Re: IL PONTE IRACHENO TRA PASSATO E FUTURO



Il cervello nello zainetto.
Ma è proprio questo che volevamo? Sono sicuri i signori che governano le nostre vite che è questo il tipo di vita che non vogliamo cambiare? Mentre si materializzano i nostri peggiori incubi, (sembra di essere in un film punk scritto da un mediocre sceneggiatore), sembrano tutti convinti di tenerci buoni con i discorsi sulla sicurezza, sul rischio che corriamo dentro le nostre case, sulla necessità di evitare la morte dei “nostri”, per cui sparare alla testa ad un presunto terrorista per strada è una scelta ritenuta legittima e rivendicata. E se il presunto terrorista è tuo figlio che aveva mal di gola e si è messo una felpa in pieno agosto ti diranno che è uno spiacevole incidente, però lui, così abbronzato, così simile ad un arabo, così sospettabile... E allora ci ritroviamo ad osservare i nostri figli, le nostre figlie, e noi stessi con uno sguardo indagatore: si distingue troppo? sembra forse poco raccomandabile? quella borsa è troppo grossa?, lo zainetto ormai deve riposare nell'armadio, in attesa di tempi migliori: che cosa succederà alla ripresa delle scuole? Dovrà cambiare la didattica per evitare che gli zaini vengano perquisiti, o che un ragazzetto di 12 anni un po' spavaldo,troppo cresciuto con la fretta dell'adolescenza, con abiti larghi e sdruciti, venga ucciso per sospetto terrorismo mentre sale sull'autobus diretto a scuola. La nostra vita, il nostro modo di vita è cambiato, e se l'esecutore finale è il terrorista che si fa esplodere distruggendo se stesso e gli altri, se cerchiamo complici e conniventi forse non dobbiamo guardare a qualche moschea, ma ai palazzi del potere, ai nostri governanti di questo pianeta impazzito. Dopo aver dichiarato mai più, aver firmato convenzioni internazionali, indicando chiaramente i diritti civili, i diritti delle popolazioni occupate, i doveri precisi degli occupanti... Dopo l' ONU e le dichiarazioni dei diritti dell'uomo e del bambino, dopo le conferenze sulla condizione femminile, le storielle sulla riduzione della fame e della povertà nel mondo, abbiamo dichiarato con fragore di bombe che c'è qualcuno che è più uguale degli altri, che le vite e le ricchezze delle persone del mondo europeo e nordamericnao sono mille volte più importanti di quelle di un cittadino di Bagdad o di Bassora, per non parlare di Falluja,. Abbiamo proclamato che per trovare Bin Laden ed i suoi compagni, possiamo distruggere un paese, mascherandoci dietro i diritti civili colà negati, e che continuano ad essere negati nell'impotenza ed indifferenza generale. E se poi Bin Laden scompare, ed il mullah Omar se ne va, in motocicletta attraverso le maglie degli eserciti riuniti di tutti i volonterosi, continuiamo a proclamare che tutto è stato per il meglio, che sostenere il governatore nostro amico (amico per quanto?) è l'unico modo di pacificare il paese, ed i nuclei di resistenza possono essere aggrediti con bombe e gas, e se poi era una festa di matrimonio, insisteremo a dire che era una festa sospetta, che tra gli invitati vi erano resistenti e terroristi.. Queste affermazioni, questa morale del diritto del più forte, semplicemente - io ho ragione con la forza degli eserciti,e posso uccidere, bombardare, distruggere violare, offendere, calpestare ogni convenzione, per il mio tenore di vita, per i miei interessi,- inevitabilmente produce una morale analoga e ribaltata. Inutile appellarsi al nostro diritto per negarlo, Ogni cittadino americano, inglese, spagnolo che non ha ricavato nulla dalle guerre in atto, che ha visto i soldi per il suo benessere ridotti per essere investiti in armi e in ricchezza per i ricostruttori, che ha subito la paura ed i lutti degli attentati, ogni cittadino e cittadina, dicevo, ha ben chiara l'equazione :- noi siamo andati là a distruggere, bombardare, aggredire, e loro vengono qua, ed entrano nella vita civile, non colpiscono i governanti ed il palazzo, perché sono due facce della stessa medaglia, della stessa violenza, dello stesso terrorismo, a cui non importa nulla delle persone, la vita di nessuno ha valore: si può mandare un ragazzo di 15 anni a farsi saltare in aria, seminando morte e terrore, e si può lasciar morire un ostaggio, o mille, non sentirne le grida. Si può mandare giovani impreparati in un paese sconosciuto mettendo loro in mano un'arma, con l'idea, spara o muori, e se ne esci sarai cittadino americano... Si può demolire delle case, senza preoccuparsi che siano tutti usciti, si può rompere tregue per fomentare la reazione, si può trattenere dei popoli sotto il tacco delle scarpe dei soldati, e poi deprecarne la reazione-. Questo è il mondo che ci prospettano, la paura che ci inculcano, per cui prendere un aereo diventa una azione ad alto rischio, una vacanza un terno al lotto. Piangono sulle vittime, esecrano gli attentati, ed ogni volta alzano il livello della tensione, negano di volere uno scontro di civiltà, ma soffiano sul fuoco dello scontro, della diffidenza, lasciandoci a guardare con sospetto il nostro vicino di casa immigrato, o la badante della nostra vicina, mentre intere carrette di disperati affogano nel mare comune, e noi possiamo dimenticare la nostra storia, le nostre responsabilità, ed il Mediterraneo non è più un mare che collega ed unisce, ma una fossa comune che separa chi può da chi non può. Intanto chi è sopravvissuto fa da noi i lavori più sfruttati in regime di semischiavismo. E' tutto questo che produce terrore, attentati, bombe. E se qualche gruppo di facinorosi e fascisti, qui da noi comincia ad accoltellare gli altri, o incendia luoghi di incontro, e se un defender, orribile parola che rende l'idea di quel che si pensa, passa sopra un ragazzo già moribondo, se la violenza aumenta nelle case e per le strade, non vedete come è tutto collegato? E' questa la vita che vogliamo la società che vogliamo? Non sarebbe ora di smettere di depositare il cervello nelle notizie del telegiornale e riprenderselo per collegare i fatti, analizzare la situazione e pretendere un cambiamento immediato e drastico? Non è neppure un discorso di appartenenza politica, di destra o sinistra, ma di pura sopravvivenza: stiamo precipitando verso il disastro che ci trascina, noi gente comune, in un baratro fatto di prezzi eccessivi, mancanza di lavoro, guerriglie per le strade, perquisizioni, diffidenza, aggressioni. E' urgente cambiare rotta, rifiutare leggi speciali liberticide, rifiutare le gabbie, i muri, la sfiducia preventiva, le uccisioni preventive per ricreare un clima di scambio e di incontro. Solamente un clima sereno, accogliente, la ricerca di soluzioni negoziate ai conflitti, il silenzio delle armi, l'ascolto di ogni richiesta, il negoziato, il lavoro di riconciliazione, il sostegno alla libertà delle persone, questo soltanto può circoscrivere ed isolare i terroristi, svuotandone le azioni di ogni giustificazione, e sottraendo i possibili adepti alla disperazione che fa cercare la morte, per una prospettiva di futuro sereno, di progressivo miglioramento, di ricostruzione, di vita.
Nicoletta Crocella
Questo articolo uscirà nel prossimo speriodico Un orizzonte di pace dell' associaizone Stelle Cadenti.


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