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bollettino cpr n. 84
Il presente bollettino viene inviato in formato testo e .doc ai soci del
Comitato Paul Rpugeau che ne facciano richiesta.
Se non gradite riceverlo, per favore inviate una e-mail VUOTA a
Bolcpr@libero.it con oggetto: unsubscribe.
Grazie e saluti a tutti,
Simonetta
********
FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 84 - Marzo 2001
Sommario:
1) CONVOCAZIONE DELL'ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI
2) ANTONIO RICHARDSON CONDANNATO A MORTE A SEDICI ANNI
3) NON CONDANNATE E NON SARETE CONDANNATI
4) LA COMUNITA' EUROPEA FA ARRABBIARE BUSH
5) UN ASSAI DISCUTIBILE AMICO
6) PROIBIRE L'ESECUZIONE DEI RITARDATI MENTALI
7) BANDIRE L'USO DELLA SEDIA ELETTRICA
8) RIFORMA DELLA COMMISSIONE PER LE GRAZIE DEL TEXAS
9) I TEST SUL DNA AL CENTRO DELLA DISCUSSIONE IN FLORIDA
10) NUOVA RICHIESTA D'AIUTO PER KENNETH FOSTER JR. (no 999232)
11) TERZO INCONTRO DEL GRUPPO DI TORINO
12) PRESENTATO A ROMA IL LIBRO SU DEREK ROCCO BARNABEI
13) RICHIESTA DI CORRISPONDENZA
14) VIENI A LAVORARE CON NOI
1) CONVOCAZIONE DELL'ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI
L'Assemblea straordinaria dei soci del Comitato Paul Rougeau, inizialmente
prevista per il 4 marzo 2001 e poi rinviata al 25 marzo 2001, non si e'
potuta tenere a causa della ripetuta proclamazione di scioperi del personale
delle ferrovie che rendeva incerta e problematica la partecipazione di soci e
di simpatizzanti all'assemblea. Si e' deciso pertanto di proclamare
l'Assemblea ordinaria dei soci per il 22 aprile p. v. dal momento che e'
trascorso gia' circa un anno dalla precedente assemblea ordinaria.
E' convocata l'Assemblea ordinaria dei Soci del Comitato Paul Rougeau per
domenica 22 aprile 2001 alle ore 9 :45'. L'Assemblea si terra' in Firenze
presso la Sede del Quartiere 5 (saletta consiliare) in Via Lambruschini, 33.
L'ordine del giorno e' il seguente: 1) relazione sulle attivita' dopo
l'Assemblea Ordinaria del 6 maggio 2000, 2) prosecuzione delle attivita' sul
caso di Gary Graham dal 22 giugno in poi, 3) redazione di un libro su Gary
Graham, 4) illustrazione ed approvazione del bilancio per il 2000, 5)
definizione delle linee di attivita' del Comitato Paul Rougeau dopo
l'esecuzione di Gary Graham, 6) eventuale approvazione di modifiche
statutarie proposte dal Consiglio direttivo: riguardo allo scopo associativo
(non piu' "patrocinio legale a distanza " bensi' " sostegno e aiuto" dei
condannati detenuti nei bracci della morte) e alla composizione del Consiglio
direttivo (da " 5 membri " a " 5-7 membri "). 7) eventuali dimissioni e
rielezione del Consiglio direttivo, 8) relazioni e proposte dei Soci e dei
Gruppi locali, 9) rapporti con le altre associazioni/gruppi e interventi di
Ospiti dell'Assemblea esterni al Comitato Paul Rougeau, 10) sito Web,
11) Foglio di Collegamento, 12) campagna Rimbalzo, 13) varie ed eventuali.
Firmato: Loredana Giannini, Presidente del Consiglio Direttivo.
Avvertenze : Dalla Stazione di Firenze S. M. N. prendere il bus n. 4,
scendere in via Pagnini, dopo pochi passi girare a destra, dopo altri pochi
passi girare di nuovo a destra. C'e' una stradina in discesa e il cartello
che indica la sede del C. Q. 5. Il termine dei lavori e' previsto per le
16:30' circa. Per avere informazioni riguardo alla partecipazione
all'Assemblea, e per la prenotazione di pernottamenti a Firenze, contattare
al piu' presto Loredana Giannini (tel. 055 474825 - paulrou@tin.it). In caso
venga programmato uno sciopero del personale delle ferrovie per il 22 aprile -
qualora non venga revocato con almeno dieci giorni di anticipo - l'assemblea
dovra' essere ulteriormente rinviata; in tale eventualita' sara' bene
contattare Loredana Giannini.
2) ANTONIO RICHARDSON, CONDANNATO A MORTE A SEDICI ANNI
Tra febbraio e marzo ci siamo impegnati in favore di un condannato a morte
del Missouri che, se fosse stato 'giustiziato' il 7 marzo come previsto,
sarebbe stato il piu' giovane (al momento del delitto) ad essere ucciso dalla
ripresa delle esecuzioni nel 1977 in poi.
A partire dal 1976 negli Stati Uniti sono stati condannati a morte circa 200
imputati, tra quindicenni, sedicenni e diciassettenni al momento del delitto
loro contestato. Tra di essi 16 diciassettenni e un sedicenne sono stati
'giustiziati'. Ora in Missouri vuole uccidere Antonio Richardson che aveva
appena compiuto sedici anni, era un al limite del ritardo mentale e
neurologicamente compromesso al momento in cui partecipo' allo stupro e
all'uccisione di due giovani donne.
La pena di morte per i minorenni e' stata praticamente bandita in tutto il
mondo ad eccezione degli Stati Uniti ed e' esplicitamente vietata dai trattati
internazionali in materia di diritti umani, uno dei quali lega anche gli USA.
Negli ultimi dieci anni gli Stati Uniti hanno 'giustiziato' piu' minorenni
all'epoca del delitto che tutti gli altri paesi del mondo messi assieme. Gli
altri quattro stati che continuano ad uccidere sporadicamente minorenni sono
l'Iran, l'Arabia Saudita, la Nigeria e il Pakistan.
