COSTRUTTORI di SPERANZA
Ciao! Hola! Oi! Roma, 2 settembre 2000 Sono Cristiano Morsolin, un educatore di strada che desidera raccontarti la storia, la passione, la fatica di tanti costruttori di speranza , di tanti giovani impegnati in prima linea in cammini di giustizia, di solidarietà, di pace, di legalità, di mondialità, di non-violenza, di sobrietà. In un mondo oppresso da guerre, esclusione, mafie, fame, ingiustizie, GLOBALIZZARE la SPERANZA rappresenta l’alternativa al neoliberalismo. Cammin facendo sto scoprendo di essere un laboratorio vivente, plasmato da incontri, segni, esperienze di condivisione che mi insegnano ad amare la vita. In questi dieci anni di militanza ho frequentato l’università della strada e la scuola dei poveri, nell’impegno con l’ "Operazione Mato Grosso", con i "Beati i costruttori di pace", l’obiezione di coscienza nella comunità "il Glicine" di Schio (VI) che accoglie giovani con disagio psichiatrico, la condivisione sperimentata in alcune comunità aderenti al Coordinamento Nazionale Comunità d’Accoglienza (CNCA) e a Capodarco, l’animazione di strada a Palermo al Borgo Vecchio, i viaggi di scambio in Brasile, la scuola per operatori di condivisione (SUEOC) a Gubbio (PG), la condivisione con ragazzi/e lavoratori nel microcosmo della strada in Ecuador, il progetto di mondialità con "Noi ragazzi del Mondo" presso cui sto lavorando a Roma... Nel mio zaino sto accumulando un patrimonio di ricchezze, di amicizie, di legami, di ponti, di scambi che desidero raccontare, far emergere dal sommerso a cui spesso il buonismo relega. Siamo abituati alla solita cronaca nera che educa alla rassegnazione e all’indifferenza. Ma esiste una storia diversa che dà voce al cammino d’Utopia, al NOVO (come dicono in Brasile) che avanza, che fa risplendere i colori della diversità, che rende protagonisti gli esclusi, i perdenti, i Piccoli della Terra. Questo è l’obiettivo di questa news-letter periodica diffusa via e-mail: tra questi fiumi d’inchiostro si intrecciano lotte, esperienze, proposte, sogni, esprienze che insegnano a leggere la storia, l’attualità, con indignazione, con spirito critico, con sete di giustizia e ansia di liberazione, con una denuncia legata intrinsecamente ad una proposta costruttiva percorribile. Sono pagine di VITA che "crede che la solidarietà sia uno stile di vita, un atto politico, sia coraggio storico, scegliere il lato più debole per manifestare la tenerezza, cercare l’impossibile e cominciare a viverlo adesso. E’ cantare e danzare l’utopia, è annunciare e denunciare, facendo dell’annuncio una vita, un’esperienza, è vivere quello che si spera: camminare in senso contrario, cantare quando ci uccidono. E’ credere nella nostra fragilità, sapendo che, poichè siamo deboli, siamo forti, ma non forti per dominare con l’autorità, ma forti per resistere, per perdonare, per piangere e per ridere, per camminare nella tempesta e proteggere la luce dal vento. E’ fare il contrario, non avere paura, essere audaci e coraggiosi e non avere paura dell’oscurità" (P. Julio Lancellotti). Sono pagine d’UTOPIA possibile che è prassi di pace che include, che allarga il cerchio, che anima percorsi comunitari alla ricerca del Regno qui sulla Terra senza aspettare di arrivare in cielo. Sono pagine di MEMORIA per non dimenticare i martiri, i popoli-martiri, e seguire le loro orme lungo le frontiere della profezia. Sono pagine di FRATERNITA’ per stringerci forte le mani tra compagne/i di viaggio, per resistere, per non perderci, per accogliere l’Altro. Questa news-letter nasce dopo un periodo difficile durante il quale ho scoperto i giochi di potere, le ipocrisie, le contraddizioni strutturali, le manie di protagonismo esasperato e di autoritarismo, i tradimenti che a volte infangano anche il Terzo settore e il mondo del volontariato. Sentivo molto vere ma anche molto pesanti le parole di Alex Langher, profeta pacifista vice-presidente dei Verdi al Parlamento Europeo, suicidatosi il 3 luglio ‘95: "Forse è troppo arduo essere individualmente dei portatori di speranza: troppe le attese che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui si diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l’umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce a compiere". Malgrado tutto la vita vince la morte, la primavera sboccia dopo l’inverno. E’ la testimonianza di Luce che mi trasmettono tante compagne/i di viaggio. Penso ad Alzenì che in Brasile lotta a fianco dei sem-terra nella Commissione Pastorale Cpt. Penso a Alina nella frontiera dell’ufficio immigrati della questura di Crotone. Penso a Flora che in Calabria sta aprendo percorsi di imprenditorialità giovanile attraverso la Gioc. Penso agli amici scouts di "Namaste" di Ostiglia(MN). Penso a Arianna, a Tamara e Lorenzo, a Elena, a "Noi Ragazzi/e del Mondo". Penso a Gianni e Nadia , Claudia, Monica, Sulami, Amelia , Espana, Ximena in Ecuador. Penso a Patrizia, Claudia, Sabrina in Perù. Penso a Claudia Petrina, sociologa e ballerina a Rio de Janeiro. Penso a Francesca, Ferdinando, Maricetta, Laura, Tiziana, Peppe, Karimah, Caterina di Palermo. Penso a P. Egidio, Anamaria, P. Alfredo, in Brasile. Penso a Roberta, Elena, Massimo, Luisella, Luisa, Elena, d.Bepi, Elena, Max e Paola di Vicenza. Penso a Marta, neo Piccola Sorella dopo 6 mesi di roulotte con gli zingari. Penso a Costanza, Sabrina, Francesca, Orietta, Concetta, Amelia, Tatiana, Francesca, Aida, Pietro e Carmelita in Umbria. Penso a Annamaria, d. Vincenzo, Gianni, Marian e la Fraternità di Rossano Calabro. Penso a d. Bruno e a d. Giannantonio in Cameroun. Ma penso anche alla rivoluzione zapatista degli indios del Chiapas. Penso al "Leviantamento popolar" in Ecuador. Penso alle Comunità Ecclesiali di Base (Cebs) del Brasile che si sono radunate in Bahia (internet: www.cebs.com.br) a luglio. Penso a Valeria, Deco, Christiane, Elaine, Rosangela, Ana, Cinzia, giovani animatrici del Progetto "Luar" che usano la danza classica come strumento educativo con i bambini delle favelas di Rio de Janeiro. Penso alla "storica" mobilitazione di Seattle ( e il suo eco a Genova, a Bologna, a Napoli con i "Cantieri sociali" – vedi: www.carta.org) messa in moto via e-mail… Ho scelto questo strumento di internet, della posta elettronica per raccontare la storia del popolo "lillipuziano", dei Piccoli della Terra che lavorano in rete nell’opposizione radicale al neoliberismo, nelle forme colorate e alternative del Terzo settore, della cittadinanza attiva, della cooperazione sociale, del commercio equo e solidale. Siamo tutti protagonisti di un’esodo di liberazione alla ricerca di una Terra dove, come dice Eduardo Galeano:" Saremo compatrioti e contemporanei di tutti coloro che possiedono desiderio di giustizia e desiderio di bellezza, non importa dove siano nati o quando abbiano vissuto giacchè le frontiere del mondo e del tempo non esisteranno più". _________________________________________________________ SOMMARIO Questa news-letter COSTRUTTORI di SPERANZA n. 1 contiene i seguenti materiali:
______________________________________________ 8/3/2000 : I COMPLEANNO DI BANCA ETICA Nel primo anno di vita Banca Etica ha raccolto oltre 82 miliardi e ha concesso finanziamenti a tasso agevolato per 42 miliardi ad associazioni e cooperative che lavorano nella cooperazione sociale (assistenza socio-sanitaria, lotta all’esclusione sociale, inserimento lavorativo di soggetti deboli) ed internazionale, nel settore ambientale e culturale. Fra le realtà che hanno usufruito dei prestiti la comunità "Liberazione" per la creazione di imprese sociali nella Locride, la comunità di base delle Piagge (Firenze), Mani tese, la comunità "Capodarco" e Libera, l’associazione contro le mafie. (Fonte: Adista, 25/3/2000) PER INFORMAZIONI : tel. 049/8771111, www.bancaetica.com e-mail: posta@bancaetica.com 21/3/2000 : GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO Ogni anno il 21 marzo "Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" ed Avviso pubblico - Enti locali e Regioni per la formazione civile contro la mafia, organizzano la Giornata della MEMORIA e dell’IMPEGNO in ricordo di tutte le vittime delle mafie. E’ una manifestazione che non intende essere solo formale ricorrenza ma un gesto di impegno rivolto al passato, presente e futuro. Organizzarla il primo giorno di primavera vuole essere un messaggio simbolico di cambiamento e rinascita. La giornata dell’impegno e della memoria diventa così punto di arrivo per tutte le iniziative culturali, sociali ed educative che la preparano e allo stesso tempo nuovo punto di partenza perchè agli inquietanti segnali di morte che le mafie ripropongono, si possa opporre un determinato e trasversale fronte di legalità, di giustizia, di denuncia. Per tale motivo l’iniziativa convolge in modo particolare il mondo della scuola, luogo per eccellenza della memoria e dell’educazione alla cittadinanza e alla legalità. La prima Giornata della memoria e dell’impegno ha avuto luogo nel ‘96 a Roma in Campidoglio, alla presenza del Capo dello stato. Gli anni successivi la manifestazione si è svolta a Niscemi, Reggio Calabria e Corleone che hanno in comune storie di mafia ma condividono anche un forte senso di riscossa morale e sociale dell’opinione pubblica. La quinta edizione ha avuto come sede la città di Casarano (Lecce). D. Luigi Ciotti (Presidente di Libera) ha sottolineato che "sono sotto gli occhi di tutti i drammatici problemi di legalità che colpiscono la Puglia e in particolare il Salento: stragi di mafia e contrabbando, lo sfruttamento più crudele della tragedia dell’ex Jugoslavia e dell’Albania, antichi e nuovi problemi del lavoro e dello sviluppo. Perciò vogliamo contrastare i molti segnali di illegalità che attraversano questa Regione con la forza della mobilitazione civile e con la libertà di una giustizia sociale non soltanto promessa, ma anche concretamente inseguita. Dove "caporalato", scafisti, contrabbando e dinamiche internazionali di criminalità organizzata costruiscono morte, prevaricazione e dilatazione di povertà, noi presenziamo per proporre resistenza, come ci ha insegnato quel grande maestro originario di questa terra che è don Tonino Bello, vescovo e punto di riferimento significativo per quanti si impegnano sui difficili crinali della non-violenza, della pace e della giustizia sociale. Un’immagine rende perfettamente il problema della prevenzione sociale: a Cerignola in provincia di Foggia, nelle bancarelle vengono venduti significativi giocattoli: auto dei carabinieri o della finanza accartocciate e blindati dei contrabbandieri nuovi fiammanti. SI può comprare la macchina dello Stato solo con il carro che la schiaccia per accartocciarla. Questo il senso dello stato con cui giocano i bambini. Ma la Puglia è invece terra di grandi opportunità e di grandissime disponibilità umane, basti pensare all’accoglienza di tanti volontari che chi veniva dall’altra sponda del mare. Disponibilità umane che chiedono a se stesse e allo stato la forza per andare avanti sulla strada della democrazia, la convinzione per rendere giustizia al territorio pugliese, sviluppandone il vero volto di umanità nella coesistenza pacifica, nella cittadinanza solidale e legale. ( Fonte: Adista, 25/3/2000). PER APPROFONDIMENTI : www.libera.it 24/3/2000 : 20 ANNIVERSARIO del MARTIRIO di Mons. OSCAR ROMERO "Immersi nella folla di salvadoregni che attraversava le vie di San Salvador al grido "Se vè, se siente, Romero està presente!", ma soprattutto parlando coi vecchi che portano impressa negli occhi la sofferenza patita in quegli anni, o ancora con i famigliari di tanti desaparecidos del regime salvadoregno, una certezza saliva dal cuore alle labbra: davvero Romero è risorto come aveva predetto:"se mi uccidono risorgerò nel popolo salvadoregno". Aveva però sbagliato le proporzioni: il 24 marzo 2000, a vent’anni esatti dal suo martirio, non c’erano solo i salvadoregni a