lavoro atipico: studio eurispes



Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" Roma, 13 GEN
(Velino) - Il 61,7 per cento degli uomini e il 62,8 per cento delle donne
tra i lavoratori intervistati affermano di aver sempre lavorato con
contratti atipici. Hanno sempre lavorato con contratti atipici non solo la
maggior parte (il 57,3 per cento) dei lavoratori piu' giovani (tra i 18 e i
25 anni), ma anche e soprattutto i lavoratori che hanno ormai raggiunto la
piena maturita' anagrafica: il 66,9 per cento di quanti hanno un'eta'
compresa tra i 26 e i 32 anni ed il 67,8 per cento di quanti hanno tra i 33
e i 39 anni, per i quali l'atipicita' ha assunto un carattere permanente. I
dati relativi al titolo di studio rivelano, inoltre, come lo status di
lavoratore atipico abbia sempre caratterizzato anche la maggior parte del
segmento piu' qualificato dell'offerta di lavoro: il 55,9 per cento degli
intervistati in possesso di master o specializzazione post-laurea e l'83,2
per cento dei laureati. La stragrande maggioranza del campione (l'89,7 per
cento) e' celibe o nubile; appena il 6,5 per cento e' sposato, l'1,3 per
cento convive ed il 2,5 per cento e' divorziato o separato. Estremamente
contenuta, tra i lavoratori atipici intervistati, la genitorialita': appena
il 6,5 per cento ha uno (3,4 per cento) o piu' figli (3,1 per cento). Per
la maggior parte degli intervistati, il lavoro flessibile non rappresenta,
in definitiva, un'opportunita' di primo inserimento lavorativo. Questo
quanto emerge dalla prima anticipazione di un'indagine realizzata
dall'Eurispes condotta, nel periodo 25 novembre 2004-5 gennaio 2005, su un
campione rappresentativo di 446 lavoratori atipici di eta' compresa tra i
18 e i 39 anni, contenuta all'interno del Rapporto Italia 2005, che il
professor Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes presentera' a Roma il
prossimo 28 gennaio, alle ore 10,30 presso la Sala Conferenze della
Biblioteca Nazionale (Viale Castro Pretorio, 105). (segue) (com) 131237 GEN
05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (2) Roma, 13 GEN
(Velino) - "Negli ultimi anni", ha spiegato Fara, "la nostra classe
dirigente politica e imprenditoriale ha puntato solo ed esclusivamente
sulla flessibilita' e sulla riduzione del costo del lavoro come
fattori-chiave per garantire una maggiore competitivita' all'impresa
italiana, disinvestendo nella ricerca e nell'innovazione tecnologica,
ovvero in quelli che, nei sistemi economici avanzati, dovrebbero
rappresentare il vero motore dello sviluppo e della crescita". "La
flessibilita' purtroppo", ha proseguito il presidente dell'Eurispes, "in
Italia e' stata interpretata soltanto come possibilita' per l'imprenditore
di modificare in qualsiasi momento le condizioni del rapporto di lavoro (e
quindi anche le modalita' di cessazione del rapporto di lavoro) con il
proprio dipendente e non come strumento in grado di rendere flessibile
l'organizzazione stessa del lavoro". "Si e' trattato", ha concluso Fara,
"di un tipo di approccio fallimentare e i risultati, dopo l'edificazione di
un modello normativo tutto sommato coerente nei suoi princi'pi ispiratori e
nei suoi istituti giuridici, sono sotto gli occhi di tutti, viste le
performance negative del nostro sistema economico negli ultimi 4 anni".