Antonio Richardson che ora ha 26 anni ha avuto una vita disgraziata. Venne al
mondo in una famiglia distrutta, secondogenito di una madre che partori' in
rapida successione tre figli a partire dall'eta' di sedici anni. Non conobbe
mai suo padre. Analfabeta e poverissima, drogata e alcolizzata, con
un'affezione ai reni, la madre non pote' occuparsi di Antonio che abbandono'
per lunghi periodi. Fin dai primi giorni di scuola Antonio fu identificato
come un ragazzino ai limiti del ritardo mentale, depresso e con estesi danni
cerebrali, condizioni che riducevano al minimo le sue capacita' di
apprendimento. L'avvocato difensore, totalmente inesperto di casi capitali,
non presento' alla giuria le prove del ritardo mentale e dei danni cerebrali
ne' chiamo' a testimoniare un esperto neuropsicologo che avrebbe potuto
attestare come tali deficit influiscano sul pensiero, sul comportamento e
sulla colpevolezza di una persona.
Il giovane si autodenuncio' immediatamente dopo il delitto, ha sempre mostrato
un profondo rimorso, ha totalmente cooperato alle indagini, ha indicato gli
altri tre giovanissimi perpetratori del crimine (due dei quali sono stati poi
condannati a morte). Gli fu pertanto offerto di patteggiare una pena
detentiva prima del processo. Un attivista per i diritti umani che ravvisava
motivazioni razziste nelle accuse fatte ad Antonio, in contrasto con il parere
dell'avvocato lo persuase a rigettare l'offerta e 'a portare avanti la lotta'.
Ne consegui' una drastica sentenza di morte.
Conclusosi negativamente il lungo iter degli appelli, l'esecuzione di
Richardson fu programmata per le ore 0:01' del 7 marzo scorso. La madre delle
due ragazze uccise si e' espressa pubblicamente contro l'uccisione del reo.
Avvicinandosi la data fatidica, ci sembrava impossibile che nessuno fermasse
questa assurda esecuzione. Fioccavano le petizioni di Amnesty International e
di numerose associazioni americane. Anche noi, sotto una tensione opprimente,
abbiamo mandato i nostri appelli al Governatore del Missouri perche'
intervenisse con un provvedimento di grazia. Ma nulla e' accaduto fino al
pomeriggio del 6 marzo.
Quando gia' il morituro aveva consumato l'ultimo pasto rituale, si e'
prodotta una serie di avvenimenti contraddittori e sconvolgenti. Ecco
l'allucinante sequenza degli eventi: 1) Del tutto inaspettato giunge uno
stay (ordine di sospensione dell'esecuzione) da parte della Corte federale
d'Appello dell'Ottavo Circuito: gioia incontenibile del condannato; 2)
immediato ricorso alla Corte Suprema federale contro lo stay da parte
dell'Attorney General Jay Nixon (il ministro della giustizia del Missouri);
3) la Corte Suprema accetta il ricorso di Nixon e annulla la sospensione (2
ore e 52 minuti prima dell'esecuzione): profondo sconforto di Richardson;
4) la Corte Suprema in una successiva decisione (1 ora e 47 minuti prima
dell'esecuzione) ordina di nuovo la sospensione (in risposta ad un ricorso
avanzato in extremis dall'avvocato difensore). La massima Corte si e' in tal
modo riservata di indicare quali modalita' devono essere rispettate per
presentare alle giurie l'attenuante costituita dal ritardo mentale. Il caso
di Richardson si e' percio' legato a quello di John Paul Penry (vedi n. 81).
Se Antonio Richardson si salvera' avra' comunque sofferto gran parte del
procedimento di esecuzione, se non si salvera' dovra' ancora ripercorre, una
o piu' volte, il tratto finale del suo orrendo calvario.
Durante la pausa imposta dalla Corte Suprema federale riteniamo opportuno che
si continui ad inviare messaggi al Governatore del Missouri per chiedere un
provvedimento di clemenza. Se la massima Corte dovesse decidere negativamente,
non ci sarebbe infatti il tempo di organizzare una nuova campagna in favore
del condannato. Il seguente messaggio puo' essere fotocopiato, firmato da due
o piu' persone ed inviato all'Hon. Holden, anche via Fax 001 573 7511495
(email: constit@mail.state.mo.us )
The Hon. Bob Holden
Governor of Missouri
State Capitol Building - P.O. Box 720
Jefferson City, MO 65102 (USA)
Dear Governor Holden
We are writing on behalf of Antonio Richardson, convicted of rape and murder,
who was 16 at the moment of the crime, facing execution in your state.
Mr. Richardson was born into a broken, poverty-stricken family. As a child he
was routinely abandoned for long periods by his drug addicted, alcoholic,
sick, teenage mother. He never knew his father. Since his childhood, he has
suffered from borderline mental retardation and brain damage, both of which
significantly impair his thinking, his judgment and his impulse control,
while increasing his susceptibility to the influence of others.
We cannot fail to mention that Mr. Richardson gave himself up immediately
after the crime, fully cooperated with the police, and has always shown deep
remorse for what he did. He was therefore offered to plea-bargain for a
prison sentence; however, just before his trial, he was pressured into
rejecting the offer. At the trial his counsel, who was not expert in capital
cases, failed to produce evidence for Mr. Richardson's mental retardation,
making a death sentence inevitable according to Missouri law.
International conventions on human rights, including one that link the United
States, explicitly ban the execution of juvenile offenders, which is at
present provided for in only a few of the countries still maintaining the
death penalty. In the case of Mr. Richardson, moreover, there exist strong
extenuating circumstances. For these reasons we respectfully ask you,
Governor Holden, to stop the execution of Mr. Richardson and to grant him
the executive clemency.
We do assure you that in few other cases would an act of clemency be as
fully, warmly and widely welcomed by the public opinion.
Respectfully
Traduzione: Caro Governatore Holden, ci rivolgiamo a Lei per il caso di
Antonio Richardson, riconosciuto colpevole di stupro e di omicidio, sedicenne
al momento del delitto, del quale e' prevista l'esecuzione capitale nel suo
stato. Richardson e' venuto al mondo in una famiglia distrutta, poverissima.
Non conobbe mai suo padre. Sua madre, adolescente alcolizzata,
tossicodipendente e ammalata, lo abbandonava abitualmente per lunghi periodi.
