Senza misericordia - Kaos



"penso di avere trovato l'anello mancante tra gli animali e l'Homo
sapiens: N O I " Konrad Lorenz (Vienna 1903-1989)

Teologia senza misericordia?
di Francesco Pullia


Mentre non si è ancora spenta l'eco del viaggio di Benedetto XVI nella
natia Germania, può risultare interessante, in prossimità del venti
settembre, leggere una polemica biografia che inquadra l'ascesa al soglio
pontificio all'interno di un preciso ordito istituzionale, teologico,
politico.

S'intitola "Senza misericordia" ed è stata pubblicata da Kaos, casa
editrice milanese attenta ad interpretare in chiave critica protagonisti e
fatti della Chiesa cattolica. Gli autori, alcuni dei quali probabilmente
residenti tra le mura vaticane o, comunque, in rapporti di grande
dimestichezza con cordate ed intrighi d'Oltretevere, hanno preferito
l'anonimato trincerandosi dietro lo pseudonimo "Discepoli di verità".

Diciamo subito che la prima parte, intitolata "Dalla Baviera al Vaticano",
ci è sembrata francamente stonare un po' con il resto del libro. Non
risulta, infatti, ben documentata la presunta vicinanza di Joseph
Ratzinger, giovane seminarista, al nazismo. Ci si appoggia ad allusioni che
poco o nulla provano.

E, inoltre, ammesso e non concesso che ci sia pure stata, così come per la
stragrande maggioranza dei tedeschi del tempo, una certa accettazione della
subordinazione al regime hitleriano, che dire allora di quegli entusiastici
vincitori di Littoriali fascisti o di quei repubblichini divenuti,
successivamente alla caduta del fascismo, esponenti di primo piano del
Partito Comunista o icone della letteratura e del teatro cosiddetto
"impegnato"?

Il libro si mostra, invece, utile, se non altro a livello di
controinformazione, quando riesce a tratteggiare molto bene la doppiezza di
fondo della personalità di colui che è stato designato al ruolo di vicario
di Cristo: da un lato timido, riservato, apparentemente timoroso e restio
ad assumere incarichi importanti, dall'altro scaltro e abile manovratore,
ambizioso, dedito al conseguimento di obiettivi personali tramite il
sostegno, più o meno velato, della potentissima Opus Dei e di
un'organizzazione, altrettanto economicamente e politicamente influente e
condizionante, come Comunione e Liberazione.

Nominato nel 1962, trentacinquenne, teologo del Concilio Vaticano II e
divenuto animatore di "Concilium", rivista innovativa in ambito cattolico,
appena dieci anni dopo Joseph Ratzinger, come un camaleonte, cambia pelle
figurando tra i fondatori di "Communio", rivista decisamente anticonciliare
e antiprogressista, e assumendo posizioni dichiaratamente conservatrici.

La sua influenza e il suo potere crescono rapidamente. Lo vediamo così
giungere al vertice della Congregazione per la dottrina della fede, cioè
dell'ex Sant'Uffizio, da cui con inflessibilità e, appunto, "senza
misericordia" colpisce teologi a lui invisi condannandoli all'estromissione
dall'esercizio pastorale e, diversi, ad umilianti ritrattazioni tipiche dei
metodi inquisitori.