(segue) (com) 131237 GEN 05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (3) Roma, 13 GEN
(Velino) - In relazione alla tipologia di contratto, il 27,9 per cento
degli intervistati lavora "a progetto", il 22,9 per cento ha un contratto
occasionale ed il 20,9 per cento e' un collaboratore coordinato e
continuativo. Risulta abbastanza importante, tra gli intervistati, anche la
quota di quanti hanno un contratto di tipo subordinato a tempo parziale
(13,2 per cento), mentre l'8,5 per cento lavora tramite agenzie interinali
ed il 5,4 per cento tramite contratto d'inserimento. Eppure la maggior
parte degli intervistati ha gia' raggiunto una certa maturita'
professionale. Si tratta, infatti, di persone per la maggior parte dei casi
pienamente inserite nel mercato del lavoro. Solo il 31,1 per cento del
campione lavora da un periodo relativamente breve: dai 6 mesi a un anno
(16,1 per cento) o da non oltre i 2 anni (15 per cento). Il 38,6 per cento
vanta invece un'esperienza lavorativa pluriennale, tra i 2 e i 3 anni (20
per cento) o tra i 4 e i 5 anni (18,6 per cento), mentre il restante 30,3
per cento lavora da un periodo di tempo ancora piu' lungo: 5-10 anni (22
per cento) o anche piu' (8,3 per cento). In relazione alla esperienza
professionale maturata, il fatto di aver sempre lavorato con un contratto
atipico assume ovviamente connotazioni differenti. Per quanti hanno finora
lavorato solo con contratti atipici ma si sono affacciati da poco nel mondo
del lavoro (il 44,5 per cento di coloro che lavorano da meno di un anno),
la flessibilita' rappresenta probabilmente un'opportunita' di primo
inserimento lavorativo. Ben diversa, al contrario, la situazione di quanti
vantano un'esperienza lavorativa pluriennale e non sono mai riusciti ad
approdare ad una situazione lavorativa stabile. Ci si riferisce, in
particolare, al 56,6 per cento di intervistati che lavorano da un periodo
di tempo compreso tra i 3 e i 5 anni, al 67,4 per cento di quanti lavorano
da oltre un quinquennio e al 51,4 per cento di quanti lavorano da oltre 10
anni. (segue) (com) 131238 GEN 05 NNNN

Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (4) Roma, 13 GEN (Velino) - Il
57,5 per cento degli uomini ed il 52,6 per cento delle donne lavora con
l'attuale datore di lavoro da un periodo di tempo considerevole: da almeno
un anno (19,3 per cento), da 2-3 anni (13,7 per cento) o piu' (21,7 per
cento). Gli intervistati hanno investito nell'attuale esperienza di lavoro
buona parte della propria vita lavorativa: la meta' (il 50,8 per cento) di
quanti sono entrati nel mercato del lavoro da 1-2 anni lavora con l'attuale
datore da almeno un anno ed il 51,6 per cento di coloro che lavorano gia'
da 2-3 anni svolgono l'attuale lavoro da almeno 2 anni. Il 32,5 per cento
di quanti lavorano da 3-5 anni ed il 41,8 per cento di coloro che vantano
un'esperienza professionale almeno quinquennale svolgono l'attuale lavoro
da oltre 3 anni. Ma il dato piu' rilevante e' sicuramente quello relativo a
quel 51,4 per cento di intervistati che lavorano da oltre 3 anni con
l'attuale datore di lavoro con contratto atipico, pur avendo un'esperienza
professionale ultradecennale. La mancata stabilizzazione del rapporto di
lavoro di quanti vantano un'esperienza di un anno o piu' con lo stesso ed
attuale datore di lavoro caratterizza il 38,8 per cento degli intervistati
piu' giovani, il 54,4 per cento di quanti hanno tra i 26 e i 32 anni e
l'83,9 per cento di quanti hanno un'eta' compresa tra i 33 e i 39 anni. La
subordinazione caratterizza soprattutto le condizioni di lavoro dei
collaboratori coordinati e continuativi e dei lavoratori a progetto, mentre
riguarda una parte minoritaria dei lavoratori occasionali. In particolare,
tra i co.co.co. ben il 78,5 per cento lavora per un unico datore di lavoro,
il 73,1 per cento svolge un lavoro a tempo pieno e al 71 per cento viene
richiesta una presenza quotidiana (appena il 12,9 per cento gestisce in
