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Il bello delle lettere aperte
Ultima lettera aperta al signor sindaco di Roma
Il bello delle lettere aperte e' che non arrivano mai.
(A proposito della mancata chiusura dell'illegale campo di concentramento
per immigrati innocenti e di nulla accusati in funzione a Ponte Galeria, in
Roma).
Egregio signore e cari lettori tutti,
diversi mesi fa a piu' riprese chiedemmo al sindaco di Roma e ad alcuni suoi
principali collaboratori di fare un atto dovuto ed urgente: mettere i
sigilli al campo di concentramento di Ponte Galeria, far cessare di esistere
quella struttura segregativa incostituzionale, antigiuridica e disumana.
Nella nostra beata ingenuita' (come alcuni nostri antichi maestri - Heinrich
Böll, Aldo Capitini -, amiamo dirci cosi' ingenui che chicchessia puo'
metterci nel sacco) qualche tempo fa rivolgemmo una nuova richiesta in tal
senso al sindaco di Roma quando costui candidandosi a futuro premier del
cosiddetto centrosinistra ebbe a dichiarare che voleva recuperare il voto
dei molti che non votano piu' non accettando le politiche autoritarie,
belliciste e in definitiva antidemocratiche del sedicente centrosinistra
(rispetto a cui Moro e Nenni, che il centrosinistra lo fecero molti anni fa,
sembrano oggi Camilo Torres ed Ernesto Che Guevara).
Passa un giorno, passa l'altro. Nessuna risposta, nessun gesto, nessun
flatus vocis a significare che il sindaco di Roma provi orrore per i campi
di concentramento e intenda usare del suo potere istituzionale per abolirne
uno, quello che si trova nel territorio che lui ancor oggi amministra.
Chiedevamo un atto di buona volonta', e un atto, come dire, grazioso. Non
c'e' stato, e a quanto pare non ci sara'.
"Grazioso", ci si consenta la digressione, e' una buffa e piacevole parola:
- vuol dire gratuito (gli immigrati cosiddetti "extracomunitari" ancora non
votano, avra' pensato qualche stratega);
- vuol dire "di grazia", nel linguaggio delle antiche burocrazie di corte e
di curia (che par di capire oggi vadano per la maggiore e per taluni
immemori siano specchio e rocca di ogni virtu');
- ma ci sovviene altresi' che nel teatro spagnolo del secolo d'oro il
"gracioso" era il personaggio comico che faceva da contrappunto alla
tragedia in atto (anche in Fuenteovejuna, per esser chiari);
- e vuol dire anche, chiediamo scusa, "bellino"; qualificativo che ben si
sarebbe addetto al sindaco il cui programma di governo per l'Italia fin qui
pare consistere unicamente nell'essere di gradevole aspetto e (ma questo e'
forse inelegante rilevarlo) nel prosternarsi ai potenti e agli sfruttatori.
Ahime', non sorpresi ma un pizzico piu' delusi ed amareggiati, prendiamo
adunque atto che quella lettera non e' arrivata al destinatario. E' proprio
vero che in Italia le poste non funzionano.
Delle signorie loro eccetera,
Peppe Sini
responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
tel. e fax: 0761/353532; e-mail: nbawac@tin.it
Viterbo, 7 novembre 2000