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Ricordiamoci della lotta di liberazione del popolo curdo - da Cristiano Morsolin



Ciao, vorrei ricordare la lotta di liberazione del popolo kurdo inviandoti questi documenti qui allegati e la testimonianza profetica di Leyla Zana.
Per maggiori approfondimenti ti consiglio di metterti in contatto con Dino Frisullo e-mail: dinofrisullo@iol.it e l'Ass. "Punto Rosso" di Milano e-mail: puntorosso@tiscalinet.it
Saluti di pace da Cristiano Morsolin
 
PER LA PACE IN KURDISTAN e la DEMOCRAZIA IN TURCHIA

Da un anno il movimento kurdo in Turchia, per la prima volta nella
storia dei movimenti di liberazione, ha rinunciato unilateralmente
all'uso delle armi ed ha avanzato una proposta aperta di dialogo per la
pace e la democrazia in Turchia e nell'intero Kurdistan.
Mentre si riaccendono venti di guerra nel Kurdistan irakeno, e da quella
regione e dalla Turchia s'intensifica l'esodo dei profughi, questa
proposta non ha ancora trovato una forte sponda nelle istituzioni, nella
societa' civile e nei movimenti pacifisti europei.

Ci impegnamo affinchè il Duemila sia l'anno zero d'una nuova storia,
attraverso:
- la ripresa, anche nel quadro delle prossime iniziative per la pace in
Umbria e degli incontri euromediterranei in Sicilia, di quella
"diplomazia dal basso" che nell'aprile del '97 produsse la Conferenza
internazionale di Roma, per aprire la strada a una vera trattativa di
pace;
- la legittimazione a questo fine, in Europa e in Turchia, degli
organismi rappresentativi del popolo kurdo, a partire dal suo parlamento
in esilio, il Knk (Congresso nazionale kurdo), e dal suo maggiore
partito, il Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan);
- una forte pressione internazionale per l'abolizione della pena di
morte in Turchia e per un'amnistia che sottragga all'isolamento e al
carcere i prigionieri politici a partire da Abdullah Ocalan, rifugiato
riconosciuto in Italia, oggi in pericolo di vita nella cella della morte
di Imrali;
- un'estesa cooperazione internazionale e una rete di gemellaggi,
progetti, delegazioni e presenze europee che diano forza ai movimenti
delle donne e della società civile kurda e turca per la pace, e che
contribuiscano allo sforzo per il ritorno dei milioni di profughi e la
ricostruzione dei villaggi distrutti e minati, abolendo la legislazione
di emergenza che grava sulle province kurde e fermando progetti
devastanti che incentivano l'esodo, come il sistema di dighe sul Tigri e
l'Eufrate;
- il blocco, gia' richiesto da Amnesty International, della fornitura
alla Turchia di elicotteri, blindati ed altri armamenti atti alla
repressione;
- un'accoglienza civile dei profughi kurdi, ai quali va garantita
protezione umanitaria e asilo in Italia e il ricongiungimento con i
familiari in Europa, aprendo canali che li sottraggano al traffico
illegale.

Padre Nicola Giandomenico, coordinatore Tavola della pace
Luisa Morgantini, parlamentare europea
Flavio Lotti, coordinatore Enti locali per la pace
Alex Zanotelli, missionario comboniano
Tom Benettollo, presidente Arci
Dino Frisullo, segretario di Senzaconfine
Angela Bellei, presidente di Azad
Giuseppe Di Lello, europarlamentare e magistrato
Snndra Mecozzi, dell'Ufficio internazionale Fiom-Cgil
Don Tonio Dell'Olio, presidente di Pax Christi
Don Andrea Bigalli, parroco a S. Casciano (Fi)
Mario Gay, presidente del Cocis
Domenico Gallo, magistrato, di "Pace e diritti"
Peppe Sini, responsabile Centro ricerca per la pace di Viterbo
Massimo Ghirelli, direttore Archivio Immigrazione
Alessandra Tebaldi e Flavio Pessina, della cooperativa Amandla (Bergamo)