modo del tutto autonomo i modi e i tempi del proprio lavoro). (segue) (com)
131238 GEN 05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (5) Roma, 13 GEN
(Velino) - Il 71,5 per cento dei lavoratori atipici intervistati percepisce
lo stipendio mensilmente, mentre il 10,8 per cento viene pagato ogni 2/3
mesi, lo 0,7 per cento ogni 4/5 mesi ed il 5,2 per cento alla consegna del
lavoro. L'11,2 per cento del campione, invece, viene pagato senza una
cadenza periodica regolare. A confrontarsi con l'irregolarita' dei
pagamenti e', in particolare, la componente femminile (12,2 per cento,
contro il 9,8 per cento degli uomini) e giovanile (15,5 per cento dei
ragazzi tra i 18 e i 25 anni, contro il 3,4 per cento dei 33-39enni) del
lavoro atipico. Oltre i 3/4 dei lavoratori atipici (il 76,5 per cento)
percepiscono una retribuzione mensile che non supera i 1.000 euro netti. Il
dato acquista particolare rilevanza considerando che la maggior parte di
essi lavora per un unico datore di lavoro, che rappresenta l'unica fonte di
reddito. La distribuzione dei dati per sesso consente di evidenziare come
sia la componente femminile ad essere maggiormente penalizzata: ben l'82,9
per cento delle lavoratrici atipiche, infatti, non supera tale livello
retributivo, contro il 67,9 per cento degli uomini. Nello specifico, e'
possibile osservare come il 30 per cento delle donne percepisca non oltre i
400 euro netti mensili (contro il 20,2 per cento della componente
maschile), e come i 3/5 delle lavoratrici atipiche non superi gli 800 euro
(a fronte di un dato maschile del 48,2 per cento). La retribuzione si
attesta sui 1.000-1.400 euro per il 17,1 per cento degli uomini ed il 15
per cento delle donne. Da evidenziare, in particolare, come appena l'1,2
per cento delle lavoratrici atipiche percepisca un compenso piu' elevato e
come nessuna abbia una retribuzione superiore ai 2.000 euro netti mensili.
Al contrario, tra gli uomini, ben il 17,5 per cento percepisce oltre 1.400
euro mensili: tra questi, il 5,7 per cento ha una retribuzione compresa tra
i 2.000 e i 3.000 euro (2,6 per cento) o superiore (3,1 per cento). Lo
scorporo dei dati per anni di esperienza lavorativa consente di evidenziare
come la retribuzione mensile non superi i 400 euro per il 47,2 per cento di
quanti si sono inseriti nel mercato del lavoro da un periodo compreso tra i
6 e i 12 mesi, ma anche per il 35,1 per cento di coloro che vantano
un'esperienza ultradecennale. Tra questi ultimi la maggior parte (il 40,6
per cento) riceve un compenso compreso tra gli 800 e i 1.000 euro, ma
nessuno supera la soglia dei 1.400 euro. (segue) (com) 131239 GEN 05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (6) Roma, 13 GEN
(Velino) - Si e' avuto modo di osservare come i livelli retributivi dei
lavoratori atipici siano, mediamente, estremamente modesti. Non stupisce,
pertanto, che circa i 2/3 degli intervistati (il 65,9 per cento) affermino
di essere poco (30,5 per cento) o per niente soddisfatti (35,4 per cento)
del proprio compenso economico e che appena il 4,7 per cento si dica, al
contrario, molto soddisfatto. Sono soprattutto le donne a lamentare una
retribuzione insoddisfacente: ben il 72,5 per cento di esse si ritiene,
infatti, poco (36,8 per cento) o per niente (36 per cento) soddisfatta,
contro il 57 per cento degli uomini. Nel complesso, la percentuale di
quanti si ritengono poco o per niente soddisfatti supera l'80 per cento sia
tra quanti lavorano tramite contratto d'inserimento (87,5 per cento) che
tra i co.co.co (81,7 per cento), ed e' molto elevata anche tra i
collaboratori occasionali (73,5 per cento) e tra i lavoratori a progetto
(63,4 per cento). Va evidenziato, ancora, come una minoranza significativa
dei lavoratori intervistati, il 34,3 per cento, lamenti anche
l'irregolarita' dei pagamenti, nonche', nella maggioranza dei casi, la
mancanza di adeguate tutele sociali (malattia, maternita', sicurezza sul
lavoro) e sindacali (inerenti, ad esempio, il diritto di sciopero). In
