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IL GOVERNO CELEBRA IL TERZO ANNIVERSARIO DEL SEQUESTRO DELPRESIDENTE OCALAN CERCANDO DI DEPORTARE OLTRE CENTO PROFUGHI NELL'INFERNOTURCO!




COMUNICATO
IL GOVERNO CELEBRA IL TERZO ANNIVERSARIO DEL SEQUESTRO DEL PRESIDENTE OCALAN
CERCANDO DI DEPORTARE OLTRE CENTO PROFUGHI NELL'INFERNO TURCO!

Circa cento profughi kurdi, fra cui diverse famiglie e una trentina di
bambini, sbarcati a Gallipoli il 31 gebnnaio scorso, sono stati trasferiti
ieri dal centro di accoglienza L'Orizzonte di Melendugno, dove erano stati
trattenuti illegalmente per due settimane, al centro di detenzione "Regina
Pacis" di San Foca di Lecce, dove sono ora reclusi altrettanto illegalmente
in attesa della notifica dell'esito negativo della loro richiesta di asilo
politico.

Nel pomeriggio di oggi davanti ai cancelli del centro l'associazione Azad,
l'Osservatorio profughi di Bari, il Social Forum e il Prc di Lecce, il
Comitato diritti immigrati di Lecce ed altre associazioni hanno convocato
una manifestazione di protesta, e una delegazione ha ottenuto di entrare e
incontrare i profughi.

Dovrebbero essere circa 150 i profughi a rischio di rimpatrio in Turchia,
dopo un'audizione grottesca da parte della Commissione centrale
appositamente trasferitasi a Lecce. In due giorni, su quattro postazioni
contemporanee che rendevano impossibile un controllo da parte dell'unico
rappresentante dell'Acnur presente, i profughi hanno avuto colloqui non
superiori a cinque minuti ciascuno, senza alcuna informazione preventiva
sulla legislazione e sui loro diritti.
In questo modo solo 26 persone hanno ottenuto l'asilo. Fra i respinti,
l'avvocato del Cir ha potuto successivamente constatare la presenza di
persone torturate e maltrattate (uno portava ancora sulla schiena i segni
delle bastonature) e di molte persone perseguitate per aver militato o
collaborato con il partito Hadep, che sta per essere messo al bando in
Turchia.

E' paradossale, e indicativo di una precisa volontà politica, il fatto che
i profughi kurdi di Turchia che hanno chiesto asilo siano detenuti e
rischino il rimpatrio, mentre altri profughi che hanno rifiutato (anche per
ignoranza delle norme) di chiedere asilo siano stati rilasciati con
l'intimazione di espatrio.

I profughi "rigettati" hanno deciso di rifiutare l'incontro con il console
turco, che dovrebbe identificarli, e di opporsi legalmente al rimpatrio
forzoso, che violerebbe l'art. 17 della legge 40/'98 (divieto di rimpatrio
in caso di rischio per l'incolumità e la vita). Le associazioni di tutela,
che hanno sollecitato una presa di posizione da parte dell'Acnur, si
preparano a denunciare questa procedura sommaria del governo italiano
dinanzi alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, mentre
quattro senatori (Malabarba del Prc, Martone e Boco dei Verdi e De Zulueta
dei Ds) hanno rivolto un'interrogazione urgente al ministro Scaiola.

I Forum sociali, che avevano già deciso a Firenze di avviare una campagna a
difesa del diritto di asilo dei kurdi intitolata a Malli Gullu (la donna
kurda trovata morta di stenti in una nave diretta a Crotone due mesi fa),
affiancheranno la protesta contro i rimpatri alle motivazioni della
manifestazione già programmata davanti al Senato per martedì pomeriggio,
quando andrà in aula il ddl Bossi-Fini sull'immigrazione, e chiamano per
quel giorno  a manifestare davanti a tutte le prefetture.

Va ricordato che già nello scorso agosto dodici profughi kurdi, rimpatriati
in Turchia, denunciarono maltrattamenti e torture, e uno di loro è tuttora
detenuto.
Questo nuovo tentativo di deportazione segue alle prese di posizione di
Bossi e Mantovano, che dopo lo sbarco di Gallipoli invocarono il rimpatrio
dei profughi, ed all'incontro in cui il presidente Berlusconi aveva chiesto
all'ambasciatore turco Utcan un accordo per il rimpatrio dei richiedenti
asilo.
E' chiara la volontà politica di "dare un esempio" sulla pelle di persone
in fuga da uno stato che viola sistematicamente i diritti umani.
L'associazione Azad chiede di indirizzare fax di protesta al ministro
Scaiola (06.485957) e alla Divisione profughi del Viminale (06.4741991),
dandone notizia via mail ad ass.azad@libero.it.