Ad uno ad uno, la sua mannaia cade implacabile su Hans Küng, accusato di
deviazionismo dalla "verità integrale della Chiesa", Gustavo Gutierrez e
Leonardo Boff, espressioni della "Teologia della liberazione", Edward
Schillebeeckx, contrario al celibato ecclesiastico e favorevole
all'ordinazione sacerdotale femminile, Charles E. Curran, comprensivo nei
confronti delle relazioni stabili tra omosessuali, della contraccezione e
del divorzio, mons. Pedro Casaldàliga, sostenitore della causa degli indios
contro i latifondisti-schiavisti, mons. Raymond Hunthausen, antimilitarista
americano, mons. Jacques Gaillot, vescovo francese non contrario all'uso
dei profilattici nella prevenzione dell'aids, Ivone Gebara, brasiliana,
ispiratrice della teologia femminista dell'America Latina, don Leonardo
Zega, direttore di "Famiglia cristiana", giudicato troppo aperto su
argomenti come l'autoerotismo giovanile, l'omosessualità, il divorzio,
padre Tissa Balasuriya, cingalese, che in un libro aveva contestato
l'iconografia della Vergine e definito il peccato originale "una produzione
del pensiero occidentale", Anthony De Mello, gesuita indiano, reo di avere
cercato nei suoi libri un punto d'incontro tra cristianesimo e spiritualità
orientale, Jacques Dupuis, gesuita, messo sotto inchiesta per il libro
"Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso", André Guindon,
teologo canadese che si era espresso favorevolmente sulla contraccezione e
sui rapporti prematrimoniali, padre Robert Nugent e suor Jeannine Gramick,
"colpevoli" di prestare assistenza spirituale a gay e lesbiche, Eugen
Drewermann, teologo tedesco, per il suo approccio psicanalitico e
antidogmatico alla religione, Karl Lehmann, Walter Kasper e Oskar Saier,
vescovi tedeschi, per avere firmato una pastorale nella quale si
ammettevano all'eucarestia anche divorziati e risposati, mons. Emmanuel
Milingo, il cui drammatico caso è rimbalzato sui giornali di mezzo mondo.

E la lunga lista inquisitoria non è finita. Prosegue con l'inglese suor
Lavinia Byrne, sostenitrice del sacerdozio femminile, il liturgista
austriaco Reinhard Meßner, il francescano, svizzero, Josef Imbach, il
teologo moralista spagnolo Marciano Vidal, il teologo laico spagnolo Juan
José Tamayo, don Franco Barbero, don Luigi Ciotti.

Altro atteggiamento viene, invece, riservato al tradizionalista scismatico
Marcel Lefebvre, nei cui confronti si notano palese benevolenza e
diplomazia, o al sacerdote messicano Marcial Maciel Degollado, fondatore
dei Legionari di Cristo e amico personale di Giovanni Paolo II e del
segretario di stato cardinale Angelo Sodano, accusato di abusi sessuali da
ben otto ex legionari. Il suo caso viene insabbiato.

Come se non bastasse, in più di un trentennio Ratzinger redige notifiche,
osservazioni, istruzioni, che vanno dalla condizione femminile alla ricerca
scientifica e addirittura alla musica rock (genere che, secondo lui,
dovrebbe essere "purificato" in quanto foriero di "messaggi satanici"), in
cui si riscontra furore censorio e antimodernista. Basti, tra tutti,
l'atteggiamento, tutt'altro che dialogico e aperto, nei confronti del
buddhismo definito sarcasticamente "autoerotismo spirituale" o delle
pratiche yogiche e meditative condotte all'interno di alcune comunità
cattoliche.

Se così stanno le cose, senza cadere in posizioni refrattarie e altrettanto
intolleranti di quelle manifestate da colui che per lungo tempo ha retto le
redini dell'ex Sant'Uffizio assommando contemporaneamente numerosi
incarichi di prestigio fino all'effettiva "reggenza" durante la malattia di
Giovanni Paolo II, occorre essere molto vigili su quanto il papato di
Benedetto XVI può riservare senza farsi abbindolare dai suonatori di flauto
e grancassa che, in maniera frettolosamente apologetica, imperversano sui
mezzi di comunicazione.

E' ancora presto, troppo presto, per esprimere un giudizio sereno
sull'operato del nuovo pontefice. Certo, il suo passato non può essere
considerato incoraggiante né inteso come preludio a svolte sensazionali. E,
tuttavia, come sempre nella vita, la prudenza è d'obbligo, soprattutto
quando ci si trova innanzi a figure estremamente complesse e
contraddittorie. 


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Ci scusiamo se qualcuno di voi è finito per sbaglio nella  rubrica
dell'Associazione Partenia.Se Ci scusiamo se qualcuno di voi è finito per
sbaglio nella  rubrica dell'Associazione Partenia.Se non avete gradito il
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