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I Rom, gli spazi, le risorse della citta'



 
Cari tutti, vi inoltro questa lettera aperta da Napoli che tenta di
riaprire il dibattito sulla situazione dei Rom a Napoli e nel resto
d'Italia
Nando
Inviate le adesioni a compare98@yahoo.com

Nando


Al Sindaco di Napoli
Rosa Russo Jervolino
I Rom, gli spazi, le risorse della città

Circa due anni fa un’escalation di eventi funesti (le morti di Bologna,
gli sgomberi di Casilino 700 a Roma, i roghi di Scampia a Napoli) posero
la questione rom al centro dell’interesse nazionale. In Italia si
svilupparono dibattiti ed iniziative di base tese ad aprire nuove
prospettive, facendo pressione sulle istituzioni affinché intervenissero
e lo facessero in un modo nuovo. Molte amministrazioni, vistesi
costrette, intervennero. A Napoli si realizzò, per circa settecento
persone, il primo villaggio attrezzato della Campania, anche per
permettere l’apertura dell’asse mediano nell’ambito del piano di
riqualificazione di Scampia, e la Provincia si impegnò a trovare in
tempi brevi una soluzione per gli altri mille e più rom presenti in
città ancora in campi abusivi.
Oggi che la questione rom è di nuovo piombata nel dimenticatoio
cominciano a vedersi anche i primi risultati di quello che è stato
l’intervento istituzionale. Risultati quasi sempre tutt’altro che
positivi. Terminata la pressione dell’opinione pubblica, la questione
rom si è di nuovo impantanata. L’intervento istituzionale è carente o
assente e i rom continuano a subire i pregiudizi positivi o negativi
della popolazione. Scelte politiche basate sulla creazione di grossi
campi (Roma, Firenze, Napoli, ecc.) che in un primo momento erano
apparse come le più semplici, hanno continuato a rivelarsi estremamente
dispendiose in termini di onerosità sociale ed economica, per il veloce
deterioramento delle strutture e dei rapporti di convivenza interni ai
campi, per le patologie da ghetto e gli alti costi di gestione che
queste scelte hanno generalmente comportato nel medio periodo. Scelte
diverse, orientate decisamente verso il superamento della logica dei
campi, come quella del piccolo insediamento abitativo del Guarlone a
Firenze, dopo le prime difficoltà iniziali, si sono invece dimostrate
capaci di risultati sorprendenti, rivelandosi più convenienti tanto in
termini di risparmio economico che d’impatto sociale.
Ad eccezione dei pochi esempi positivi continua ad essere assente una
qualsiasi progettualità complessiva anche a medio termine. I tentativi
di elaborare soluzioni organiche naufragano nel più generale clima di
emergenze e impellenze in cui le amministrazioni locali sembrano
perennemente immerse. A completare il quadro un governo nazionale
affarista e xenofobo, capace di creare prima ancora che una legge, un
clima diffuso di razzismo e pregiudizio.
Il movimento d’opinione che due anni fa si creò attorno alla questione
rom tentò di evidenziare i limiti della politica dei campi, suggerendo
in alternativa una gamma di soluzioni possibili come via d’uscita da
un’ottica miope e assistenziale che tanti danni aveva causato fino a
quel momento. Tali avvertimenti vennero per lo più mal interpretati,
equivocati come speculazioni ideologiche e tentativi di
stumentalizzazione politica dalle istituzioni e da altre associazioni.

