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Un uomo, un voto. 24



UN UOMO, UN VOTO

Notiziario promosso dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo per l'
immediato riconoscimento del diritto di voto nelle elezioni amministrative a
tutti gli stranieri regolarmente residenti in Italia

n. 24 del 20 ottobre 2000

SOMMARIO:
- Le nude cifre
- La carovana dei diritti
- Una lettera a governanti e parlamentari
- Presentato il dossier statistico 2000 sull'immigrazione
- Un numero di telefono utile contro la schiavitù
- Chi siamo

* LE NUDE CIFRE
Vediamo alcune nude cifre avvalendoci dell'eccellente Dossier statistico
2000 sull'immigrazione, presentato ier l'altro dalla Caritas a Roma.
262.836 immigrati vivono regolarmente in piena legalità in Italia da oltre
dieci anni: ed ancora non hanno il diritto di voto nelle città in cui
vivono.
Sono 421.723 gli immigrati che vivono regolarmente in piena legalità in
Italia da oltre cinque anni: ad ancora non hanno il diritto di voto nelle
città in cui vivono.
Sono un milione e mezzo gli immigrati regolarmente presenti in Italia all'
inizio del 2000: ripetiamo: regolarmente, in piena legalità: ed ancora non
hanno il diritto di voto nelle città in cui vivono.

Compariamo la situazione italiana con quella di altri paesi europei,
avvalendoci dello schema riportato a p. 157 nel Dossier statistico 1999 sull
'immigrazione, realizzato sempre dalla Caritas di Roma.
a) in Danimarca dopo 3 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali e provinciali;
b) in Irlanda dopo 6 mesi di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali;
c) In Olanda dopo 5 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali;
d) In Svezia dopo 3 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali, regionali e per i referendum;
e) in Norvegia dopo 3 anni di residenza tutti gli stranieri votano per le
elezioni comunali e provinciali;
f) altre più diversificate situazioni si verificano in Finlandia,
Portogallo, Regno Unito, Spagna, Islanda, Svizzera; come è noto anche in
Italia dal 1996 hanno riconosciuto il diritto di voto per le elezioni
amministrative gli stranieri residenti provenienti da paesi della Unione
Europea.

Proponiamo una riflessione: un milione e mezzo di immigrati, residenti in
Italia in piena regolarità e legalità, molto spesso da più di dieci anni, a
tutti gli effetti sono parte delle nostre comunità locali: qui vivono, qui
lavorano, qui hanno una rete estesa di amicizie ed affetti, qui hanno
sovente le loro famiglie.
Perché devono ancora subire un vero e proprio apartheid elettorale?
Riconoscere a tutti loro il diritto di votare e di essere votati per il
governo dei nostri enti locali è un dovere di civiltà, un atto dovuto di
democrazia, un vantaggio grande per tutti.

E proponiamo una seconda riflessione: la loro presenza negli enti locali
darebbe agli enti locali una apertura culturale straordinaria, una visione
globale del mondo, una capacità di rappresentanza non più miope ed angusta,
ma attenta ai bisogni, ai diritti, ai valori, al contributo di tutte le
componenti della società, dell'intera popolazione residente. Questa presenza
sarebbe efficace per sprovincializzare la cultura e l'azione amministrativa
degli enti locali oltre che per renderla più vicina alla popolazione
effettiva tutta, a tutti coloro che nel territorio amministrato
effettivamente vivono.
Aprirebbe gli enti locali al mondo; invererebbe il grande progetto di La
Pira delle città come promotrici di solidarietà e di pace nel mondo.

Ed avrebbe un ulteriore effetto benefico: contrasterebbe il razzismo proprio
al livello delle istituzioni democratiche di base, quelle più vicine alla
realtà della vita quotidiana, quelle più radicate nel territorio.
Oggi spesso gli enti locali sono ricettacolo e tribuna per facinorosi
razzisti. Con la presenza di elettori ed eletti immigrati gli enti locali
non sarebbero più campo di Marte per volgari teppisti, ed acquisirebbero
invece una coscienza antirazzista forte perché esistenzialmente motivata,
vissuta e sentita. La presenza degli immigrati nel corpo elettorale e nelle
istituzioni locali è la migliore garanzia di impegno democratico ed
antirazzista degli enti locali stessi.

Si consideri anche: che contrastare il razzismo ed aiutare i migranti
richiede un impegno non paternalistico, ma di riconoscimento di diritti.
Non è possibile promuovere la libertà e la dignità di tutti se qualcuno è
tenuto sotto tutela, se non gli si riconosce il diritto di parola e di
rappresentanza, se non gli si riconoscono gli strumenti per esprimersi da
sé, se viene tenuto in uno stato di inferiorità. Ne consegue che l'impegno
per la democrazia e contro il razzismo richiede il pieno protagonismo dei
migranti, ed il diritto di voto di questo protagonismo è un riconoscimento,
un veicolo ed uno strumento indispensabile.

