindh, il quale, minacciato di morte e torturato, divenne
infine un docile collaborazionista grazie ad un patteggiamento in cui
concordò una pena di 'soli' 10 anni di carcere. Essendo americano, Lindh
non poteva essere minacciato di deferimento ad un tribunale canguro; gli
accusatori federali dovettero pertanto fare un grosso lavoro per mettere
insieme pesanti accuse contro di lui presso la Corte federale distrettuale
di Alexandria in Virginia (v. nn. 92 e 94).
   Si discute se i 'tribunali canguro' potranno essere usati anche per
perseguire i prigionieri fatti durante al guerra in Iraq. Sembra che gli
Stati Uniti vogliano giudicare in maniera spiccia gli Iracheni rei di
crimini contro l'umanità, di crimini di guerra e di violazione delle
Convenzioni di Ginevra sui prigionieri di guerra. Probabilmente Bush dovrà
riaggiustare l'Ordine Militare istitutivo dei commissioni militari per
rendere queste corti più adatte a giudicare gli Iracheni. Non è escluso
inoltre che accusatori americani 'aiutino' i tribunali iracheni a
processare gli esponenti del regime di Saddam Hussein.


11) ASPRI CONFLITTI SULLA SEGRETEZZA NEL PROCESSO DI MOUSSAOUI

Il cosiddetto ventesimo attentatore delle Torri gemelle, il francese di
origine algerina Zacarias Moussaoui fu arrestato tre settimane prima
dell'11 settembre 2001 mentre frequentava una scuola di pilotaggio in
Minnesota (v. n. 92 ). In seguito imputato di cospirazione terroristica
contro gli Stati Uniti e assegnato alla Corte federale di Alexandria in
Virginia, ha deciso di difendersi da solo, nel processo che si terrà in
ottobre, dalle accuse che comportano la pena di morte e non collabora con i
legali assegnatigli d'ufficio. Egli ha chiamato a testimoniare in suo
favore i quattro esponenti di Al Qaeda attualmente detenuti e interrogati
in località sconosciute dagli agenti federali. Il Governo USA si oppone
recisamente a tale richiesta.
   La giudice distrettuale Leona L. Brinkema, che presiederà il processo di
Moussaoui, il 30 gennaio in un'udienza segreta ha sentenziato che Muossaoui
ha diritto a contattare uno dei quattro prigionieri, Ramzi Binalshibh. Il
Governo si è appellato contro tale sentenza motivando il diniego con la
necessità di non turbare gli interrogatori di Binalshibh, di importanza
vitale per la nazione, giunti ad un punto cruciale. La disputa potrebbe
anche finire con il trasferimento di Moussaoui dalla Corte di Alexandria ad
un tribunale speciale in cui i militari americani potrebbero condurre il
processo, anche in segreto, con modalità scelte dal Presidente Bush e dal
Ministro della difesa Rumsfeld.
   Muossaoui sostiene che la sua estraneità agli attentati verrebbe
dimostrata dai testimoni da lui richiesti. Egli inoltre motiva la domanda
di mostrare gli esponenti di Al Qaeda in pubbliche udienze con la necessità
di 'liberarli dalle camere della tortura della CIA'.
   La Corte federale di Appello del Quarto circuito, corte
ultra-conservatrice che deve pronunciarsi sulla richiesta di Moussaoui di
accedere a Ramzi Binalshibh, il 25 marzo ha disposto che l'udienza in
merito - fissata per il 6 maggio - debba avvenire a porte chiuse. In
seguito la stessa Corte ha negato a Moussaoui il diritto di presenziare
all'udienza.
   Il 26 marzo il Governo si è opposto alla richiesta di Moussaoui di
consultare alcuni documenti, forniti per via diplomatica da Francia e
Germania agli USA, che sono serviti per la sua incriminazione. (Tali
documenti sono stati consegnati agli Stati Uniti con la condizione che non
venissero usati per un'eventuale condanna a morte).
   Il 4 aprile la giudice Brinkema, in netta polemica con l'accusa, ha
denunciato 'la cappa di segretezza' stesa dai federali sul caso,
domandandosi se il processo in tali condizioni potrà mai andare avanti.
Ella ha detto che condivide la scetticismo di Moussaoui sul fatto che
l'accusa sia in grado di promuovere un processo equo davanti ad una
pubblica corte.
   Pressoché tutti i principali media degli Stati Uniti l'11 aprile si sono
consorziati nel presentare un ricorso alla Corte federale di Appello del
Quarto circuito in cui si chiede che l'udienza del 6 maggio sia aperta al
pubblico e che i relativi documenti siano resi noti entro 10 giorni a meno
che la corte non imponga un ben motivato segreto su alcuni di essi. E'
stato altresì chiesto alla Corte di fornire convincenti motivazioni se
riterrà di mantenere segrete alcune porzioni dell'udienza.
   Il 14 aprile il Ministero della Giustizia ha fornito una serie di
rassicurazioni sulla correttezza dei procedimenti di accusa contro
Moussaoui sottolineando l'intento di non deferire l'imputato ad un
tribunale militare. Per iscritto gli accusatori avvertono che nel processo
verranno usati soltanto documenti non secretati, più che sufficienti a
provare le accuse di cospirazione ai fini di terrorismo. L'accusa ribadisce
che Moussaoui non ha diritto a consultare documenti segreti e osserva che
egli ha reso la propria difesa più complicata del necessario rifiutando di
collaborare con i suoi avvocati difensori i quali potrebbero avere accesso
ad alcuni materiali segreti.
   Ma non è finita. Il 15 aprile la Corte federale di Appello del Quarto
Circuito ha spostato al 3 giugno l'udienza prevista per il 6 maggio,
rimandato la questione della segretezza alla giudice Brinkema e  invitando
quest'ultima a promuovere un accordo tra accusa e difesa in modo che il
processo si possa svolgere con regolarità. La giudice Leona L. Brinkema
tenterà di raggiungere tale compromesso in un'udienza privata che si terrà
il 7 maggio.