Richardson soffre di danni cerebrali ed e' al limite del ritardo mentale,
condizioni che compromettono le sue capacita' intellettive e di controllo
degli impulsi, rendendolo al tempo stesso debole nei confronti dell'influenza
altrui. Non possiamo non far presente che Richardson si autodenuncio'
immediatamente dopo il delitto, ha totalmente cooperato alle indagini e ha
sempre mostrato un profondo rimorso. Per questo gli fu offerto di patteggiare
una pena detentiva prima del processo; tuttavia pressioni esterne lo
onvinsero a rifiutare l'offerta. L'avvocato difensore, inesperto di casi
capitali, manco' di presentare alla giuria le prove del ritardo mentale e dei
danni cerebrali, rendendo la condanna a morte inevitabile secondo le leggi del
Missouri. Le convenzioni internazionali sui diritti umani, inclusa una
adottata dagli Stati Uniti, proibiscono le esecuzioni di minorenni al momento
del delitto, le quali, peraltro, sono attualmente previste in solo pochi degli
stati che ancora mantengono la pena di morte. Nel caso di Richardson, inoltre,
esistono forti circostanze attenuanti. Per questa ragione Le chiediamo
rispettosamente, Governatore Holden, di bloccare l'esecuzione di Antonio
Richardson e di commutare la sua condanna capitale. Le assicuriamo che in
pochi altri casi un atto di clemenza sarebbe accolto altrettanto pienamente,
sentitamente e diffusamente dall'opinione pubblica.
3) NON CONDANNATE E NON SARETE CONDANNATI
L'evangelista Luca scrive in un famoso passo (cap. 6) riportando
un'esortazione di Gesu' "... a voi che mi ascoltate io dico: amate i vostri
nemici, fate del bene a quelli che vi odiano. Benedite quelli che vi
maledicono e pregate per chi vi fa del male. A chi ti da' uno schiaffo
presentagli l'altra guancia. A chi ti toglie il mantello non impedire di
prendere anche la tunica. Da' a chi ti chiede e non pretendere indietro le
cose che ti appartengono. Fate agli altri quello che volete sia fatto a voi.
Se voi amate solo quelli che vi amano, che merito ne avrete ? Infatti anche
coloro che non pensano a Dio fanno cosi'. E se voi prestate denaro soltanto
a quelli da cui sperate di riceverne, come potra' Dio essere contento di voi?
Anche coloro che non pensano a Dio fanno cosi'. Voi invece amate anche i
vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperare di ricevere nulla in
contraccambio: allora la vostra ricompensa sara' grande, sarete veramente
figli di Dio che e' buono anche verso gli ingiusti ed i cattivi. Siate anche
voi misericordiosi come il Padre vostro e' misericordioso. Non giudicate e
non sarete giudicati. Non condannati e non sarete condannati. Perdonate e vi
sara' perdonato. Date e vi sara' dato: riceverete una misura buona, pigiate,
scossa e stracolma. Perche' sarete misurati con la stessa misura con cui
avrete misurato. (...)." Non e' proprio una lode delle spietate leggi
dell'economia alla base dell'attuale ordine mondiale e delle connesse logiche
della rappresaglia bellica distruttiva, delle sanzioni indiscriminate,
dell'inasprimento delle pene preteso dai ricchi satolli, dei sistemi penali
che abbiamo e - soprattutto - della pena di morte.
4) LA COMUNITA' EUROPEA FA ARRABBIARE BUSH
Una previsione ricorrente negli ultimi anni, da quando si e' appreso del
desiderio di George W. Bush di diventare presidente degli USA, e' stata
ampiamente confermata: il presidente degli Stati Uniti e' costretto a
confrontarsi con il mondo civile molto di piu' di quanto non dovesse farlo
il governatore del Texas.
Nel numero precedente avevamo dato notizia della richiesta fatta dal
Parlamento inglese a Tony Blair di porre il problema della pena di morte
all'ordine del giorno nel suo primo incontro a quattr'occhi con il neo
presidente George Bush. Come sospettavamo, superiori ragioni 'strategiche'
hanno avuto il sopravvento e nell'incontro svoltosi a fine febbraio - in un
clima idilliaco di asserita pressoche' completa identita' di vedute - la
questione della pena di morte non e' saltata fuori. Tuttavia i nodi sono
venuti molto presto al pettine.
Il 6 marzo una rappresentanza dell'Unione Europea, incontrando a Washington i
massimi esponenti dell'amministrazione USA, ha attaccato l'uso della pena di
morte da parte dell'alleato americano, facendo arrabbiare il Presidente.
Fonti della Casa Bianca hanno poi puntualizzato che le "preoccupazioni"
europee per quello che gli Stati Uniti considerano un affare interno potrebbe
inasprire le "relazioni transatlantiche".
L'irritazione di Bush divenuto presidente consegue alle amarezze che gli ha
procurato il suo inflessibile sostegno alla pena di morte in campagna
elettorale - durante la quale fu incessantemente punzecchiato dalle domande
dei giornalisti europei - fino al giorno delle elezioni in cui gli arrivarono
le proteste dell'ambasciatore svedese e di quello francese, nonche' del capo
della delegazione europea a Washington, riguardo alla programmata esecuzione
di Johnny Penry in Texas. Questa presa di posizione - comune peraltro a
quella di molti leader americani e del New York Times - fu addirittura vista
da alcuni esponenti repubblicani come una indebita interferenza europea
nella campagna elettorale, capace di indebolire il consenso degli elettori
neri, in maggioranza contrari alla pena di morte.
Durante l'incontro del 6 marzo il Ministro degli Esteri svedese signora Anna
Lindh, Presidente di turno del Consiglio dell'U.E., ha affermato che ci sono
"forti preoccupazioni" in Europa sull'uso della pena capitale negli USA, di
rimando il Segretario di stato Colin Powell ha difeso vigorosamente la
posizione americana ricordando che sulla pena di morte vi "e' un largo
consenso negli USA" e d'altra parte "si tratta di una questione interna ai
vari stati pur essendosi espressi entrambi i candidati alla presidenza a
favore della pena di morte". Ha aggiunto che l'Unione Europea non puo'
aspettarsi in futuro alcun cambiamento nella posizione americana.
Si sa che alla riunione ha partecipato anche Javier Solana, alto
rappresentante europeo per la difesa e la sicurezza. Non risulta che la
vecchia volpe della guerra del Kosovo abbia aperto bocca sul problema della
pena capitale: forse ha ritenuto che esso rivestisse un valore strategico.
