[cultura] Civil War: un film per ragionare sulla pace e per continuare a essere umani



Civil War: non smettiamo di essere umani | Centro Pime

Civil War è un film attuale, che sa intrattenere e offrire numerosi spunti di riflessione per ragionare nuovamente sulla pace, sia tra i popoli che personale (la guerra civile del titolo può essere interpretata come guerra interiore). È piuttosto facile, al giorno d’oggi, essere a conoscenza di tutto l’orrore presente nel mondo: le guerre fanno notizia, cambiano l’economia, cambiano il nostro modo di vivere. Chiunque ne subisce l’influenza: psicologica, fisica, sociale, politica; la guerra è qualcosa che smuove tanti fenomeni della quotidianità. Di fronte ad essa ci sentiamo piccoli, incapaci di cambiare le cose, ininfluenti sulle sorti del mondo decise dai potenti. Alex Garland sembra dirci che possiamo continuare a essere umani e a comportarci come tali, come portatori di umanità e di pace. Con ogni piccolo gesto gentile, con uno sguardo testimone che osserva la sofferenza e cerca di trasmetterla in tutto il mondo.

Essere a conoscenza della sofferenza ci abbatte e ci fa soffrire. Tuttavia questo sentimento di afflizione è la chiave per riuscire a tenere intatta la nostra umanità, per tenere alla larga il male di questo orrore chiamato guerra.

Tolkien, ne La compagnia dell’anello, scrive: «Di qui si deve passare ma è durissima. E né la forza né la saggezza ci condurranno lontano. I deboli che tentano questa ricerca hanno le stesse speranze dei forti. Eppure, tale è spesso il corso delle imprese che azionano le ruote del mondo: son le mani dei piccoli ad agire per necessità, mentre gli occhi dei grandi guardano altrove». La responsabilità di agire nel bene e per il bene, perciò, riguarda tutti gli individui che appartengono alla famiglia umana.


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