12) ESPLODE LO SCANDALO SUI TEST DEL DNA FATTI DALLA POLIZIA DI HOUSTON

Grande scalpore nei media ha suscitato la progressiva scoperta
dell'imperizia e delle gravi deficienze tecniche che hanno caratterizzato
il lavoro del Laboratorio criminale della Dipartimento delle Polizia di
Houston nel Texas dal 1992 ad oggi (v. n. 105). Le maggiori preoccupazioni
si hanno per i test del DNA ma sono sorti fondati sospetti anche sulla
correttezza delle prove balistiche.
   "Non ho mai visto una simile raccolta di incompetenti nella mia vita" ha
affermato l'esperta del DNA Elizabeth Johnson che ha ricoperto incarichi di
responsabilità nella Contea di Harris "Essi non capiscono come si debbano
eseguire i test e come si debbano interpretare."
   La Polizia si è difesa ricordando di aver denunciato reiteratamente nel
corso degli anni la mancanza di personale qualificato, il sovraccarico di
lavoro, l'estrema carenza di mezzi e di fondi del Laboratorio. Nonostante
ciò il budget annuale di tale struttura è rimasto fisso a 1,3 milioni di
dollari.
   In realtà che il Laboratorio 'facesse acqua da tutte le parti' era da
tempo conoscenza comune seppure non ufficiale. Tuttavia le massime autorità
giudiziarie di quattro contee del Texas, le quali per i procedimenti di
accusa - anche nei casi capitali - si sono fino ad ora basate sui responsi
del Laboratorio della polizia di Houston, hanno fatto finta di cadere dalle
nuvole quando si sono viste costrette dall'opinione pubblica a disporre una
serie di verifiche ed inchieste.
   Il quotidiano Houston Chronicle osserva che "gli accusatori della Contea
di Harris, conosciuti in tutto il paese per la loro durezza, ancora una
volta hanno dato l'impressione di preoccuparsi in primo luogo di conseguire
rapide condanne e lunghe incarcerazioni e di porsi secondariamente delle
domande riguardo alla giustizia e alle prove."
   Come abbiamo accennato nel numero 105, lo scandalo evidenziatosi alla
fine dell'anno scorso è esploso il 12 marzo dopo che la ripetizione dei
test del DNA ha totalmente scagionato e fatto liberare tale Josiah Sutton
che da quattro anni e mezzo stava scontando una condanna a 25 anni di
carcere per violenza carnale.
   Sutton fu scaraventato a sedici anni di età in una orrenda prigione per
adulti in cui si verificavano letali violenze tanto che egli scrisse nella
sua prima lettera alla nonna "forse sarebbe  meglio che io morissi."
   La prova decisiva contro Josiah fornita dal brillante e famoso avvocato
accusatore Joe Owmby (lo stesso che in aula perseguì accanitamente la
malata mentale Andrea Yates, v. ad es. n. 95) fu un rapporto del
Laboratorio ora incriminato in cui si affermava che il DNA dell'accusato
coincideva con quello dello sperma prelevato dalla vittima. La prova era
sicura, si affermò, in quanto il profilo del DNA di Sutton "può presentarsi