Infine si consideri: oltre un milione di elettori, e di elettori motivati
perché portatori di bisogni concreti tuttora insoddisfatti, di legittimi
interessi sovente del tutto calpestati, e soprattutto di diritti troppo a
lungo denegati, costituiscono una quota rilevante del corpo elettorale:
tutte le forze politiche dovrebbero farci i conti; tutte le forze politiche
sarebbero costrette a tenere conto della loro presenza.
Questo farebbe sì che anche le forze politiche più becere ed irragionevoli
si renderebbero conto che persistendo in atteggiamenti ambiguamente o
esplicitamente razzisti perderebbero la possibilità di ricevere voti da un
rilevante segmento elettorale; ed è quindi ragionevole supporre che un po'
tutte le forze politiche (certo, ad eccezione di quelle razziste, ma quelle
razziste vanno considerate più che "forze politiche" come vere e proprie
"associazioni a delinquere", e dovrebbero essere messe fuori legge e
perseguite penalmente per istigazione all'odio razziale, ricostituzione di
partito fascista ed altri reati connessi) cesserebbero di cavalcare il
razzismo e cercherebbero di riorientare i loro programmi ed i loro
atteggiamenti per tener conto della presenza nel bacino elettorale di una
così cospicua e caratterizzata area.

Ci sembra quindi che per questi ed altri motivi sia necessario un forte
impegno di tutti affinché sia riconosciuto subito, con legge ordinaria che
quantomeno recepisca finalmente tutta la convenzione di Strasburgo del 5
febbraio 1992, il diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutti i
residenti.
Un uomo, un voto.

* LA CAROVANA DEI DIRITTI
Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo esprime la sua adesione ed il
suo sostegno alla carovana dei diritti dei migranti che da domani
attraverserà l'Italia per promuovere in tutti la presa di coscienza, la
riflessione e l'impegno per la difesa e la promozione dei diritti umani per
tutti gli esseri umani, per la difesa e la promozione della democrazia in
Italia, contro il razzismo.

* PROPOSTA DI LETTERA DA INVIARE A GOVERNANTI E PARLAMENTARI
Egregi signori,
a) la Convenzione di Strasburgo del 5 febbraio 1992 sulla partecipazione
degli stranieri alla vita pubblica a livello locale prevede al capitolo C il
diritto di voto (elettorato attivo e passivo, ovvero la facoltà di eleggere
e di essere eletto) nelle elezioni locali per ogni straniero residente;
b) in altri paesi europei tale diritto è garantito da vari decenni;
c) dal 1996 anche in Italia vi sono già degli stranieri residenti che
godono, come è giusto, del diritto di voto per le elezioni amministrative:
tutti quelli provenienti da paesi della Comunità Europea (e tale
riconoscimento del diritto di voto non ha richiesto alcuna modifica
costituzionale);
d) la bozza definitiva di quella che poi divenne la legge 40/98 prevedeva il
diritto di voto nelle elezioni amministrative per tutti gli stranieri
residenti, e solo nell'ultima fase immediatamente antecedente l'approvazione
della legge tale ragionevole e doverosa norma fu proditoriamente e
vergognosamente cassata;
e) non vi è dubbio che non occorre affatto modificare la Costituzione per
riconoscere finalmente il diritto di voto nelle elezioni amministrative a
tutti gli stranieri legalmente residenti;
f) è sufficiente una legge ordinaria.
Vi chiediamo pertanto di adoperarvi affinché cessi questa sorta di apartheid
elettorale, affinché a tutte le persone legalmente residenti in Italia sia
finalmente riconosciuto il diritto di voto nelle elezioni amministrative.
"Un uomo, un voto" è stato lo storico motto del movimento antirazzista
sudafricano che Nelson Mandela ha guidato alla vittoria, per il suo popolo e
per l'umanità intera; facciamolo valere anche in Italia.
Cessi l'apartheid elettorale, sia riconosciuto finalmente il diritto di voto
nelle elezioni amministrative per tutte le persone residenti in Italia.
In attesa di un cenno di riscontro,
distinti saluti
Firma
Luogo e data

* PRESENTATO A ROMA IL DOSSIER STATISTICO 2000 SULL'IMMIGRAZIONE
La Caritas ha presentato il 18 ottobre a Roma l'edizione 2000 dell'annuale
Dossier statistico sull'immigrazione, uno strumento di lavoro indispensabile
per quanti lottano per i diritti umani e la democrazia in Italia.
Il volume può essere richiesto all'Ufficio Studi Caritas, piazza S. Giovanni
in Laterano 6, 00184 Roma, tel. 06/69886501, fax 06/69886381, e-mail:
caritas-studi@chiesacattolica.it , sito web:
www.caritasroma.it/immigrazione/

* UN NUMERO DI TELEFONO UTILE CONTRO LA SCHIAVITU'
E' stato istituito d'intesa tra alcuni Ministeri un "numero verde"
telefonico cui possono rivolgersi per aiuto le persone vittime di schiavitù:
800.290290.

* BREVE NOTA SUL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO
Attivo dagli anni '70, nel 1987 ha coordinato per l'Italia la campagna di
solidarietà con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime
razzista sudafricano. Ha promosso il primo convegno nazionale di studi
dedicato a "Primo Levi, testimone della dignità umana". Dal 1998 ha promosso
una "campagna contro la schiavitù in Italia".

UN UOMO, UN VOTO
Notiziario promosso dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo
str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail:
nbawac@tin.it