Simonetta Tunesi, vicecoordinatrice Anpa - Agenzia protezione ambiente
Barbara Laveggio, direttrice Ist. Cooperazione allo sviluppo
(Alessandria)
Giuseppe Faso, Moreno Biagioni e altri ("Africa insieme" Toscana)
Rosanna Moroni, deputata Pdci
Armando Michelizzo (Com. solidarietà con la gente ex-jugoslava - Ivrea)
M. Lepore, O. Ciavatti, L. Ropa (Sinistra giovanile Bologna)
Kolja Canestrini (Studi per la pace, Milano)
Giorgio Ellero (Circolo Gramsci Prc, Trieste)
Mariella Console (Torino)
P. Marcello Storgato (superiore Missionari Saveriani)
Don Gianni Novello (vicepres. Pax Christi, comunità S.M. delle Grazie,
Rossano C.)
Debora Dameri (Roma)
Titta Davalà (Consiglio federale Verdi)
Nicoletta Dentico, presidente di "Medici senza frontiere"
Nino Sergio, presidente dell'O.n.g. "Intersos"
Elisa Lion e Giuseppe Schiavello, per "Mani tese"
Giancarlo Tenaglia, Giacomo Viola ("Campagna mine", Nobel per la pace
'97)
Davide Cerruti e Giannina Dal Bosco, per l'"Associazione per la pace"
Luciano Benini, presidente del MIR
Angelo Cavagna, presidente del GAVCI
Stefano Guffanti e Roberto Minervino, segr. naz. LOC
Mao Valpiana, dir. Azione nonviolenta

Due lettere di Leyla Zana

ADESSO E' L'ORA DELLA LIBERAZIONE

Una lettera aperta dal carcere di Leyla Zana

Leyla, per favore raccontami quello che hai provato.

Possono il giallo, il rosso ed il verde essere i tuoi, il mio e di chiunque altro. Dimmi che questi colori hanno un significato. Credimi, nessuno conosce ciò che vuole il PKK. Per favore puoi spiegarmelo dettagliatamente e sinceramente?

Mio caro amico, tu sai che negli ultimi anni, e soprattutto attraverso la lotta per la libertà, il popolo curdo ha messo in discussione quei valori tradizionali che sono degenerati fino al punto che il popolo è diventato estraneo alla loro vera essenza.

Esso ha tentato di liberarsi dalle relazioni tribali, dai privilegi feudali e dal dispotismo, dalla disuguaglianza tra i sessi e da qualsiasi altra cosa che lo rendeva agonizzante.

Nella loro marcia verso la libertà, le persone hanno acquisito una nuova identità, una nuova coscienza di se. In questa marcia il popolo curdo ha assorbito il PKK, fino a farlo diventare la sua lingua, le sue orecchie, il suo cervello ed il proprio sangue, il suo cuore e le sue vene.

Ora non è più possibile pensare i curdi senza il PKK, o il PKK senza i curdi. Vi sono naturalmente persone che non la pensano in questo modo.

Essi sono coloro che rinnegherebbero la loro stessa essenza, che sono diventati MP's, Ministri e VIP, come risultato di questa negazione, quelli che hanno fatto fortuna abbracciando lo Stato, coloro che dicono : "se solo il PKK sparisse (!)", potremmo impegnarci nella politica".

Coloro che si sono arricchiti e concedono il potere a se stessi, vendendo lo Stato al PKK ed il PKK allo Stato, gli impostori negozianti/venditori di pace, che non costituendo un partito di lotta, si considerano come un partito della pace.

Sono coloro che vendono la loro identità nazionale e sono diventati i guardiani del villaggio per una manciata di soldi.

Sono coloro che riuniscono rappresentanti del parlamento, tribù e gang criminali. Ed altri, che non ho ancora menzionato, che seguono la scia di questa corruzione ed inganno. Ma essi non sono mai stati capaci, non hanno avuto successo.

Questi intrighi bizantini non hanno funzionato. Essi si sono resi conto una volta di più che non sarebbero mai stati in grado di rappresentare il popolo curdo. La storia è piena di questi personaggi e di loro seguaci che sono stati condannati dal popolo.

Così, una autentica maggioranza del popolo curdo riconosce il PKK come un partito indispensabile per la risoluzione di questa questione storica. E tenendo conto di ciò il popolo curdo vede il PKK, che è emerso originariamente da e all'interno dei confini della nazione curda, come quello che ha il diritto di discutere ed essere determinante nelle varie proposte quali l'autonomia, la confederazione e perfino l'indipendenza.