in 1 caso su 695 mila individui di colore negli Stati Uniti".
   Non era mancata a dire il vero la testimonianza oculare della ragazza
violentata che, mentre guidava  un'automobile, aveva successivamente
'riconosciuto' Sutton e 'il suo complice' che passeggiavano per strada. Li
aveva riconosciuti dai cappellini che portavano.
   I test del DNA, ripetuti solo dopo un anno dalla motivata richiesta del
detenuto, hanno dimostrato che lo sperma che fu prelevato dalla vittima
appartiene a due uomini sconosciuti che non hanno nulla in comune con
Sutton e il con il suo preteso 'complice' (*).
   A questo punto Owmby - in sintonia con il suo capo, il Procuratore
distrettuale Chuk Rosenthal - ha affermato che la ripetizione dei test del
DNA dimostra che il sistema criminale funziona: può servire a confermare la
colpevolezza dei condannati o a correggere degli errori (!).
   Il caso Sutton è per ora l'unico in cui i test del DNA siano stati
compiutamente ripetuti ma già si profila la necessità di ripetere gli
accertamenti in moltissimi casi, alcuni dei quali sono casi capitali.
Peccato che la Polizia eseguendo i test utilizzasse molto più materiale
biologico del necessario, senza lasciare, in molti casi, alcunché per
un'eventuale ripetizione delle analisi. L'acqua piovana penetrata
all'interno del laboratorio ha inoltre reso inservibili decine di campioni
mal riparati da coperture di fortuna.
  Gli accusatori per ora su 1.300 casi hanno individuato 98 prigionieri per
i quali sarebbe opportuno ripetere i test del DNA, tra questi vi sono 17
ospiti del braccio della morte. La ripetizione dei test da parte di un
laboratorio efficiente è stata inoltre proposta per un centinaio di casi
ancora pendenti.
   Il capo della Polizia C. O. Bradford ha ordinato una revisione totale
dell'operato del Laboratorio di Houston, esteso anche alle analisi
balistiche e delle impronte digitali. Ciò dopo che sono risultate scorrette
e inattendibili le prove balistiche fatte nei casi dei condannati a morte
Nanon Williams e Johnnie Bernal.
   Un'indagine parlamentare è stata avviata sull'affare del Laboratorio
criminale della Polizia di Houston ed è stata chiesta da attivisti, da
deputati e dal sindaco di Houston una moratoria delle esecuzioni capitali.
Il Governatore Perry ha detto di essere contrario per principio all'idea di
una moratoria e di non avere in ogni caso il potere di indirla.
---------------------------
(*) Josiah Sutton ora è libero su cauzione ma non è stato prosciolto.
Formalmente resta un carcerato. Per sanare la situazione i suoi difensori
hanno chiesto la grazia al Governatore Perry. Se Perry - vincendo la
residua opposizione dell'accusa - concederà la grazia... non si potrà più
dire che il Governatore del Texas non usa mai clemenza!