particolare, ben il 68,7 per cento del campione afferma di essere
insoddisfatto del proprio tipo di contratto sul piano delle tutele sociali
ed il 61,7 per cento si dice insoddisfatto delle tutele sindacali. Circa i
2/3 degli intervistati lamenta la difficolta' di fare progetti o effettuare
determinate scelte. Per il 66,1 per cento del campione, infatti, la
flessibilita' non genera un maggiore controllo sulla propria vita;
piuttosto, ostacola la capacita' progettuale, minando alla base la
possibilita' di operare qualsiasi pensiero sul futuro. È soprattutto la
componente femminile del campione a "denunciare" come il fatto di essere un
lavoratore atipico ostacoli la capacita' progettuale e la possibilita' di
fare determinate scelte di vita: ben il 76,3 per cento delle donne, ma
anche il 52,8 per cento degli uomini, esprime insoddisfazione rispetto a
questo aspetto del proprio contratto. (segue) (com) 131239 GEN 05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (7) Roma, 13 GEN
(Velino) - La percentuale di quanti lamentano la difficolta' di progettare
ed operare scelte di vita, pari al 51,5 per cento tra i ragazzi di eta'
compresa tra i 18 e i 25 anni, raggiunge il 74 per cento tra gli
intervistati di eta' compresa tra i 26 e i 32 anni ed il 74,7 per cento tra
quanti hanno tra i 33 e i 39 anni. In relazione al tipo di contratto, vive
questa precarieta' esistenziale la stragrande maggioranza degli
intervistati impiegati tramite contratti d'inserimento (91,7 per cento),
dei lavoratori interinali (il 73,7 per cento), dei collaboratori a progetto
(72,3 per cento) e degli occasionali (64,7 per cento), nonche' il 57,6 per
cento dei lavoratori part-time ed il 52,7 per cento dei co.co.co. In
relazione al quadro di tutele sociali previste nel proprio contratto, e' il
segmento femminile e la componente piu' matura del campione ad esprimere
insoddisfazione. In particolare ben il 77,5 per cento delle donne, contro
il 57 per cento degli uomini, dichiara di essere insoddisfatta delle tutele
sociali previste. Sempre in riferimento alle tutele di tipo sociale, e in
particolare rispetto a quelle sindacali sono soprattutto le donne a
denunciare (il 71,1 per cento, contro il 49,2 per cento degli uomini) un
modesto ed inadeguato livello di protezione. Anche in questo caso la
percentuale di insoddisfatti, pari al 58,3 per cento tra gli intervistati
piu' giovani, raggiunge valori piu' elevati in corrispondenza della classe
26-32 anni (64,4 per cento) e 33-39 anni (70,1 per cento). La mancanza di
adeguate tutele di tipo sindacale e' avvertita dalla maggioranza degli
intervistati, indipendentemente dalla specifica tipologia contrattuale, ma
e' lamentata in particolar modo dai collaboratori a progetto (75,6 per
cento). (segue) (com) 131239 GEN 05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (8) Roma, 13 GEN
(Velino) - Il quadro di tutele previste per i lavoratori atipici e' da
questi ritenuto del tutto inadeguato. Gli intervistati esprimono in modo
netto la propria insoddisfazione rispetto al livello di garanzia di alcuni
diritti fondamentali, come la maternita', la malattia, la sicurezza sul
lavoro, il diritto di sciopero e alla formazione. I lavoratori atipici si
sentono poco tutelati soprattutto rispetto al diritto di sciopero, poco (20
per cento) o per niente garantito (70,2 per cento) ad avviso di oltre il 90
per cento del campione, sebbene anche in relazione agli altri diritti sia
quasi unanime l'opinione che non esista una tutela sufficiente. In
particolare, l'87,9 per cento degli intervistati ritiene che sia poco (36,8
per cento) o per niente garantito (51,1 per cento) ai lavoratori atipici il
diritto alla formazione, percentuale solo leggermente superiore a quella di
quanti (87,7 per cento) si sentono poco (24,2 per cento) o per niente (63,5
per cento) tutelati in materia di maternita'. La malattia e' poco (24,7 per
cento) o per niente (56,9 per cento) tutelata ad avviso dell'81,6 per cento