5) UN ASSAI DISCUTIBILE AMICO
Ecco quello che ci scrive un socio del Comitato, un combattente per i diritti
umani molto attento ed attivo, a proposito dell'articolo che apre il numero
82 (di dicembre-gennaio), intitolato "Amico avversario" e dedicato al nuovo
presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Invitiamo i lettori a
astenersi da ogni ambiguita', poiche' e'
assai difficile trovare una qualche affinita' con chi, in definitiva, fonda
il proprio potere su tradizioni e concezioni che ben conosciamo in Europa.
Infatti sono l'appartenenza, il sangue e il suolo, i cardini di questa nuova
destra americana.
Si tratta di realta' che da sole non sono assolutamente sufficienti a
garantire la coesione e il fondamento di un moderno stato di diritto, e
sovente finiscono per rappresentare dei falsi ed ingannevoli valori. Cosi'
la trasgressione contro la gerarchia presuppone pene, a dire il meno,
draconiane nei confronti di coloro che provengono dai ceti piu' umili e che
non possono difendersi adeguatamente. Infatti il carattere democratico e
multietnico della societa' americana non deve trarre in inganno riguardo al
drammatico problema di una pesante discriminazione razziale e di una diffusa
violenza nel tessuto sociale.
In un simile contesto di nuovo feudalesimo, vi e' il rischio che neppure i
frati amanuensi, o chi per loro, si salvino piu'. E che con loro abbia fine
la stessa storia dell'umanita'.
Puo' essere che risulti perfino assai problematico dichiararsi amici di
personalita' che perseguono i nostri stessi fini di civilta', come ad esempio
Mario Cuomo oppure Jesse Jackson, poiche' "cittadini dell'Impero", oltre che
cittadini del mondo. Cio' non toglie che e' proprio con costoro, depositari
di una indiscutibile tradizione progressista di emancipazione dell'individuo
e delle classi subalterne, che si deve ricercare un'intesa di programmi ed un
cammino comune, nonostante l'opportunismo di buona parte dei vertici
dell'apparato democratico.
Allo stato attuale la nuova amministrazione repubblicana, davvero non
legittimata dal responso elettorale, non sembra aver cambiato rotta, ne'
sembra aver preso in alcuna considerazione l'impegno etico ed anche il
pragmatismo di repubblicani quali il Governatore dell'Illinois, George Ryan.
Modestamente credo che possa essere molto improbabile che un "avversario" che
deliberatamente usa il proprio potere politico per uccidere, e che in questo
modo e' fautore di una pessima "ideologia" a tutela del privilegio, debba mai
diventare un interlocutore affidabile, e nel tempo, un possibile "amico".
6) PROIBIRE L'ESECUZIONE DEI RITARDATI MENTALI
I sondaggi di opinione negli Stati Uniti rivelano che il pubblico in larga
maggioranza ritiene ormai che sia ingiusto ed anche incivile 'giustiziare' i
ritardati mentali, pur nel perdurare di un moderato favore per la pena di
morte.
La proibizione di infliggere la pena capitale ai ritardati mentali - come ogni
altra limitazione e riforma di un sistema anacronistico e traballante -
rischia pero' di intaccare l'ideologia della pena di morte nel suo complesso
e cio' spiega le resistenze delle forze piu' conservatrici all'introduzione
di leggi che esentino dalle sentenze di morte coloro che hanno un basso
coefficiente intellettivo. In numerosi stati si stanno tuttavia aprendo
brecce in tali resistenze. Ad esempio in Nevada il Governatore ha sospeso
all'ultimo momento l'esecuzione di un condannato portatore di un handicap
mentale convocando la Commissione delle grazie per discutere il suo caso
l'11 aprile p. v.
Proprio negli stati violentemente forcaioli in cui di recente due ritardati
mentali hanno conseguito in extremis una miracolosa sospensione
dell'esecuzione, il Texas di John Paul Penry e il Missouri di Antonio
Richardson, sono in corso di approvazione leggi che escludono dalla pena di
morte i minorati mentali. In precedenza in questi stati analoghe proposte di
legge erano fallite. Nonostante il riapparire di forti ed esplicite
resistenze, sembra che ora il Texas e il Missouri si potranno finalmente
allineare agli altri 13 stati che non consentono di giustiziare i minorati
mentali. Non e' detto che queste leggi riusciranno a salvare Jonny ed
Antonio, per i quali si vogliono comunque introdurre eccezioni, ma e' certo
che esse faranno compiere un passo nella direzione giusta, quella
dell'abolizione della pena di morte.
In Texas il 6 marzo, dopo una discussione pubblica, una legge che esonera i
minorati mentali dalla pena di morte ha avuto all'unanimita' l'approvazione
preliminare in Commissione giustizia ed ha cominciato il suo iter
parlamentare. Si tratta di uno dei passi in avanti favoriti dal nuovo
governatore Perry preoccupato della cattiva fama guadagnata dal Texas sotto
la precedente amministrazione. La nuova legge consentira' alle giurie di
determinare, in base ad una storia documentata, se un imputato di reato
capitale e' da considerarsi ritardato mentale. In caso affermativo, l'opzione
della pena di morte cadra' e rimarra' valida l'altra alternativa prevista nei
casi capitali: la condanna a vita con possibilita' di liberazione sulla
parola non prima di 40 anni.
Una legge analoga a quella del Texas, piu' tormentata e complicata da
compromessi, si sta facendo strada in Missouri. Dopo una serrata discussione
e' stata approvata dal Senato il 7 marzo. La Conferenza episcopale cattolica
l'ha definita "un vero e proprio sfondamento." Il Governatore Holden e'
molto freddo anche se ufficialmente favorevole alla legge. Egli il giorno
prima si era rifiutato di intervenire per fermare l'esecuzione di Antonio
Richardson (cosa che invece avrebbe probabilmente fatto il suo defunto
predecessore Carnahan).
La legge del Missouri definisce il ritardo mentale come funzionamento mentale
significativamente inferiore alla norma, con continue e estese deficienze in
almeno due comportamenti adattivi (ad esempio utilizzare la moneta o
scegliere il luogo in cui vivere). Con questa legge, l'accusa e la difesa
dovranno concordare sul ritardo mentale prima dell'inizio del processo, in
caso di disaccordo un giudice o la giuria decideranno nell'ultima fase del
procedimento, quella in cui viene irrogata la pena.
