"Europa e lobby farmaceutica, articolo di Vittorio Agnole" tto: «Il commissario nuoce alla salute»



Care/i,
spero di fare cosa gradita nell'inviarvi un mio articolo pubblicato oggi da
il manifesto.
Buona lettura,
saluti solidali

Vittorio Agnoletto
<http://www.vittorioagnoletto.it/>www.vittorioagnoletto.it


Il commissario nuoce alla salute

Un commissario europeo interviene con pressioni dirette su un «paese in via
di sviluppo» a sostegno esplicito di una singola casa farmaceutica, e in
nome degli interessi di questa chiede a un governo sovrano di modificare
una legge. Non era mai successo. Che le multinazionali farmaceutiche
dispongano di un fortissimo potere di lobby per condizionare le scelte
politiche in campo sanitario dei governi di tutto il mondo, non è una
novità. Né è una novità che ogni volta che i parlamenti discutono di
questioni inerenti la farmaceutica, le caselle di posta cartacea e le
e-mail dei deputati siano invase da decine e decine di messaggi provenienti
dalle stesse aziende. Qui però assistiamo a una pressione senza precedenti.
I fatti: da otto mesi il Parlamento Europeo é impegnato in un braccio di
ferro con la Commissione e il Consiglio della Ue; l'obiettivo dei
parlamentari é spingere gli organismi del governo europeo a sostenere i
paesi poveri e in via di sviluppo nell'applicazione delle clausole di
salvaguardia dell'Accordo Trips (sulla proprietà intellettuale)
dell'Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto).
In poche parole, l'assemblea di Strasburgo chiede che l'Europa permetta ai
paesi poveri e in stato di epidemia di produrre direttamente - o di
acquistare a basso costo da Paesi produttori quali Brasile e India - copie
generiche di farmaci ancora coperti dal brevetto, pur rimanendo all'interno
delle rigide regole stabilite dal Wto. Si tratta di misure minime per
cercare di ridurre la mortalità in paesi dove l'alto costo dei medicinali
li rende inaccessibili alla maggioranza della popolazione provocando
milioni di morti altrimenti evitabili.

Due lettere d'incoraggiamento
Ora però risulta che mentre il Parlamento discuteva queste sue richieste
con i funzionari della Commissione europea, il commissario europeo al
Commercio Estero, Peter Mandelson scriveva al governo della Thailandia
chiedendo la revisione di una legge nazionale che favoriva l'accesso ai
farmaci anti-Aids e anti-infarto a centinaia di migliaia di malati.
In due lettere spedite al ministro del commercio tailandese,
rispettivamente il 10 luglio e il 10 settembre 2007,  Mandelson non solo
cercava di influenzare la sovranità legislativa di Bangkok ma, a nome
dell'Ue, «incoraggia il governo thailandese a intraprendere un confronto
diretto con i proprietari dei brevetti, in particolare con la
Sanofi-Aventis sul Clopidogrel (Plavix)». Un sostegno esplicito e diretto
agli interessi della multinazionale Sanofi-Aventis e del suo farmaco di
punta, il Plavix appunto, usato per prevenire attacchi di cuore o altre
patologie coronariche e che, nel solo 2006, aveva fatturato sei miliardi di
dollari.
In Thailandia 350 persone ogni 100 mila soffrono di cuore e, considerato il
prezzo imposto da Sanofi-Aventis di 2 dollari a pillola, solo il 20 per
cento dei pazienti hanno accesso alle cure. Per questo motivo il Ministero
della Salute Pubblica tailandese ha deciso nel gennaio scorso di importare
dall'India la versione generica (non brevettata) del Plavix a 3 centesimi
di dollaro la pillola, ricorrendo ad una deroga (tecnicamente chiamata
«licenza obbligatoria») prevista dai Trips, cioè gli Accordi sulla
proprietà intellettuale del Wto. Il risparmio per le casse dello stato è
stimato in 4 milioni e mezzo di dollari.
Sanofi-Aventis aveva ufficialmente minacciato di ricorrere in tribunale nel
caso Bangkok avesse firmato il suo contratto di fornitura con l'India e di
citare in giudizio la Emcure, azienda indiana produttrice della versione
generica del Plavix, nel caso accettasse l'ordinazione di 2 milioni di
compresse formulato dalla Thailandia.
Allo stesso tempo la Sanofi-Aventis ha avviato un' enorme campagna di lobby
per mettere in dubbio il diritto dello Stato asiatico ad emettere licenze
obbligatorie: campagna subito raccolta dal commissario Mandelson.
E oggi, nonostante le molteplici richieste di chiarimento di un simile
comportamento da parte dei parlamentari europei e di Ong quali Oxfam e
Medici Senza Frontiere, non é giunta nessuna giustificazione dal
commissario Mandelson a riguardo di tale condotta.
Un business da 600 miliardi
Il mercato farmaceutico mondiale costituisce un business da 600 miliardi di
dollari annui, ed è monopolizzato da una dozzina di corporations con sedi
negli Stati Uniti e in Europa che registrano margini operativi superiori al
25 per cento (contro il 15 per cento circa degli altri beni di consumo) e
elargiscono stipendi medi per i loro top manager pari a 42 milioni di
dollari all'anno.
La condotta di Mandelson, oltre ad essere fortemente criticabile sul piano
politico ed etico, é formalmente in contrasto con il mandato affidatogli
dall'Ue. Infatti le regole dell'Unione Europea prevedono che quando un
politico assume il ruolo di Commissario si impegni formalmente a
rappresentare l'Europa nel suo insieme e a mantenere la propria
indipendenza da qualunque interesse particolare: dal proprio paese, dal
proprio partito e da qualunque interesse commerciale, economico e
finanziario.
Vi sono tutte le motivazioni per chiedere a Mandelson di rassegnare le
dimissioni dal proprio incarico: per rispettare le norme che si é data
l'Unione europea e anche per non trasformare i cittadini europei in
corresponsabili involontari di altre migliaia di morti nei paesi in via di
sviluppo.