Ciao, vorrei ricordare la lotta di
liberazione del popolo kurdo inviandoti questi documenti qui allegati e la
testimonianza profetica di Leyla Zana.
Per maggiori approfondimenti ti consiglio di metterti
in contatto con Dino Frisullo e-mail: dinofrisullo@iol.it e l'Ass. "Punto
Rosso" di Milano e-mail: puntorosso@tiscalinet.it
Saluti di pace
da Cristiano Morsolin
PER LA PACE IN KURDISTAN e la DEMOCRAZIA IN
TURCHIA
Da un anno il movimento kurdo in Turchia, per la prima volta nella storia dei movimenti di liberazione, ha rinunciato unilateralmente all'uso delle armi ed ha avanzato una proposta aperta di dialogo per la pace e la democrazia in Turchia e nell'intero Kurdistan. Mentre si riaccendono venti di guerra nel Kurdistan irakeno, e da quella regione e dalla Turchia s'intensifica l'esodo dei profughi, questa proposta non ha ancora trovato una forte sponda nelle istituzioni, nella societa' civile e nei movimenti pacifisti europei. Ci impegnamo affinchè il Duemila sia l'anno zero d'una nuova storia, attraverso: - la ripresa, anche nel quadro delle prossime iniziative per la pace in Umbria e degli incontri euromediterranei in Sicilia, di quella "diplomazia dal basso" che nell'aprile del '97 produsse la Conferenza internazionale di Roma, per aprire la strada a una vera trattativa di pace; - la legittimazione a questo fine, in Europa e in Turchia, degli organismi rappresentativi del popolo kurdo, a partire dal suo parlamento in esilio, il Knk (Congresso nazionale kurdo), e dal suo maggiore partito, il Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan); - una forte pressione internazionale per l'abolizione della pena di morte in Turchia e per un'amnistia che sottragga all'isolamento e al carcere i prigionieri politici a partire da Abdullah Ocalan, rifugiato riconosciuto in Italia, oggi in pericolo di vita nella cella della morte di Imrali; - un'estesa cooperazione internazionale e una rete di gemellaggi, progetti, delegazioni e presenze europee che diano forza ai movimenti delle donne e della società civile kurda e turca per la pace, e che contribuiscano allo sforzo per il ritorno dei milioni di profughi e la ricostruzione dei villaggi distrutti e minati, abolendo la legislazione di emergenza che grava sulle province kurde e fermando progetti devastanti che incentivano l'esodo, come il sistema di dighe sul Tigri e l'Eufrate; - il blocco, gia' richiesto da Amnesty International, della fornitura alla Turchia di elicotteri, blindati ed altri armamenti atti alla repressione; - un'accoglienza civile dei profughi kurdi, ai quali va garantita protezione umanitaria e asilo in Italia e il ricongiungimento con i familiari in Europa, aprendo canali che li sottraggano al traffico illegale. Padre Nicola Giandomenico, coordinatore Tavola della pace Luisa Morgantini, parlamentare europea Flavio Lotti, coordinatore Enti locali per la pace Alex Zanotelli, missionario comboniano Tom Benettollo, presidente Arci Dino Frisullo, segretario di Senzaconfine Angela Bellei, presidente di Azad Giuseppe Di Lello, europarlamentare e magistrato Snndra Mecozzi, dell'Ufficio internazionale Fiom-Cgil Don Tonio Dell'Olio, presidente di Pax Christi Don Andrea Bigalli, parroco a S. Casciano (Fi) Mario Gay, presidente del Cocis Domenico Gallo, magistrato, di "Pace e diritti" Peppe Sini, responsabile Centro ricerca per la pace di Viterbo Massimo Ghirelli, direttore Archivio Immigrazione Alessandra Tebaldi e Flavio Pessina, della cooperativa Amandla (Bergamo) Simonetta Tunesi, vicecoordinatrice Anpa - Agenzia protezione ambiente Barbara Laveggio, direttrice Ist. Cooperazione allo sviluppo (Alessandria) Giuseppe Faso, Moreno Biagioni e altri ("Africa insieme" Toscana) Rosanna Moroni, deputata Pdci Armando Michelizzo (Com. solidarietà con la gente ex-jugoslava - Ivrea) M. Lepore, O. Ciavatti, L. Ropa (Sinistra giovanile Bologna) Kolja Canestrini (Studi per la pace, Milano) Giorgio Ellero (Circolo Gramsci Prc, Trieste) Mariella Console (Torino) P. Marcello Storgato (superiore