Il popolo curdo accoglie con piacere anche la partecipazione delle forze rivoluzionarie turche nel processo di dialogo, riconciliazione e pace, perché crede sinceramente che una risoluzione potrà essere raggiunta solo tra i fratelli turchi ed il popolo curdo e nessun altro.

Tu sai anche benissimo che in passato una pace onorevole e duratura è stata raggiunta o sconfitta. Approcci che hanno rimandato la risoluzione, hanno ritardato la vera pace e causato perfino maggiori sofferenze. Per questa ragione il popolo curdo è in grado di trarre lezioni dalla storia che è in procinto di scrivere.

E il popolo turco? Cosa ha fatto il popolo turco, mi chiedo, mentre il popolo curdo stava conquistando questa grande trasformazione? Mentre il popolo Turco stava pagando le bombe ed i proiettili sotto forma di maggior fame, disoccupazione e povertà, non hanno mai pensato che gli esseri umani hanno molto più valore di "una manciata di ghiaia" o "un acro di terra"?

Cosa hanno fatto gli intellettuali turchi e gli scrittori? Cosa hanno fatto coloro che dicono "io sono un essere umano" di fronte ai corpi dei guerriglieri i cui occhi sono stati strappati, le orecchie mozzate ed i nomi marchiati sulla pelle!

E cosa può dire uno dei Lords delle Trade Unions e dei leaders delle organizzazioni che hanno partecipato alle attività delle lobby di Stato, che sono stati ospitati nelle suites di hotel di lusso, ad uno che dice : "ho passato anni in prigione" - oppure - "abbiamo resistito in questo o in quel modo durante il colpo di stato del 12 marzo e del 12 settembre?" Quando perfino milioni di lavoratori hanno marciato dietro di loro gridando "NO ALLA GUERRA" ?

Non si sentirà alcuna responsabilità per questa guerra che è continuata per anni? I Curdi saranno al tempo stesso ritenuti responsabili e colpevoli e ciò che essi vogliono non sarà nemmeno compreso!.

Quando mai è stato concesso ai Curdi e a coloro che desiderano rappresentarli di parlare? Oh, come è stata rapidamente dimenticata la storia recente!

Mentre il popolo curdo si interroga su questo, pensate forse che il PKK voglia qualcosa di diverso?

Può darsi che io non sia stata in grado di raccontare/spiegare in modo chiaro il PKK ed il popolo curdo, perché non sono così brava a fissare i miei pensieri sulla carta. Ci saranno coloro che riterranno che questa lettera sia populista e perfino che io invii messaggi in codice in vari luoghi. La gente può pensare ciò che vuole. Quello che ho fatto non è nient'altro che rendere testimonianza ad una verità storica. A parte questo, una organizzazione come il PKK non ha bisogno del mio elogio.

Il giornalista e scrittore Ragip Duran dice nel suo libro, Il risveglio è completo, adesso è giunta l'ora della liberazione, che Ocalan stesso è il più spietato e soprattutto tagliente critico nei confronti del PKK, dei suoi membri e dei Curdi; che "Il PKK è per lo più un movimento, uno stato della mente, che trascende qualsiasi organizzazione militare e politica".

Quando la questione non è quella di dividere il popolo, i cuori possono battere all'unisono, anche se il linguaggio, la religione, il genere e l’etnia sono differenti, proprio come noi due ed i milioni di cuori che si battono per la pace.

(Dal Kurdistan Report, No. 26, Gennaio-Marzo 1998, Edizione speciale)

Fonte originale: Ozgur Politika, 30 Novembre, 1997.

Il Grido di protesta dei Curdi nasce dalla cella di una prigione

Di Leyla Zana

The Times of London, 7 Settembre, 1994

(Questa lettera è stata fatta uscire di nascosto dalla prigione di Ankara)

La Turchia ha una tradizione secondo la quale i politici vengono periodicamente arrestati e messi in prigione dopo un colpo di stato militare. Ma perfino contro quella tradizione, le azioni intraprese contro di me ed i miei colleghi parlamentari Curdi rappresentano qualcosa di nuovo.

