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(Fwd) CS 101-2000 - Pena di Morte




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From:           	"Amnesty International" <press@amnesty.it>
To:             	stampa@amnesty.it
Date sent:      	Tue, 12 Sep 2000 14:25:56 +0000
Subject:        	CS 101-2000 - Pena di Morte
Send reply to:  	"Amnesty International" <press@amnesty.it>

#  Questa lista per la distribuzione delle informazioni
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#  Per ulteriori informazioni potete rivolgervi a stampa-owner@amnesty.it
#  Riguardo al CONTENUTO dei comunicati, potete contattare 
press@amnesty.it

LA PENA DI MORTE E' UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI, 
NON UNA QUESTIONE DI GENETICA 
Amnesty International chiede la commutazione della condanna di 
Barnabei e di tutte le condanne a morte nel mondo 

Il caso Barnabei, per il modo con cui si sono svolte le inchieste e il
procedimento giudiziario non e' un'eccezione, bensi' la regola, nel
grande paese americano dove lo stato uccide una persona ogni tre
giorni. A questo punto, dopo che il test del DNA non e' riuscito a
dimostrare la non colpevolezza di Derek Rocco Barnabei, sembra che in
tutta la vicenda l'unica persona sulla cui innocenza non si possa
dubitare sia Sarah Wisnosky, la povera studentessa che il 22 settembre
1993 e' stata stuprata e uccisa.

Ma ridurre la battaglia contro la condanna capitale a un'azione per
evitare che sia messo a morte un innocente e' profondamente 
sbagliato. Molti, soprattutto in Italia, hanno dato grande enfasi 
alla richiesta del test DNA, non rendendosi conto che, nella migliore 
delle ipotesi, questo avrebbe portato a scambiare una vita umana con 
un'altra: Barnabei sarebbe stato forse liberato, ma la giustizia 
americana avrebbe cercato di uccidere qualcun altro, al suo posto. La
possibilita' che venga ammazzato un innocente e' solo un'ulteriore
dimostrazione della barbarie della pena di morte. Percio' si dovrebbe
protestare in generale contro il sistema giudiziario statunitense, che
assegna a imputati afroamericani avvocati con militanza decennale nel
Ku Klux Klan, che non riapre processi capitali in cui il legale
dell'imputato ha passato la maggior parte del suo tempo a dormire, che
estromette afroamericani dalle giurie, perche' giudicati non
sufficientemente educati per sedere in una corte. 

E' quanto meno miope agire con grande enfasi in favore di un solo 
caso e non su altri, nei tanti paesi del mondo che ancora applicano 
la pena di morte. Ed e' assurdo non rendersi conto che la pena di 
morte e' una violazione dei diritti umani fondamentali alla vita e a 
non essere sottoposti a pene crudeli. Eppure, a chiedere la clemenza 
per il caso di Barnabei sono esponenti politici di quegli stessi 
paesi - tra cui il nostro -  che mai, negli anni passati, sono 
intervenuti in modo concreto e sostanziale affinche' in alcuni paesi 
tristemente leader nell'impiego della pena di morte quali Cina, 
Arabia Saudita e USA, le liberta' fondamentali vengano garantite. 
Mentre continuiamo a lottare per salvare la vita di Barnabei, 
vogliamo pensare anche a George Bernard Harris, afroamericano che 
rischia di morire questa notte, in Missouri, per un omicidio che 
sostiene ad oltranza di avere commesso per legittima difesa. Al 
processo di Harris e' stato convocato un unico testimone oculare, per 
sua stessa ammissione miglior amico della vittima.


Daniele Scaglione, 
Presidente della Sezione Italiana 
di Amnesty International

Roma, 12 settembre 2000

Sul sito della sezione italiana di Amnesty International,
all'indirizzo www.amnesty.it/~pdm e' possibile continuare a
sottoscrivere appelli per la commutazione della condanna di Barnabei,
nonche' aderire a decine di altri appelli in favore di altri 
condannati a morte e di vittime di violazioni di diritti umani in 
tutto il mondo.
Ufficio Stampa 
Amnesty International

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