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dall'OCI - Che fare (Fwd) A proposito di terrorismo
- To: "Antiimp. Palestina" <glr.y@iol.it>
- Subject: dall'OCI - Che fare (Fwd) A proposito di terrorismo
- From: "glr" <glr.y@iol.it>
- Date: Tue, 18 Sep 2001 16:05:20 +0200
- Priority: normal
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From: "Claudio Nobile"
To: <glr.y@iol.it>
Subject: A proposito di terrorismo
Date sent: Sat, 15 Sep 2001 22:46:29 +0200
A proposito di terrorismo
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Pubblichiamo di seguito la nostra presa di posizione a caldo sugli
attentati terroristici di New York e Washington. Sappiamo ancora una
volta di essere una voce fuori dal coro, che non si piega a stracciarsi
le vesti in maniera sguaiata solo perché ci troviamo di fronte a dei
morti dell'Occidente, come fanno in tanti che invece riescono a
digerire allegramente i morti e le aggressioni prodotti dalla nostra
"civiltà", non corriamo a genufletterci ai piedi dei valori occidentali e
dei suoi cani da guardia solo perché la voce del padrone dichiara la
fine della ricreazione e chiama tutti a mettersi in riga. Mai come in
questo momento è necessario mantenere i nervi saldi, non rinunciare
alle proprie idee e soprattutto riflettere. Riflettere sul perché si possa
arrivare ad una così forte determinazione tale da mettere in gioco la
propria vita: da cosa è prodotta una così radicale motivazione?
Qual'è l'utilizzo che si cercherà e già si cerca di fare della forte
emozione ed indignazione prodotta da tante morti?
Come tante altre volte ci diranno che stiamo dalla parte del
"colpevole" di turno da Saddam, a Milosevic, a Gheddafi: stavolta
saremo accusati di essere gli sponsor di Bin Laden o di chi altro si
cercherà di mettere nel mirino della nuova aggressione che si va
preparando? Ma noi continuiamo a mantenere le nostre posizioni
convinti che i nostri lettori siano in grado di capire "da che parte
stiamo" effettivamente e cioè incondizionatamente a fianco delle
ragioni e della lotta delle masse oppresse, irriducibilmente contro il
superterrorismo esercitato dai governi e dagli eserciti occidentale
per mantenere ed estendere il dominio imperialista.
Per chi sia interessato a capire più a fondo le ragioni della nostra
posizione, che poi sono quelle del comunismo rivoluzionario di
sempre, l'invito è quello di sfogliare tra i numeri precedenti del nostro
giornale presenti su questo sito ed in particolare gli articoli
premonitori comparsi nei nn. 47 e 48 del che fare, a ridosso della
precedente azione di terrorismo internazionale condotta dagli USA in
Sudan e in Afganistan.
Infine ai pacifisti nostrani e ai presunti comunisti da operetta che si
cagano letteralmente addosso e rinunciano persino a quel tanto di
opera di flebile denuncia esercitata in precedenza, segnaliamo la
coerenza dei pacifisti statunitensi dell'International Action Center che
dal centro di New York prendono una ferma presa di posizione (da
noi tradotta in italiano) contro quanto si va preparando da parte dei
governi occidentali.
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AL NOSTRO POSTO
La spettacolare azione terroristica compiuta negli Stati Uniti
d’America è destinata ad avere effetti profondi sulle masse di tutto il
mondo.
Essa dimostra in maniera lampante la vulnerabilità, anche della più
grande potenza militare e poliziesca mai vista sulla faccia della terra,
di fronte a forme di lotta estreme e disperate come gli attentati
suicida.
Per le masse oppresse arabo-islamiche e di tutto il Terzo Mondo
quest’azione viene vissuta come un piccolo risarcimento per la
rapina e l’oppressione di cui sono quotidianamente vittime da parte
delle “civili” potenze occidentali e per le continue aggressioni
terroristiche militari condotte dagli eserciti di queste stesse potenze
dietro le ipocrite insegne della “pace” e dell’”umanitarismo”.
