Decreto anti-ahmadi, l'Indonesia è a un passo dallo Stato islamico



Decreto anti-ahmadi, l’Indonesia è a un passo dallo Stato islamico
di Benteng Reges
Il Paese si spacca sulla questione della libertà religiosa. Attivisti, studiosi e minoranze chiedono un intervento deciso del presidente: così il governo è ostaggio degli estremisti, il cui fine ultimo è l’introduzione della sharia.

Jakarta (AsiaNews) – La decisione del governo di vietare le attività della minoranza religiosa ahmadi rappresenta una preoccupante minaccia al tradizionale pluralismo e tolleranza della società indonesiana e apre la strada alla creazione dello Stato islamico. L’avvertimento arriva dalle Ong e dai gruppi per i diritti umani. Il coro è unanime: cancellare il decreto ministeriale congiunto, perché viola la Costituzione (in cui è garantita la libertà religiosa); contraddice la Pancasila (i cinque principi guida del Paese) e legalizza i crimini degli estremisti contro le minoranze. Il provvedimento è stato varato sotto la pressione dei gruppi radicali islamici che nelle ultime due settimane sono scesi in piazza più volte per il bando totale della setta.
In prima fila in questa campagna è il Fronte dei difensori dell’islam (Fpi), responsabile di numerose aggressioni verso gli ahmadi e di scontri con le sigle musulmane moderate, schierate a favore della libertà religiosa.
 
Sulla questione ahmadi l’Indonesia appare oggi spaccata a metà e gli esperti temono l’esplodere di tensioni sociali capaci di portare il Paese al collasso, ad appena un anno dalle elezioni generali. Lo schieramento degli oppositori del decreto anti-ahmadi conta non solo attivisti, ma anche esponenti politici e studiosi musulmani. Il prof. Harkristuti Harkrisnowo, esperto legale del Ministero per la legge e i diritti umani, si dice preoccupato che il provvedimento governativo sia il risultato “forzato” delle pressioni estremiste sulle autorità: il decreto è arrivato subito dopo l’incontro tra i gruppi radicali e il portavoce del presidente indonesiano. A rischio è la laicità dello Stato e la sua estraneità ad ambiti, come la fede, che devono rimanere nella sfera privata del cittadino. Quello che si chiede la gente comune per strada è: “Perché l’Indonesia, pur non essendo uno Stato islamico come Iran o Pakistan, cede così facilmente all’ultimatum di una minoranza fondamentalista? Perché l’Indonesia, che ha un presidente eletto nel 2004 con il 62% dei voti, rimane paralizzata dalle intimidazioni di frange estremiste?”. Se il governo continuerà a mostrarsi così debole finirà per rimanere ostaggio del fondamentalismo.
E questa prospettiva è inquietante. Il reale scopo di questi gruppi, infatti, non è la messa al bando degli ahmadi, ma l’istituzione dello Stato islamico con l’introduzione della sharia. I padri della Costituzione del 1945 avevano già rifiutato questa forma di governo optando per la garanzia della libertà religiosa.
 
Gli occhi ora sono puntati sul presidente Susilo Bambang Yudhoyono. L’opinione pubblica esige dal capo di Stato un gesto deciso e chiaro sulla questione, che rassicuri sul fatto che è lui,  e non un manipolo di fanatici, a tenere in mano il Paese.
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