Hirsi Ali s'appella ai dissidenti dell'islam e rivendica il diritto di offendere



Hirsi Ali s'appella ai dissidenti dell'islam e rivendica il diritto di offendere
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Pubblichiamo il discorso che la deputata
olandese, Ayaan Hirsi Ali, l'amicacollega
del regista assassinato Theo van
Gogh, ha tenuto il 9 febbraio a Berlino.

Sono qui per difendere il diritto di offendere.
Sono convinta che quella vulnerabile
impresa chiamata democrazia non possa
essere realizzata senza la libertà d'espressione,
in particolare sui media. I giornalisti
occidentali non possono rinunciare a
questa libertà, che in altre aree del pianeta
è negata. Il Jyllands Posten ha fatto una scelta
giusta pubblicando le vignette su Maometto
ed è stato altrettanto giusto ripubblicarle
su altri giornali di tutta Europa.
Ripercorriamo la storia di questa vicenda.
L'autore di un libro per bambini sul profeta
Maometto non riusciva a trovare un illustratore,
perché tutti si autocensuravano per
paura di subire la violenta vendetta dei musulmani,
secondo i quali nessuno ha il permesso
di raffigurare il profeta. I giornalisti
del Jyllands Posten decisero di indagare più
a fondo, ritenendo giustamente che una simile
autocensura aveva conseguenze di
grande portata per la democrazia. Come
giornalisti, avevano il dovere di pubblicare
le vignette su Maometto. (.) Sono convinta
che il primo ministro danese Anders Fogh
Rasmussen abbia agito giustamente quando
ha rifiutato di incontrare i rappresentanti
dei regimi tirannici che gli chiedevano di limitare
la libertà di stampa. (.) E' un esempio
per gli altri leader europei. Vorrei che il
mio primo ministro avesse lo stesso fegato di
Rasmussen. Vergogna a tutte le aziende europee
con filiali in medio oriente che hanno
detto "non siamo danesi" e "non vendiamo
prodotti danesi". Questa è pura codardia. Il
cioccolato della Nestlé non avrà più lo stesso
gusto, vero? Gli stati membri dell'Unione
europea dovrebbero risarcire il danno che
le aziende danesi hanno subito per colpa
del boicottaggio. La libertà di parola non si
ottiene gratis. Vale la pena spendere qualche
milione di euro per difenderla (.).
La condanna di Rushdie
Quale vantaggio ha portato la pubblicazione
delle vignette? Ecco: ha dimostrato che
esiste una diffusa paura tra autori, registi, vignettisti
e giornalisti che vorrebbero descrivere,
analizzare o criticare gli aspetti intolleranti
dell'islam che si sono diffusi a macchia
d'olio in tutta l'Europa. Ha rivelato la
presenza in Europa di una significativa minoranza
che non comprende e che non è disposta
ad accettare i principi e i meccanismi
della democrazia liberale. Queste persone,
molte delle quali hanno la cittadinanza europea,
hanno fatto numerosi proclami in favore
della censura, del boicottaggio, della
violenza e di leggi per proibire l'"islamofobia".
Le vignette hanno dimostrato che vi sono
paesi pronti a violare le regole della diplomazia
per ragioni di opportunità politica.
Governi dispotici e malvagi come quello dell'Arabia
Saudita inscenano falsi movimenti
"popolari" per boicottare il latte e lo yogurt
danesi, mentre cercano di reprimere senza
pietà qualsiasi movimento popolare che richieda
il diritto di voto. Oggi sono qui per difendere
il diritto di offendere, nel rispetto
dei limiti imposti dalla legge. Perché Berlino?
Perché proprio io?
Berlino è una città con una storia caratterizzata
da numerose sfide ideologiche sferrate
contro la società aperta. Questa è la
città dove un muro ha tenuto un intero popolo
chiuso dentro i confini dello stato comunista
(.). Qui i dissidenti fuggiti dall'est hanno
potuto scrivere romanzi, girare film, disegnare
vignette e usare la propria creatività
per convincere una parte del mondo occidentale
