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ricevo e giro: "CAMPI D'INFAMIA"




Sabato a Torino una manifestazione ha cercato di richiamare l'assurdità dei
centri di detenzione nati con il centro sinistra e peggiorati dalla bossi
fini (da 30 a 60 giorni di detenzione "amministrativa")
Per chi non c'era e non ha potuto, o non sapeva o non sa cosa sono i centri
di detenzione ri-propongo l'editoriale di Erri De Luca di sabato per "Il
Manifesto".
daniele gamba
gamaz@libero.it
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IMMIGRATI
Campi d'infamia
ERRI DE LUCA

Un giornale di sinistra mi chiese un commento all'incendio, lasciato
consumare, del campo di concentramento Vulpitta di Trapani dove morirono
sei tunisini. Non lo pubblicò. Era al governo la sinistra e i campi di
concentramento erano stati inaugurati un anno prima dal suo proverbiale
senso dello stato. Dello stato di arresto di stranieri, giorni e notti
trenta, senza aver commesso alcun reato: s'aspettavano da un mio commento
forse le congratulazioni per non aver fatto scappare dal campo nemmeno un
prigioniero, durante le tardive fasi di spegnimento. Li avevo delusi. Al
tempo di quel governo la soglia di sensibilità verso quei rinchiusi e verso
la guerra bombardiera sulle città jugoslave e verso un agguato di polizia a
un corteo di ragazzi metodicamente bastonati in una piazza senza vie
d'uscita e poi nelle caserme di Napoli, ecco questo genere di sensibilità
era poco sviluppata. E ancora oggi il rimprovero ufficiale rivolto a quel
governo è che non ha voluto fare una legge sul conflitto di interessi. Bah.

Oggi c'è un governo che batte le medesime piste, lo ha fatto a Genova
raddoppiando l'aggressione di Napoli, lo fa su licenza di guerra planetaria
e petrolifera che si è attribuito come socio della ditta di petrolio Bush &
Cheney, lo fa sugli stranieri immigrati. Rilancia: trenta giorni in un
campo di concentramento per innocenti sono pochi, facciamo sessanta giorni.
E apriamone di nuovi. Così la nostra forza pubblica diventa una polizia
penitenziaria e il nostro sistema penale si aggiudica un fatturato di
detenuti in più, non passato per alcun tribunale, fatturati in nero.

Dilaga volentieri l'illegalità di stato, l'arbitrio di misure fuorilegge,
la persecuzione di uomini e donne nel pieno delle forze e della volontà,
con storie d'inesorabile emergenza alle spalle. Nei recinti in cui sono
stipati non entra manco il papa, né a loro si estende l'accorata supplica
di clemenza. Restano fuori dalla grazia di Dio e degli uomini.

E ora finalmente posso fare le congratulazioni ai governi di ieri e di
oggi. Ci siete riusciti. Non a regolare i flussi migratori, anche se non vi
è mancata la buona volontà di nuocere. Siete riusciti a incanaglire il
nostro paese, con la fabbrica di campi d'infamia reclusoria. Avete
sfigurato il carattere del nostro paese. Siamo terra inzuppata in mezzo ai
mari, spina dorsale del Mediterraneo, giuntura tra nord e sud, perciò siamo
stati attraversati da popoli, eserciti, civiltà. Siamo stati ospitali per
amore e per forza.

Ora contro l'umanità del mondo che si sposta a milioni risalendo i
paralleli, riversandosi da oriente, volete mettere alla sagoma Italia un
preservativo di sbarre e fili spinati. Volete mettere un cancello alla
storia e alla geografia. Se guardate un poco oltre il vostro delirio di
contenimento, vedrete che nel giro di un paio di generazioni saremo
meticci. State fermando l'acqua con i cesti. Anche se dividerete la
popolazione in detenuti e secondini, e questo sarà il nuovo milioni di
posti di lavoro, passeranno lo stesso. Passerà su di noi e sulle nostre
meschine barriere l'onda di piena del nuovo mondo e ci rigirerà come un
cucchiaio. Il nostro bianco leggero come la meringa sbiadirà e finirà
nell'archivio della specie. Saremo globali nel modo migliore, per incroci e
innesti. E il risultato del vostro affannare intorno a serrature e
catenacci sarà che tutti noi faremo schifo agli occhi e alla memoria dei
nipotini posteri, colorati come l'arcobaleno.