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Tam tam



 
Vi giro messggio di Medici senza frontiere
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Da: Francesca PISPISA
Oggetto: Accesso ai Farmaci: Solidariet` a Pretoria
Data: martedì 6 marzo 2001 19.53

    Cari amici,
    questa è un'operazione di tam tam.
    Molti di voi sapranno sicuramente che è iniziato ieri a Pretoria
    (Sudafrica) il processo per la causa intentata dalle industrie dei
    farmaci (39 in tutto) contro il governo del Sudafrica in merito
    all'uso di medicine a basso costo per combattere l'Aids.
   
    "Questa causa è uno degli avvenimenti più importanti che accadranno in
    Africa, Asia, America Latina. I governi sono stati intimiditi dalle
    industrie farmaceutiche, non solo in Sudafrica ma anche negli Stati
    Uniti e in Europa", ha detto Zackie Achmat, di Treatment Action
    Campaign (TAC), organizzazione in prima fila nel cercare di importare
    in Sudafrica medicine a basso per combattere l'Aids come la versione
    generica del fluconazolo prodotto dalla Pfizer.
   
    Le udienze andranno avanti per sette giorni.
   
   
    Anche in Italia si sta seguendo con estremo interesse il processo. Un
    gruppo di parlamentari hanno presentato oggi un'interrogazione
    parlamentare urgente sulla questione e
   
    venerdi 9 marzo, alle ore 12.00 a largo del Nazareno 3 - di fronte
    alla sede di farmaindustria - ci sarà un sit-in di soledarietà al
    governo di Pretoria, con la presenza di parlamentari e di molte
    associazioni di difesa dei diritti umani, per l'accesso alla salute e
    via dicendo. Una delegazione consegnerà un appello al presidente di
    farmaindustria.
   
    I tempi sono corti, stiamo cercando di coinvolgere più organizzazioni
    possibili in questa iniziativa. Vi mando dunque questa informazione
    (qui di seguito più ampie informazioni sul processo) per vostra
    conoscenza ed anche nella speranza di vederci in molti venerdi
    prossimo (che vuol dire, diffondete la notizia se potete, diffondete,
    diffondete!).
   
    Grazie!
   
    Francesca
   
   
   
   
   
    L'Apartheid delle medicine
    Sudafrica, processo al monopolio di Big Pharma. Le case farmaceutiche
    contro le terapie antiAids a prezzi scontati. Oggi a Pretoria la prima
    udienza
    Il 5 marzo di fronte al tribunale di Pretoria, Sudafrica, va in scena
    una strana protesta. Zachie Achmat, giovane avvocato di 33 anni,
    organizza un raduno assieme ad altri sieropositivi. Nella centrale
    Wierda Road, dove c'è il palazzo della Corte Suprema, sarà proclamato
    lo "sciopero della pillola". Gli attivisti sudafricani hanno deciso di
    rifiutare Azt, 3tc, Combivir e altre reputate medicine antiAids.
    Scioperano contro le case farmaceutiche. Di tanti boicottaggi a scopi
    politici questo è tra i più estremi e pericolosi. Spiega Achmat: «Non
    vogliamo lasciarci morire né organizzare un suicidio di massa. La
    nostra è una questione morale: per me e i miei compagni è impossibile
    continuare a prendere trattamenti antiAids sapendo che in Africa ci
    sono 22 milioni di sieropositivi che non hanno accesso a questi
    farmaci e che nel nostro paese circa 4 milioni di malati sono
    abbandonati al loro destino».
   
    Dentro al palazzo, i giudici dell'Alta Corte cominceranno ad esaminare
    un nuovo caso che è già su tutte le prime pagine dei giornali
    africani. Titolo: "Processo all'Apartheid di Big Pharma". Sul
    fascicolo del tribunale, il 4183/98, c'è scritto: sindacato delle
    aziende farmaceutiche (Pma) contro governo sudafricano. E' la
    battaglia del futuro, quella per il diritto ad avere medicine per ogni
    malato. Si comincia dall'Aids, in un continente dove un adulto su sei
    è sieropositivo. Ma si potrebbe fare lo stesso processo con la
    malaria, la tubercolosi, il colera, la meningite.
   
