[cultura] I crimini di guerra dei nazionalisti ucraini di Stepan Bandera dividono Polonia e Ucraina



Polonia e Ucraina, la crepa nell'alleanza contro Putin. Varsavia: «No a Kiev nella Ue». Il caso (irrisolto) del Massacro della Volinia

La loro storia travagliata storia mette a dura prova le relazioni tra Kiev e Varsavia

Fino dai primi giorni dell’invasione russa, la Polonia è stata uno dei più risoluti alleati dell’Ucraina nel conflitto. Ha fornito aiuti economici, ha garantito il supporto logistico, ha accolto oltre 1,5 milioni di profughi e sostenuto lo sforzo bellico di Kiev con armi di vario tipo. A maggio 2023 però sono emerse le prime tensioni tra i due Pesi, culminate con la protesta da parte dell’Ucraina a seguito della decisione di Varsavia di vietare la vendita del suo grano nel proprio Paese. Polonia e Ucraina sono strette alleate quando si tratta di sconfiggere il loro comune nemico, la Russia, ma la loro storia travagliata storia mette a dura prova le relazioni tra Kiev e Varsavia.

Adesione alla Ue

Durante la Seconda guerra mondiale, come spiega Politico in un approfondimento, un gruppo di combattenti chiamato Esercito insurrezionale ucraino (noto con l’acronimo di Upa) massacrò decine di migliaia di polacchi nelle terre che prima del conflitto facevano parte della Polonia, ma che ora si trovano nell’Ucraina occidentale. Migliaia di ucraini morirono negli attacchi di rappresaglia e la responsabilità delle uccisioni, note in Polonia come Massacro della Volinia, continua a essere un punto dolente nei rapporti tra Varsavia e Kiev. In un crescendo di accuse e scambio di colpe reciproche, i colloqui tra i due Paesi si sono fatti sempre più tesi e, secondo il reportage di Politico, nelle ultime settimane la questione occupa il primo posto nell’agenda politica di entrambe le capitali. La Polonia minaccia addirittura di bloccare la futura adesione dell’Ucraina all’Unione europea finché Kiev non si assumerà la responsabilità delle uccisioni e non consentirà l’esumazione e la risepoltura di migliaia di vittime. «L’Ucraina non entrerà a far parte della Ue a meno che la questione non venga risolta, non vengano effettuate le riesumazioni e organizzata una commemorazione adeguata», avvertiva un mese fa il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. La Polonia insomma ha posto una condizione per il suo via libera all’ingresso dell’Ucraina nella Ue: Kiev dovrà restituire i corpi delle vittime polacche della Seconda guerra mondiale uccise dai nazionalisti ucraini di Stepan Bandera.

Questo rappresenta una crepa nell’appoggio solitamente quasi totale al Paese governato da Volodymyr Zelensky, con la Polonia che è stato finora uno dei principali sostenitore della nazione invasa dalle truppe di Vladimir Putin. Ciò a cui fa riferimento il governo di Varsavia è un episodio piuttosto lontano nel tempo, ma ancora molto sentito. Tra il 1943 e il 1945 decine di migliaia di polacchi sono stati uccisi dall’Upa nella regione della Volinia. L’Upa era una milizia nazionalista che inizialmente si era alleata alle truppe naziste, per poi cambiare fronte e lottare per l’indipendenza dello Stato sia da Berlino che poi dall’Unione sovietica.

La minaccia

Il governo polacco chiede da tempo la riesumazione delle vittime e la loro restituzione. Ad agosto il primo ministro polacco Donald Tusk ha messo in chiaro: «L’Ucraina dovrà, in un modo o nell’altro, essere all’altezza delle aspettative polacche e non diventerà membro dell’Unione europea senza il nostro consenso. L’Ucraina deve rispettare gli standard e sono molteplici. Non è solo una questione di parametri commerciali, di confine, legali ed economici. È anche una questione di standard culturali e politici». Una minaccia rafforzata dal fatto che, l’anno prossimo, la Polonia assumerà la presidenza di turno del Consiglio della Ue. «Quando dovremmo avanzare queste richieste?», ha insistito Kosiniak-Kamysz, aggiungendo che «il sentimento anti ucraino in Polonia non potrà che aumentare se non ne parliamo ora». L’Ucraina si dice pronta ad affrontare il tema della difficile eredità del conflitto bellico polacco-ucraino, come ha scritto mercoledì sui social il ministro degli Esteri Andrij Sybiha, la sera della sua visita a Varsavia. «Abbiamo discusso di misure tecniche specifiche, non politiche, per risolvere finalmente la questione dell’esumazione, che ha avvelenato il nostro dialogo politico per molto tempo. Non dovrebbero esserci ostacoli politici», ha precisato Sybiha, aggiungendo che il passato «non può minacciare il futuro nella famiglia euro-atlantica».

Tensioni di lunga data

I massacri accaduti in tempo di guerra hanno agitato per decenni i rapporti tra i due Paesi e la questione si ripresenta spesso, nonostante l’inequivocabile sostegno della Polonia a Kiev dopo l’invasione russa. Il presidente polacco Andrzej Duda e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelenskyy hanno tenuto l’anno scorso una commemorazione congiunta dedicata alle vittime nella città di Lutsk, tuttavia l’Ucraina sostiene che entrambe le parti debbano assolvere e chiedere perdono per quella che Kiev definisce una «tragedia» ma non un massacro. Una definizione che la Polonia rifiuta. La scorsa settimana l’Ucraina ha ammorbidito la sua posizione, il National institute of national memory del Paese ha affermato che, in risposta alle «richieste dei cittadini polacchi», l’identificazione delle vittime comprenderà anche quella dell’altro Paese. In ogni caso la Polonia si muove su un crinale pericoloso quando collega le sue richieste storiche alla questione dei colloqui di adesione dell’Ucraina alla Ue, come sostiene Piotr Buras, capo dell’ufficio di Varsavia del Consiglio europeo per le relazioni estere. «Possiamo parlare all’infinito della storia polacca e ucraina e delle recriminazioni - ha detto Buras - Ma è un’altra cosa collegare tutto all’allargamento dell’Unione Europea. L’adesione dell’Ucraina alla Ue è nell’interesse strategico della Polonia. Affermare che la questione della Volinia è più importante dell’integrazione dell’Ucraina nella Ue significa capovolgere la questione. Il presidente Duda ha recentemente riecheggiato il sentimento espresso da Buras: «Se qualcuno dice che bloccherà l’accesso dell’Ucraina all’Unione Europea, è in linea con la politica di Vladimir Putin».

Il Messaggero 7.10.2024