Appello internazionale per la
leader dell'opposizione birmana
Dal 20 maggio
2003 non si hanno più notizie di Aung San Suu Kyi. La leader che
guida l'opposizione al regime militare birmano è sottoposta agli arresti
domiciliari in condizione di assoluto isolamento. Aung San Suii Kyi che a
giugno compirà 60 anni, non può comunicare con l'esterno. Quella che segue
è la lettera che il gruppo ”Shared Concern initiative", guidato dall'ex
presidente cecoslovacco Vaclav Havel e dal Dalai Lama, aveva inviato alla
San Suu Kyi. La missiva è stata censurata dalla polizia. Così è diventata
una 'lettera aperta” per chiedere il rilascio della leader birmana. Tra i
firmatari anche il principe di Giordania El Hassan bin Talal,
l'arcivescovo Desmond Tutu, l'ex presidente irlandese Mary Robinson, il
finanziere George Soros.
Cara Aung San Suu Kyi, grazie alle
moderne tecnologie, all'inizio del terzo millennio la nostra società
globale è in grado di mettere chiunque in comunicazione facilmente,
ovunque, in tutto il mondo. Stiamo tutti diventando parte di un più ampio
dialogo spirituale, che sta facendo progredire maggiormente la nostra
civiltà.
Ogni individuo ha il diritto di diventare parte
significativa e autentica di questo dialogo. Ogni individuo ha qualcosa da
dire a suo mo do. A Lei, tuttavia, questo diritto è negato da parecchi
anni. Sono in molti a credere che Lei sia stata privata di questo diritto
fondamentale perche la sua voce - cortese, affabile, stimolante -
riecheggia l'innegabile e risoluta forza della verità, una verita che
costituisce una minaccia per coloro che le proibiscono il diritto di
parola. A livello internazionale la sua voce è diventata fonte
d'ispirazione per la società civile, una luce nelle tenebre lungo il
cammino verso la libertà dello spirito.
Da ogni parte del mondo la
gente le scrive lettere e la tiene nella più alta considerazione, perchè
Lei è simbolo di pace, coraggio e di dignità. La gente le scrive pur
sapendo che le loro lettere e le loro parole di speranza potrebbero non
raggiungerla mai. La Storia, tuttavia, ci ha insegnato che nessun muro,
nessuna arma potrà mai mettere a tacere la voce finanche più isolata di
coraggio e di verità. Anzi, qualsiasi tentativo di zittire una simile voce
di fatto la rende più forte e più udibile. La preghiamo di ricordare che
portiamo la sua voce nei nostri cuori, affinchè tutti possano sentirla.
Combattere i tentativi di mettere a tacere la verità, come in
questo caso, è una delle ragioni per le quali noi, insieme a molti altri,
ci siamo uniti per compiere uno sforzo collettivo che prende il nome di
"Shared Concern Initiative". Si tratta di un gruppo
informale di leader politici, religiosi e in tellettuali di ogni parte del
mondo che, nel nome della buona governance, della tolleranza e del
rispetto per i diritti umani, s'impegnano ad occuparsi delle importanti
sfide cui deve far fronte la società globale.
La prima impresa
di "Shared Concern Initiative" è questa lettera aperta che Le inviamo, nel
tentativo simbolico di infrangere tutti insieme le barriere del
totalitarismo erette intorno a Lei così ingiustamente.
Insieme a
questa lettera Le giunga anche il nostro umile invito: saremmo onorati,
infatti, se lei volesse unirsi a noi nella "Shared Concern Initiative" e
al nostro tentativo di dar vita ad una voce comune, che parli di verità,
tolleranza e trasparenza.
Con profonda stima,
Vaclav Havel, il Dalai Lama, F. W de Klerk, principe El
Hassan bin Talal, Mary Robinson, Desmond Tutu, George Soros, Richard von
Weiszaicker, Vartan Gregorian, Andrè Glucksman, Michael Novak, Karel
Schwarzenberg, Hans Kung |