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Sei cadaveri sul ciglio della strada e dei nostri occhi ciechi



Lettera aperta al Presidente della Repubblica Italiana

Sul ciglio della strada, sul ciglio dei nostri occhi ciechi:
sei cadaveri, un silenzio che grida

Egregio Presidente,
abbiamo spesso apprezzato le sue dichiarazioni contro il razzismo ed in
difesa dei diritti umani.
E riteniamo fondamentale il suo ruolo istituzionale di supremo garante della
legalità costituzionale.
Ma tali dichiarazioni devono tradursi in fatti. Ma tale ruolo va esercitato.

Vi è una trista e triste realtà: l'interminabile strage delle donne e degli
uomini che spinti dalla violenza, dalla miseria, dalla disperazione, cercano
di venire in Italia per trovarvi quella protezione giuridica e quella vita
dignitosa che la nostra Costituzione assicura a tutte le persone che nei
loro paesi di origine vedono violati i loro fondamentali diritti.

E' una triste e trista realtà: queste persone per giungere in Italia non
trovano l'assistenza e l'accoglienza dello stato italiano, non trovano una
via di accesso garantita e controllata dalle istituzioni democratiche, ma le
forche caudine di un trasporto gestito monopolisticamente dai poteri
criminali che queste vittime vessano e brutalizzano vieppiù.

E' una trista, una triste realtà: ad oltraggio del dettato costituzionale,
legge fondativa del nostro ordinamento giuridico, l'azione amministrativa
dello stato italiano sembra orientata piuttosto alla denegazione di diritti
anziché all'accoglienza e all'assistenza.

Triste, trista realtà: chi riesce a giungere in Italia spesso si vede
inabissato nella clandestinità coatta, talora diviene vittima di schiavitù,
e troppi tra gli "italiani, brava gente" di quella condizione di schiavitù
profittano, ed ancor più sono coloro che assistono passivi e indifferenti a
questo immane scempio di umanità dolente.

Trista realtà, e triste: molti trovano la morte, orribile morte, durante il
viaggio; molti trovano la morte, atroce e squallida morte, giunti in Italia.
Morti senza sepoltura, morti senza pietà.

Egregio Presidente,
i cadaveri abbandonati sul ciglio di una strada nei pressi di Foggia, sul
ciglio dei nostri occhi ciechi, ci interpellano, ci convocano tutti.
Il loro silenzio di esseri umani ridotti a inerte cosa, a carni senza
respiro, grida, e grida, e grida, e tutta la nostra terra, e la nostra
coscienza altresì, ne rimbomba.

Egregio Presidente,
a lei rivolgiamo ancora una volta una preghiera che deve trovare ascolto da
parte delle istituzioni democratiche dello stato italiano:
1. lo Stato italiano organizzi e gestisca un servizio di trasporto pubblico
e gratuito per consentire alle persone vittime di violenze inaudite di poter
entrare in Italia in condizioni di legalità, di sicurezza e di assistenza,
in esecuzione dell'articolo 10 della Costituzione della Repubblica Italiana;
2. lo Stato italiano, così facendo, tolga alle mafie il "subappalto di
 fatto" del trasporto di esseri umani verso il nostro paese, tolga alle
mafie la possibilità di continuare a possedere un immenso mercato criminale,
liberi tutte le loro vittime, impedisca l'ulteriore arricchimento dei poteri
criminali a danno di esseri umani disperati;
3. lo Stato italiano denunci gli accordi di Schengen, e receda da essi, in
quanto in contrasto con la Costituzione del nostro paese e dunque illegali
per il nostro ordinamento; ed a maggior ragione alla luce degli orribili
effetti di quegli accordi: oscenamente criminali e criminogeni;
4. lo Stato italiano liberi dalla clandestinità coatta e dalla schiavitù
tutti gli immigrati che nel nostro paese in queste drammatiche condizioni si
trovano.

Egregio Presidente,
cercar di salvare delle vite umane è un dovere per tutti: per un ordinamento
giuridico democratico e per ogni persona di volontà buona e di retto
sentire.
Lei può. Lei deve. Agisca.
Distinti saluti,

Peppe Sini
responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. e fax: 0761/353532; e-mail: nbawac@tin.it

Viterbo, 19 ottobre 2000