che il comunismo era tutt'altra cosa
che il paradiso sulla terra. (.) Quella battaglia
è stata vinta. Oggi la società aperta è minacciata
dall'islamismo fondato da Maometto,
un uomo vissuto nel settimo secolo della
nostra era e considerato un profeta. Molti
musulmani sono persone del tutto pacifiche
e niente affatto fanatiche. Per quel che mi riguarda,
hanno tutto il diritto di essere fedeli
alle proprie convinzioni. Ma all'interno
dell'islam c'è un movimento estremista che
rifiuta le libertà democratiche e vuole distruggerle.
Gli islamisti cercano di convincere
gli altri musulmani che il loro stile di vita
è il più giusto. Ma quando cercano di
esporre i difetti negli insegnamenti di Maometto
gli oppositori dell'islamismo sono accusati
di essere offensivi, blasfemi, irresponsabili
o addirittura islamofobi e razzisti. (.)
Si tratta di un conflitto di idee che trascende
i confini e le razze.
Perché io? Sono una dissidente, come i
berlinesi che abitavano nella parte orientale
della città e che fuggirono in occidente.
Anch'io sono fuggita in occidente. Sono nata
in Somalia e sono cresciuta in Arabia Saudita
e in Kenya. Per molto tempo sono rimasta
fedele ai principi guida stabiliti dal profeta.
Come le migliaia di persone che hanno dimostrato
contro le vignette danesi, ritenevo
che Maometto fosse perfetto, la sola fonte e,
anzi, il solo criterio di giudizio fra il bene e
il male. Nel 1989, quando condannò a morte
Salman Rushdie per avere offeso il profeta,
ritenni che Khomeini avesse fatto bene. Ora
non più. Penso che il profeta abbia sbagliato
nel porre se stesso e le proprie idee al di
sopra di ogni critica. Penso che il profeta abbia
sbagliato nel subordinare le donne agli
uomini. Penso che il profeta abbia sbagliato
nel decretare che gli omosessuali devono essere
uccisi. Il profeta ha sbagliato a dire che
gli apostati devono essere uccisi, che le
adultere devono essere lapidate e che le mani
dei ladri devono essere tagliate. Ha sbagliato
a dire che coloro che muoiono per la
causa di Allah saranno ricompensati con il
paradiso. Ha sbagliato a dire che una società
giusta poteva essere costruita soltanto
a partire dalle sue idee. Il profeta ha detto e
fatto cose molto buone. Ha incoraggiato gli
altri alla carità. Ma bisogna riconoscere che
era anche irrispettoso e insensibile nei confronti
di coloro che non erano d'accordo con
lui. Penso che sia giusto girare film e pubblicare
vignette critiche su Maometto (.).
Non bisogna sottomettersi
Non intendo offendere il sentimento religioso,
ma neppure sottomettermi alla tirannia.
Esigere che le persone che non accettano
gli insegnamenti di Maometto si astengano
dal raffigurarlo non è una richiesta di rispetto,
ma un ordine di sottomissione. Non
sono l'unica dissidente dell'islam. Qui in occidente
ci sono molte persone come me. (.)
Altre sono a Teheran, Doha, Riad, Amman,
Il Cairo, Khartum, Mogadiscio, Lahore e Kabul.
(.) Ci rifiutiamo di lasciarci trascinare
in una frenesia di violenza collettiva. Come
numero siamo ancora troppo pochi e troppo
dispersi per costitutire alcunché di collettivo.
(.) Gli avversari useranno la forza per
chiuderci la bocca. Ricorreranno a ogni tipo
di manipolazioni e diranno di essere stati
mortalmente offesi. Diranno che noi siamo
deboli di mente e che non bisogna prenderci
sul serio. Anche i difensori del comunismo
hanno usato questi metodi. Berlino è la
città dell'ottimismo: qui il comunismo è fallito
e il muro è stato abbattuto. (.) Sono ottimista
e confido che un giorno sarà abbattuto
anche quel muro virtuale che separa i
sostenitori della libertà da coloro che soccombono
alla seduzione e alla apparente sicurezza
delle idee totalitaristiche.
(traduzione di Aldo Piccato)

	

	
		
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