13) IN PIENO SVOLGIMENTO IL TOUR DI DALE RECINELLA

L'avvocato della Florida Dale Recinella, grande amico del Comitato Paul
Rougeau, dall'inizio di questo mese si trova in Italia per tenere un ciclo
di conferenze sulla pena capitale basate sulla propria esperienza personale
nel braccio della morte (v. n. 105).  Egli infatti, in qualità di
cappellano laico cattolico, assiste, passando di cella in cella, 1500
detenuti in isolamento a lungo termine nelle unità carcerarie di 'massima
sicurezza' e 370 condannati a morte. Quando un detenuto glielo richiede,
condivide la via crucis che il condannato e la sua famiglia percorrono
nell'ultimo mese prima dell'esecuzione.  La preziosa testimonianza resa da
Dale ha commosso migliaia di persone, che hanno partecipato a venti
conferenze tenutesi fino ad ora in Friuli e in Piemonte, dando un grande
impulso alla causa abolizionista. Il tour di Dale in Italia si concluderà
il 21 p. v. Nel prossimo numero pubblicheremo una sintesi degli interventi
di Dale Recinella ed un resoconto dettagliato dell'iniziativa.
Nel frattempo un enorme ringraziamento va a Dale -  che si sta sottoponendo
con generosità ad uno sforzo incredibile - a Francesca Giorgetti, a Stefano
Zanini e a Grazia Guaschino i quali, con una orga-nizzazione perfetta e con
le loro magistrali traduzioni, hanno reso possibile questo evento eccezionale.


14) SONO TORNATA DA ANTHONY

Pubblichiamo volentieri una toccante testimonianza della nostra socia
Francesca Gemma che in aprile è tornata per la seconda volta in Texas a
visitare il suo corrispondente dal braccio della morte: Charles Anthony
Nealy # 999289

Sono passati ormai più di 3 anni dal mio primo contatto con Anthony,
esclusivamente epistolare. Abbiamo sfruttato ogni lettera, ogni frase e
ogni parola per conoscerci e per comunicarci i valori fondamentali delle
nostre vite. Il primo sguardo ce lo siamo scambiato nel dicembre del 1998 e
mi ha cambiato la vita; avevo di fronte un uomo e niente poteva più essere
come prima.
   Tre settimane fa ho preso di nuovo un aereo diretto a Houston, per
tornare da lui. Ho calcolato minuziosamente i giorni per vederlo il più
possibile, ma non ho potuto calcolare le emozioni che avrei provato. Questa
volta non avevamo il pensiero della "prima volta" ed eravamo molto più
tranquilli; siamo riusciti a comunicare con facilità, perché ci vogliamo
bene e ci rispettiamo profondamente.
   Purtroppo, nonostante le risate e le chiacchiere tipiche di due vecchi
amici, lo sfondo crudele e raggelante del braccio della morte non ci è
stato possibile cancellarlo: ho assistito a forme di maltrattamento
indiretto e di abuso di potere psicologico che speravo di non dover
testimoniare. In apparenza tutti sembrano gentili e disponibili, ma appena
si siede di fronte a te un condannato a morte il loro atteggiamento cambia.
Ho visto Anthony bussare sul vetro per richiamare l'attenzione delle
guardie che non lo prendevano in considerazione; ho visto lo sguardo di
Anthony riempirsi di orgoglio quando una fila di 30 poliziotti è venuta
dall'accademia esclusivamente per sfilare nella sala delle visite e
spadroneggiare come non ho visto fare neppure allo zoo davanti alle gabbie
degli animali; ho sentito la voce di Anthony farsi docile per cercare di
ingentilirsi un uomo che aveva il potere di portargli o meno un sacco con
del materiale da dare a me (tentativo inutile, dato che non mi è mai stato
consegnato); ho osservato per mezz'ora Anthony che cercava di togliere il
ghiaccio dal panino che gli avevo comprato dal distributore e ho dovuto
accettare il suo sorriso mentre mi confidava che era la cosa più buona che
avesse mangiato da quasi un anno; ho dovuto fingere che non fosse poi tanto
grave che ci venisse negato anche il diritto di avere una foto insieme; e
ho dovuto farmi forza per non commuovermi davanti ad Anthony in lacrime
mentre mi parlava del suo cane.
   Sono tornata a Roma con il chiaro e deciso intento di tirarlo fuori di
lì, o almeno di fare il possibile.
   Il suo attuale avvocato ha appena perso un altro appello, a totale
insaputa di Anthony, che non l'ha mai neppure incontrato. Gliene rimane uno
solo, poi verrà fissata una data di esecuzione.
   Sono in contatto con due ragazzi inglesi che curano il suo sito Web; mi
hanno fatto avere un'analisi dettagliata degli errori giudiziari che hanno
caratterizzato il caso di Anthony prima, durante e dopo il processo, da
presentare a qualcuno che possa intervenire in suo favore; l'ho tradotta e
la metto a vostra disposizione se ne farete richiesta.
   Non so esattamente quanto tempo io abbia a disposizione per darmi da
fare, ma so che ogni giorno è importante. Aiutatemi ad aiutarlo. Grazie
Francesca     ( gemma.f@tiscalinet.it )