Questa e' la prima volta, sotto un cosiddetto governo civile, che i rappresentanti eletti vengono intimiditi con la minaccia della pena capitale.

Queste azioni sono meramente politiche. Ancora prima che noi fossimo chiamati in giudizio davanti ad un tribunale, Tansu Ciller, il Primo Ministro, diversi Ministri e tutti i leaders delle parti politiche ci avevano già giudicati e condannati. Durante le elezioni municipali dello scorso Marzo, la Signora Ciller faceva riferimento a noi come "i traditori in parlamento" ed il portavoce del governo ci descriveva alla televisione di stato come dei "terroristi". In queste circostanze, un Parlamento non ha il diritto di chiamarsi tale e non è più possibile credere nella giustizia Turca.

Questa giustizia mi vuole condannata a morte per le attività che ho svolto come pacifista e legali, nella mia funzione di membro del parlamento per la città di Diyarbakir. Mi accusa in modo confuso per le opinioni espresse in parlamento, durante le riunioni con i miei sostenitori, sulla stampa nazionale ed internazionale, e per aver partecipato ad uno sciopero della fame per protestare contro la distruzione della città curda di Sirnak da parte dell’esercito. Io ho chiesto la pace ed il dialogo. Il mio crimine è stato quello di pronunciare una frase in curdo per l’amicizia tra Curdi e Turchi e per la loro coesistenza durante il mio giuramento in parlamento. Si suppone che perfino i colori dei miei vestiti facciano di me una "separatista".

Di nuovo, il parlare dell’esistenza del popolo curdo, della regione del Kurdistan, chiedendo un pacifico riconoscimento della cultura e dell’identità dei Curdi in un sistema democratico ed all’interno dei confini esistenti, ha fatto di me "un membro dell’ala politica del Partito dei Lavoratori del Curdistan", nonostante quel partito sia impegnato in una guerra con lo stato turco ed io ricerco una soluzione pacifica al problema dei Curdi.

E non sono neppure la sola a parlare dei Curdi. Turgut Ozan, il nostro ultimo Presidente, parlò pubblicamente dell’esistenza di 12 Milioni di Curdi in Turchia e sostenne che una soluzione federale era possibile per questo problema. Perfino il nostro Presidente, Suleyman Demirel disse nel Novembre 1991 : "Da questo momento in poi , la Turchia riconosce la realtà dei Curdi".

Il popolo curdo non è il prodotto della mia immaginazione. Gli storici ci dicono che i Curdi hanno abitato la loro attuale terra dagli albori della memoria, hanno il proprio linguaggio, una propria cultura e civilizzazione. Il mio popolo ha condotto 28 insurrezioni (rivolte) tra il 1806 ed il 1937 per conquistare la propria liberazione. Il Presidente Demirel ha descritto l’attuale guerriglia come la ventinovesima.

Alla fine della prima Guerra Mondiale, quando l’esistenza stessa della Turchia fu minacciata, i Curdi risposero generosamente all’appello di Mustafa Kemal ed egli promise che essi avrebbero ottenuto i loro pieni diritti nell’Assemblea nazionale "come deputati del Curdistan".

Nel 1922 Kemal, in seguito "Ataturk", annunciò una legge di 19 articoli per la "Provincia del Curdistan e la sua rappresentanza". Egli tuttavia rimandò l’esame delle sue proposte fino a quando venne concluso il Trattato di Losanna, che riconobbe il nuovo Stato Turco nel luglio del 1923.

I rappresentanti (deputati) curdi che prima l’avevano aiutato vennero inviati/demandati al Tribunale dell’Indipendenza, un diretto antenato della Corte (Tribunale) che ora ci giudica, ed il tribunale li inviò al patibolo. Una nuova costituzione nel 1924 bandì l’uso di qualunque altra lingua in Turchia che non fosse il Turco.

La Turchia ha rivendicato che da allora non ci sono più Curdi in Turchia, che i Curdi sono "Turchi di montagna". I nomi di antichi luoghi dei Curdi sono stati mutati in nomi Turchi e non è stato più possibile dare nomi curdi ai bambini. Gli intellettuali concilianti/arrendevoli sono stati rappacificati con cariche ufficiali, mentre gli altri sono stati tormentati con la prigione e l’esilio. Questa pratica fu seguita anche dopo la legalizzazione delle parti politiche nel 1960. L’elite Curda fu gradualmente eliminata. Nel 1971 un partito turco della sinistra, il partito laburista, fu bandito solo perchè riconosceva "l’esistenza del popolo Curdo".

