Mauritania: un futuro senza schiavitu'?
Secondo un rapporto di Amnesty International, nonostante
l'abolizione legale della schiavitu' in Mauritania nel 1981, non sono stati
fatti significativi passi avanti per assicurarne l'abolizione pratica.
Le violazioni di diritti umani legati alla schiavitu' persistono in
Mauritania, e il governo continua a negarne l'esistenza. Infatti il Programma di
Riduzione della Poverta' del 2000, firmato con Banca Mondiale e Fondo Monetario
Internazionale, non menziona nemmeno la schiavitu' o il suo impatto sullo
sviluppo economico e sociale nel paese.
Fonte: Amnesty International
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI@inwind.it
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schiavitu' adottata nel 1981 da parte del capo di stato della Mauritania,
Mohamed Khouna ould Haidalla, in seguito alle proteste pubbliche contro la
vendita di una donna, non c'e' alcuna prova che siano stati fatti significativi
passi avanti per assicurarne l'abolizione pratica. E' quanto afferma un rapporto
di Amnesty international. Le leggi del paese e gli obblighi internazionali
proibiscono la schiavitu', ma chiunque tenti di denunciare gli abusi connessi a
tale pratica non ha protezione legale, inoltre esiste una diffusa
discriminazione contro coloro che decidono di smettere di essere schiavi e
non c'e' concreta volonta' politica per sradicare completamente questo fenomeno
socialmente lacerante.
L'articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
afferma: "tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali nella dignita' e nei
diritti". L'articolo 4 della stessa dichiarazione dice: "nessuno dovra' essere
tenuto in schiavitu'; la schiavitu' e il commercio di schiavi devono essere
proibiti in ogni loro forma." La schiavitu' e' esplicitamente proibita da
altri 3 grandi trattati internazionali: la Convenzione sulla schiavitu' del
1926; la Convenzione supplementare sulla Schiavitu' del 1956; e la
Convenzione sui Diritti Civili e Politici del 1966. La schiavitu' e' un grave
abuso dei diritti umani fondamentali ed e' proibita in tutte le
circostanze. Inoltre essa e' un abuso del diritto all'integrita' fisica e
psichica, nonche' un grave abuso del diritto a non essere discriminati. Molti di
coloro che sono stati tenuti schiavi e i loro stessi discendenti sono
oggetto di gravi discriminazioni. Amnesty International crede che le vittime
della schiavitu', come quelle di qualsiasi altro grave abuso, abbiano il diritto
ad un risarcimento.
Il governo della Mauritania ha piu' volte negato l'esistenza
del problema, nonostante l'evidenza. E coloro che lavorano per combattere la
schiavitu' spesso sono imprigionati: nel 1998, cinque sostenitori dei diritti
umani che portavano avanti campagne contro la schiavitu' furono condannati
a 13 mesi di reclusione per aver gestito organizzazioni umanitarie non
riconosciute dalla legge. Gli arresti furono eseguiti dopo la messa in onda
su un canale in francese di un'intervista al presidente di SOS esclaves,
una ONG non legalmente autorizzata che combatte contro la schiavitu'. Nel 1997,
il capo di stato ould Taya (che assunse tale carica nel 1984
dopo un colpo di stato che rovescio' Mohamed Khouna ould
Haidalla) affermo' che coloro che parlavano della questione stavano solo
cercando di danneggiare la reputazione del paese e che essi avevano fatto parte
dei gruppi coinvolti in un precedente tentato colpo di stato contro il
suo governo. Ould Taya era primo ministro quando Mohamed Khouna ould Haidalla
proibi' la schiavitu' nel 1981. Da allora, ostruzionismo e mancanza di volonta'
politica hanno caratterizzato l'approccio dell'amministrazione nel rendere
efficace il divieto di praticare la schiavitu'.
L'inadeguatezza della legislazione e' dimostrata dal fatto
che non si conosce alcun caso in cui qualcuno e' stato perseguito penalmente per
aver tenuto qualcun altro in schiavitu', o per aver comprato o venduto uno
schiavo. I casi legali che riguardano la custodia dei bambini o l'eredita' di
terreni, nei quali sono coinvolte persone considerate schiave, rivelano gravi
discriminazioni contro queste ultime, in violazione del principio per cui la
legge e' uguale per tutti.
Le autorita' Mauritane hanno ripetutamente rifiutato
l'ingresso dei rappresentanti di Amnesty International nel paese, infatti il
rapporto dell'organizzazione si basa su informazioni raccolte da individui e
organizzazioni all'interno della Mauritania che rischiano ogni giorno
l'incolumita' per aver fornito le loro testimonianze riguardo al problema.
Non esiste alcun dibattito interno sulla questione perche' non esistono media
indipendenti, ne' i giornali possono essere distribuiti senza autorizzazione del
Ministero dell'Interno.
Le principali comunita' in Mauritania sono i Moor - i
Moor bianchi politicamente dominanti e i Moor neri considerati da tutti, e da
loro stessi, ex schiavi - e le altre comunita' nere africane del sud. I Moor
bianchi sono di origini arabe e berbere, mentre i Moor neri sono esclusivamente
di origine africana. La loro cultura e' identica a quella dei Moor bianchi a
causa di generazioni di schiavizzazione da parte di questi. Il potere politico
e' concentrato nelle mani dei Moor bianchi. Nel 2001, dei 27 ministri ben 20
appartenevano alla comunita' dei Moor bianchi, 46 dei 56 senatori erano Moor
bianchi, cosi' come 60 degli 81 membri dell'assemblea nazionale. Secondo il
gruppo d'opposizione FLAM, le statistiche sulla composizione etnica del
paese sono tenute segrete per nascondere il fatto che i cittadini di origini
nere sono la maggioranza. Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili, che
risalgono al 1965, il 60-70% della popolazione apparteneva all'etnia
dei Moor bianchi, mentre il 30-40% a quella dei Moor neri. Ma da
allora la crescita delle comunita' non bianche ha superato quella dei Moor
bianchi.
Per maggiori informazioni:
Il rapporto e' disponibile per intero su:
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