15) NIENTE PENA CAPITALE  PER I BIANCHI CHE UCCIDONO PERSONE DI COLORE

Si stima che su oltre 16.000 esecuzioni capitali documentate negli Stati
Uniti, solo 37 riguardino bianchi rei di aver ucciso una persona di colore
(in questi rarissimi casi quasi sempre la vittima era di ceto sociale assai
più elevato dell'omicida).
   In un accurato studio del 1989, Michael Radelet, professore di
sociologia in Florida, aveva trovato solo 30 esecuzioni di bianchi
incolpati dell'uccisione di un nero su un totale di 15.978 esecuzioni
avvenute negli Stati Uniti dal 1608 in poi.
   Dal ripristino della pena di morte nel 1977, il primo bianco ad essere
'giustiziato' per aver ucciso un nero fu Donald Gaskins che ricevette
l'iniezione letale in South Carolina il 6 settembre 1991. Per trovare un
altro caso simile bisogna risalire al 1944.
   In Texas, prima della ripresa delle esecuzioni nel 1982, l'unico bianco
ad essere stato messo a morte per aver ucciso un nero, fu un uomo
condannato alla pena capitale per aver danneggiato la proprietà altrui (la
vittima era uno schiavo).


16) CRISI NEI BILANCI STATALI, COMPROMESSA L'ASSISTENZA SOCIALE

Tutti gli stati U.S.A. -  ad eccezione del Nuovo Messico e del Wyoming
favoriti dalla crescita delle vendite del gas naturale - devono
fronteggiare deficit spaventosi in questo anno 2003. In alcuni stati la
situazione è comparabile con quella verificatasi durante la II guerra
mondiale o nella crisi del '29.
   Solo in pochi casi le amministrazioni hanno deciso di fronteggiare
deficit di svariati milioni di dollari con l'incremento delle tasse, più
spesso si prospetta il blocco delle spese statali e il licenziamento dei
pubblici dipendenti. In molti stati i maggiori sacrifici ricadranno su
coloro che frequentano le scuole pubbliche, sui malati gravissimi privi di
assicurazione sanitaria, sugli emarginati e sui poveri che si giovano di
aiuti statali per sopravvivere. Tra le conseguenze di questi provvedimenti
sono previsti un aumento del disagio sociale e della criminalità.


17) RESTRIZIONI NELLA CARTA IGIENICA, NELLA POSTA E NELLE FOTO

Dovendo fronteggiare un calo del budget statale di 9,9 miliardi di dollari,
il Texas ha pensato bene di risparmiare su alcune spese di routine. Fatto
sta che i carcerati texani dovranno da ora in poi contentarsi di un rotolo
di carta igienica (di qualità scadente) ogni due settimane. Fino ad ora la
carta per il gabinetto veniva fornita tutte le settimane. E' stato chiesto
alle autorità carcerarie quanto farà risparmiare allo stato questo
provvedimento. Il portavoce dell'amministrazione penitenziale Larry Todd ha
risposto che calcoli precisi in merito non sono ancora stati fatti.
   Alla precedente restrizione che riguarda tutta la popolazione
carceraria, per gli ospiti del braccio della morte si aggiunge la più grave
proibizione di scrivere lettere ai compagni di prigionia (i contatti
diretti tra detenuti sono cessati nel 1999 con lo spostamento del braccio
della morte nella Polunsky Unit).
   E' stata infine recentemente revocata la facoltà per i condannati a
morte di farsi fotografare dalle guardie in occasione delle visite esterne.