Nel corso di quest’anno da Lei e dalla Sua amministrazione sono più
volte venuti segnali positivi verso il superamento della politica dei
campi. Segnali che purtroppo sono finora rimasti tali, ma che fanno ben
sperare di ripartire da Napoli per rilanciare in maniera positiva la
questione dei Rom e di cominciare, almeno una volta, non da un lutto o
da un’emergenza ma da un’intenzione e da una capacità politica
lungimirante.
Malgrado le ingenti risorse economiche e umane impiegate, i rom sono
ancora costretti a sopravvivere in condizioni disastrose. È ormai
evidente la necessità di invertire in maniera radicale la rotta delle
politiche sociali fin qui seguite rispetto ai rom, a Napoli come nel
resto d’Italia.
La gestione corretta dell’ordinario è a questo punto davvero
irrimandabile. Gestione dell’ordinario che in particolare a Napoli
significa provvedere alle prime necessità di chi è ancora nei villaggi
abusivi senza luce né acqua; garantire la vivibilità nel villaggio
attrezzato, attraverso l’istituzione di un servizio di guardiania e di
trasporto, con interventi di ristrutturazione e animazione sociale, più
volte promessi e mai realizzati. Ispirandosi finalmente ad un metodo
rigoroso che passi attraverso la partecipazione dei rom.
Il campo di Secondigliano, nella delibera di Giunta che ne accompagnava
l’apertura, è stato presentato come una soluzione transitoria; ad oggi
nessun passo concreto è stato compiuto per il suo superamento. Sarebbe
stato necessario pensare già prima dell’apertura del villaggio ai passi
successivi, quelli che avrebbero consentito un inserimento paritario
all’interno della città. Sarebbe necessario farlo ora.
Un modo potrebbe essere la costituzione di un organismo stabile,
composto da rom, istituzioni e associazioni, col compito di elaborare
strategie complessive di inserimento lavorativo ed abitativo dei rom
attraverso l’acquisizione dei diritti minimi di cittadinanza e la
partecipazione dei diretti interessati ai processi decisionali che li
riguardano.
Napoli è riuscita a dotarsi di uno strumento simile grazie alla Sua
amministrazione che ha istituito la Consulta comunale sulle
problematiche rom. Bisognerebbe riuscire a renderla funzionante, a
partire dall’elaborazione di una proposta di legge regionale capace di
coordinare e indirizzare gli interventi locali, sull’esempio della
Toscana o dell’Emilia Romagna.
Ma strumenti come la Consulta hanno tempi lunghi. Per questo un primo
passo che ancora una volta proponiamo all’amministrazione comunale
napoletana è la realizzazione di un’operazione culturale, immediatamente
fattibile e di grossa ricaduta sociale, capace di rompere il muro di
pregiudizio e diffidenza ancora così forte nella comunità verso i rom,
che inizi con l’individuazione e assegnazione di un’area o di un
edificio, da progettare e realizzare assieme ad un nucleo familiare rom.
Un progetto abitativo e lavorativo insieme, che consenta ad un piccolo
gruppo di rom di inoltrarsi all’interno della città, dimostrando non
solo che la convivenza ‘ravvicinata’ tra rom e italiani è possibile, ma
che è possibile reinventarsi la città, utilizzandone spazi e risorse in
maniera più conveniente per tutti.
Quello che Le si chiede è una scelta politica coraggiosa, che abbia come
presupposto una gestione degli spazi e delle risorse sdoganata dalla
lottizzazione e dalla burocrazia.
Pensiamo che questo a Napoli possa oggi realizzarsi, ma è necessario che
sia assunto come priorità politica.
E’ possibile perché ci sono spazi ed aree abbandonate da decenni, ci
sono fondi e risorse umane che andrebbero altrimenti sprecate.


Com.p.a.re.
Comitato per l’assegnazione e realizzazione di soluzioni abitative non
ghetto per i rom
Compare98@yahoo.com
Ciro.minichini@libero.it

Per informazioni: Giovanni 338. 5021673

Sottoscrizioni ricevute (al momento):
Co.na.R.eS. (Comitato Nazionale Rom e Sinti)
Piero Colacicchi, ADM (Associazione per i Diritti delle Minoranze) -
Firenze
Lorenzo Monasta, CIET international
Nicola Solimano, Fondazione Michelucci  - Firenze
Ilaria Vitellio,  Dipartimento di Urbanistica – Università di Napoli
Associazione MigrAzioni, Sportello legale immigrati - Napoli
Luciana Pieraccini - Sesto Fiorentino (FI)
Gaetano Fiore
Angela Bernal
Rossana De Luca, Comitato per la Difesa dei Diritti degli Immigrati –
Lecce
Fulvio Vassallo Paleologo – ASGI Palermo
Enzo Mazzi
DAMM Zone Autogestite - Napoli




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