Il colpo di stato militare del settembre 1980 fece precipitare il paese in una feroce repressione. In un paese in cui la gente si sentiva attaccata nella democrazia e nella libertà, tutti si riversarono nelle strade per opporsi alla dittatura. Ahimè, la Turchia ha perso quello spirito.

Non e sorprendente per me che i partiti politici della Turchia accettino oggi un sistema che nega l’esistenza stessa dei Curdi.

Appello per Leyla Zana

L'8 dicembre 2000 saranno ormai passati sette anni dal giorno della
condanna a 15 anni di carcere, dopo che le pressioni internazionali avevano
fatto rientrare la richiesta di pena di morte, di Leyla Zana. Prima donna
curda ad essere stata eletta deputato all'Assemblea nazionale turca, madre
di due figli e convinta pacifista, Leyla Zana ha avuto l'unica colpa di
rivendicare "la convivenza pacifica di turchi e curdi in un contesto
democratico". E di averlo dichiarato in Parlamento, nel giorno del suo
giuramento, parlando nella propria lingua materna, la lingua di almeno 15
milioni di curdi dal passaporto turco. Milioni di uomini, donne e bambini
che il governo di Ankara continua a disconoscere, negando loro identità e
cultura, distruggendone i villaggi, costringendoli a scappare sulle
montagne, a sfollare nelle misere periferie delle città della Turchia
occidentale, o a emigrare clandestinamente in un'Europa sempre meno
disposta ad accoglierli.

Leyla Zana, oggi ormai quarantenne, non è certo l'unica curda detenuta
nelle carceri turche: con lei sei anni fa furono arrestati altri quattro
deputati curdi. Prima di lei e dopo di lei migliaia di uomini e donne del
suo popolo e di turchi che ne appoggiavano le rivendicazioni sono stati
arrestati, spesso torturati e uccisi. E questo è continuato a succedere
anche dopo l'esplicita ed effettiva rinuncia alla lotta armata da parte del
Pkk e dopo che la Turchia, da sempre paese-ponte tra Europa e Asia, ha
compiuto con successo i primi passi per aderire all'Unione Europea.

Leyla Zana non è certo l'unica curda ancora rinchiusa in un carcere turco,
senza aver commesso alcun reato se non quello di aver chiesto per sé e per
il suo popolo il diritto di essere considerati e trattati come gli altri
cittadini. Ma è divenuta, in patria e in tutto il mondo, un simbolo
importante. Organizzazioni non governative, associazioni per i diritti
umani, forze politiche e singoli intellettuali o normali cittadini si sono
impegnati in una campagna internazionale per la sua liberazione, con
iniziative, appelli e raccolte di firme.

Nel 1996 il Parlamento Europeo le ha assegnato il premio Sacharov per la
libertà di pensiero, un riconoscimento attribuito in precedenza anche a
Nelson Mandela e Aleksander Dubcek, che Leyla non ha potuto ritirare di
persona. Il suo nome è stato proposto per il Nobel per la Pace. E perfino
negli Stati Uniti, tradizionali alleati del governo di Ankara, oltre 150
parlamentari hanno esplicitamente chiesto all'ammini-strazione di Clinton
di intercedere a favore della liberazione di Leyla Zana.

Leyla Zana, però, resta in carcere, per il settimo anno della sua
condanna: non ha voluto accettare la proposta di "appellarsi contro la
sentenza, per motivi di salute", fattale recentemente dal primo ministro
turco Bulent Ecevit. Una proposta che Leyla ha definito "individuale e
momentanea" perché riguardava lei sola, mentre i detenuti curdi sono
migliaia, e lasciava totalmente irrisolta la questione di fondo. E a
Ecevit, Leyla Zana ha invece chiesto di "allineare la Turchia ai valori
democratici universali in politica, in diritto e in economia, evitando
altre scelte che la porterebbero a un caos senza fine"; di risolvere la
"tragedia pluridecennale" dei curdi; e di "varare un'amnistia generale,
abolendo la pena di morte".