In questo fermento foriero di positivi sviluppi si inseriscono pero' gli
sforzi poderosi delle forze piu' conservatrici che appaiono intenzionate -
pur consapevoli della necessita' di un ripiegamento a breve scadenza - a fare
almeno qualche altra vittima. Cominciando da Johnny Penry sul cui caso il 27
marzo, in udienza presso la Corte suprema federale, gli avvocati della difesa
si scontreranno con la pubblica accusa del Texas tutt'altro che rinunciataria,
disposta ad usare qualsiasi espediente per averla vinta.
7) BANDIRE L'USO DELLA SEDIA ELETTRICA
Nello scorso anno 2000, sulle 85 esecuzioni effettuate negli Stati Uniti, 80
sono state fatte con il metodo dell'iniezione letale e solo 5 con la sedia
elettrica. In questo anno 2001 tutte e 19 le esecuzioni portate a termine
finora sono state effettuate con l'iniezione letale. Se non si verifichera'
nel corso dell'anno nessuna esecuzione con la sedia elettrica, questo mezzo
di esecuzione sparira' definitivamente dalla faccia della Terra.
I sostenitori della pena di morte osservano giustamente che consentire la
messa al bando della sedia elettrica, in quanto mezzo di esecuzione crudele e
quindi incostituzionale, significa arretrare da uno dei capisaldi su cui si
fonda l'ideologia della pena capitale negli Stati Uniti. In effetti, se viene
considerato disumano e abominevole un mezzo di esecuzione che per quasi un
secolo e' stato l'emblema di una giustizia efficiente e tecnologica, cio'
americana, il passo per considerare inumana e riprovevole la pena di morte
in se' diventa breve.
Con trepidazione seguiamo percio' le schermaglie che avvengono in questi mesi
in Georgia a proposito delle programmate - e finora sempre bloccate -
uccisioni sulla sedia elettrica di un gruppo 'residuale' di 129 ospiti del
braccio della morte. Costoro infatti non possono usufruire retroattivamente
di una legge che prescrive l'iniezione letale per coloro che vengono
condannati a morte dal 1° maggio 2000 in poi (v. n. 82 pag. 5).
Il 21 marzo la Corte suprema della Georgia, con una maggioranza di 4 a 3, ha
ordinato uno 'stay' dell'esecuzione di Jose Martinez High, condannato a morte
per un omicidio di gruppo compiuto ventiquattro anni orsono all'eta' di 18
anni. Si tratta della terza decisione di questo tipo presa a stretta
maggioranza dopo l'introduzione dell'iniezione letale.
Il parlamentare repubblicano Warren Massey che si era prenotato per assistere
ad una delle elettrocuzioni poi sospese, ha dichiarato di sperare che la sedia
elettrica non sia tanto presto rimpiazzata dall'iniezione letale, "bisogna
tener conto che la pena di morte non e' solo una punizione ma anche un
deterrente - ha detto Massey - io personalmente ritengo che la ghigliottina
sarebbe molto piu' di un deterrente."
La Corte suprema della Georgia aveva fatto conoscere l'intenzione di
pronunciarsi prima o poi sulla liceita' costituzionale della sedia elettrica
(v. n. 81 pag. 7) ma aveva anche suggerito ai difensori dei condannati di
fornire 'prove' della crudelta' dell'elettrocuzione. Alcuni dei numerosi
ricorsi tendenti ad ottenere la ripresa video di un'esecuzione con la sedia
elettrica da sottoporre alla Corte hanno infine avuto successo nelle corti
minori. Tuttavia gli abolizionisti sperano che questa 'esecuzione di prova'
non venga mai eseguita. In effetti il ripetersi di ordini di sospensione da
parte della Corte suprema fa sperare in un esito positivo a breve scadenza
della controversia.
La fine della storia della sedia elettrica in Georgia sara' plausibilmente
seguita dalla rinuncia al vecchio strumento di morte da parte degli ultimi
due stati che la prevedono, l'Alabama e il Nebraska, nei quali e' in corso
una controversia civile, politica e legale del tutto simile a quella della
Georgia.
Prende dunque sempre piu' forza la nostra ipotesi che negli Stati Uniti
dall'anno in corso si registreranno soltanto esecuzioni con l'iniezione
letale.
8) RIFORMA DELLA COMMISSIONE PER LE GRAZIE DEL TEXAS
Oggetto tradizionale dello sgomento ed anche dell'ilarita' generale in campo
abolizionista e non solo, e' il modo di lavorare del Texas Board of Pardons
nd Paroles (Commissione per le Grazie e per la Liberta' sulla Parola del
Texas) che ha, fra i suoi ben remunerati compiti, anche quello di esaminare
le domande di grazia e di proporre al Governatore la 'clemenza esecutiva' nei
riguardi dei condannati a morte. I diciotto membri del Board infatti non
hanno mai sentito la necessita' di riunirsi per discutere le domande di
grazia dei morituri e si limitano a concordare via fax il sistematico diniego
di ogni prospettiva di pieta'. Il Board non e' neanche tenuto a motivare le
sue mortifere decisioni, e non lo fa.
Ricorsi legali a tutti i livelli sono stati fatti contro il modus operandi del
Texas Board, tra di essi ne ricordiamo uno famoso di Gary Graham nel 1993 e
uno, che ha avuto risonanza internazionale nel 1999, avanzato dal cittadino
canadese Joseph Stanley Folder. Dopo alcune controversie ed incertezze tutti
questi ricorsi sono stati sempre respinti dalle Corti (e i condannati sempre
'giustiziati').
L'onda sollevata del nuovo Governatore Rick Penry, che ha messo in discussione
tutti gli aspetti del sistema criminale dello stato e in particolare quelli
che attengono la pena capitale, non poteva non investire anche il Board. Il 6
marzo e' stato infatti avviato dal deputato repubblicano Glen Lewis l'iter di
una proposta di legge che richiede al Board di riunirsi fisicamente e
pubblicamente per prendere le proprie decisioni. "Il Governo deve operare
apertamente in una libera societa'" ha affermato Lewis.
L'ufficio di controllo delle spese statali ha obiettato che se approvata
questa legge potrebbe avere come conseguenza una improvvisa diminuzione delle
liberazioni sulla parola e un costo per le pubbliche finanze - gia'
sovraccariche per le numerose iniziative della nuova amministrazione - di
57 milioni di dollari.