Missionari Saveriani) Don Gianni Novello (vicepres. Pax Christi, comunità S.M. delle Grazie, Rossano C.) Debora Dameri (Roma) Titta Davalà (Consiglio federale Verdi) Nicoletta Dentico, presidente di "Medici senza frontiere" Nino Sergio, presidente dell'O.n.g. "Intersos" Elisa Lion e Giuseppe Schiavello, per "Mani tese" Giancarlo Tenaglia, Giacomo Viola ("Campagna mine", Nobel per la pace '97) Davide Cerruti e Giannina Dal Bosco, per l'"Associazione per la pace" Luciano Benini, presidente del MIR Angelo Cavagna, presidente del GAVCI Stefano Guffanti e Roberto Minervino, segr. naz. LOC Mao Valpiana, dir. Azione nonviolenta Due lettere di Leyla Zana ADESSO E' L'ORA DELLA LIBERAZIONE Una lettera aperta dal carcere di Leyla Zana Leyla, per favore raccontami quello che hai provato. Possono il giallo, il rosso ed il verde essere i tuoi, il mio e di chiunque altro. Dimmi che questi colori hanno un significato. Credimi, nessuno conosce ciò che vuole il PKK. Per favore puoi spiegarmelo dettagliatamente e sinceramente? Mio caro amico, tu sai che negli ultimi anni, e soprattutto attraverso la lotta per la libertà, il popolo curdo ha messo in discussione quei valori tradizionali che sono degenerati fino al punto che il popolo è diventato estraneo alla loro vera essenza. Esso ha tentato di liberarsi dalle relazioni tribali, dai privilegi feudali e dal dispotismo, dalla disuguaglianza tra i sessi e da qualsiasi altra cosa che lo rendeva agonizzante. Nella loro marcia verso la libertà, le persone hanno acquisito una nuova identità, una nuova coscienza di se. In questa marcia il popolo curdo ha assorbito il PKK, fino a farlo diventare la sua lingua, le sue orecchie, il suo cervello ed il proprio sangue, il suo cuore e le sue vene. Ora non è più possibile pensare i curdi senza il PKK, o il PKK senza i curdi. Vi sono naturalmente persone che non la pensano in questo modo. Essi sono coloro che rinnegherebbero la loro stessa essenza, che sono diventati MP's, Ministri e VIP, come risultato di questa negazione, quelli che hanno fatto fortuna abbracciando lo Stato, coloro che dicono : "se solo il PKK sparisse (!)", potremmo impegnarci nella politica". Coloro che si sono arricchiti e concedono il potere a se stessi, vendendo lo Stato al PKK ed il PKK allo Stato, gli impostori negozianti/venditori di pace, che non costituendo un partito di lotta, si considerano come un partito della pace. Sono coloro che vendono la loro identità nazionale e sono diventati i guardiani del villaggio per una manciata di soldi. Sono coloro che riuniscono rappresentanti del parlamento, tribù e gang criminali. Ed altri, che non ho ancora menzionato, che seguono la scia di questa corruzione ed inganno. Ma essi non sono mai stati capaci, non hanno avuto successo. Questi intrighi bizantini non hanno funzionato. Essi si sono resi conto una volta di più che non sarebbero mai stati in grado di rappresentare il popolo curdo. La storia è piena di questi personaggi e di loro seguaci che sono stati condannati dal popolo. Così, una autentica maggioranza del popolo curdo riconosce il PKK come un partito indispensabile per la risoluzione di questa questione storica. E tenendo conto di ciò il popolo curdo vede il PKK, che è emerso originariamente da e all'interno dei confini della nazione curda, come quello che ha il diritto di discutere ed essere determinante nelle varie proposte quali l'autonomia, la confederazione e perfino l'indipendenza. Il popolo curdo accoglie con piacere anche la partecipazione delle forze rivoluzionarie turche nel processo di dialogo, riconciliazione e pace, perché crede sinceramente che una risoluzione potrà essere raggiunta solo tra i fratelli turchi ed il popolo curdo e nessun altro. Tu sai anche benissimo che in passato una pace onorevole e duratura è stata raggiunta o sconfitta. Approcci che hanno rimandato la risoluzione, hanno ritardato la vera pace e causato perfino maggiori sofferenze. Per questa ragione il popolo curdo è in grado di trarre lezioni dalla