Dino Frisullo, portavoce dell'associazione Azad - Roma, 17.2.02

ALLEGATI: appello del Lecce Social Forum, comunicato del CIR,
interrogazione al Senato

APPELLO
A TUTTE LE ASSOCIAZIONI ADERENTI AL LECCE SOCIAL FORUM,
A TUTTI I DEMOCRATICI CONNESSI ALLA ML


delle centinaia di persone sbarcate a gallipoli il 31 gennaio, circa 80
kurdi - in queste ore - sono stati trasferiti dal centro d'accoglienza per
richiedenti asilo "lorizzonte" al centro di permanenza temporanea "regina
pacis", perchè - secondo la commissione centrale per il riconoscimento
dello status di rifugiato - le loro istanze d'asilo erano rigettabili.

stessa sorte dovrebbe toccare nelle prossime ore a molti altri profughi
giunti nel salento con lo stesso sbarco. soltanto a 26 persone, infatti, è
stato riconosciuto lo status di rifugiato..

diverse decine di persone, quindi, nonostante provengano da paesi in cui
rischierebbero - rientrando - di essere seriamente oggetto di persecuzione
(turchia, iraq), si accingono a lasciare l'italia con provvedimento
d'espulsione, in palese violazione dei loro diritti.

"in nessun caso" - infatti - "può disporsi l'espulsione o il respingimento
verso uno stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione
per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali o sociali, ovvero possa
rischiare di essere rinviato verso un altro stato nel quale non sia
protetto dalla persecuzione" (art. 17 l. 40/98).

al momento, pertanto, 63 degli 80 kurdi sono stati riascoltati dai legali
del cir, al fine di raccogliere tutti gli elementi utili alla presentazione
di altrettanti ricorsi.

domani, domenica 17 febbraio, comunque, il console turco in italia si
recherà al cpt "regina pacis" per procedere ad un sommario riconoscimento
che dovrebbe preludere, come accaduto la scorsa estate, all'espulsione.

ben prima dell'entrata in vigore del disegno di legge bossi - fini,
insomma, la figura del migrante, del profugo ne esce umiliata.. ancora una
volta.

sui fatti è stata intanto presentata interrogazione parlamentare dai
senatori g. malabarba (prc), a. martone, s. boco (verdi) e t. de zulueta
(ds).
degli stessi fatti è stata data notizia all'ansa, alle redazioni di molti
giornali (non ancora a quelli locali, che saranno contattati domattina, al
più presto).

una prima rete di contatti, per un principio di mobilitazione, è stata
attivata.

dopo un rapido giro d'orizzonte tra alcune associazioni del lecce social
forum, dino frisullo, azad di bari e brindisi, associazioni di taranto, e
il centro salento social forum, si è deciso di tenere un sit-in di protesta
alle ore 15:00 di domani, domenica 17 febbraio, davanti ai cancelli del cpt
"regina pacis", come primo gesto.
(è stata assicurata la presenza di manifestanti provenienti da bari,
brindisi, taranto, martano..)

invitiamo pertanto TUTTE LE REALTA' E LE PERSONE ADERENTI AL LECCE SOCIAL
FORUM al massimo della mobilitazione:
a partecipare al sit - in di domani.
ad inondare di fax di appello/protesta il ministero dell'interno
(06/4741991).
ad estendere l'invito alla mobilitazione!

per scongiurare il respingimento dei cittadini kurdi ed ogni violazione
delle garanzie ancora (sic!) previste a tutela dei profughi.
per portare a conoscenza del territorio salentino l'imbarbarimento in corso
delle politiche che interessano i migranti.
per condividere un comune percorso di resistenza.


lecce 16.02.2002
luca ruberti, katia lotteria, alessandro presicce...



LETTERA CIRCOLARE

In seguito agli ultimi sbarchi avvenuti sulle coste pugliesi, la
Commissione Centrale per il riconoscimento dello status si è trasferita in
Puglia il 12 febbraio per le audizioni individuali relative alle centinaia
di richiedenti asilo presenti in loco.