E’ proprio questa, oramai plurisecolare, azione di saccheggio, di
sfruttamento e di aggressioni condotte con armi micidiali ed
efficientissime (ricordiamoci del Napalm, delle bombe al fosforo, dei
“missili intelligenti”, delle bombe all’uranio ed altre delizie della
tecnologia del civile occidente usate nelle missioni più recenti), a
spingere verso forme di lotta estreme settori crescenti delle masse
sfruttate del Terzo Mondo a cui non rimane altro modo per esprimere
la loro ribellione al micidiale schiacciamento e terrorismo cui sono
sottoposti.
Quindi, ammesso che si trattasse di trovare le cause che producono
una diffusione crescente del terrorismo, queste vanno ricercate
proprio nelle azioni politiche economiche e militari messe in atto
dalle potenze imperialiste occidentali. Perché il terrorismo degli stati
suscita inevitabilmente il terrorismo dei popoli.
La ferocia con cui lo Stato di Israele attua la politica di repressione
contro i palestinesi, in nome e per conto di tutto l’occidente
imperialista, dimostra che essa non fa che aumentare la
disperazione e la determinazione dei palestinesi e fa crescere le
leve di giovani votati al martirio che non vedono alternative credibili al
loro destino di stranieri e prigionieri nella loro patria.
Tra le popolazioni ed il proletariato dell’Occidente l’azione
terroristica negli Usa provoca all’immediato sgomento, orrore, paura,
sentimenti comprensibilissimi poiché scoprono improvvisamente di
potersi trovare in prima linea in una guerra che non si osserva più
comodamente come una fiction dalle TV di casa propria all’ora di
cena, ma che può entrare realmente dentro casa nostra, dentro i
nostri posti di lavoro.
La reazione spontanea è quella di “chiamarsi fuori”, di dire a se
stessi “io non c’entro”, e magari, di chiedere ai propri governi una
maggiore e più efficace opera di prevenzione e repressione del
fenomeno terroristico, per tenerlo lontano dalle nostre “civili società”.
Ma ciò sarebbe doppiamente sbagliato, innanzitutto perché proprio
l’azione condotta negli Usa dimostra l’inefficacia dell’azione
poliziesca a prevenire tutte le azioni condotte con simili forme di
lotta, e secondo perché si fornirebbe in questo modo l’alibi ed il
consenso ai governi occidentali per accentuare la loro politica di
aggressione verso le masse oppresse di tutto il mondo con la scusa
di voler colpire il terrorismo internazionale.
La conseguenza di tale politica sarebbe appunto quella di aumentare
le ragioni di odio e di ribellione contro tutto l’Occidente, della
disperazione per la sproporzione delle armi in campo e per il senso
di isolamento di quelle lotte, e, quindi in una crescita del terrorismo a
scala ancora più vasta.
Si tratta invece di prendere atto definitivamente che non possiamo
continuare a far finta di non capire, o, peggio ancora, manifestare il
nostro consenso verso l’azione di rapina, di sfruttamento di risorse
umane e materiali, di terrorismo, che è tale anche se condotto da
“eserciti regolari” del democratico Occidente in nome di un
fantomatico diritto internazionale, cioè del diritto del più forte del più
armato a colpire e sfruttare il più debole.
Non possiamo continuare a girare la faccia da un’altra parte quando
l’azione di macello terroristico viene esercitata dalla Nato o dall’Onu
contro i popoli del Terzo Mondo e poi sorprenderci, inorridire,
esecrare solo quando qualche schizzo di sangue (che è la millesima
parte di quello provocato dalla “nostra civiltà”) ci tocca da vicino.
Fino a quando dalle metropoli occidentali non si leverà lo stesso
grido di battaglia contro quelle macchine di violenza e di terrore che
sono gli stati terroristi occidentali, contro il capitale imperialista per la
sua azione di saccheggio e sfruttamento, le masse oppresse dei
paesi poveri continueranno a ritenere di trovarsi di fronte un mondo
occidentale omogeneo ed unito in tutte le sue classi sociali. Da ciò si
può solo rafforzare la convinzione che la ritorsione terroristica, anche
indistinta nei suoi obiettivi, è l’unica arma rimasta ai popoli oppressi
dall’imperialismo per manifestare la propria ribellione.
