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Re: R: libertà per Ahmad Saadat!
* On: 11 Jan 02, at 0:20
* Subject: R: libertà per Ahmad Saadat!
* francesco <dirittiglobali@peacelink.it> wrote:
> non mi pare che Arafat e i suoi collaboratori possano considerarsi fedeli
> alleati di tel aviv e bush, credo che molta parte dell'attenzione generale verso
> il problema palestinese e l'ulteriore degenerazione sanguinosa della situazione
> in medio oriente sia dovuta alla lotta *nonviolenta* dell'intifada, che ha
> sempre intelligentemente fatto a meno di armi, bombe e dei loro interessati
> venditori. non mi pare che chi si prodighi in simili inni alla sbornia di sangue
> c'entri proprio nulla con le lotte palestinesi sul campo. e' una mia sensazione.
> prediligo chi si adopera, in palestina ed in israele, con gravissimi sacrifici e
> costi personali, per il dialogo interculturale e la pace. sarebbero più graditi
> argomenti seri piu' che slogan, comunque. ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
> Francesco Fanizzi - Bari - ultrared@libero.it
Se c'è qualcuno che storicamente in Palestina
1. rifiuta e combatte la "sbornia di sangue" e la "degerazione
sanguinosa" di cui sono autori quotidiani l'esercito israeliano, il
governo israeliano e i suoi protettori internazionali, grandi produttori
di armi, guerre e costruzione del consenso;
3. sostiene l'Intifada come lotta *politica* contro l'occupazione
sionista della Palestina, ne denuncia il carattere imperialista
ponendola come questione internazionale e ne chiede la soluzone
secondo le norme del diritto internazionale e delle risoluzioni ONU;
3. rifiuta e combatte quotidianamente lo stragismo cieco del
fondamentalismo che oggi "contamina" perfino Al Fatah (Arafat);
questo è proprio l'FPLP di Moustafa e di Saadat e che proprio per
questo oggi è attaccato sia da Israele che dall'ANP nella persona di
Arafat che per difendere la sua leadership sta cedendo ai diktat
Israele-Usa, mettendo a rischio l'unità della lotta all'occupazione e
smobilitando e delegittimando le organizzazioni politiche storiche
della resistenza palestinese, cacciando così il suo popolo nel vicolo
cieco del fondamentalismo (per fortuna ancora rifiutato dalla
maggioranza degli attori dell'intifada: le manifestazioni contro
l'arresto di Saadat sono state unitarie e partecipate e nessun atto
"terroristico" è stato compiuto in rapporto a tale arresto).
Che la lotta all'occupazone in Palestina si possa condurre senza la
resistenza armata bisogna provare a raccontarglielo ai sopravvissuti
di Tal el-Zaatar e di Sabra e Shatila, o a Hezbollah che anche con
l'artiglieria ha cacciato l'esercito israeliano dal Libano occupato.
Lunga vita all'unità del popolo palestinese per la vittoria dell'Intifada.
Giorgio Ellero
<glr.y@iol.it>
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Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina -
F.P.L.P.
movimento fondato da George Habash nel ’67
di Giancarlo Lannutti - LIBERAZIONE - 19 ottobre 2001
Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina è una
delle organizzazioni “storiche” dell’Olp, la seconda - in
ordine di tempo, ma anche di importanza politica - dopo Al
Fatah; e dunque la sfida lanciata con l’uccisione del
ministro Zeevi (1) alla linea e all’autorità di Yasser
Arafat, seppure non nuova, è per il presidente dell’Anp
particolarmente delicata e difficile da gestire.
Fondato nel dicembre 1967 da George Habash, intellettuale
cristiano nativo di Lod, laureato in medicina
all’Università americana di Beirut, il Fplp ha fatto fin
dai suoi inizi professione di marxismo, con una certa
tenenza al dogmatismo dottrinario che gli ha fruttato in
passato la etichetta di “filo-cinese” (Habash era solito
del resto autodefinirsi “un marxista asiatico”).