storia che è in procinto di scrivere. E il popolo turco? Cosa ha fatto il popolo turco, mi chiedo, mentre il popolo curdo stava conquistando questa grande trasformazione? Mentre il popolo Turco stava pagando le bombe ed i proiettili sotto forma di maggior fame, disoccupazione e povertà, non hanno mai pensato che gli esseri umani hanno molto più valore di "una manciata di ghiaia" o "un acro di terra"? Cosa hanno fatto gli intellettuali turchi e gli scrittori? Cosa hanno fatto coloro che dicono "io sono un essere umano" di fronte ai corpi dei guerriglieri i cui occhi sono stati strappati, le orecchie mozzate ed i nomi marchiati sulla pelle! E cosa può dire uno dei Lords delle Trade Unions e dei leaders delle organizzazioni che hanno partecipato alle attività delle lobby di Stato, che sono stati ospitati nelle suites di hotel di lusso, ad uno che dice : "ho passato anni in prigione" - oppure - "abbiamo resistito in questo o in quel modo durante il colpo di stato del 12 marzo e del 12 settembre?" Quando perfino milioni di lavoratori hanno marciato dietro di loro gridando "NO ALLA GUERRA" ? Non si sentirà alcuna responsabilità per questa guerra che è continuata per anni? I Curdi saranno al tempo stesso ritenuti responsabili e colpevoli e ciò che essi vogliono non sarà nemmeno compreso!. Quando mai è stato concesso ai Curdi e a coloro che desiderano rappresentarli di parlare? Oh, come è stata rapidamente dimenticata la storia recente! Mentre il popolo curdo si interroga su questo, pensate forse che il PKK voglia qualcosa di diverso? Può darsi che io non sia stata in grado di raccontare/spiegare in modo chiaro il PKK ed il popolo curdo, perché non sono così brava a fissare i miei pensieri sulla carta. Ci saranno coloro che riterranno che questa lettera sia populista e perfino che io invii messaggi in codice in vari luoghi. La gente può pensare ciò che vuole. Quello che ho fatto non è nient'altro che rendere testimonianza ad una verità storica. A parte questo, una organizzazione come il PKK non ha bisogno del mio elogio. Il giornalista e scrittore Ragip Duran dice nel suo libro, Il risveglio è completo, adesso è giunta l'ora della liberazione, che Ocalan stesso è il più spietato e soprattutto tagliente critico nei confronti del PKK, dei suoi membri e dei Curdi; che "Il PKK è per lo più un movimento, uno stato della mente, che trascende qualsiasi organizzazione militare e politica". Quando la questione non è quella di dividere il popolo, i cuori possono battere all'unisono, anche se il linguaggio, la religione, il genere e l’etnia sono differenti, proprio come noi due ed i milioni di cuori che si battono per la pace. (Dal Kurdistan Report, No. 26, Gennaio-Marzo 1998, Edizione speciale) Fonte originale: Ozgur Politika, 30 Novembre, 1997. Il Grido di protesta dei Curdi nasce dalla cella di una prigione Di Leyla Zana The Times of London, 7 Settembre, 1994 (Questa lettera è stata fatta uscire di nascosto dalla prigione di Ankara) La Turchia ha una tradizione secondo la quale i politici vengono periodicamente arrestati e messi in prigione dopo un colpo di stato militare. Ma perfino contro quella tradizione, le azioni intraprese contro di me ed i miei colleghi parlamentari Curdi rappresentano qualcosa di nuovo. Questa e' la prima volta, sotto un cosiddetto governo civile, che i rappresentanti eletti vengono intimiditi con la minaccia della pena capitale. Queste azioni sono meramente politiche. Ancora prima che noi fossimo chiamati in giudizio davanti ad un tribunale, Tansu Ciller, il Primo Ministro, diversi Ministri e tutti i leaders delle parti politiche ci avevano già giudicati e condannati. Durante le elezioni municipali dello scorso Marzo, la Signora Ciller faceva riferimento a noi come "i traditori in parlamento" ed il portavoce del governo ci descriveva alla televisione di stato come dei "terroristi". In queste circostanze, un Parlamento non ha il diritto di chiamarsi tale e non è più possibile credere nella giustizia Turca. Questa giustizia