celebrare la "fiesta", ma gente venuta da ogni angolo della terra: dagli Usa come dall’Africa, dalla lontana Australia come da tutta l’america Latina. C’eravamo anche noi che, incrociando turbe di pellegrini diretti in Italia per celebrare il Giubileo a Roma, andavamo, noi pure pellegrini, a celebrarlo sulle orme dei martiri latinoamericani: da Mons. Gerardi a Rutilio Grande e i suoi compagni; da Romero e Marianela ai Gesuiti dell’Uca con Julia e Celina... fino alle migliaia di campesinos e militanti senza nome, martiri della giustizia, della libertà , della pace. E’ una folla risorta, che vive e cammina dentro la storia e la vita di ogni tribù, lingua, popolo o nazione, che non ha rinunciato alla propria coscienza, e oggi come allora rifiuta di sacrificare al dio del Sistema. Questo orizzonte popolare e martiriale è imprenscindibile per comprendere la figura di Romero, non solo perchè Monsegnor è morto per il popolo ma sopratutto perchè è morto CON il suo popolo." (Scritto da Alberto Vitali - Sicsal Milano). PER APPROFONDIMENTI: www.peacelink.it/users/romero/index/.html La celebrazione di S. Romero a Roma "Impegnarsi nella costruzione di una società giusta, fraterna, solidale, riconciliata e in pace, questo significa celebrare la memoria di mons. Oscar Romero e quella dei tanti martiri che hanno segnato con il loro sangue la storia del continente latinoamericano.(..)Fare memoria per chiedere perdono per l’indifferenza e l’insensibilità dei cristiani rispetto alle idolatrie del denaro, del potere, della proprietà privata; per aver preferito come Chiesa, schierarsi con i ricchi anzichè vivere e agire a partire dai poveri nel loro bisogno di liberazione; per le complicità e le responsabilità delle istituzioni e degli organismi del servizio pastorale": così Mons. Gregorio Rosa Chavez, vescovo ausiliare di S. Salvador, ha presieduto la celebrazione di Mons. Romero a Roma, ai SS. Apostoli, che ho organizzato il 30 marzo insieme a Pax Christi, Caritas, Cipax, Sal, le comunità latinoamericane,ecc. Dopo aver consegnato 60.000 firme per chiedere al Vaticano la beatificazione di Mons. Romero, la celebrazione è continuata con una marcia fino al Colosseo ricordando in particolare i martiri salvadoregni e brasiliani per la Giustizia e per la Terra, ed anche i martiri italiani uccisi dalle mafie. PS: Ho curato una rassegna-stampa di 60 pagine dal titolo "Martiri per l’Uomo e per il Vangelo" che ricorda Mons. Romero, Mons. Gerardi del Guatemala e tanti laici, preti,sindacalisti, leader, campesinos, donne e uomini uccisi per la loro fede nell’Amore, nella Giustizia, nella Carità. Per chiedere copie, E-mail : utopiamo@yahoo.it 22/4/2000 : BRASILE, 500 ANNI DI RESISTENZA Doveva essere la più importante manifestazione della campagna "Brasile: 500 anni di Resistenza indigena, nera e popolare", promossa da un pool di organismi non governativi e movimenti sociali in occasione del quinto centenario della colonizzazione del Paese. La marcia della Resistenza è partita dal villaggio indigeno di Coroa Vermelha verso Porto Seguro, stato di Bahia, il punto dove sbarcarono i primi portoghesi nel 1500 e oggi centro delle commemorazioni ufficiali presiedute dal Presidente Cardoso. Improvvisamente 300 poliziotti, a piedi e a cavallo e fortemente armati, hanno iniziato a sparare lacrimogeni, bombe di effetto morale e pallottole di gomma contro i 4 mila manifestanti. Il risultato: più di 70 persone ferite e 140 arrestate. Sembravano davvero due mondi completamente diversi, proprio come cinque secoli fa. Da un lato i discendenti dei primi abitanti e degli schiavi africani che formano oggi la legione dei poveri brasiliani: dall’altro i discendenti dei conquistadores portoghesi, dei ricchi bianchi. Portavoce dei popoli indigeni, il capoindigeno Nailton Pataxo sottolinea che "abbiamo visto oggi la ripetizione delle scene subite dai nostri antenati, quando approdarono i portoghesi nel 1500. Arrivarono, saccheggiarono e usarono ogni tipo di