Profondamente convinto che la rivoluzione palestinese
avrebbe potuto affermarsi solo nel contesto di una più
vasta rivoluzione araba, il gruppo dirigente del Fplp ha
sempre assunto posizioni intransigenti, rifiutando le
cosiddette “tappe intermedie”. Il suo slancio
rivoluzionario e la sua collocazione a sinistra gli hanno
assicurato - e gli assicurano tuttora - una effettiva base
popolare; nei territori occupati ha potuto costruire fin
dagli anni ’60 una solida rete clandestina di guerriglia,
seconda solo a quella di Al Fatah, soprattutto nella
striscia di Gaza. Sul piano operativo più generale, il Fplp
ha perseguito la lotta a oltranza con ogni mezzo, incluso
il terrorismo e per molti anni la sua azione è stata
caratterizzata da quelle che venivano definite le
“operazioni esterne”, cioè al di fuori del territorio
palestinese occupato (ivi incluso Israele), con particolare
riferimento ai dirottamenti aerei. (2)
Tra le più clamorose azioni del Fronte ricordiamo la strage
all’aeroporto di Lod nel maggio 1972, con 24 morti e 77
feriti, ad opera di tre terroristi dell’Armata rossa
giapponese con la quale - come del resto con la Banda
Baader-Meinhof in Germania - il Fplp aveva rapporti di
collaborazione; il dirottamento su Entebbe nel giugno 1976
di un aereo della Air France con oltre cento passeggeri
israeliani, cui fece seguito il famoso blitz nella capitale
ugandese delle forze speciali di Tel Aviv; ed anche il
dirottamento simultaneo, nel settembre 1970, di quattro
aerei della Pan Am, Swissair, British Airways ed El Al, che
fu uno dei motivi scatenanti dell’attacco alla Resistenza
palestinese da parte di re Hussein passato alla storia come
il “Settembre nero”. In linea con la visione strategica
sopra accennata, infatti, il Fplp (ma non solo esso)
teorizzava la necessità di “fare di Amman la Hanoi della
rivoluzione palestinese”, il che non poteva ovviamente non
provocare la reazione del regime hascemita.
Da tutto ciò è scaturito un costante confronto con Al Fatah
e con Arafat, che ha portato più volte il Fplp ad uscire, o
ad essere sospeso, dagli organismi esecutivi dell’Olp. Dopo
l’esodo dei palestinesi da Beirut - estate 1982 - il Fplp e
le altre organizzazioni critiche verso Arafat si
insediarono a Damasco; qui alla fine del 1993 il Fplp fu
tra i promotori del cosiddetto “cartello dei dieci”,
contrario agli accordi di Oslo e al quale aderivano altri
gruppi della sinistra palestinese e filo-siriani, insieme
agli integralisti di Hamas e della Jihad islamica; per
questo ha sempre rifiutato di partecipare alle istituzioni
dell’Autorità nazionale palestinese. Nell’aprile 2000
Habash si è ritirato per ragioni di salute e gli è
succeduto Abu Ali Mustafa, ucciso dagli israeliani due mesi
fa.
Da due successive scissioni del Fplp sono nati il Fronte
democratico per la liberazione della Palestina e il Fronte
popolare - comando generale. Quest’ultimo nato nell’ottobre
1968 e diretto dall’ex-ufficiale siriano Ahmed Jibril, è
sempre stato sostanzialmente uno strumento della politica
di Damasco. Il Fdlp invece (denominato all’inizio Fronte
democratico popolare) venne fondato nel febbraio 1969 da
Nayef Hawatmeh, anch’egli cristiano, nativo di Salt in
Giordania; di orientamento ufficialmente marxista-
leninista, è stata la prima organizzazione palestinese a
ricercare un rapporto con la sinistra non sionista in
Israele, e nel 1974 Hawatmeh fece scandalo (in campo
palestinese) rilasciando una intervista al giornale
israeliano “Yedioth Aharonot”. Anche il Fdlp ha aderito al
“cartello dei dieci”, criticando tuttavia non il dialogo
con Israele quanto il contenuto troppo limitato degli
accordi di Oslo e la loro gestione. Ha anch’esso base a
Damasco.
Fino al 1982, quando si ricostituì formalmente il Partito
comunista palestinese (Pcp), il Fdlp di Hawatmeh si
considerava la “casa naturale” dei comunisti in seno
all’Olp. Oggi che il Pcp si è trasformato (con il congresso
del 1991) in Partito del popolo palestinese, continuando
però a chiamarsi al socialismo scientifico, fra le due
organizzazioni - come anche con il Fplp - esistono positivi
rapporti di collaborazione, soprattutto a livello di base,
benché il Pcp sia per così dire “interno”, pur in modo
marcatamente critico, alle strutture dell’Anp.