William "Rusty" Hubbard, vice presidente della famigerata associazione
Justice for All, ha dal canto suo affermato che il sistema attuale funziona
bene e che non deve essere cambiato. A suo avviso, rendendo pubbliche le
udienze del Bord si violerebbe la privacy dei familiari delle vittime del
crimine (che inviano messaggi al Board invitandolo a respingere le domande
di grazia dei condannati a morte) e aggiunge che il Board deve conservare una
grande discrezionalita' nel concedere le grazie (in realta' non ne concede
mai, n.d.r). "La clemenza non e' un diritto" ha sentenziato Hubbard.
Un sondaggio di opinioni effettuato nel settembre scorso ha invece rivelato
che la maggioranza dei cittadini del Texas sarebbe favorevole a pubbliche
udienze del Board per trattare le richieste di grazia nei casi capitali.
9) I TEST SUL DNA AL CENTRO DELLA DISCUSSIONE IN FLORIDA
L'ingresso delle piu' avanzate tecnologie nei vari aspetti della vita civile
ha sempre il suo fascino, specialmente negli Stati Uniti d'America paese
leader della ricerca tecnico-scientifica. In questo momento e' vista con
favore dal pubblico americano la possibilita' di adottare su larga scala i
nuovi accuratissimi test del DNA per dirimere i casi criminali, in primo
luogo quelli capitali.
Per compiacere il pubblico, a parole i Governatori si dicono favorevoli
all'introduzione di leggi che prevedano l'uso giudiziario dei test del DNA ma
i loro comportamenti non sono sempre coerenti con le loro dichiarazioni ad
effetto. E' questo il caso del governatore della Florida Jeb Bush.
E' logico infatti che una tecnica suscettibile di intralciare il ben rodato
meccanismo delle esecuzioni - dimostrando l'innocenza di alcuni condannati
o semplicemente ritardando gli 'omicidi di stato' - incontri le resistenze
palesi o latenti dei sostenitori dell'ideologia della pena di morte.
L'anno scorso la Florida, soprattutto per l'impegno personale di Jeb Bush,
afflitto di un complesso di inferiorita' nei riguardi di suo fratello George,
grande 'boia' del Texas, era riuscita a far approvare l'Atto di riforma della
Pena di morte con lo scopo di ridurre drasticamente le possibilita' di
avanzare ricorsi da parte dei condannati e di accelerare le esecuzioni. Nella
sua foga patibolare il cattolico governatore repubblicano si era anche
scontrato pesantemente con la Corte Suprema della Florida, a maggioranza
democratica.
Ora i sostenitori della pena capitale in Florida vedono con perplessita'
avanzare una proposta di legge che concedera' ai criminali gia' condannati
(sia a morte che ad una pena detentiva) due anni di tempo per chiedere un
test del DNA che possa dimostrare la loro innocenza. La legge a dir la verita'
non sembra avere una strada completamente in discesa davanti a se' ma questo
e' un momento particolarmente favorevole per la sua approvazione. Ha avuto
infatti una grande risonanza in Florida il riconoscimento post mortem, in
seguito ad un test del DNA, dell'innocenza di tale Frank Lee Smith. Questi
aveva passato 14 anni nel braccio della morte soccombendo alla fine per un
cancro.
Una serrata discussione si e' scatenata sulla proposta di interdire l'accesso
al test del DNA a coloro che si dichiararono colpevoli al momento del
processo. In particolare i pubblici accusatori vogliono introdurre questa
limitazione ben sapendo che molti imputati si dichiarano colpevoli per non
essendolo, e molto spesso lo fanno contrattando con l'accusa una riduzione
della pena richiesta.
Gli stati di New York, dell'Illinois e della California hanno leggi che
assicurano il diritto al test del DNA. In Texas una legge del genere, per
quanto restrittiva, e' stata approvata dal parlamento e verra' presto
promulgata. In molti stati - inclusa la Florida - attualmente e' il
governatore che puo' concedere il test. In genere pero' l'intervento del
governatore dipende fortemente da considerazioni politiche e l'attitudine
delle amministrazioni e' quella di preservare il piu' possibile la fiducia
del pubblico nel sistema della pena di morte, fiducia che viene intaccata
dalla liberazione di condannati risultati innocenti.
10) NUOVA RICHIESTA D'AIUTO PER KENNETH FOSTER JR. ( no. 999232)
Il socio Paolo Scanabucci ci ripropone il caso di un condannato a morte suo
corrispondete, probabilmente vittima di un grave ingiustizia, che cerca il
sostegno necessario per rovesciare la sua posizione giudiziaria, compromessa
dai pregiudizi razziali e dalla 'voglia di forca' del Texas.
Kennet Eugene Foster Jr. e' un giovane di colore entrato nel braccio della
morte del Texas nel 1997. Ora ha 25 anni. Prima di essere arrestato si stava
specializzando in sociologia presso il College St. Philip a San Antonio. Con
l'intento di avvicinare e recuperare i ragazzi di strada aveva aperto
un'attivita' in campo musicale dandogli il titolo significativo di "Trials
and Tribulations". Kenneth racconta che una sera insieme ad altri tre giovani
conosciuti in sala di registrazione usci' per fare un giro in auto. I quattro
notarono una ragazza piuttosto attraente, in compagnia del suo amante, figlio
di un notissimo avvocato di Austin. Kenneth, che era alla guida, arresto' la
vettura e fece scendere uno dei suoi compagni. Costui comincio' a parlare con
la ragazza, suscitando la gelosia dell'accompagnatore. Improvvisamente
scatto' la tragedia: l'amico di Kenneth fece fuoco, a suo dire per legittima
difesa, contro l'altro giovane che rimane ucciso. Secondo Kenneth la polizia
per compiacere il padre della vittima, assetato di vendetta, avrebbe montato
l'accusa di omicidio per tentata rapina, indicando addirittura in Kenneth il
mandante Se le cose sono andate come afferma Kenneth, la grave ingiustizia
della sua condanna a morte dovrebbe essere facilmente riparata. In effetti e'
assurdo che Kenneth Foster sia stato condannato a morte pur essendo certo che
quando accadde la tragedia si trovava a 25 metri dal luogo del delitto,
seduto nella sua vettura. Sembra che anche l'attuale avvocatessa di Kenneth
sia sostanzialmente ottimista. Occorre pero' l'apporto di un buon detective
che costa almeno 15 mila dollari. Paolo Scanabucci invita di nuovo caldamente
i lettori a mettersi in contatto con lui per aiutare in tutti i modi
possibili il suo amico.