violenza contro i popoli indigeni. Così che i bianchi fecero scomparire da queste terre circa 6 milioni di indios". Tra gli arrestati dalla polizia si trovano 30 membri del Consiglio indigenista missionario (CIMI), legato alla chiesa cattolica e il suo presidente, il vescovo bresciano Franco Masserdotti assieme a dom Tomas Balduino, Presidente della Pastorale della terra (CPT). Come rispetto al dolore dei popoli indigeni e per questione di coscienza personale, Masserdotti e un gruppo di vescovi si sono rifiutati di partecipare alla Messa ufficiale, per ricordare l’inizio dell’evangelizzazione nel Paese. (Paulo Lima)MARINA SILVA (successora di Chico Mendez, vicina alle Cebs e alla pastorale della Terra, E-mail: marinasi@senado.gov.br), Senatrice del Partito dei Lavoratori (PT) presente alla marcia, il 25 aprile ha pronunciato nel Senato federale un dettagliato e appassionato resoconto della marcia indigena - "una delle cose più belle che abbia mai visto" - ricordando che "i primi gas lacrimogeni sono caduti molto vicini ai miei piedi... ho sentito esplosioni da tutti i lati: erano proiettili di gomma... ho visto allora cos’è il coraggio, cos’è la dignità" ed ha osservato che "la chiesa ha chiesto perdono 500 anni dopo, il governo no". Il documento finale della 38’ assemblea generale della Conferenza episcopale brasiliana, svoltosi a Porto Seguro nei giorni successivi, dice a proposito di questi 500 anni: "Sentiamo la necessità di chiedere perdono per quello che oggettivamente è andato contro il Vangelo" e chiarisce che "l’estrema povertà del popolo ha le radici nella lunga storia di esclusione della società brasiliana". Difende inoltre, in più passaggi, i neri e gli indios, accoglie "le giuste rivendicazioni dei loro movimenti, si impegna a lottare per esigere la demarcazione e la regolarizzazione delle terre indigene e dei quilombos - territori in cui si insediarono gli schiavi fuggitivi. (Nigrizia, giugno 2000) "Nella storica occasione della Marcia dei popoli Indigeni di tutto il Brasile e della Conferenza di Porto Seguro, vogliamo manifestare la nostra piena solidarietà con il clamore de "gli altri 500 anni". Facendo memoria delle ingiustizie note, come anche delle lotte indigene, negre e popolari del nostro passato, proclamiamo solennemente le tre maggiori rivendicazioni della causa indigena, nella prospettiva di un futuro di liberazione, di dignità riconosciuta e di pace: (...)3. Al compimento di questi 500 anni, noi, Popolo brasiliano, ci riconosciamo come un Paese plurietnico e pluriculturale, riconoscendo sopratutto l’identità, l’alterità e l’arricchente contributo culturale, sociale e politico dei Popoli indigeni e dei Popoli negri. In questa ora in cui ci viene imposto il pensiero unico e la dominazione neoliberista escludente, e di fronte a tutte le ambiguità, gli allettamenti e i controlli in occasione delle celebrazioni, la causa indigena, negra e popolare è la causa matrice del Brasile che vogliamo e per il quale hanno dato la vita tanti nostri compatrioti, donne e uomini che ci hanno preceduto nella resistenza durante questi 500 anni." Brasilia, 13 aprile 2000 - Documento scritto da Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile- Pastorali Sociali, Cimi , Cut, Movimento dei lavoratori Sem terra (Fonte: Adista 15 maggio 2000) PER INFORMAZIONI: Adista, dossier 500 anni, n.36, 15 maggio 2000, E-mail:adista@mclink.it Nigrizia, dossier Brasile, gli altri 500 anni, n.3, marzo 2000, internet: www.nigrizia.it
La SPERANZA di Luigi Ciotti - Gruppo Abele (To) "Anche la speranza va tradotta, declinata dentro la vita concreta, le scelte quotidiane, i comportamenti e i desideri di ciascuno. Se rimane parola ci dice poco. Se invece si riempie di contenuti, se diventa virtù, se si sposa con la carità e la fede, se si intreccia con l’impegno verso gli altri, diventa strumento potente per orientarci e sostenerci in un cammino di liberazione e verità. Solo così ci aiuta a guardare sempre avanti, a