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Cose Turche.....



-- Precisazione su una precisazione --

In data 15 marzo, col titolo -Giu' le mani dal D.H.K.C.!-, diffondevamo
l'appello del CSRRP (Comitato di Appoggio alla Resistenza dei Rivoluzionari
Prigionieri) contro la messa al bando del DHKC da parte del governo
inglese. Lo abbiamo fatto, come in altri casi, allo  scopo di informare la
comunita' internazionalista e di solidarizzare coi compagni rivoluzionari
turchi (che da 150 giorni combattono in condizioni disumane nelle prigioni
fasciste), in particolare del DHKC, ai quali siamo legati, nonostante le
differenze, da un sincero legame di fratellanza.

Nel comunicato del CSRRP, ad un certo punto si poteva leggere una frase che
suonava come un duro attacco al PKK.

Dopo che noi abbiamo girato alle reti il comunicato in questione, il
compagno e amico Dino Frisullo ha fatto circolare una lettera dal titolo
 <<Di buone intenzioni è lastricata la via dell'inferno...>> in cui esprime
una vibrata critica per questo attacco.

La lettera di Dino ci obbliga a precisare quanto segue:

1. La solidarieta' coi compagni rivoluzionari e con tutti gli
antimperialisti colpiti dalla repressione e' per noi un dovere che sta
sopra ogni altra considerazione politica. Cio' vale a maggior ragione per
la Turchia, dove le forze rivoluzionarie e antimperialiste combattono in
condizioni difficili e spesso disperate.

2. Pur non condividendo pienamente la nuova strategia negoziale del PKK,
mai abbiamo dimenticato la difesa del PKK e dei suoi militanti prigionieri
(che sono la maggioranza dei prigionieri politi nelle carceri turche). Per
il PKK come per il DHKC vale per noi la massima: prima viene la
solidarieta' poi la critica.

3. Dino, riferendosi all'attacco al PKK contenuto nel comunicato da noi
inoltrato, ha ragione su un punto fondamentale della sua critica: <<Insisto
comunque sul nostro dovere internazionalista di non sottacere ma anche di
non enfatizzare le divergenze, anche aspre, che possono sorgere fra chi si
batte contro un nemico comune, e di valorizzare al contrario tutti gli
elementi di unità.>>

4.  Alle critiche di tipo liquidatorio della lotta del PKK Dino ha altresi'
ragione a ricordare: <<Nel pieno e sacrosanto sostegno al DHKC, partito
della sinistra turca posto recentemente fuorilegge dal "Terrorism Act" in
Gran Bretagna, sarebbe giusto che gli estensori dell'appello ricordassero
che lo stesso provvedimento ha messo al bando anche il PKK e tutti gli
organismi che operino in solidarietà con l'uno e con l'altro. Come del
resto già avviene in Germania e altrove.>>

5.  Dino ha toccato poi lo spinoso problema dei rapporti tra la sinistra
turca e quella curda afferma: <<E' comprensibile che questo (la stragia
negoziale di pace del PKK, NdR) non sia capito nè condiviso da quella
sinistra turca che (proprio come la vecchia sinistra latinoamericana nei
confronti degli indios) per decenni ha ostinatamente negato lo spessore
della questione e della lotta kurda come specifica questione nazionale e
come autonomo percorso di autodeterminazione, e che più in generale ha
dipinto come "reazionaria" ogni rivendicazione di differenza
storico-territoriale, linguistica, religiosa, culturale: ciò che i compagni
kurdi definiscono "il vizio kemalista" della sinistra turca.  Come gran
parte della sinistra europea "riduce" la questione kurda a problema di
violazione di diritti umani, così la sinistra radicale turca la "riduce" a
trascurabile dettaglio della lotta di classe. Salvo ritrovarsi poi con una
parte rilevante della classe operaia turca che, mentre lotta per il
salario, vota MHP (i Lupi grigi: secondo partito in Turchia, l'unico con
vasta base popolare fra i partiti di regime) e manifesta al grido di
"Impiccate Ocalan, non i lavoratori". >>
In effetti e' vero che buona parte della sinistra rivoluzionaria turca ha
un atteggiamentro settario verso il PKK, non solo e non tanto a causa della
sua recente svolta politica di pace, ma in quanto tende a negare, in linea
di principio, il sacrosanto diritto del popolo curdo all'indipendenza e
all'autodeterminazione, cio' che in effetti puo' essere interpretato come
un cedimento allo sciovinismo turco (sciovinismo che e' il collante piu'
pericoloso con il quale il regime militare soggioga le masse turche, quelle
proletarie comprese).

6. D'altra parte, proprio perche' riteniamo questa lotta un tassello
decisivo della lotta antimperialista, non condividiamo la nuova posizione
del PKK che sembra abbandonare la lotta per la piena autodeterminazione a
favore di una specie di devolution (autonomia culturale) .  
La nostra solidarieta' non e' cieca. Difendiamo i rivoluzionari turchi e i
militanti curdi che combattono contro il comune  regime fascista, ma ci
sentiamo in dovere di criticare sia la politica settaria dei compagni
turchi verso la lotta di autodeterminazione del popolo curdo, sia la scelta
del PKK di attestarsi sulla linea di una mera autonomia delle regioni curde.
Il settarismo sulla questione nazionale rischia di aiutare il governo
fascista di Ankara come, del resto, la linea di pacificazione del PKK
rischia di dare una mano allo stesso regime nel suo tentativo criminale di
sterminare per un altro ventennio la sinistra rivoluzionaria turca.
Occorre invece l'unione delle forze antifasciste e antimperialiste di
Turche e Curde, fondata sul riconoscimento del diritto
all'autodeterminazione di tutte le nazioni che compongono la penisola per
una Federazione democratica dei popoli dell'Anatolia.

Voce Operaia