Esprimiamo a Leyla Zana e ai curdi della Turchia tutta la nostra solidarietà.

Chiediamo al primo ministro turco Bulent Ecevit, al neo-eletto presidente
della Repubblica turca Alimet Necdet Sezerdi, al governo e al parlamento
turchi di arrivare finalmente a una soluzione pacifica della questione
curda e all'effettivo rispetto dei diritti umani in tutto il paese.

Chiediamo al governo italiano di farsi promotore a livello europeo e a
livello dei rapporti bilaterali con il governo di Ankara di un'azione che
sostenga gli sforzi verso una maggior democrazia da parte della Turchia,
impegnato tra l'altro nel processo di adesione all'Unione Europea.



L'Associazione Culturale Punto Rosso è impegnata nella ricostruzione di una
cultura critica e alternativa attraverso attività di ricerca, corsi,
seminari, convegni, editoria. Sulla questione curda ha svolto diverse
iniziative pubbliche di formazione e di sensibilizzazione e ha partecipato
a momenti di mobilitazione a sostegno del popolo curdo.



Elenco delle adesioni Appello Leyla Zana al 16 ottobre 2000

1 Marisa Abbondanzieri deputata
2 Maria Chiara Acciarini deputata
3 Roberta  Angelilli europarlamentare
4 Tina Anselmi ex ministro
5 Rosellina  Archinto editore
6 Alberica Archinto operatrice teatrale
7 Natalia Aspesi giornalista
8 Maria  Attanasio scrittrice
9 Gae  Aulenti architetto
10 Marina Baj Rossi medico
11 Claudia Balottari psicanalista
12 Anna Bandettini giornalista
13 Fulvia Bandoli deputata
14 Giuliana  Barbieri Rodini psicologa
15 Veronica Barone docente
16 Adria Bartolich deputata
17 Benedetta  Barzini docente universitaria, giornalista
18 Bianca Beccalli docente universitaria
19 Mariolina Berrini psicoanalista
20 Angela Bianchini scrittrice pubblicista
21 Marida Bolognesi deputata
22 Ginevra Bompiani docente universitaria
23 Daria Bonfietti senatrice
24 Isabella Bossi Fedrigotti giornalista
25 Donata Bozzi psicanalista
26 Antonella Bruno Garneri senatrice
27 Anna Maria  Bucciarelli senatrice
28 Maria Burani Procaccini deputata
29 Maura Camoirano deputata
30 Rossana Campo scrittrice
31 Eva  Cantarella docente universitario, scrittrice
32 Giovanna  Cantarella psicologa
33 Carla Cappelletti psicanalista
34 Pat Carra vignettista
35 Laura Carrà psicologa
36 Anna  Cascella scrittrice
37 Luciana Castellina giornalista
38 Sonia  Cattaneo medico
39 Elisa  Ceccarelli magistrato
40 Francesca Chiavacci deputata
41 Elena Ciapusci deputata
42 Francesca Codignola psicanalista
43 Giancarla Codrignani problemi internazionali-ex parlamentare
44 Umberta Colella docente
45 Elena Cordoni deputata
46 Lella Costa attrice
47 Pia Crippa designer
48 Franca D'Alessandro Prisco senatrice
49 Michela Dazzi giornalista
50 Carlotta Dazzi giornalista
51 Maria  De Cas Mercedes assistente sociale
52 Tana De Zulueta senatrice
53 Erminia Dell'Oro scrittrice
54 Marisa Di Iorio editore
55 Gabriella  D'Ina direttore letterario Feltrinelli
56 Maria Falcone docente
57 Inge  Feltrinelli editore
58 Giusi Ferrè giornalista
59 Anna Maria  Fiamminghi medico
60 Irene  Fig... - Talamanica docente universitaria
61 Anna Finocchiaro deputata
62 Serena Foglia scrittrice
63 Giuliana Franchini docente universitaria
64 Valeria Gandus giornalista
65 Silvia Gardino psicologa
66 Barbara Garlaschelli scrittrice
67 Iole Garuti associazione Libera
68 Maddalena  Gasparini medico
69 Fiorella  Ghilardotti europarlamentare