dei lavoratori atipici, mentre il 75,6 per cento di essi ritiene poco (36,8
per cento) o per niente (38,8 per cento) garantito il diritto alla
sicurezza sul lavoro. Per quanto riguarda, in particolare, la tutela della
maternita', il 90,5 per cento delle donne e l'83,9 per cento degli uomini
ritiene che questo fondamentale diritto sia poco o per niente garantito ai
lavoratori atipici. Prevale, in entrambi i sessi, l'opinione che il diritto
alla maternita' sia per niente tutelato (il 63,7 per cento degli uomini ed
il 63,2 per cento delle donne). (segue) (com) 131239 GEN 05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (9) Roma, 13 GEN
(Velino) - In particolare, il 71,3 per cento degli intervistati afferma che
il fatto di essere un lavoratore atipico ha influito molto (51,8 per cento)
o abbastanza (19,5 per cento) sulla possibilita' di comprare una casa
ricorrendo a un mutuo. Per i 2/3 del campione, il contratto atipico ha
influito molto (33,4 per cento) o abbastanza (33,2 per cento) sulla
possibilita' di accedere al credito e per il 58,8 per cento ha condizionato
negativamente perfino la possibilita' di prendere in affitto un
appartamento. Nello specifico, in relazione alla tipologia contrattuale, il
fatto di essere un lavoratore atipico ha ostacolato molto o abbastanza la
possibilita' di comprare un appartamento ricorrendo a un mutuo per la
maggioranza degli intervistati, in percentuale variabile dal 57,9 per cento
dei lavoratori interinali all'87,5 per cento di quanti hanno un contratto
d'inserimento. Ha inoltre influito molto o abbastanza sulla piu' modesta
possibilita' di prendere in affitto un appartamento per la maggioranza
degli intervistati con contratto d'inserimento (75 per cento), dei
collaboratori a progetto (72,3 per cento), dagli occasionali (57,8 per
cento) e dei lavoratori interinali (52,6 per cento), nonche' per il 48,3
per cento dei co.co.co. e il 40,6 per cento dei lavoratori part-time.
Emerge, con forza, ancora, le difficolta' di accedere al credito incontrate
da una parte maggioritaria del campione: lo status di lavoratore atipico ha
influito molto o abbastanza sulle personali possibilita' di accedere al
credito per una quota percentuale estremamente elevata di intervistati con
contratto d'inserimento (87,5 per cento), collaboratori occasionali (80,4
per cento), collaboratori a progetto (75,6 per cento), lavoratori
interinali (60,5 per cento), lavoratori part-time (57,6 per cento) e
collaboratori coordinati e continuativi (47,3 per cento). (segue) (com)
131239 GEN 05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (10) Roma, 13 GEN
(Velino) - Il fatto di non avere un lavoro sicuro e stabile procura spesso
o continuamente alla maggior parte delle donne stati di ansia (52,5 per
cento contro il 37,7 per cento degli uomini) e/o stress (56,5 per cento,
contro il 32,1 per cento degli uomini) ed espone 1/5 di esse (il 20,5 per
cento, contro il 10,4 per cento degli uomini) a stati depressivi frequenti
o continui. L'instabilita' del rapporto di lavoro procura spesso o
continuamente stress e/o ansia, rispettivamente, al 46 per cento e al 44,4
per cento degli atipici, per il 16,2 per cento tale condizione e'
addirittura fonte di stati depressivi frequenti (11,9 per cento) o continui
(4,3 per cento). Molto diffusi, anche tra gli intervistati di eta' compresa
tra i 26 e i 32 anni, frequenti o continui stati di ansia (44,3 per cento)
e di stress (51,5 per cento), disturbi che colpiscono in misura minore i
lavoratori atipici piu' giovani (18-25 anni), spesso o perennemente ansiosi
nel 37,8 per cento dei casi e soggetti frequentemente o continuamente a
stati di ansia nel 31 per cento. Il fatto di non avere un lavoro sicuro e
stabile espone una percentuale importante (36,7 per cento) del segmento
piu' maturo del campione (33-39 anni) a stati depressivi frequenti (28,7
per cento) o continui (8 per cento), di cui e' vittima anche il 14,2 per
cento dei 26-32enni ed il 5,8 per cento dei piu' giovani. In relazione al