Contattate Paolo Scanabucci, Via Esino, 145/C - 60020 Torrette di Ancona (AN)
- tel. 071 883465. Offerte per le investigazioni in favore di Kenneth si
possono versare sul c. c. postale 45648003 intestato al Comitato Paul Rougeau
- Viale Pubblico Passeggio, 46 - 29100 Piacenza, specificando chiaramente la
causale "pro Kenneth Foster Jr."
11) TERZO INCONTRO DEL GRUPPO DI TORINO
Il 18 febbraio 2001 si e' incontrato per la terza volta il "Gruppo Torino",
riportiamo qui di seguito una sintesi del verbale della riunione redatto da
Grazia Guaschino.
Partecipano: Irene D'Amico, Grazia Guaschino, Secondo Mosso, Enrico Peyretti,
Nadia Tiziani. Lo sciopero delle FS e ragioni personali non hanno permesso
agli altri amici di essere presenti. Innanzitutto Nadia rende noto di avere
pronti numerosi indirizzi (soprattutto e-mail) di personaggi italiani dello
spettacolo e della musica famosi nel mondo. Vengono abbozzate pertanto due
versioni di una lettera, da indirizzare rispettivamente ai VIP o ai loro
"Fans' Club". Nella lettera ci presentiamo come organizzazione abolizionista
e chiediamo alle persone interpellate di esprimersi pubblicamente per
l'abolizione della pena di morte. Grazia distribuisce il testo di una
petizione per il Governatore del Missouri con la richiesta di clemenza
esecutiva per Antonio Richardson, la cui esecuzione e' fissata per il 7 marzo
p. v. I presenti raccoglieranno quante piu' firme possibile e, entro una
settimana, spediranno il tutto direttamente al Governatore. Viene inviato per
e-mail il testo della petizione anche ai membri del gruppo che non sono
presenti. Grazia parla del libro "Who owns death?" e si valuta la
probabilita' di vedere in un futuro relativamente prossimo l'abolizione della
pena di morte in America. I pareri sono piu' o meno pessimistici, ma la
conclusione e' che comunque ci si debba continuare ad opporre con tutte le
nostre energie, se non altro per vincere qualche battaglia su singoli casi.
Si esamina il prototipo di maglietta che Secondo e' riuscito a farsi stampare
dalla Ditta Serisi'. Siccome questa ditta ha chiesto un prezzo piu' elevato
per produrre le magliette di quello pattuito all'inizio della trattativa,
Secondo ha trovato una nuova ditta che stampa a prezzi piu' contenuti. Si
decide di affidare a quest'ultima la produzione delle magliette. E' probabile
che le magliette saranno pronte entro la data prevista per l'assemblea dei
soci a Firenze. Secondo mostra gli adesivi che ha fatto stampare per il
Comitato. Piacciono tutti. Si affrontata infine il tema del libro su Gary e
si decide di proporre di dargli la seguente impostazione: * Presentazione
redatta da un personaggio del mondo della cultura. * Biografia introduttiva
di Gary Graham. * Stralci del materiale legale relativo al suo caso. * Brani
delle sue lettere. * Dichiarazioni del suo avvocato e dell'investigatore.
* Dichiarazione (se sara' ottenibile) di James Ellroy, l'autore americano che
ha narrato in modo vivido le vicende del caso di Gary per la rivista GQ.
* Inserite qua e la' tra le pagine: fotocopie di articoli di giornale e
fotografie (per es. di Gary, della Terrell Unit, della tomba di Gary, ecc.).
* Considerazione conclusiva sulle motivazioni della pena di morte, vista come
postumo dei linciaggi. Enrico Peyretti ricorda le idee di Rene' Girard, che
spiegava l'origine della violenza con la rivalita' verso lo stesso oggetto,
per imitazione; un fenomeno, questo, che costituiva un pericolo per il gruppo
sociale: tale pericolo veniva (e viene tuttora) esorcizzato col meccanismo
del capro espiatorio, un elemento debole, sul quale il gruppo sociale scarica
la violenza repressa del gruppo stesso (retaggio derivante dai nostri
antenati Primati). Tra i vari suggerimenti, vi e' quello di essere obiettivi
sulla figura di Gary (non deve essere dipinto come un santo) e di non
offendere la mentalita' del popolo americano, che e', in linea di principio,
il destinatario della pubblicazione. Enrico prospetta la necessita' un unico
revisore di tutto il testo (quando i vari elementi dovranno essere "fusi"
insieme). Si prospetta l'eventualita' di contattare il giornalista che ha
avuto in visione per diversi mesi il materiale legale, al fine di conoscere
le sue intenzioni (se, ad esempio, questi avesse in programma la stesura di
un libro sul caso, sarebbe inutile metterci in concorrenza, semmai si
tratterebbe di collaborare fornendo eventualmente il materiale a nostra
disposizione, come le lettere di Gary e gli articoli di giornali italiani
sul caso). Irene e Grazia decidono di dividersi le fotocopie delle lettere
di Gary e della documentazione inviata da Paolo Cifariello, con l'intento di
ricavarne tutti i possibili spunti per il libro. Avendo esaurito gli
argomenti oggetto della riunione del Comitato Paul Rougeau, Grazia presenta
l'associazione "Medici contro la Tortura" che a Roma si occupa della
riabilitazione psicofisica delle vittime di tortura. La pena di morte non e'
altro che la tortura portata alle sue estreme conseguenze, quindi non e'
fuori luogo trattare anche tale questione. Grazia propone di divulgare il
piu' possibile il problema della tortura, perche' l'argomento e' spesso
istintivamente rifiutato dalla gente e l'ignoranza o l'indifferenza in
materia sono tra le migliori garanzie di impunita' dei torturatori.
12) PRESENTATO A ROMA IL LIBRO SU DEREK ROCCO BARNABEI
Il 22 marzo in Roma presso la Sala del Cenacolo nella Camera dei Deputati e'
stato presentato al pubblico e alla stampa un libro di notevole interesse
sulla vicenda di Derek Rocco Barnabei 'giustiziato' in Virginia il 14
settembre scorso.
L'eccezionale mobilitazione che si e' creata in Italia in favore di Barnabei,
in parte motivata dalla fiducia in una sua possibile innocenza, ma
soprattutto basata su profondi rapporti umani, pur non essendo riuscita a
fermare la macchina omicida che aveva ghermito un uomo giovane e pieno di
vita, ha dato un senso positivo ad una irrimediabile tragedia e ha fatto
conoscere a tanti una persona eccezionale quale era Derek.