Giancarlo Lannutti
NOTE
1. L'uccisione di Zeevi è stata decisa dichiaratamente
dall'Fplp in risposta all'assassinio del proprio leader Abu
Ali Mustafa ad opera di Israele, secondo la prassi
terrorista delle 'eliminazioni selettive'; Zeevi era il
rappresentante più oltranzista della compagine governativa
israeliana, "parcheggiato" al Ministero - relativamente
secondario - del Turismo un po' come da noi Bossi o Fini
(n.d. G. Ellero)
2. Qui Lannutti "accusa" l'Fplp di "terrorismo": "Datemi i
vostri F-16 e smetterò di dirottare aerei", avrebbe
risposto Habash a Lannutti e a Sharon l'Fplp (n.d. G.
Ellero)
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Dichiarazione del Fronte Popolare per la Liberazione della
Palestina
In data 3 novembre 2001, il Fronte Popolare per la
Liberazione della Palestina scrive:
traduzione:
Di fronte alla delibera degli USA di includere il Fronte
Popolare per la Liberazione della Palestina, assieme al
Movimento Islamico di Resistenza HAMAS, il Movimento
Islamico JIHAD in Palestina, nonché l'organizzazione
Hizbollah nel Libano nella lista delle organizzazioni
terroriste, per poterlo trattare alla stregua
dell'organizzazione Qa'idah (in Afghanistan, organizzazione
di Ibn Laden: nota del traduttore), il Fronte per la
Liberazione della Palestina dichiara che le organizzazioni
colpite dalla delibera menzionata, sono organizzazioni per
la liberazione nazionale. Si tratta infatti, di
organizzazioni di resistenza all'occupazione e quindi, non
di organizzazioni terroriste. Sia il Fronte Popolare per la
Liberazione della Palestina che HAMAS, JIHAD e Hizbollah
sono organizzazioni di resistenza ad un occupazione
militare, coloniale e razzista.
Il vero terrorismo invece, è costituito dagli atti del
governo Sharon il quale, fedele alla politica condotta dai
precedenti governi sionisti, occupa territori altrui,
demolisce case altrui ed espropria terreni altrui per
costruirvi insediamenti per coloni, espellere la
popolazione indigena disperdendola verso differenti paesi.
Supporto politico per tali attività è esso stesso
terrorismo.
Il popolo palestinese è il popolo più oppresso della
storia, il suo paese essendo l'ultimo territorio coloniale
della storia. Tutte le norme del Diritto Internazionale
permettono al popolo palestinese di intraprendere ogni
forma di lotta per liberarsi dall'occupazione e per
ottenere la sua indipendenza nazionale. Tutto ciò è stato
confermato dalle ripetute Risoluzioni delle Nazioni Unite,
cui esecuzione continua ad essere ostacolata dagli Stati
Uniti d'America così, come dall'Entità sionista.
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina è
un'organizzazione fondamentale dell'OLP stessa,
l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina che
gode del riconoscimento delle Nazioni Unite e, di
conseguenza, della maggior parte dei Paesi del mondo,
sicché la sua lotta per l'indipendenza nazionale gode della
legalità sancita da tale riconoscimento.
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
condanna le parole del rappresentante del US State
Department David Satterfield le quali descrivono l'Intifada
Palestinese un "terrorismo studiato". Questa dichiarazione
da parte degli USA denuncia un allineamento assoluto
all'Entità sionista e rispecchia la realtà della politica
USA che è del tutto ostile nei confronti della causa del
popolo palestinese, nonostante gli USA si sforzino a
mascherare la loro ostilità con delle promesse che a tanta
opinione pubblica potrebbero apparire sincere.
L'Intifada del popolo palestinese è la resistenza di un
popolo intero contro l'occupazione e la colonizzazione.
L'Intifada del popolo palestinese è la lotta di un popolo
intero per l'autodeterminazione e la costituzione di uno
stato palestinese indipendente sul suo suolo nazionale, per
il ritorno dei palestinesi dispersi nella loro patria, in
adempimento a quanto sancisce il Diritto Internazionale.
Ramallah, 3 novembre 2001
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Giorgio Ellero
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