proprio futuro pensionistico, in particolare, e' possibile osservare che
tra le donne ben il 71,5 per cento ritiene che al termine della propria
esperienza lavorativa la propria pensione sara' inesistente (37,5 per
cento) o comunque insufficiente a garantire una vecchiaia dignitosa (34 per
cento) e come tra gli uomini il 53,3 per cento crede che non percepira'
alcuna pensione (34,7 per cento) o che questa sara' insufficiente (18,6 per
cento). Passando alla classe d'eta', immaginano una vecchiaia di indigenza
il 46,6 per cento dei giovanissimi, i 2/3 degli intervistati tra i 26 e i
32 anni (per il 37,2 per cento dei quali la pensione sara' inesistente) ed
oltre il 70 per cento di quanti hanno un'eta' compresa tra i 33 e i 39 anni
(tra cui il 32,2 per cento ritiene che non riuscira' a percepire alcuna
pensione). (segue) (com) 131239 GEN 05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (11) Roma, 13 GEN
(Velino) - Pessimismo sul proprio futuro pensionistico e' espresso non solo
dalla stragrande maggioranza di quanti vantano un'esperienza lavorativa
almeno biennale, in percentuale variabile dal 64,2 per cento (5-10 anni di
esperienza lavorativa) al 75,6 per cento (oltre 10 anni di esperienza nel
mercato del lavoro), ma anche da una quota maggioritaria di intervistati
che si sono affacciati nel mondo del lavoro da 1-2 anni (47,2 per cento) o
da appena 6 mesi-1 anno (51,4 per cento). Va evidenziato come la
percentuale di quanti ritengono che al termine della propria esperienza
lavorativa non avranno una pensione e' drammaticamente elevata sia tra gli
intervistati con esperienza ultradecennale (48,6 per cento!) che tra quanti
lavorano da un periodo compreso tra i 3 e i 5 anni (41 per cento), dai 2 ai
3 anni (39,3 per cento) o sono appena all'inizio del proprio percorso
lavorativo (il 43,1 per cento di quanti lavorano da 6 mesi-1 anno). Ma i
lavoratori atipici hanno mai pensato a garantirsi una pensione integrativa?
Ben il 63,7 per cento del campione ritiene che al termine della propria
vita lavorativa la propria pensione sara' insufficiente a garantirgli un
livello di vita dignitoso (27,4 per cento) o sara' addirittura inesistente
(36,3 per cento). Circa ¼ degli intervistati (il 25,8 per cento) confida,
diversamente, in una pensione sufficiente a vivere dignitosamente (16,4 per
cento) o discretamente (9,4 per cento). Nessuno degli intervistati ritiene
di poter contare su una pensione in grado di garantire una vecchiaia
economicamente "agiata". (segue) (com) 131240 GEN 05 NNNN

Eurispes: "Lavoratori atipici, precari e poco protetti" (12) Roma, 13 GEN
(Velino) - Se il 17,7 per cento del campione ritiene ancora prematuro
pensare ad una pensione integrativa, appena il 10 per cento non ritiene
necessario ricorrervi. Il 32,5 per cento degli intervistati, infatti, vi ha
gia' fatto ricorso (22,4 per cento) o esprime l'intenzione di farlo (10,1
per cento), mentre il 34,5 per cento si trova nella condizione di volere
garantirsi una pensione integrativa ma di non avere la possibilita'
economica per farlo, intrappolato nel presente, escluso dal proprio futuro.
In conclusione, la percentuale di quanti immaginano il proprio futuro nei
prossimi anni, dal punto di vista economico, mediocre o pessimo, e'
maggioritaria tra le donne (52,2 per cento), tra gli intervistati di eta'
compresa tra i 33 e i 39 anni (59,8 per cento) e tra quanti vantano
un'esperienza lavorativa ultradecennale (59,5 per cento), o
ultraquinquennale (47,9 per cento, contro il 41,8 per cento che lo
immagina, al contrario, discreto o molto buono). (com) 131240 GEN 05 NNNN

__________________________
L'autoritarismo ha bisogno

di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA____________________________________________________________Libero
ADSL: 3 mesi gratis e navighi a 1.2 Mega. E poi hai l'Adsl senza limiti a
meno di 1 euro al giorno. Abbonati subito senza costi di attivazione su
http://www.libero.it