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USA/Iraq: Non in nome dei Diritti Umani



USA/Iraq: Non in nome dei Diritti Umani
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Ancora una volta, secondo Amnesty International, le violazioni dei diritti umani sono usate selettivamente per legittimare un'azione militare che, come dimostra il passato, aggraverebbe la crisi umanitaria
 
Fonte: Amnesty International
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI@inwind.it
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12 Settembre 2002 - Nel suo discorso all'assemblea generale delle Nazioni Unite, il Presidente George Bush ha fatto dei riferimenti alle gravi violazioni di diritti umani perpetuati dal governo Irakeno sui suoi cittadini. Nel documento distribuito ai media, erano presenti diversi riferimenti ai rapporti di Amnesty International pubblicati negli anni sulla situazione dei diritti umani in Iraq.
 
Secondo Amnesty, ancora una volta le violazioni di diritti umani vengono usati SELETTIVAMENTE per legittimare le azioni militari. Gli USA e gli altri paesi occidentali guardano con un occhio cieco i rapporti di Amnesty International sulle diffuse violazioni compiute in Iraq durante la guerra con L'iran [guerra nella quale l'occidente era alleato all'Iraq, ndt], e hanno ignorato la campagna di Amnesty per le migliaia di civili Curdi disarmati uccisi durante gli attacchi del 1988 ad Halabja [quando Saddam Hussein era ancora "amico" degli USA, ndt].
 
Mentre il dibattito sull'uso della forza militare aumenta, i diritti umani del popolo Irakeno, come diretta conseguenza di ogni potenziale azione militare, vengono ignorati. La vita e la sicurezza dei civili deve avere la massima considerazione in qualsiasi azione presa per risolvere l'attuale crisi umanitaria. L'esperienza del precedente intervento armato nel Golfo ha dimostrato che, troppo spesso, i civili diventano l'accettabile casualita' della guerra.
 
Nell'evento dell'azione militare c'e' un seria possibilita' di grandi migrazioni di rifugiati e lo spostamento di migliaia di persone. Potrebbe emergere una grave crisi umanitaria causata dalla difficile o impossibile distribuzione di rifornimenti alimentari e medicinali e dalla distruzione di infrastrutture e istituzioni.
 
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