70 Margherita  Giacobino scrittrice
71 Mariuccia Giacomini docente di antropologia culturale
72 Elena Gianini Belotti scrittrice
73 Maria Cristina Gibelli docente universitario
74 Letizia Gilardelli casalinga
75 Antonella Gioli ricercatrice
76 Anna Giovanetti biologa ricercatrice ENEA
77 Giovanna  Grignaffini senatrice - docente universitaria
78 Margherita  Hack docente universitario, scienziata
79 Laura Hosch avvocato
80 Teresa Isenburg docente universitario
81 Maria Luisa Jager
82 Viviana Kasam giornalista
83 Laura Laera magistrato
84 Gina Lagorio scrittrice
85 Raffaella  Lamberti docente universitario
86 Maria Lenti deputata
87 Rita Levi Montalcini scienziata, premio Nobel
88 Emilia Lodigiani editore
89 Rosetta Loy scrittrice
90 Francesca Luchi avvocato
91 Marcella Lucidi deputata
92 Sarah Ludford europarlamentare
93 Elena Lunardoni giornalista
94 Mara Malavenda deputata
95 Claudia Mancina deputata
96 Maria Rosaria Manieri senatrice
97 Paola Manzini deputata
98 Dacia Maraini scrittrice
99 Maddalena  Marascutto psicanalista
100 Gemma Martino oncologo, presidente scuola it. Senologia
101 Bianca Mazzotta grafica
102 Carla Mazzuca Poggiolini senatrice
103 Mariangela Melato attrice
104 Anna Meregnani psicologa
105 Daniela Micozzi psicologa
106 Anna Miculan avvocato
107 Bruna Miorelli giornalista
108 Paola Molone psicanalista
109 Luisa Morgantini europarlamentare
110 Rosanna Moroni deputata
111 Milena Mottalini avvocato
112 Renata  Nacinivich medico
113 Pasqualina Napoletano europarlamentare
114 Maria Celeste Nardini deputata
115 Cristina  Omenetto fotografa
116 Silvana Ottieri ufficio stampa
117 Elena Paciotti europarlamentare
118 Anna Maria  Pandolfi medico-psicanalista
119 Adriana Pasquali senatrice
120 Mariangela Pedditzi medico
121 Laura Pennacchi deputata
122 Anna  Perosino avvocato
123 Ornella Piloni senatrice - sottosegretario
124 Gabriella  Pistone deputata
125 Irene  Pivetti deputata
126 Elisa Pozza Tasca deputata
127 Stefania Prestigiacomo deputata
128 Anna Procacci deputata
129 Renate Range Eco docente universitario
130 Elisabetta Rasy scrittrice
131 Lella Ravasi psicanalista
132 Tiziana Ricci giornalista
133 Antonella Rizza deputata
134 Andreina Robutti medico - psicanalista
135 Maddalena  Roccato psicanalista
136 Carla Rocchi senatrice, sottosegretario
137 Anna Marta  Rollier docente universitaria
138 Lalla Romano scrittrice
139 Marina Rota Baldini medico
140 Rosa Russo Jervolino deputata
141 Silvana Salerno medico ricercatrice ENEA
142 Ersilia Salvato senatrice, vicepresidente Senato
143 Maria Antonia Sartori senatrice
144 Luciana Sbarbati deputata
145 Gianna  Scacchi psicoterapeuta
146 Laura Schrader scrittrice
147 Laura  Schwarz psicanalista
148 Fulvia  Serra giornalista
149 Elsa  Signorino deputata
150 Serenetta Sonzini psicanalista
151 Maria Spaziani docente universitaria, poeta
152 Vera Squarcialupi senatrice
153 Caterina Sylos Labini
154 Chiara  Tamburini assistente parlamentare Bruxelles
155 Annamaria Testa docente universitaria
156 Letizia Tomassone pastore valdese
157 Tiziana Valpiana deputata
158 Silvia Vegetti Finzi docente universitaria, scrittrice
159 Lea Vergine critico d'arte
160 Adriana Vigneri deputata
161 Tiziana Villani docente
162 Patrizia Wachter ufficio stampa
163 Silvia  Ziche disegnatrice




PER ADESIONI AI DUE APPELLI
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