Meno repressione più integrazione



                  MENO REPRESSIONE PIÙ INTEGRAZIONE
 
 La risposta del Partito Umanista alle dichiarazioni del ministro  
                    Pisanu sul tema immigrazione.
 


Il 153º anniversario della Festa della Polizia era proprio  
l’occasione giusta, per il ministro degli interni Pisanu, per  
lanciare l’ennesimo allarme sul pericolo immigrazione. 
 

Il metodo non è neanche originale: snocciolando alcune cifre sulla  
crescita del numero degli immigrati detenuti nelle carceri italiane,  
rilancia la costruzione di altri centri di permanenza temporanea e  
nega qualsiasi possibilità che vi siano altre sanatorie per chi arriva in  
Italia non rispettando le norme della legge Bossi-Fini.
 

L’intento strumentale e allarmista di queste dichiarazioni è  
abbastanza palese. L’evidenza di questo intento traspare dall’uso  
alquanto scorretto delle cifre usate. Infatti il ministro, con evidente  
pathos, dichiara che “in alcune regioni gli extracomunitari irregolari  
sono considerati responsabili di oltre il 50% dei reati commessi”. 
 
Prendendo per buona la percentuale, dobbiamo rilevare che: 
 
non specifica quante sono le regioni in cui si riscontrerebbe  questa 
percentuale, quindi potrebbero anche essere solo due  o tre; 

 
confonde strumentalmente l’essere “considerati”  responsabili con 
l’essere “giudicati” colpevoli, e sappiamo  che sono numerosi i 
cittadini stranieri che entrano ed escono  dal carcere per essere stati 
incolpati di reati che non avevano  commesso;

 
parla solo genericamente di reati commessi, senza fare alcuna  
distinzione tra reati come il rubare una mela o il vendere cd  abusivi, 
in cui più facilmente può incappare un  extracomunitario, e reati 
molto più gravi, in cui la  percentuale degli stranieri coinvolti cala 
drasticamente.

 

Poi, con molto meno pathos, ammette che in media, secondo i dati  
del ministero, gli stranieri irregolari sono accusati di essere gli autori  
del 28% dei reati. Continua però a fare intenzionalmente confusione  
tra l’essere accusati o denunciati e l’essere effettivamente giudicati  
colpevoli dopo un regolare processo. La confusione arriva poi a  
livelli quasi demenziali quando conclude dicendo che gli  
extracomunitari rappresentano il 30,84% della popolazione  
carceraria totale, tentando di mettere sullo stesso piano, sempre  
intenzionalmente, chi è in arresto con chi è realmente colpevole, e  
chi è responsabile di reati minimi con chi ha commesso reati come  
omicidio, rapina a mano armata, corruzione e altri reati di ben altra  
gravità.
 

L’allarme che intende suscitare il ministro ha lo scopo di dare una  
base - ben poco razionale a dir la verità - al vero intento delle sue  
dichiarazioni: rilanciare la costruzione di altri centri di  
permanenza temporanea, contro cui anche numerose autonomie  
locali si stanno opponendo, e i provvedimenti di immediato  
rientro degli extracomunitari cosiddetti “clandestini” nei paesi  
di origine, provvedimenti contro cui si è dichiarata anche la Corte  
europea dei diritti dell’uomo, la quale ha bocciato l’accordo che il  
governo italiano ha fatto con il governo libico per l’immediata  
espulsione degli immigrati clandestini. 
 

Non meno ridicola è la reazione dell’opposizione. Ora dichiara che  
questi centri di permanenza temporanea sono delle vere prigioni che  
non rispettano la costituzione e i diritti umani più elementari, dato  
che chi vi è rinchiuso non ha commesso reati e tanto meno ha subito  
processi.
 

A questo punto la domanda nasce spontanea: ma dov’erano tutte  
queste “belle anime” di sinistra quando il Partito Umanista,  
insieme a pochi altri, denunciava sin dall’inizio che questi  
centri erano dei veri e propri lager? Non era la maggioranza di  
centro-sinistra quella ha approvato in Parlamento la legge del 6  
marzo 1998, n. 40, detta anche “Turco-Napolitano”, che  
sanciva per la prima volta l’apertura di questi lager e da cui  
deriva la legge razzista Bossi-Fini?    
 
 
 
Il problema principale è che la criminalità è stata sempre affrontata  
solo e soltanto con misure di repressione. Il ministro Pisanu, come  
tutti gli altri, non fa il minimo accenno alle motivazioni che ci sono  
dietro le cifre che menziona, cifre usate solo per aumentare  
ulteriormente l’allarme e quindi solo per giustificare ulteriori misure  
repressive. 
 

E se invece vedessimo le cose da un altro punto di vista? Invece di  
contare soltanto quanti stranieri sono coinvolti nei reati, si potrebbe  
considerare il fatto che le poche e coraggiose politiche di  
integrazione multietnica e multiculturale sono responsabili della  
costruzione di un ambito sociale che aiuta molti migranti a non  
cadere nella trappola di cercare di risolvere il proprio disagio  
attraverso la strada della criminalità. Se facessimo questo tipo di  
considerazione potremmo anche concludere che la via di risoluzione  
non s’imbocca con la repressione, ma con una vera e forte politica di  
accoglienza e di integrazione. 
 

Questa possibilità non è stata presa neanche in considerazione, né in  
Italia né in Europa. La classe politica o sa che la repressione non  
serve ma è troppo preoccupata di perdere consensi, oppure è ancora  
affetta da xenofobia. 
 

Il Partito Umanista ribadisce la propria ferma opposizione a  
questa politica repressiva e discriminatoria; chiede che  
vengano immediatamente chiusi i centri di permanenza  
temporanea, chiede che venga approvata una sanatoria  
generalizzata e propone l’abolizione della legge Bossi-Fini, in  
quanto legge discriminatoria e in contrasto con i principi  
fondamentali della Carta dei diritti dell’uomo e della  
Costituzione italiana. 
 

Roma, 15 maggio 2005