mi vuole condannata a morte per le attività che ho svolto come pacifista e legali, nella mia funzione di membro del parlamento per la città di Diyarbakir. Mi accusa in modo confuso per le opinioni espresse in parlamento, durante le riunioni con i miei sostenitori, sulla stampa nazionale ed internazionale, e per aver partecipato ad uno sciopero della fame per protestare contro la distruzione della città curda di Sirnak da parte dell’esercito. Io ho chiesto la pace ed il dialogo. Il mio crimine è stato quello di pronunciare una frase in curdo per l’amicizia tra Curdi e Turchi e per la loro coesistenza durante il mio giuramento in parlamento. Si suppone che perfino i colori dei miei vestiti facciano di me una "separatista". Di nuovo, il parlare dell’esistenza del popolo curdo, della regione del Kurdistan, chiedendo un pacifico riconoscimento della cultura e dell’identità dei Curdi in un sistema democratico ed all’interno dei confini esistenti, ha fatto di me "un membro dell’ala politica del Partito dei Lavoratori del Curdistan", nonostante quel partito sia impegnato in una guerra con lo stato turco ed io ricerco una soluzione pacifica al problema dei Curdi. E non sono neppure la sola a parlare dei Curdi. Turgut Ozan, il nostro ultimo Presidente, parlò pubblicamente dell’esistenza di 12 Milioni di Curdi in Turchia e sostenne che una soluzione federale era possibile per questo problema. Perfino il nostro Presidente, Suleyman Demirel disse nel Novembre 1991 : "Da questo momento in poi , la Turchia riconosce la realtà dei Curdi". Il popolo curdo non è il prodotto della mia immaginazione. Gli storici ci dicono che i Curdi hanno abitato la loro attuale terra dagli albori della memoria, hanno il proprio linguaggio, una propria cultura e civilizzazione. Il mio popolo ha condotto 28 insurrezioni (rivolte) tra il 1806 ed il 1937 per conquistare la propria liberazione. Il Presidente Demirel ha descritto l’attuale guerriglia come la ventinovesima. Alla fine della prima Guerra Mondiale, quando l’esistenza stessa della Turchia fu minacciata, i Curdi risposero generosamente all’appello di Mustafa Kemal ed egli promise che essi avrebbero ottenuto i loro pieni diritti nell’Assemblea nazionale "come deputati del Curdistan". Nel 1922 Kemal, in seguito "Ataturk", annunciò una legge di 19 articoli per la "Provincia del Curdistan e la sua rappresentanza". Egli tuttavia rimandò l’esame delle sue proposte fino a quando venne concluso il Trattato di Losanna, che riconobbe il nuovo Stato Turco nel luglio del 1923. I rappresentanti (deputati) curdi che prima l’avevano aiutato vennero inviati/demandati al Tribunale dell’Indipendenza, un diretto antenato della Corte (Tribunale) che ora ci giudica, ed il tribunale li inviò al patibolo. Una nuova costituzione nel 1924 bandì l’uso di qualunque altra lingua in Turchia che non fosse il Turco. La Turchia ha rivendicato che da allora non ci sono più Curdi in Turchia, che i Curdi sono "Turchi di montagna". I nomi di antichi luoghi dei Curdi sono stati mutati in nomi Turchi e non è stato più possibile dare nomi curdi ai bambini. Gli intellettuali concilianti/arrendevoli sono stati rappacificati con cariche ufficiali, mentre gli altri sono stati tormentati con la prigione e l’esilio. Questa pratica fu seguita anche dopo la legalizzazione delle parti politiche nel 1960. L’elite Curda fu gradualmente eliminata. Nel 1971 un partito turco della sinistra, il partito laburista, fu bandito solo perchè riconosceva "l’esistenza del popolo Curdo". Il colpo di stato militare del settembre 1980 fece precipitare il paese in una feroce repressione. In un paese in cui la gente si sentiva attaccata nella democrazia e nella libertà, tutti si riversarono nelle strade per opporsi alla dittatura. Ahimè, la Turchia ha perso quello spirito. Non e sorprendente per me che i partiti politici della Turchia accettino oggi un sistema che nega l’esistenza stessa dei Curdi. Appello per Leyla
Zana
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