18) ELEVATO IL NUMERO DELLE ESECUZIONI QUEST'ANNO NEGLI USA

Dal 1 gennaio al 15 aprile di quest'anno si sono avute ben 25 esecuzioni
capitali negli Stati Uniti, estrapolando questo numero all'intero anno si
ottiene il dato preoccupante di 87 esecuzioni. Se questo dato venisse
confermato si avrebbe una interruzione della tendenza al ribasso
verificatasi a partire dal 2000. Delle 25 esecuzioni di quest'anno, 13 sono
avvenute in Texas e 6 in Oklahoma. Sono state già programmate nei prossimi
tre mesi una trentina di esecuzioni.


19) AMNESTY RENDE NOTI ALCUNI DATI SULLA PENA DI MORTE NELL'ANNO 2002

Nel corso della sessione annuale della Commissione dei Diritti Umani delle
Nazioni Unite, che si tiene a Ginevra, l'11 aprile Amnesty International ha
auspicato una nuova risoluzione che richieda una moratoria delle esecuzioni
capitali in tutto il mondo e il bando immediato della pena di morte per i
minorenni. In tale occasione Amnesty ha reso noti alcuni dati in suo
possesso relativi all'applicazione della pena di morte nel 2002. Nel 2002
Amnesty ha contato 3248 condanne a morte in 67 paesi. Sono note almeno 1526
esecuzioni compiute in 31 paesi. In Cina le esecuzioni sono state almeno
1060, ne abbiamo almeno 113 in Iran e 71 negli Stati Uniti d'America.
   Rispetto ai dati dell'anno precedente questi dati segnerebbero un calo
delle esecuzioni di circa il 50%, ciò è dovuto essenzialmente ad un
decremento del 40% delle esecuzioni avvenute in Cina. Forti oscillazioni
nel numero di esecuzioni si verificano di anno in anno; la diminuzione
registrata nel 2002 non significa necessariamente che sia in atto un trend
positivo.
   Ricordiamo che, secondo i criteri di Amnesty International, oggi 112
paesi non usano più la pena di morte a fronte degli 83 che ancora la
applicano. Infatti 76 paesi sono abolizionisti per legge per tutti i reati,
15 paesi hanno abolito la pena capitale per i reati ordinari e la
mantengono solo per crimini eccezionali, 21 paesi sono da considerarsi
'abolizionisti di fatto' perché non compiono esecuzioni da oltre 10 anni.


20) TORNIAMO A SCUOLA

Il 9 aprile Irene ed io ci diamo appuntamento alla Scuola Media Madre
Cabrini di Torino: la preside, professoressa Flecchia, e l'insegnante
d'italiano, professoressa Serra, ci hanno invitate anche quest'anno a
parlare e discutere della pena di morte con i ragazzi di terza (il nostro
intervento è stato addirittura inserito dalla scuola, lo scorso settembre,
nel volantino di presentazione alle famiglie delle attività didattiche in
programma per l'anno scolastico).
   Durante l'intervallo allestiamo la nostra ormai collaudatissima "cella
virtuale". I ragazzi arrivano: sono solo diciotto perché l'influenza ha
mietuto alcune vittime.
   Prende la parola Irene illustrando la situazione della pena di morte nel
mondo, dopo aver ripercorso le tappe fondamentali della storia
dell'abolizionismo, da Beccaria ad oggi. Io propongo esempi e problematiche
connesse alla pena capitale negli USA, riferendomi al film "Difesa a
oltranza"  visto qualche giorno prima dai ragazzi. Segue la visita alla
cella virtuale, con la contemporanea descrizione della giornata trascorsa
da un condannato a morte in quello spazio angusto. Le domande anche questa
volta sono molte, gli studenti intervengono animatamente. Con grande
sorpresa constatiamo che tutti, proprio tutti i ragazzi sono alla fine
convintissimi che la pena capitale è un residuo di barbarie a cui opporsi
strenuamente. Anche una ragazzina che all'inizio diceva che avrebbe voluto
condannare Cindy (la protagonista del film "Difesa a oltranza" ) ammette di
aver sostenuto questa idea perché riteneva che l'alternativa per Cindy
fosse la libertà: questa è purtroppo una deduzione errata che molti fanno,
quando si parla di graziare un condannato a morte; l'idea di avere in
circolazione un pericoloso criminale diventa facile motivazione per
sostenere la pena di morte.
   Al termine della conferenza e del dibattito gli insegnanti ci
ringraziano, si complimentano con noi e la professoressa Serra ci dice
persino che non ci siamo ripetute rispetto all'anno scorso e che il nostro
intervento le è piaciuto moltissimo. Farà certamente svolgere un tema ai
ragazzi sull'argomento con il duplice scopo di sondare "in privato" le loro
opinioni e di farli riflettere nuovamente, riportando a distanza di tempo
la loro attenzione su questo argomento così insolito per loro.
   Direi che anche questa volta abbiamo avuto successo e, tra l'altro,
ripetere spesso questo tipo di attività ci rende sempre meno faticosa ogni
singola esperienza. (Grazia)


