Cina: capodanno col boia. Amnesty International denuncia un notevole aumento delle esecuzioni



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COMUNICATO STAMPA CS13-2005

CINA: CAPODANNO COL BOIA. AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA UN NOTEVOLE
AUMENTO DELLE ESECUZIONI

Amnesty International ha denunciato oggi un notevole aumento delle
esecuzioni in Cina in occasione delle celebrazioni per il nuovo anno
lunare. Secondo dati comunque incompleti, le esecuzioni nelle ultime due
settimane sono state 200.

Tra dicembre e gennaio, i mezzi d'informazione cinesi hanno riferito di
almeno 650 esecuzioni. Si tratta di mesi considerati 'normali', in cui
cioe' non si registrano incrementi di esecuzioni legati a festivita'
nazionali. Questa cifra e', in ogni caso, molto inferiore alla realta' in
quanto le autorita' rifiutano di fornire dati completi.

'C'e' un baratro tra quello che la Cina afferma e quello che fa' ? ha
dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty
International. 'Il governo di Pechino dichiara di applicare la pena di
morte con 'cautela', ma il picco di esecuzioni cui stiamo assistendo in
questi giorni rende questa parola priva di significato'.

'Va sottolineato inoltre' -  ha proseguito Bertotto ? 'il rischio assai
concreto che molte persone messe a morte fossero innocenti. Il sistema
giudiziario cinese semplicemente non garantisce processi equi'.

Secondo fonti ufficiali, le recenti esecuzioni (anche di gruppi di dieci o
piu' persone) vengono giustificate come 'un modo per proteggere la
stabilita' sociale e assicurare alla popolazione un sicuro, gioioso e
felice anno nuovo'.

'Non e' stata mai prodotta alcuna prova convincente sul maggiore effetto
deterrente della pena di morte rispetto ad altre pene. Suggerire che
protegga la stabilita' sociale e' sbagliato e pericoloso' ? ha affermato
Bertotto.

Il recente, intenso dibattito all'interno della Cina sull'eccessivo
ricorso alla pena di morte si e' concentrato sulla riforma che permettera'
alla Corte suprema del popolo di riesaminare tutte le condanne a morte, al
posto dell'attuale sistema in cui ogni tribunale applica differenti
standard.

Tuttavia questa riforma, cosi' come il suggerimento che in alcuni casi la
pena di morte potrebbe essere sostituita da lunghe pene detentive, non
affronta ancora alcuni nodi cruciali: le 'confessioni' estorte con la
tortura, il limitato accesso alla difesa e le interferenze politiche nel
sistema giudiziario.

Queste interferenze comprendono, ad esempio, le cosiddette campagne
anti-crimine 'Colpire duro', in cui gli imputati ricevono sentenze piu'
dure rispetto ad altri periodi. Una delle ultime vittime di queste
campagna e' stato Lu Shile, giudicato colpevole di omicidio da un
tribunale di Qingdao: in 24 ore e' stato processato, ha visto il suo
appello respinto ed e' stato messo a morte. Il procedimento e' stato
lodato come 'altamente efficiente' e 'un esempio della politica di
sentenze rapide e dure'.

In modo decisamente insolito, il tribunale che ha condannato a morte Lu
Shile ha comunicato che nel 2004, sotto la sua giurisdizione, hanno avuto
luogo 57 esecuzioni. Considerando che quello di Qingdao e' solo uno dei
circa 400 tribunali abilitati a emettere e a eseguire condanne a morte, il
numero delle esecuzioni su scala nazionale ogni anno tende a essere
astronomico.

L'Unione europea da tempo considera quella della pena di morte la
principale preoccupazione per i diritti umani in Cina. Tra le 200 persone
messe a morte, molte erano state condannate per reati che non
contemplavano violenza contro persone o di natura economica. 'Speriamo che
i leader dell'Unione europea si ricorderanno di queste persone quando
decideranno se abolire l'embargo sulle armi, che venne imposto in risposta
agli abusi dei diritti umani commessi nel 1989' ? ha proseguito Bertotto.

'Il governo cinese ha agito con grande velocita', negli ultimi anni, per
adeguare le proprie leggi sul commercio alle regole del Wto. Ora ha il
dovere, nei confronti dei propri cittadini, di mostrare analoga
determinazione adeguando le proprie leggi al diritto internazionale dei
diritti umani. Quando il mondo si riunira' a Pechino nel 2008 per
'celebrare l'umanita'' sotto la bandiera olimpica, le esecuzioni dovranno
essere cessate e la pena di morte abolita nelle leggi e nella prassi' ? ha
concluso Bertotto.

Amnesty International si oppone alla pena di morte in ogni circostanza, in
quanto pena estremamente crudele, inumana e degradante che viola il
diritto alla vita.

FINE DEL COMUNICATO                                              Roma, 9
febbraio 2005

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