E’ necessario, è urgente invece che il proletariato occidentale separi
in maniera aperta e conflittuale le sue responsabilità dai propri stati,
e dalla classe borghese che è la principale beneficiaria della politica
di rapina e di aggressione verso i popoli del Terzo Mondo.
Quella classe borghese che in nome del mercato e del Dio profitto
(…a proposito di fondamentalismo) non esita oramai ad attaccare
progressivamente anche quelle “garanzie” che il proletariato
occidentale si era conquistato in anni di dure lotte, che si erano
potute avvantaggiare delle conseguenze della parallela crescita della
lotta antimperialista nei paesi oppressi.
Sono questi Stati, sono i rappresentanti del capitale finanziario e dei
partiti politici borghesi, che mentre ci attaccano da tutti i lati, ci
chiedono di esprimere la nostra solidarietà il nostro sostegno nella
lotta contro il terrorismo internazionale. Il messaggio, nemmeno tanto
nascosto, che ci viene inviato è quello di formare una “unione sacra”
dell’Occidente per continuare a schiacciare meglio e sfruttare ancora
più intensamente i popoli oppressi, promettendoci qualche briciola in
cambio da questa opera di rapina, o almeno, di rallentare l’attacco
nei nostri confronti.
E’ un invito che va rispedito al mittente perché “un popolo che
opprime un altro popolo non sarà mai libero”. Del resto, anche se
volessimo farci tentare da questo dannato patto scellerato sarebbe
come fornire la corda al boia che vuole impiccarci. Risulta evidente
infatti che le difficoltà del capitalismo a scala mondiale, nonostante
l’incredibile aumento dell’opera di rapina nei confronti del Terzo
Mondo di questi ultimi anni, sono in notevole aumento e spingono la
borghesia occidentale ad attaccare sempre di più il proprio
proletariato. Quindi un sostegno da parte della classe lavoratrice alla
politica imperialista della propria borghesia, al crescente militarismo
e autoritarismo che inevitabilmente l’accompagnano, significa fornire
ulteriori strumenti e forza a quest’ultima per portare avanti l’attacco
contro se stessi.
Sta a noi invece, tirare fuori dalle secche del terrorismo,
costituzionalmente inadeguato a condurre una lotta conseguente in
grado di aggredire alle radici il potere e le cause del dominio
capitalistico, le sterminate masse oppresse che ne sono attratte per
mancanza di alternative e di interlocutori credibili.
Sta a noi trasformare quell’enorme potenziale di lotta che si
manifesta nei popoli oppressi dall’imperialismo in una componente
decisiva dell’unico esercito mondiale in lotta contro la disumana ed
incivile società capitalistica in grado di produrre solo violenza,
sfruttamento e alienazione a tutti i livelli per mantenere in vita un
oramai antistorico e antisociale sistema fondato sulla produzione per
il profitto a discapito della stragrande maggioranza dell’umanità.
Per fare ciò dobbiamo combattere contro il tentativo degli stati
occidentali di utilizzare la presunta lotta al terrorismo come arma per
nuove aggressioni, dobbiamo soprattutto riconoscere le ragioni di
quelle sterminate masse in lotta per la liberazione dall’imperialismo.
Nessuna solidarietà a chi ci chiede di schierarci dietro le insegne
degli stati oppressori e terroristici dell’occidente, ma appello all’unità
fraterna e classista internazionale di tutte le masse dominate dal
capitalismo globalizzato. Contrastiamo da subito il veleno razzista
che si cercherà di diffondere contro gli islamici (dipinti come invasati
per definizione) e contro l’ulteriore giro di vite che si cercherà di dare
alla condizione di tutti gli immigrati, approfittando delle campagne
antiterrorismo.
Lo possiamo fare lo dobbiamo fare, perché non abbiamo che da
perdere le nostre catene di schiavi, relativamente privilegiati del
capitalismo, ma abbiamo la possibilità di superare la barbarie in cui
lo sfruttamento capitalistico ci sta precipitando e di conquistarci un
mondo nuovo a misura della specie umana arrivata a questo livello di
sviluppo.
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA
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