Gli ospiti accolti in parte nel centro "Don Tonino Bello" di Otranto, nei
centri "Lorizzonte" e "Regina Pacis" di Lecce hanno ricevuto tutti la
necessaria assistenza legale da parte dei nostri operatori che stanno
quotidianamente monitorando la situazione.

Nonostante ciò un gruppo di 140 iracheni ha deciso di non presentare la
richiesta di asilo pur essendo a conoscenza delle conseguenze di una tale
scelta. La polizia infatti ha provveduto a notificare al gruppo
l'espulsione e l'intimazione a lasciare il territorio entro quindici giorni
e ha poi rilasciati gli stessi nei pressi della stazione.

Siamo preoccupati della velocità con cui Commissione Centrale, in soli due
giorni, ha esaminato le istanze di circa 200 richiedenti asilo di cui non
si conosce ancora l'esito. Le persone che finora sono state intervistate
risultano essere: 97 curdi-turchi, 48 iracheni, 2 pakistani, 2 afgani, 1
bengalese e 46 srilankesi di etnia Tamil trasferiti dal campo di S. Anna di
Crotone.

Siamo in costante contatto con l'ACNUR al quale abbiamo espresso le nostre
preoccupazioni sia rispetto alla rapidità delle interviste di eleggibilità
della commissione, che alle gravi conseguenze che ne deriverebbero per i
richiedenti asilo in caso di emissione di provvedimenti che violino il
principio di non refoulement.

Consiglio Italiano per i Rifugiati

Roma, 15.02.2002





INTERROGAZIONE

Al Ministro dell'Interno

Premesso che:

nella giornata di martedì 12 febbraio la Commissione centrale per il
riconoscimento dello status di rifugiato si è trasferita in Puglia per le
audizioni relative alle centinaia di richiedenti asilo sbarcati a Gallipoli
ed attualmente ospitati, per quanto si conosce, nei locali del Centro
Orizzonte;

subito dopo lo sbarco, il sottosegretario all'Interno Mantovano affermò il
31 gennaio alla Camera che "esaurita la fase della prima accoglienza (...)
tutti coloro che non hanno titolo a vedersi riconosciuto lo status di
rifugiati saranno espulsi e riaccompagnati nel paese d'origine". Il giorno
dopo il presidente del Consiglio Berlusconi convocava alla Farnesina
l'ambasciatore turco Utkan per auspicare, trovando su questo il pieno
accordo dell'ambasciatore, "un accordo di riammissione in Turchia delle
persone illegalmente provenienti dal quel paese";

il governo non può ignorare che il rimpatrio coatto dei richiedenti asilo
non riconosciuti non può essere deciso in via generale, ma può solo essere
disposto caso per caso, dietro verifica della situazione personale e di
quella del paese di origine, nel rispetto di tutte le garanzie (ivi
compreso il ricorso alla magistratura ordinaria e amministrativa) e
comunque del divieto di "refoulement" in paesi in cui si rischino
persecuzioni (Turchia e Iraq, ad esempio); né che il motivo per cui gli
accordi con la Turchia non sono giunti finora a prevedere la riammissione
coatta sta proprio negli scarsi standard di quel paese in materia di
diritti umani;

ai quasi cinquecento cittadini stranieri sbarcati dalla nave turca Engin è
stato riservato un trattamento inusuale. A tutti è stato chiesto se
volevano fermarsi e chiedere asilo in Italia. A coloro che hanno risposto
di no, o che siano stati considerati non meritevoli di accedere alla
procedura di asilo (anche in base a criteri opinabili: un cittadino turco,
figlio di un genitore turco e uno kurdo, si è visto negare la possibilità
di chiedere asilo solo perché turcofono e non kurdofono), è stata
immediatamente notificata l'intimazione a lasciare il territorio nazionale.
Viceversa, a coloro che hanno risposto di sì non è stato dato, fino ad
oggi, alcun permesso di soggiorno provvisorio, come accade di solito. Gli
uni e gli altri sono stati trattenuti sotto stretta sorveglianza,
evidentemente in attesa dell'arrivo della Commissione centrale;