    Tre milioni annui è il costo che le case farmaceutiche impongono per
    la triterapia antiAids. Questo prezzo è al lordo di ricerca, marketing
    e copyright. Tanto che, senza queste voci, la stessa combinazione,
    fabbricata da un'azienda thailandese, indiana o brasiliana, costa meno
    di 300mila lire. Un salvavita scontato ma illegale, almeno secondo le
    regole dell'Omc (l'organizzazione mondiale del commercio), che dal '94
    ha regalato all'industria farmaceutica il monopolio dei brevetti: un
    medicinale è al riparo da imitazioni scontate per venti anni. Per la
    triterapia significa aspettare il 2016.
   
    Il Sudafrica contesta questa regola mondiale. La posta in gioco è
    alta, basta leggere i nomi chiamati al processo. Uno è Nelson Mandela,
    l'eroe della lotta all'Apartheid. L'altro è Sir Richard Skyes,
    presidente della Glaxo Wellcome, stipendio personale di circa 250
    milioni di dollari (500 miliardi di lire).
   
    Mandela dice: «Possiamo importare o produrre i farmaci antiAids a un
    decimo del prezzo attuale. Facciamolo. Fermiamo l'Olocausto
    dell'Africa». Il premio Nobel è andato oltre: nel '97 ha varato una
    legge, il Medical Act, che in pratica dà il via libera a questa
    teoria. L'industria ha risposto mobilitando una schiera di avvocati:
    «La legge va bloccata. I farmaci sono tutelati per 20 anni dal
    brevetto e fino ad allora nessun governo può autorizzare la vendita o
    la fabbricazione di copie generiche». Il discorso, perfetto sul piano
    legale, si traduce in questa situazione: dal '96, quando è stata
    scoperta la triterapia antiAids, il numero di decessi negli Usa si è
    dimezzato (da 19 a 10mila vittime nel 2000), mentre in Africa è quasi
    raddoppiato (da 1,5 a 2,4 milioni).
   
    A Pretoria ci sarà Mirryana Deeb, dirigente della Pma. «L'industria
    farmaceutica non può permettersi di perdere questa causa» afferma. E'
    preoccupata. Eppure finora le cose per la lobby di Big Pharma non
    potevano andare meglio: nel 2000 il fatturato mondiale è stato di
    quasi 900mila miliardi di lire, i profitti sono aumentati del 36%.
   
    «I nostri ricavi sono assicurati proprio dai brevetti con cui
    ammortizziamo gli investimenti in ricerca. Non ci possono chiedere di
    dare medicine gratis argomenta piccata la Deeb sarebbe come chiedere
    alla Ford di regalare macchine a chi non ce l'ha».
    In occasione del processo di Pretoria, molte organizzazioni non
    governative (Act Up, Tac, Médecins Sans Frontières, Oxfam, Planet
    Africa) hanno proclamato la giornata mondiale per l'accesso alle
    medicine.
   
    «Sì, spero che il monopolio sarà rotto, il diritto alla salute non è
    tutelato dai brevetti ma dalla concorrenza» aggiunge Achmat. Dalla
    parte del governo e contro Big Pharma si è già schierato uno dei
    giudici della Corte Suprema, Edwin Cameron: «Sono sieropositivo e mi
    posso curare perché ho un buon stipendio ha raccontato il magistrato
    alla trasmissione Rai "C'era una volta" . Condivido il Medical Act.
    L'atteggiamento dell'industria mi sembra agghiacciante».
   
    La roccaforte di Big Pharma comincia a fare acqua da molte parti. La
    Thailandia ha finito per autorizzare la produzione locale di
    fluoconazolo, un farmaco contro la meningite da criptococco spesso
    provocata dall'Aids. La Pfizer, che ha brevettato la medicina, ha
    fatto ricorso. Gli Usa hanno minacciato ritorsioni commerciali, ma
    alla fine il governo di Bangkok non ha ceduto: adesso il fluoconazolo
    costa un terzo. Il Brasile ha seguito la stessa strada: la triterapia
    prodotta in loco da cliniche pubbliche ha dimezzato prezzi dei farmaci
    e malati di Aids. Lo Stato ha risparmiato 400 milioni di dollari (800
    miliardi di lire) in spesa sanitaria. Big Pharma ha lanciato i suoi
    strali. All'inizio di febbraio, il governo americano ha annunciato un
    ricorso all'Omc contro il Brasile.
   
    Il paese rischia pesanti sanzioni sulle esportazioni. Bush ha promesso
    di difendere in ogni modo il copyright delle medicine. Ha preso a
    cuore la vicenda: durante la campagna elettorale la lobby farmaceutica
    gli ha donato quasi 40 miliardi di lire.