21) NOTIZIARIO

Alabama. Confermata la condanna a morte per un sedicenne all'epoca del
delitto. La Corte criminale d'Appello dell'Alabama il 21 marzo ha
confermato la condanna a morte di Mark Anthony Duke nonostante il fatto che
essa fosse stata stabilita da un giudice anziché da una giuria, in
contrasto con una sentenza della Corte Suprema federale del giugno 2002. La
motivazione addotto dalla Corte per confermare la condanna è che la giuria
lo aveva ritenuto colpevole di 'un crimine particolarmente odioso, atroce e
crudele' punito in Alabama con la pena capitale. Duke aveva ucciso a 16
anni di età quattro persone,tra cui suo padre, con la complicità di un
diciannovenne anch'esso condannato a morte.

Texas. Proteste per le condizioni di detenzione a Polunsky. Il 5 aprile è
cominciata una serie di quattro dimostrazioni di protesta, da parte degli
attivisti texani e dei parenti dei condannati alla pena capitale, contro le
condizioni di detenzione nel braccio della morte (v. precedente lettera di
Kenneth). Alle manifestazioni tenutesi il 5 e il 12 aprile, dalle 2 alle 4
del pomeriggio, davanti alla Polunsky Unit ha partecipato una ventina di
persone, alcune delle quali venute da molto lontano.

Usa. Detenzione senza accusa anche per cittadini americani.  Il 21 marzo
l'Amministrazione degli Stati Uniti  ha chiesto alla Corte federale
d'Appello del Quarto Circuito al completo di confermare una sentenza,
emessa da un sottoinsieme di tre giudici in gennaio, che autorizzava il
Governo a detenere senza accuse Yaser Esam Hamdi, cittadino americano nato
da genitori arabi, catturato in Afghanistan e considerato un 'nemico
combattente'. Nella stessa posizione si trova Jose Padilla accusato di aver
complottato per realizzare un attentato con una bomba radioattiva. Il
Governo si oppone anche ad un incontro di tali personaggi con i propri
avvocati.

Usa/Inghilterra. Il 4 aprile firmato il nuovo trattato sulle estradizioni.
Il nuovo trattato sulle estradizioni tra Stati Uniti e Inghilterra potrebbe
impedire la consegna agli Americani di dirigenti del partito Baat catturati
dagli Inglesi in Iraq, infatti nel trattato il Regno Unito si riserva di
negare l'estradizione in USA di persone passibili di pena di morte. Il
Ministro britannico degli affari Interni David Blunkett ha assicurato che
in nessun caso un detenuto estradato negli Stati Uniti verrà condannato a
morte: "Siamo assolutamente chiari su questo e il Ministro della Giustizia
Ashcroft lo ha capito quando ha firmato il trattato insieme a me."


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Il Comitato Paul Rougeau riesce ad aiutare e sostenere i condannati a
morte, ad organizzare iniziative e a promuovere la cultura abolizionista
solo grazie all'azione dei suoi aderenti. Per migliorare il nostro lavoro
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Questo numero è stato chiuso il 15 aprile 2003