già nella scorsa estate la Commissione si trasferì in Puglia per
l'audizione dei reduci da un altro grande sbarco. Quei profughi hanno
riferito di colloqui non superiori a cinque-dieci minuti a testa
(necessariamente sommari per l'impossibilità di raccogliere in pochi giorni
idee, memorie e prove delle persecuzioni subite) su sei o sette tavoli
operanti contemporaneamente, e quindi con la fisica impossibilità del
rappresentante Acnur di seguirli tutti. L'esito fu il rigetto di una parte
non irrilevante delle istanze. Gli interessati furono trasferiti nel Cpt
"Regina Pacis" di San Foca, da dove dodici di loro furono poi prelevati
dalla polizia, nonostante avessero presentato ricorso, e rimpatriati in
Turchia via Malpensa. Uno dei dodici è poi rientrato fortunosamente in
Italia ed ha ottenuto un riesame della sua posizione, poiché portava ancora
i segni delle torture subite all'arrivo, mentre una delegazione di giuristi
italiani, recatasi in seguito a Istanbul per altre ragioni, ha saputo dai
legali turchi che un altro dei dodici è in carcere e vi resterà a lungo,
essendo stato precedentemente condannato per reati politici. Tutti gli
altri erano stati comunque detenuti e spesso maltrattati all'arrivo, e poi
liberati solo dietro il pagamento di una forte penale da parte delle loro
famiglie;

quanto sopra corrisponde del resto a quanto verificato da una missione
della tedesca Pro Asyl, in seguito alla quale lo scorso anno diverse Corti
tedesche e lo stesso governo dovettero rivedere, rispettivamente, molte
decisioni prese e l'orientamento generale al rimpatrio in Turchia dei
rifugiati non riconosciuti;

tutto sembra convergere ora verso una ripetizione su più vasta scala della
stessa procedura sommaria di audizione e dell'altrettanto sommario
rimpatrio, quantomeno dei kurdi di origine turca, se non anche (in caso di
un accordo di riammissione con la Turchia che lo preveda) dei kurdi di
origine irakena, per i quali un rimpatrio diretto non può darsi per ragioni
logistiche;

da alcuni mesi la Commissione si è orientata (forse anche per un problema
di aggravio di lavoro in sede di rinnovo) a non associare, come avveniva un
tempo per quasi tutti i kurdi, la richiesta di protezione "umanitaria" al
rigetto dell'istanza di asilo. Questo orientamento, insieme al
moltiplicarsi dei rigetti spesso non motivati se non attraverso formule
riprodotte in fotocopia, sta producendo una situazione drammatica: il solo
servizio asilo dell'associazione Azad denuncia a Roma una ventina di casi
di rifugiati kurdo-turchi non riconosciuti, di fatto clandestini. Circa un
mese fa alcuni di loro hanno effettuato uno sciopero della fame, chiedendo
un riesame (anche in base a nuove prove delle persecuzioni subite), per il
quale sembra che non ci sia molta disponibilità da parte della Commissione;

si chiede:

se il ministro non ritenga di dover spiegare ed eventualmente correggere in
parlamento i resoconti giornalistici delle dichiarazioni citate del
sottosegretario Mantovano e del presidente Berlusconi, che viceversa, se
confermate, configurerebbero una grave violazione delle garanzie previste
dalla convenzione di Ginevra e della legge italiana;se il ministro non
ritenga necessario vigilare ed eventualmente intervenire affinché non si
realizzino violazioni delle medesime garanzie nell'esame delle richieste di
asilo in corso in Puglia e nel successivo trattamento delle persone le cui
istanze fossero eventualmente respinte, escludendone comunque un rimpatrio
forzoso nei paesi nei quali la loro sicurezza e incolumità non è
garantita;se, a fronte delle notizie circa il perdurante divieto di
espressione della cultura, della lingua e dell'identità kurda in Turchia e
negli altri paesi che ospitano minoranze kurde, il ministro non ritenga di
disporre affinché, ferme restando le eventuali procedure individuali di
asilo politico, sia attribuita ai kurdi che giungono in Italia, per decreto
interministeriale o attraverso una raccomandazione della Commissione
centrale, una forma di protezione umanitaria automaticamente prorogabile
finché permangano le condizioni di repressione.Sen. Gigi Malabarba (Prc),
Francesco Martone e Stefano Boco (Verdi), Tana De Zulueta (Ds)

Depositata a Roma il 15 febbraio 2002