superare le difficoltà e le umiliazioni, perché diventa promessa e premessa di giustizia e cambiamento. Lo sperare, diceva Barth, si attua facendo il passo successivo. Non si può sperare stando fermi o rimanendo voltati all’indietro. Sperare è percorso di costruzione del non ancora che si alimenta di quello "spirito dell’Utopia", di cui ha scritto Ernest Bloch. Un non ancora che ci impone coerenze già nel presente: la speranza è anche responsabilità e scelta nell’oggi e per l’oggi. E’ orizzonte di senso che trasforma il futuro in avvento. E’ aurora che annuncia la vittoria sul buio, sul male, sull’ingiustizia. Un’aurora che ha bisogno dei suoi profeti, di chi la rende possibile: di chi combatte il male e il buio non solo annunciando, ma anche testimoniando e costruendo la giustizia. Oggi. Ognuno. Come ci ha insegnato don Tonino Bello, profeta e artigiano di pace: non bisogna essere notai dello status quo, ma profeti dell’aurora. La pianta che vedremo crescere è contenuta nel seme che gettiamo adesso. Non c’è bontà del fine ultimo che non debba essere visibile, anticipato, contenuto nella bontà dei mezzi e dei passi che si compiono per raggiungerlo. Non c’è giustizia futura se non ne gettiamo ora e ogni giorno il seme, se non irrighiamo la terra, se non facciamo la nostra parte per noi stessi e per gli altri. A ogni ingiustizia patita corrisponde un’ingiustizia prodotta. A ogni disperazione corrisponde una speranza negata. La speranza, allora, diventa anche la pace dei perseguitati, la denuncia dei poveri, il richiamo a testimoniare in terra, attraverso la carità e la giustizia, il Regno che ci è stato promesso. Perché la speranza è anche dono di Dio per riconoscere la sua presenza in mezzo a noi "in attesa della sua venuta". "Credo nel sole, anche quando non splende; credo nell’amore, anche quando non lo sento; credo in Dio anche quando tace": scritta dalla mano e dal cuore di un ebreo o di una ebrea perseguitati dal nazismo. Scritta nel buio di una cantina, in un rifugio dove la speranza aiutava a fare il passo successivo, a costruire l’aurora, pur se Dio sembrava tacesse. Anche il silenzio di Dio può essere dono per gli uomini, impegno a liberarsi e a liberare, invito forte e severo a ritrovare la pace, a riscoprire la giustizia, a trasformare la storia. O a trascinarla in giudizio, come ci ha insegnato padre David Maria Turoldo, per il quale la speranza era ultimo e necessario scandalo, di cui essere profeti e artefici di fronte all’ingiustizia e al cinismo dei potenti che scrivono la storia sul corpo vivo, sulle ferite, sulla dignità offesa e calpestata, di chi è ultimo e reso povero. Utopia concreta di giustizia e di riscatto, dunque. Da coltivare e costruire insieme, con le nostre mani e le nostre preghiere, perché Dio c’è e ci ascolta anche quando tace. Perché Dio viene se sappiamo e vogliamo chiamarlo. Perché la speranza salva ciascuno se appartiene a tutti. Perché Dio c’è, ed è già venuto a soccorrerci ogni volta che abbiamo soccorso, a rialzarci ogni volta che abbiamo rialzato chi è caduto, a fare giustizia ogni volta che abbiamo reso giustizia. Sperare significa allora, finalmente accorgerci che Dio è già venuto e non ce ne siamo accorti". (Rete Redie Resch, marzo ’99)
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COSTRUTTORI di SPERANZA n. 1 – Roma, 2 settembre 2000 News-letter di pace, giustizia, solidarietà, legalità, Terzo settore, cittadinanza attiva, mondialità, scambio Nord-Sud, curata da Morsolin Cristiano : per commenti, consigli, informazioni, E-mail: utopiamo@yahoo.it DIFFONDI A CATENA ! DIFFONDI A CATENA! In accordo con le norme in vigore sulla Privacy (art.675,1996) qualora si desiderasse essere cancellati da questa mailing-list, si prega di inviare una risposta a questa e-mail scrivendo in "oggetto": "cancellate dalla mailing-list". ____________________________________________________________________________
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