Questo libro amaro ma non disperato prolunga ed espande il robusto contributo
dato da Derek Rocco Barnabei e dai suoi sostenitori alla causa abolizionista.
La prima parte del libro e' la ricostruzione avvincente e documentata - fatta
dalla penna lieve ed incisiva di Patrizia Mintz - della terribile vicenda di
morte cominciata il 22 settembre 1993 con lo stupro e la barbara uccisione di
una studentessa diciassettenne. E conclusasi il 14 settembre 2000 con
l'agghiacciante assassinio per mano dello stato di Derek. Nella seconda
parte e' contenuto il drammatico diario scritto da Derek nel braccio della
morte ed alcune sue lettere e poesie affidati a Luca Dini poco prima
dell'esecuzione.
Ne hanno parlato Patrizia Mintz e Luca Dini, giornalisti italiani amici e
confidenti del giovane condannato, Fabrizio Vigni, deputato diessino amico
e sostenitore di 'Rocco', Alfredo Biondi, avvocato penalista e Vice
Presidente della Camera, Mario Marazziti, giornalista ed esponente della
Comunita' di Sant'Egidio e Jane Barnabei, madre di Derek. I relatori hanno
ricordato la sensibilita' e la simpatia, la vitalita' e la disperazione di
Barnabei, gli incalzanti avvenimenti degli ultimi due anni di vita del
condannato, l'opposizione frontale dell'opinione pubblica e di eminenti
personalita' del nostro Paese alla sua esecuzione, gli appelli del Papa e
dell'Unione Europea, i tenaci legami di amicizia che si sono stabiliti tra
Rocco e le persone che lo hanno sostenuto, e tra gli stessi sostenitori, ed
hanno riecheggiato il messaggio abolizionista lanciato dal condannato al di
la' della propria morte. "... e la lotta continua" sta scritto sulla tomba
di Derek.
Nonostante la profondita' del mistero della morte che vi si riflette e la
notevole ricchezza di informazioni che trasmette, questo libro complesso si
legge volentieri e tutto d'un fiato. Lo consigliamo ai nostri lettori.
Patrizia Mitz - "Io sono il mare - Cronaca della morte annunciata di Derek
Rocco Barnabei" - Alsaba Edizioni (email: alsabamm@tin.it) - Siena 2001 -
pagine 239, lire 25000.
13) RICHIESTA DI CORRISPONDENZA
Ci scrive Simonetta Guaglione, socia del Comitato e di Amnesty International,
che corrisponde da qualche mese con Lionell G. Rodriguez, detenuto nel
braccio della morte del Texas: "Lionell nella sua ultima lettera mi ha
inviato il nominativo di un amico anche lui condannato a morte e rinchiuso
nella Terrell Unit. Si tratta di Rodolfo Hernandez, che ha 52 anni e si trova
nel braccio della morte dal 1985. Rodolfo ha chiesto a Lionell di aiutarlo a
trovare qualcuno che sia disposto a corrispondere con lui." Scrivete dunque
a: Rodolfo Hernandez, # 000807 - Terrell Unit - 12002 FM 350 South -
Livingston, TX 77351 (USA).
14) VIENI A LAVORARE CON NOI
A.A. Abbiamo bisogno di te! Cerchiamo amici con cui lavorare per il nostro
sito Web, per le traduzioni. Occorre qualcuno che si incarichi di tenere i
rapporti con i soci, di mandare avanti i libri in corso di pubblicazione, di
produrre magliette e materiale promozionale, di organizzare campagne e azioni
urgenti, di occuparsi della raccolta fondi ecc. ecc. Vuoi diventare un socio
ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau? Vuoi assumerti la
responsabilita' di uno dei compiti svolti dalla nostra associazione? Faccelo
sapere scrivendo al nostro indirizzo postale o alla nostra casella email.
Chiunque puo' dare un contributo alle attivita' del Comitato se decide di
dedicarvi una quota - piccola o grande - del proprio tempo. Se hai mezzi o
capacita' particolari - per esempio una qualche conoscenza dell'inglese -
l'aiuto potra' essere piu' specifico. Se vivi a Firenze, Torino, Roma,
Napoli, Bologna o Piacenza potrai venire a far parte di un gruppo di persone
che ogni tanto si riuniscono per programmare il lavoro e prendere lo slancio.
Anche se abiti in un paesino sperduto, specie se possiedi un computer
collegato a Internet, potrai lavorare con noi!
15) ADERISCI AL COMITATO PAUL ROUGEAU
Il Comitato Paul Rougeau riesce ad organizzare iniziative e a raccogliere
fondi solo grazie all'azione dei suoi aderenti. Le spese sostenute vengono
pagate con le adesioni di ciascuno di noi. Per migliorare il nostro lavoro
occorrono NUOVI ADERENTI. I soci in regola con la quota annuale hanno diritto
alla ricezione gratuita del bollettino (Foglio di collegamento). Le quote
annuali sono le seguenti:
Socio Ordinario Lit. 40.000
Socio Sostenitore Lit. 80.000
Socio Giovanile
(fino a 18 anni o a 26 anni se studente) Lit. 25.000
Abbonamento bollettino cartaceo (non soci) Lit. 24.000
L'edizione email del bollettino e' gratuita per tutti, richiedetela a:
bolcpr@libero.it
Le quote associative devono essere versate sul c.c.p. 45648003, intestato a:
Comitato Paul Rougeau, Viale Pubblico Passeggio 46, 29100 Piacenza,
specificando la causale e comunicando il proprio numero di telefono, e, se
posseduti, il numero di fax e l'indirizzo email. Responsabile dei contatti
con i soci e' Loredana Giannini (Tel. 055 474825).
Per contattarci potete scrivere a: Comitato Paul Rougeau C.P. 11035, 00141
Roma Montesacro.
Dalla redazione: il Foglio di collegamento di norma viene spedito il 20 di
ogni mese e viene compilato nei giorni fra il 10 e il 18. Pertanto chi vuole
far pubblicare appelli, notizie, comunicati, iniziative, lettere o
riflessioni personali deve farci pervenire i testi in tempo utile,
preferibilmente per email all'indirizzo prougeau@tin.it
Questo numero e' stato chiuso il 26 marzo 2001